Abbiamo fatto quattro chiacchiere virtuali con Andrea Magini, chitarrista degli epic metaller romani Rosae Crucis, band in attività da ormai dieci anni ma che solo ora, grazie all’interessamento della Scarlet Records, è riuscita ad esordire con un full length album dal titolo di “Worms Of The Earth”. I responsi per ora sembrano essere ottimi, ragion per cui una chiacchierata con il nostro era quasi obbligatoria. Ecco cosa ci ha raccontato…
TI ANDREBBE DI RIASSUMERE LA STORIA DELLA BAND?
“I Rosae Crucis nascono circa dieci anni fa da una idea mia e del primo chitarrista, Igor Baccei. Dopo molti anni di tentativi, cambi di lineup e cambi di genere (siamo partiti da un grind sperimentale fino ad arrivare all’horror metal stile Death SS) abbiamo intrapreso la nostra strada. Abbiamo realizzato due demo e due promo, incentrando parte dei nostri testi sulla letteratura di Robert Howard (di cui sono appassionato) e dopo tanti anni di gavetta, sacrifici, e tempo, siamo arrivati al contratto e al disco”.
QUALI PENSATE CHE SIANO LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE?
“Siamo cresciuti negli anni Ottanta e abbiamo assorbito molto di quel periodo. I gruppi più importanti e sempre presenti sono i Manilla Road, i Cirith Ungol, i Manowar, gli Slayer, King Diamond, i Maiden, i primi Metallica, gli Anthrax, Dio, e tutto ciò che di bello usciva in quel periodo. Siamo poi affezionatissimi a quella che riteniamo la miglior band italiana, i Death SS”.
COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LA SCARLET? FINORA SIETE SODDISFATTI DEL LORO LAVORO? COSA PENSATE DEI VOSTRI COMPAGNI DI ETICHETTA?
“Dopo aver rotto il contratto con la Elevate a causa di problemi di inadempienza da parte loro siamo approdati, grazie a molti amici che ci hanno aiutato e supportato, alla Scarlet. Il lavoro del disco è piaciuto loro, e così hanno deciso di investire su di noi. Per ora siamo soddisfattissimi dei rapporti e del lavoro svolto. La Scarlet ha un’ottima lista di gruppi sotto contratto tra cui mi piace citare gli Stormlord, i Node, i Terror 2000, i Thy Majesty, i Centurion e molti altri. Tutte band che ascoltiamo spesso e che apprezziamo per le capacità sino ad ora dimostrate”.
VUOI PRESENTARCI IL VOSTRO DEBUT ALBUM? COSA PUOI DIRMI SUL PROCESSO DI SONGWRITING E SULLE REGISTRAZIONI?
“Il songwriting è stato molto particolare. Alcune song erano presenti sull’ultimo demo rilasciato, ‘Bran Mak Morn’ (i primi 3 pezzi). Volendo fare un concept, ho steso lo storyboard di quello che sarebbe dovuto essere un ipotetico film sul racconto, identificando gli attori più importanti, le loro caratteristiche fisiche e caratteriali, e le scene piu importanti. Da qui in poi è nata in modo automatico la scaletta del disco e pian piano abbiamo rappresentato con la musica le immagini che avevamo abbozzato. E’ stato quasi un processo cinematografico. Ogni singola nota rifletteva un gesto, una parola, un sentimento espresso nelle song. I testi infatti sono stati scritti contemporaneamente alla musica in quanto sono inseparabili. La registrazione è stata effettuata presso gli studi di Giuseppe Orlando. Giuseppe si è dimostrato un abile produttore oltre che tecnico, e ci ha dato i suggerimenti e dritte necessarie all’ottenimento di un prodotto il più professionale possibile”.
GIUSEPPE PUO’ ESSERE CONSIDERATO IL VOSTRO BATTERISTA O SOLO UN SESSION MAN?
“E’ un amico che ci ha aiutati per la registrazione dell’album e per un concerto. I suoi impegni con lo studio e con i Novembre non gli permetterebbero di intraprendere il viaggio insieme a noi”.
QUALI RITIENI CHE SIANO I BRANI PIU’ RAPPRESENTATIVI DI “WORMS OF THE EARTH”?
“Sicuramente ‘The Justice’ è una delle migliori nonché la piu vecchia di tutto l’album. Tra le nuove a me piace molto ‘Gates To Abominiun’, un pezzo molto particolare per l’arrangiamento, e ‘Requiem For Titus Silla’, la strumentale finale, che sembra uscire da un disco dei CandleMass, lenta e pesante, solenne e allo stesso tempo schiacciante. In realtà ogni singolo pezzo è inseparabile dall’opera. Sono tutti legati. E’ come se fosse la colonna sonora al libro. Ci sono dei movimenti, delle aree che magari possono toccare più in profondità di altre, ma l’opera va vista in questo caso nella sua totalità”.
POTRESTI PARLARMI DEL CONCEPT DIETRO I TESTI?
“La storia è basata su un racconto di Robert Howard (il padre di ‘Conan il Barbaro’ e tanti altri racconti). Il personaggio è Bran Mak Morn, autoproclamato Re dei Pitti, antico popolo Caledone. L’invasione nel Vallo di Adriano (tra Scozia e Galles) da parte dell’Impero Romano sta schiacciando le già precarie tribu. I Gaelici a nord combattono insieme ai Vichinghi, ma più a sud i Pitti sono soli. E’ una storia violenta e affascinante. Bran, a seguito di un incontro con il governatore romano Titus Silla, scapperà alla ricerca dei vermi della terra, antico popolo che ora abita nel sottosuolo, e insieme a loro distruggerà Titus e la torre di Traiano. In realtà quello che sembra essere dedicato alla gloria di roma è invece teso a lodare il coraggio del popolo sottomesso, il popolo mai nato dei Pitti. Il concept è strutturato quasi come un musical, in cui tutti gli attori hanno la loro parte. C’è un coro che sembra ricordare il coro delle tragedie greche, che esce fuori descrivendo i fatti o anticipandoli in terza persona. L’intro è un dialogo di 3 minuti tra Titus Silla e Bran Mak Morn e sembra di essere in mezzo a loro, o di vederli parlare su di un palco”.
COSA VI SIETE PREFISSATI DI OTTENERE CON “WORMS OF THE EARTH”?
“Il rispetto del pubblico. Noi abbiamo lavorato con passione e sincerità, sapendo di non poter chiedere nulla , quindi non ci aspettiamo nulla tranne il rispetto. ‘Worms of The Earth’ è il frutto di anni di trasformazione e ricerca, è il punto di partenza dei Rosae Crucis. Tutto quel che seguirà sarà accolto con fermezza, nel bene e nel male”.
PERCHE’ UN RAGAZZO DOVREBBE ACQUISTARE IL VOSTRO ALBUM?
“Dammi un motivo per cui non lo dovrebbe comprare! Be’, perché se piace il metal, questo è un album Heavy Metal al 100%. La storia è bellissima e l’atmosfera è piena di potenza e magia. Se ti piace l’Heavy Metal allora ti piace questo disco”.
AVETE IN PROGRAMMA DEI CONCERTI?
“Qualche data in programma c’è, ma è ancora tutto da definire. Stiamo ancora programmando le cose”.
QUAL E’ LA VOSTRA OPINIONE SULL’ATTUALE SCENA METAL?
“Parlo della scena italiana, perché nel resto del mondo è tutto intatto da anni… supremazia Americana e Tedesca e poco spazio per il resto del mondo.
La scena italiana invece è molto frammentata. Ci sono validissimi gruppi come i Novembre, gli Stormlord, i DoomSword e tanti altri, che meritano tutto il successo che stanno avendo. Gli altri sono per la maggior parte gruppi cloni, dei Rhapsody o dei SymphonyX, oppure di qualsiasi gruppo power sia uscito negli ultimi anni. Ed è proprio grazie a quest’ultima categoria di band che poi il metal italiano viene visto male all’estero. Ci ritengono un paese di cloni perché nessuno ci ritiene padroni di un passato metal al di fuori degli ultimi 5 anni… veniamo visti come un paese senza identità musicale (e devo dire che spesso hanno ragione), e questo crea grosse barriere a chi merita veramente di uscire fuori. La colpa è stata in passato dello stesso pubblico metal italiano, non avvezzo all’acquisto di prodotti nostrani, intossicato da un’esterofilia dilagante che non ci ha permesso di valorizzare le tante band che di volta in volta provavano ad emergere. Ripeto, ora la scena sta migliorando, sia a livello di produzione (grossa carenza in Italia durante gli anni ’80/’90 in cui tutti i dischi che uscivano avevano il suono dei Black Sabbath), che di management… oggi in molti iniziano ad investire”.
QUALCOSA DA AGGIUNGERE?
“Supportate il metal italiano e fregatevene delle etichette. Noi non siamo True Metaller, power metaller, defender o attacker… noi Siamo i Rosae Crucis, e suoniamo Heavy Metal”.