Pur essendo senza dubbio fra le realtà più esaltanti della cosiddetta scena “post” metal, i Rosetta purtroppo godono ancora di una popolarità piuttosto limitata. Del resto, la band statunitense suona live con il contagocce ed è solita lavorare ai propri album con cura maniacale, cosa che naturalmente porta ad attese piuttosto lunghe fra una pubblicazione e l’altra. In ogni caso, lavori come “Wake / Lift” e il più recente “A Determinism Of Morality” sono qui a dimostrare che il quartetto di Philadelphia è una assoluta certezza in questo panorama: negli anni, i nostri non solo sono riusciti a sviluppare un sound sempre più personale, ma sono anche diventati uno dei primi termini di paragone per tutte le giovani band che oggi provano a cimentarsi in questo genere di sonorità. Abbiamo perciò cercato di conoscerli meglio contattando il bassista/clean vocalist Dave Grossman, che ha gentilmente risposto a tutte le nostre domande…
IL VOSTRO ULTIMO ALBUM, “A DETERMINISM OF MORALITY” È USCITO DA QUALCHE TEMPO. COME LO VEDETE OGGI? NE SIETE ANCORA SODDISFATTI?
“Siamo ancora estremamente soddisfatti di ‘A Determinism…’. Non a caso, stiamo pensando di collaborare ancora con Andrew Schneider, colui che lo ha registrato, in futuro. Ovviamente ci sono delle piccole cose che oggi vorremmo cambiare, ma ciò accade sempre per pgni album. Tutto sommato, il disco rappresenta molto bene ciò che siamo oggi e ci fa piacere che sia stato apprezzato parecchio sia dai fan che dalla stampa. Abbiamo ricevuto anche qualche critica, ma ciò è normalissimo, non si può piacere a tutti. In fin dei conti, la cosa più importante è che l’album soddisfi la band”.
L’ALBUM MI È PIACIUTO MOLTO PERCHÈ MOSTRA UNA VOSTRA ENNESIMA PROGRESSIONE IN TERMINI DI SONGWRITING E PERSONALITÀ. CREDO CHE GLI ELEMENTI CHE RISALTINO MAGGIORMENTE QUESTA VOLTA SIANO LA MAGGIOR COMPATTEZZA DEI BRANI E ANCHE L’USO DELLE VOCI PULITE…
“La voce pulita ha destato molto scalpore. Alcuni l’hanno odiata, altri amata sin dal primo minuto. È un elemento di cui abbiamo semprte discusso all’interno della band, ma che solo in un paio di occasioni abbiamo effettivamente utilizzato: la cover di ‘Homesick’ dei The Cure e ‘Release’, che è appunto contenuta nell’ultimo album. Non so se troverà ancora spazio in futuro, per ora è presto per parlarne. Per quanto riguarda la durata dei pezzi, si è trattato di un processo spontaneo… siamo migliorati come songwriter e oggi ci troviamo più a nostro agio nel comporre questo tipo di brani. Inoltre, nella scena in cui ci muoviamo, i gruppi spesso indugiano troppo su queste composizioni lunghissime e, in tutta onestà, volevamo cercare di prendere le distanze da essi…”.
IN EFFETTI ANCH’IO HO SPESSO L’IMPRESSIONE CHE MOLTE DI QUESTE BAND COSIDDETTE “POST” SCRIVANO BRANI LUNGHISSIMI SOLTANTO PER IL GUSTO DI APPARIRE COMPLESSI E “INTELLETTUALI”…
“Sì, spesse volte quei brani non vanno da nessuna parte… non hanno un vero filo conduttore, oppure sono pieni di ripetizioni. Certo, ci sono ottime band che sanno come gestire questo tipo di materiale, ma moltissime altre sembrano una parodia”.
COME HAI DETTO ANCHE TU, VENITE QUASI SEMPRE INSERITI NELLA COSIDDETTA SCENA “POST” METAL. VI SENTITE EFFETTIVAMENTE PARTE DI ESSA O DI UN MOVIMENTO IN PARTICOLARE?
“No, non credo che facciamo parte di un movimento, se così si può definire. Però, al tempo stesso, riteniamo di avere una mentalità affine a una lunga serie di band che amiamo e rispettiamo, anche se ognuno di noi ha uno stile molto diverso dall’altro. Qualche nome? City Of Ships, Caspian, Junius, East Of The Wall, Fight Amp, Kylesa, Anaondia, Battlefields, Adai, Engineer, North, Restorations… non so se si può definire una scena, ma senz’altro tutti questi gruppi hanno un’attitudine simile. Per noi comunque le etichette non hanno importanza: la cosa importante è essere soddisfatti di ciò che suoniamo e riuscire a stabilire una connessione con coloro che ci apprezzano”.
UNA VOLTA VENIVATE DEFINITI “METAL PER ASTRONAUTI”…
“Sì, quello era una specie di scherzo, però effettivamente riassumeva bene l’atmosfera della nostra musica. Siamo tutti appassionati di astronomia, viaggi nello spazio e fantascienza e quasi sempre questo immaginario si è fatto largo nella nostra musica”.
TUTTAVIA, “A DETERMINISM…” SEMBRA RUOTARE ATTORNO A UN CONCEPT DIFFERENTE…
“Sì, il nuovo album ha un’atmosfera parzialmente diversa e dei testi più personali. Non posso entrare nei dettagli più di tanto, perchè non li ho scritti tutti io, però il disco si basa sull’idea di quanto la genetica possa influenzare la personalità di ognuno e sul dibattito ‘natura contro educazione'”.
CAMBIANDO ARGOMENTO: QUAL È IL DISCO CHE TI HA FATTO VENIRE VOGLIA DI IMBRACCIARE UNO STRUMENTO E COMPORRE MUSICA?
“‘Grace’ di Jeff Buckley. È il mio album preferito ed è appunto quello che mi ha spinto a creare musica”.
HO LETTO CHE IL VOSTRO ULTIMO TOUR EUROPEO È STATO MOLTO SODDISFACENTE. VUOI RACCONTARCI QUALCOSA IN MERITO?
“Abbiamo suonato per circa un paio di settimane fa in Europa centrale ed orientale. Non so come spiegarlo, ma laggiù la nostra musica è davvero ben recepita. Inoltre, i gruppi in Europa vengono trattati meglio che negli USA: hai più cibo, più bibite… e la gente è più entusiasta. Inoltre le distanze da coprire fra un concerto e lì’altro sono tutto sommato brevi, quindi hai più energia per lo show. Torneremo in estate con i City Of Ships e cercheremo di non deludere le aspettative”.
DAVVERO PENSI CHE IL FAN MEDIO EUROPEO SIA PIÙ CALOROSO DI QUELLO AMERICANO?
“Almeno per noi è così… io sono sempre e comunque contento di tenere un concerto, però la risposta che riceviamo in Europa va sempre oltre le più rosee aspettative. Il pubblico sembra più attento e più competente”.
È DIFFICILE RICREARE LE VOSTRE TRAME DAL VIVO?
“Non eccessivamente… a volte c’è un gran lavoro da fare con la pedaliera, ma per il resto è abbastanza semplice. A parte un paio di eccezioni, cerchiamo di non registrare brani che siano impossibili da proporre dal vivo”.
STATE GIÀ COMPONENDO DEL NUOVO MATERIALE? DOVE PENSI CHE ANDRETE A PARARE CON IL PROSSIMO ALBUM, MUSICALMENTE PARLANDO?
“Abbiamo pronto un nuovo brano che probabilmente verrà utilizzato per uno split con i Junius. I lavori sul disco vero e proprio non sono ancora iniziati, quindi per ora non posso rivelarti nulla a riguardo”.
DUBITO CHE LA BAND SIA IL VOSTRO UNICO IMPEGNO… DI COSA VI OCCUPATE QUANDO NON SIETE IN TOUR?
“Abbiamo tutti dei lavori, non siamo una band che suona live troppo spesso. Michael insegna al liceo, Matt lavora in un negozio di strumenti, mentre io e Bruce ci arrangiamo con quello che capita”.
QUINDI QUAL È L’OBIETTIVO DELLA BAND, A PARTE DIVERTIRSI?
“Divertirsi sempre di più!”.
INFINE, UNA CURIOSITÀ: IN ITALIA “ROSETTA” È UN NOME FEMMINILE. PERCHÈ AVETE DECISO DI CHIAMARE COSÌ LA VOSTRA BAND?
“La seconda o la terza volta che ci siamo trovati in studio, qualcuno ha tirato fuori questo nome. Ci è sembrato suonasse bene e lo abbiamo adottato. Più avanti abbiamo scoperto che è anche il nome di una nebulosa, di un satellite e di un’orbita, quindi, senza volerlo, siamo comunque andati a parare nel solito concept spaziale!”.
PER CONCLUDERE, ELENCA ALCUNI DEGLI ALBUM CHE STAI ASCOLTANDO IN QUESTO PERIODO ED ESPRIMI UN COMMENTO PER CIASCUNO DI ESSI…
“Caspian – ‘The Four Trees’
Ho amato questo disco dal momento in cui è uscito e ora sono nuovamente fissato con esso. Si tratta di una delle mie live band preferite.
Jimmy Gnecco – ‘The Heart’
Sono un grande fan degli Ours. Questo disco non è all’altezza del loro materiale, ma adoro la sua voce. È come una versione più cupa di Jeff Buckley.
Fight Amp – ‘Manners And Praise’
Siamo appena tornati da un tour con questi ragazzi e i Kylesa. Si tratta di ottimo punk rock”.
GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA, DAVE…
“Grazie a voi per l’interesse. Ci vediamo dalle vostre parti in estate”.