Le nuove leve del metal nostrano sembrano non avere davvero nulla da invidiare alla proposta d’oltralpe e i Rossometile ne sono l’ennesima conferma.
La band salentina, formata nel 2004 e arrivata con “Gehenna” al suo settimo lavoro discografico, ci porta in un mondo fatto di sofferenza e tormento ma anche di una passione – donna – che brucia e batte come un cuore pulsante fuori dal petto.
La crescita artistica della band campana è perfettamente rappresentata da un album concettuale ed introspettivo, in cui i brani hanno una vita propria e arrivano prepotentemente all’ascoltatore attraverso le loro protagoniste, che danzano elegantemente tra il rosso e il nero; binomio cromatico, questo, che descrive perfettamente le loro emozioni, le loro paure e, in maniera spudoratamente coraggiosa, il loro modo di essere.
A pochi giorni dall’uscita di “Gehenna” abbiamo avuto il grande piacere di fare quattro chiacchiere con i membri di un gruppo che ci ha stupito per un’offerta musicale solida ed originale in grado di far sicuramente parlare di sè.
INIZIAMO DAL TITOLO DELL’ALBUM. ‘GEHENNA’ È UNA PAROLA PRESENTE IN MOLTEPLICI LIBRI RELIGIOSI E PORTA CON SÉ DIVERSI SIGNIFICATI: POTETE RACCONTARCI UN PO’ DEL MOTIVO PER CUI AVETE INTITOLATO L’ALBUM IN QUESTO MODO?
– Cercavamo un titolo per il disco che racchiudesse il concetto di passione e tormento, tema che fa da sfondo a tutte le tracce contenute nell’album. A un certo punto ci siamo imbattuti in questa parola e leggendone il significato ci sembrava perfetta e in linea con i nostri scopi.
La Gehenna era infatti una vallata in cui si bruciavano i rifiuti, era quindi continuamente invasa dalle fiamme e per questo motivo Gesù nella Bibbia la cita come metafora dell’inferno, il luogo di tormento per eccellenza.
RIMANENDO NEL MONDO DELLA NOMENCLATURA, IL ‘ROSSO METILE’ È UN INDICATORE DI PH, C’È QUALCUNO APPASSIONATO DI CHIMICA NEL GRUPPO OPPURE IL NOME DELLA BAND È STATO INFLUENZATO DA ALTRI FATTORI? CI RACCONTATE COME SIETE ARRIVATI A CHIAMARVI IN QUESTO MODO?
– Esatto! Il rosso di metile è un composto chimico utilizzato come indicatore di pH e la scelta del nome fu suggerita da Ros (è lui il laureato in chimica) che voleva adottare un termine chimico per rappresentare il legame e l’equilibrio tra gli elementi della band.
Il rosso di metile essendo composto da quattro elementi (azoto, carbonio, ossigeno e idrogeno) rappresentava la perfetta trasposizione chimica di ogni membro della band, analogamente ai quattro elementi naturali della materia (terra, fuoco, acqua, aria). Pensammo così di unire ‘rosso’ e ‘metile’ formando la nuova parola ‘Rossometile’.
LA FIGURA DELLA DONNA SEMBRA ESSERE UN ELEMENTO RICORRENTE IN GEHENNA, UN’IMPRONTA QUESTA CHE PARTE DAL PRECEDENTE ALBUM CON BRANI COME “DESDEMONA”. POTETE RACCONTARCI QUALCOSA DI PIÙ SU QUESTO ASPETTO?
– La figura femminile è stata sempre al centro dell’immaginario dei Rossometile. Ogni narrazione parte sempre da un racconto dove la donna è protagonista.
In “Desdemona” la figura femminile è centrale ma è immobile nella sua condizione, mentre in “Gehenna” invece la figura femminile si muove, si agita, perché è preda della sua passione, del suo tormento, e lo mostra senza vergogna estraendo il suo cuore dal petto.
La copertina di “Gehenna” quindi mette al centro dell’immaginario dell’album il tormento della figura femminile piuttosto che la sua immagine.
CI PIACE PENSARE CHE OGNI MUSICISTA SI IDENTIFICHI UN PO’ NEI PERSONAGGI E GLI EVENTI TRATTATI NEI LORO TESTI. TRA I VARI PERSONAGGI (PREVALENTEMENTE FEMMINILI) DESCRITTI IN “GEHENNA”, CE N’È QUALCUNO CHE RISUONA PARTICOLARMENTE CON VOI?
– Ciascuna delle donne di Gehenna ha una sua storia da raccontare: Magdalena è un baluardo di ciò che è giusto secondo il proprio cuore, ma condannato dalla società; la guerriera di “Valhalla” esprime il suo aspetto iracondo e guerriero, la sua brama di vittoria e l’orgoglio sia per il successo della guerra che per l’eventuale morte in battaglia, morte che la rivestirebbe del più alto onore poiché verrebbe ammessa nell’esercito che combatterà alla fine del mondo; la sirena morente dell’ultimo brano “The Dying Mermaid” è una povera anima che esprime il suo dolore in un ultimo doloroso canto nella sua lingua mistica prima di tornare a fondersi con il mare, il suo vero luogo di origine.
Più di tutte, però, siamo sicuramente affezionati alla figura di Frida Kahlo, una donna che ha lottato per tutta la sua vita con il dolore in tutte le sue forme fino ad accettarlo come suo compagno di vita, alla quale abbiamo voluto rendere omaggio con il brano “Pasionaria”.
LEGGENDO I TESTI SI NOTA COME QUESTI SIANO STATI ISPIRATI DALLA RELIGIONE, LA LETTERATURA, L’ARTE E LA MITOLOGIA. CI DESCRIVETE UN PO’ IL VOSTRO PROCESSO CREATIVO E LE VOSTRE MAGGIORI INFLUENZE?
– Ci piace utilizzare tutte le nostre influenze culturali per creare qualcosa di innovativo e ricco dello stesso fascino di cui sono rivestiti miti, leggende e altre situazioni narrative.
In “Gehenna” ci sono evidenti riferimenti biblici, danteschi e belcantistici che condiscono la nostra opera, tutto parte del nostro personale bagaglio culturale con cui abbiamo voluto illustrare e raccontare il tema della passione e del tormento in tutte le sue sfumature. Alcuni brani sono stati ispirati da questi elementi, altri invece erano già esistenti e hanno avuto solo in seguito un argomento che sembrava adatto ad essere illustrato con quel tipo di brano.
Solitamente abbiamo prima la melodia e dei riff, a cui seguono la definizione della struttura e della linea vocale, per finire poi con la scrittura dei testi.
DAL VOSTRO PRIMO ALBUM “ULTIMARIA” AL VOSTRO ULTIMO LAVORO “GEHENNA” IL CAMBIO DI STILE E LA CRESCITA DELLA BAND SONO PALESI. VI VA DI RACCONTARCI UN PO’ DEL VOSTRO PERCORSO ARTISTICO E DELLA VOSTRA EVOLUZIONE?
– È stato un percorso caratterizzato da molti cambi di formazione che hanno influenzato negli anni la direzione artistica della band, portando alla luce album tra loro stilisticamente molto diversi. Siamo partiti dal pop rock e ci siamo gradualmente spostati verso il gothic metal passando per il prog e l’elettronica.
Si può dire che soltanto con gli ultimi tre album (“Alchemica”, “Desdemona” e “Gehenna”) abbiamo intrapreso una direzione stilistica precisa, riuscendo a dare alla nostra musica una propria esatta identità.
Siamo comunque consapevoli che i Rossometile di oggi siano il giusto risultato di un percorso naturale e condiviso che potremmo chiamare maturità
IN “GEHENNA” ABBIAMO VISTO DIVERSI STILI PASSANDO DA UN GOTICO DI STAMPO CLASSICO FINO AD ARRIVARE AD UN PROGRESSIVE, MUOVENDOSI SU TERRITORI NUOVI COME L’INDUSTRIAL O ADDIRITTURA IL FOLK. COME VI VEDETE NEL FUTURO? AVETE UNA DIREZIONE FISSA DA SEGUIRE OPPURE MANTERRETE UNO STILE COMPOSITIVO PIÙ FLESSIBILE COME QUELLO VISTO NELL’ULTIMA RELEASE?
– Ci siamo ripromessi di utilizzare sicuramente di più l’elettronica, implementandola nella nostra musica come componente imprescindibile. Sicuramente non rinunceremo all’elemento sinfonico e faremo in modo di produrre sempre belle idee compatibilmente con i nostri gusti. Vorremmo inoltre abbassare ulteriormente le tonalità dei brani per sfruttare maggiormente la cupezza di certe sfumature di tono e creare ambienti ancora più oscuri.
IN “GEHENNA” CI SONO UN PAIO DI OTTIMI BRANI CANTATI IN ALTRE LINGUE, E SEMBRA CHE LA CANTANTE ILARIA BERNARDINI PADRONEGGI PIUTTOSTO BENE IDIOMI DIVERSI DA QUELLO NOSTRANO. PER QUALE MOTIVO AVETE DECISO TUTTAVIA DI PROPORRE I VOSTRI BRANI PRINCIPALMENTE IN LINGUA ITALIANA?
– Il cantato in lingua italiana è un elemento che consideriamo caratteristico del sound Rossometile, nonché uno dei nostri marchi di fabbrica.
Non temiamo il fatto che all’estero questa scelta possa penalizzare la nostra musica, anzi, siamo fiduciosi che possa incuriosire gli amanti del genere poiché, per le sue caratteristiche, dà una musicalità diversa al metal rispetto all’inglese. Possiamo fornire le traduzioni dei brani per approfondire i significati, non sarebbe un problema, quello che per noi è importante è che chi sente i nostri brani possa dire “wow questi sono senz’altro i Rossometile”.
SE GUARDIAMO AL PANORAMA METAL MONDIALE, SONO POCHE LE BAND CHE DECIDONO DI PROPORRE DEI TESTI NELLA PROPRIA LINGUA MADRE. PENSATE CHE IL CANTARE IN LINGUA ITALIANA ABBIA, IN QUALCHE MODO, FRENATO LA VOSTRA VISIBILITÀ?
– Probabilmente è un’arma a doppio taglio, ma come già detto è una scelta di cui siamo fermamente convinti e di cui siamo sicuri che possa costituire in qualche modo un’innovazione. Probabilmente il cantato in inglese ci avrebbe reso più internazionali e sarebbe stato di immediato impatto per la facile comprensione del testo, ma l’italiano ci rende quasi unici nel nostro genere e immediatamente riconoscibili a livello sonoro.
Non abbiamo inoltre dubbi che l’emozione arrivi comunque ai cuori degli ascoltatori: anche per questo motivo abbiamo scritto un brano in una lingua totalmente inventata, “The Dying Mermaid”, di fatto intraducibile, ma comunque emozionante proprio per questo motivo.
L’ITALIA NON È DI CERTO UNA NAZIONE IN CUI IL METAL RICOPRE UN RUOLO FONDAMENTALE, PENSATE CHE QUESTO ABBIA INFLUITO SULLA VOSTRA CRESCITA ARTISTICA?
– Forse si. La mancanza di un riferimento musicale dominante ci ha ‘costretti’ a percorrere altre vie, senza le quali non saremmo diventati quelli di oggi. Il nostro percorso tortuoso ci ha sicuramente conferito una originalità che riteniamo preziosa.
Camminando su una strada già tracciata invece ci saremmo omologati a tante altre band.
SI PARLA MOLTO SPESSO DI UN’ITALIA A DUE VELOCITÀ, INESORABILMENTE DIVISA TRA NORD E SUD. PENSATE CHE ESSERE UNA BAND DI SALERNO ABBIA NEGATIVAMENTE IMPATTATO LA VOSTRA CARRIERA CREATIVA?
– No. Pensiamo che la questione meridionale sia soltanto un alibi. È sicuramente vero che a Milano avremmo più possibilità di esibirci live, ma parlando di creatività il fatto di essere di Salerno non ci ha né frenati né spinti.
Se hai qualcosa da dire troverai un pubblico interessato ad ascoltarti, a prescindere dal tuo luogo d’origine. Crediamo sia meglio preoccuparci di fare bene la nostra musica, i nostri video e i nostri live. Poi il resto viene da sé.
QUALI SONO LE BAND ITALIANE CHE VI HANNO MAGGIORMENTE INFLUENZATO NEGLI ULTIMI ANNI? C’È QUALCHE ARTISTA CON CUI VI PIACEREBBE COLLABORARE IN FUTURO?
– Non credo che la nostra produzione sia stata influenzata da qualche band in particolare. Ogni componente ha gusti musicali differenti e questo sicuramente si riflette nella nostra proposta, ma abbiamo sempre evitato che tali preferenze ci condizionassero troppo. Preferiamo lasciarci ispirare dal confronto interno alla band.
Allo stesso modo non saprei indicarti un artista con cui ci piacerebbe collaborare, ma un’idea interessante è avvicinare e fondere forme d’arte differenti. Crediamo che questa sia una scelta molto efficace per creare bellezza.