La Finlandia non è più sinonimo di power metal sanremese e mielosissimo gothic rock, finalmente sta tornando ad essere un punto di riferimento importante per la scena estrema: dopo l’inaspettato successo di una vecchia gloria come gli Impaled Nazarene e le buone prove di Total Devastation e Torture Killer, oggi è tempo di lanciarsi nel pit sulle note di “Exit”, l’ultimo devastante album dei Rotten Sound! In un’intervista svolta via mail con il frontman G, abbiamo cercato di saperne di più su questa validissima realtà della scena grindcore…
CIAO G, PRIMA DI COMINCIARE VORREI FARVI I PIU’ SENTITI COMPLIMENTI PER “EXIT”, UN ALBUM GRANDIOSO! SIETE SODDISFATTI DEL RISULTATO FINALE?
“Sì, assolutamente! Dopo diversi mesi ci sembra ancora notevolmente competitivo, probabilmente è il nostro miglior album di sempre”.
DOVE PENSI CHE “EXIT” DIFFERISCA MAGGIORMENTE DAI VOSTRI LAVORI PRECEDENTI? PERSONALMENTE LO TROVO IL DISCO PIU’ VARIO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA, DEVO DEDURRE CHE AVETE TRATTO ISPIRAZIONE DA ALTRI GENERI MUSICALI PER SCRIVERLO?
“Allora, il precedente ‘Murderworks’ suonava in quel modo – ovvero estremamente compatto e veloce – perchè ci eravamo concentrati quasi esclusivamente sul lato prettamente grind della nostra musica: era stato concepito come una pura aggressione nei confronti dell’ascoltatore e così facendo siamo riusciti a raggiungere picchi di intensità per noi quasi inediti. Con ‘Exit’ invece abbiamo senz’altro voluto mantenere un alto livello di aggressività ma abbiamo anche introdotto ingredienti hardcore, crust e death metal. Inoltre i tempi sono più che mai vari e dinamici: K era solito suonare ad una velocità di 230-240 bpm su ‘Murderworks’ mentre ora viaggiamo su tempi più ‘groovy’, che vanno dai 210 bpm ai 280 bpm… K è praticamente una macchina quando si tratta di suonare a simili velocità ma il bello è che lo fa con una naturalezza incredibile! Comunque, tornando a parlare del nuovo stile, devo dire che già nel 1998, con ‘Drain’, provammo a realizzare un disco simile al nuovo ma le cose allora non funzionarono come previsto, ci mancò la voglia di osare. Una voglia che abbiamo aquisito a partire dal mini ‘Still Psycho’ e dal succitato ‘Murderworks'”.
QUANTO TEMPO AVETE IMPIEGATO A COMPORRE “EXIT”?
“Il disco è stato composto tra gennaio ed agosto del 2004, ma bisogna anche tenere conto del fatto che in questo lasso di tempo abbiamo suonato spessissimo dal vivo, quindi i giorni effettivi sono assai meno. Comunque il lavoro si è intensificato più che altro nei due mesi precedenti all’entrata in studio, dove abbiamo provato duramente. Le registrazioni hanno avuto luogo nei Soundlab Studios e si sono protratte per ventitre giorni… mai prima di allora eravamo stati in studio così tanto”.
CI SONO STATI IMPREVISTI DURANTE IL PROCESSO DI REGISTRAZIONE O TUTTO E’ FILATO PER IL MEGLIO?
“E’ andato tutto bene, è stato un vero piacere tornare ai Soundlab! Ora che Mieszko ci ha lasciati però sarà un problema trovare degli studi adatti per registrare, in Scandinavia ci sono delle strutture ottime ma spesso i produttori non sanno realmente come trattare un genere come il grind. Mieszko invece era un vero portento, non c’era bisogno di dirgli nulla, sapeva benissimo che suono volevi ottenere e come crearlo”.
VOI ERAVATE BUONI AMICI DI MIESZKO, COME AVETE VISSUTO LA SUA SCOMPARSA? PENSI CHE I NASUM ANDRANNO AVANTI SENZA DI LUI?
“Ci sentiamo tutti ancora molto tristi per come le cose sono andate, negli ultimi concerti gli abbiamo sempre dedicato ‘Nation’ e non posso nasconderti di essermi ripetutamente commosso. Non so cosa dirti invece sui Nasum, credo però che nell’immediato futuro Anders, Urban e Jon si faranno vivi con un comunicato”.
OK, TORNIAMO A PARLARE DI MUSICA: SONG COME “BURDEN” E “NATION” DIMOSTRANO CHE I ROTTEN SOUND NON SONO UN GRUPPO PREVEDIBILE, CHE SI LIMITA SOLAMENTE A SUONARE ALLA VELOCITA’ DELLA LUCE. CREDETE CHE I BLAST BEAT ALLA LUNGA RISULTINO MONOTONI?
“Inserire nei brani delle parti heavy accanto a quelle veloci fa risultare i blast beat ancora più massacranti e incisivi, se suonassimo solo e sempre veloci l’effetto non sarebbe lo stesso. Delle volte è bello comporre un brano senza alcuna parte heavy ma con ‘Exit’ abbiamo voluto dare un taglio più mosh al materiale. Comunque suonare grind significa utilizzare spesso i blast beat e noi amiamo essere veloci, dunque è certo che in futuro i Rotten Sound non si allontaneranno mai troppo dal grindcore. L’importante è non usare blast beat dall’inizio alla fine, alla lunga l’ascoltatore può annoiarsi e questo è un rischio che non vogliamo correre”.
IN COSA CREDI CHE I ROTTEN SOUND SIANO DIVERSI DALLA MASSA DI GRINDCORE BAND OGGI IN ATTIVITA’?
“Non lo so proprio, forse l’unica cosa che ci differenzia è che siamo dei ragazzi un po’ più vecchi rispetto alla media e che stiamo iniziando ad avere una fanbase abbastanza variegata. Nient’altro credo… magari potrei aggiungere che i Rotten Sound sono composti da quattro ragazzi che hanno gusti musicali piuttosto ampi, dunque per noi è più facile riuscire a variare il nostro approccio”.
I NUMEROSI DETRATTORI DEL GRINDCORE SONO SOLITI CRITICARLO APPELLANDOSI AL FATTO CHE E’ ECCESSIVAMENTE VELOCE E TALVOLTA CAOTICO, CHE I BRANI SONO TROPPO BREVI, ETC. TU PERCHE’ AMI IL GRINDCORE? CHE COSA CREDI CHE ABBIA IN PIU’ RISPETTO AGLI ALTRI GENERI MUSICALI?
“A noi piace la semplicità. Riteniamo infatti che una bella canzone non debba necessariamente contenere dieci diversi riff: ecco perchè le nostre – salvo qualche eccezione in entrambe le direzioni – ne presentano di solito tre o quattro. E se usi pochi riff e le ritmiche sono veloci finirai irrimediabilmente per ottenere una song molto compressa e breve. Il grindcore, in generale, mi fa gasare come nessun altro genere musicale. Si tratta di aggressione pura, di odio sfrenato… non c’è proprio spazio per altri tipi di sentimenti (che comunque è bello trattare in altre sedi). Ascoltare grind al mattino per me è il modo migliore di cominciare la giornata!”.
PENSI CHE IL GRINDCORE ULTIMAMENTE STIA DIVENTANDO PIU’ POPOLARE? L’IMPRESSIONE GENERALE DEL SOTTOSCRITTO E’ QUESTA…
“Sì, sono d’accordo con te e credo che il merito sia soprattutto di band come Napalm Death e Nasum, formazioni che hanno sempre affrontato tematiche attuali nei loro testi e che hanno saputo creare dell’ottima musica”.
COM’E’ LA SCENA ESTREMA FINLANDESE? VOI SIETE COINVOLTI IN QUALCHE ALTRA BAND?
“La scena estrema in Finlandia sta crescendo abbastanza bene, gruppi come Deathchain, Total Devastation e Deathbound stanno facendo ottime cose. Io al momento non faccio parte di altre band ma Q suona nei Deathbound e K nei Wintersun”.
QUALI SONO LE INFLUENZE PRINCIPALI DEI ROTTEN SOUND, ALMENO A LIVELLO MUSICALE?
“Senz’altro Napalm Deah, Entombed, Slayer, Extreme Noise Terror, Doom, Repulsion, Disrupt e Meshuggah”.
“EXIT” E’ UN CONCEPT ALBUM? DI COSA PARLANO I TESTI DELL’ALBUM?
“L’album non è un concept ma parla di tutte le brutte cose che mi hanno fatto riflettere negli ultimi tempi: lavoro, religioni, il nostro tutt’altro che perfetto sistema, violenza, guerre… tutte le song parlano di questi importanti argomenti senza però essere strettamente collegate l’una all’altra”.
CI SARA’ LA POSSIBILITA’ DI VEDERVI DAL VIVO IN ITALIA NELL’IMMEDIATO FUTURO?
“Avremmo dovuto imbarcarci in un tour europeo a maggio ma poi il tutto è saltato a causa di un’altra band di cui non voglio fare il nome. Probabilmente arriveremo in Italia all’inizio del prossimo anno: da agosto in poi, per qualche mese, non ci sarà infatti verso di suonare, Q sta per diventare papà!”.
ALTRE COSE IN PROGRAMMA?
“Qualche split EP e ovviamente la stesura del materiale per il prossimo full length. Poi speriamo di poter andare a suonare in Giappone, Messico, Sud America, Australia e Russia… ci hanno già richiesto e stiamo solo aspettando il momento adatto!”.
OK, GRAZIE G, SEI STATO DAVVERO DISPONIBILE!
“Grazie a te per l’intervista! Invito i lettori a visitare www.rottensound.net per le ultime news, foto, mp3, video e tanto altro. Spero di vedervi tutti ai prossimi concerti!”.