Prosegue l’evoluzione dei Rotting Christ, ormai sempre più lontani da quel black metal dai toni fortemente mediterranei ed occulti con cui i greci esplosero ormai quasi venticinque anni fa. Archiviato anche il dark metal sperimentato nei tardi anni Novanta, Sakis Tolis e compagni, a partire da “Theogonia” e, soprattutto, da “Aealo”, hanno deciso di muoversi in una direzione più melodica ed epica, con canzoni maggiormente ariose, contaminazioni etniche e velleità cinematografiche a fare da contorno ad una serie di “metal anthem” di più facile presa. Il nuovo “Rituals”, successore dell’apprezzato “Κατά τον δαίμονα εαυτού”, non fa nulla per provare a flirtare nuovamente con i fan della prima ora, proponendo anzi una raccolta di brani più che mai slegata dal classico riffing di chitarra Rotting Christ. Cori, duetti e collaborazioni di vario genere sono il fulcro della nuova proposta dei quattro greci: un nuovo approccio e nuovi obiettivi che Tolis ci spiega con la sua consueta disponibilità…
“RITUALS” POSSIEDE UN AFFLATO CINEMATOGRAFICO PIU’ SPICCATO RISPETTO ALL’ALBUM PRECEDENTE. FORSE E’ IL CASO DI PARAGONARLO AD “AEALO”, MA “RITUALS” MI SEMBRA UNA RACCOLTA DI STORIE PIUTTOSTO CHE UN VERO E PROPRIO CONCEPT ALBUM. TU COME LO DESCRIVERESTI?
“Lo descriverei esattamente come hai detto tu: una raccolta di storie, oppure una raccolta di rituali da tutto il mondo. A mio parere, questo è il più maturo, il più lineare e il più significativo album che abbiamo sinora realizzato”.
DEVO DIRE CHE QUESTA VOLTA E’ ABBASTANZA SEMPLICE RICONOSCERE LE CANZONI, DATO CHE OGNUNA DI ESSE POSSIEDE UN’ATMOSFERA DISTINTA. IL MATERIALE E’ STATO COMPOSTO IN PERIODI DIVERSI?
“Non esattamente, anche se devo ammettere che ho impiegato diverso tempo per creare questi brani e per adattarli ad ogni storia. Sicuramente questo è uno dei motivi per cui le canzoni differiscono così l’una dall’altra. Questa volta ho inoltre trascorso più tempo del solito a documentarmi prima di imbracciare la chitarra. Un metodo abbastanza diverso da quello a cui ero abituato”.
SENZA DUBBIO I VARI OSPITI PRESENTI SUL DISCO DEVONO AVERTI AIUTATO NELLO SVILUPPARE MEGLIO LE TUE IDEE. GEORGE ZACHAROPOULOS E’ UN VECCHIO AMICO, MA CHE MI DICI DI NICK HOLMES O DI VORPH, AD ESEMPIO? COME SEI ENTRATO IN CONTATTO CON LORO?
“Gli ospiti sui nostri album sono sempre persone amiche e a me care. Quando compongo un brano penso spesso a chi fra i miei amici potrebbe migliorarlo grazie al suo talento. Di conseguenza, quando mi è venuta in mente una canzone su William Blake, non ho potuto fare a meno di pensare a Nick. Idem per Vorph con ‘Litanies de Satan’: chi altri avrebbe potuto interpretare in quella maniera un poema in francese? Vi sono inoltre delle parti in sanscrito per le quali ho ricevuto l’aiuto dell’amico indiano Kathir, dei Rudra, mentre l’attrice Danai Katsameni si è occupata delle parti ispirate all’antica tragedia greca”.
NEL CORSO DEGLI ANNI HAI AVUTO MODO DI COLLABORARE CON TANTISSIMI ARTISTI. PENSI CHE LAVORARE CON DIVERSE PERSONALITA’ POSSA AIUTARTI A CRESCERE COME MUSICISTA?
“Certo, collaborare con un amico è sempre importante. Penso che queste collaborazioni possano aiutare qualcuno sia dal punto di vista artistico che da quello umano. Sono fiero di avere questi amici”.
OVVIAMENTE LA PRESENZA DI TUTTI QUESTI OSPITI DONA AL DISCO UN TOCCO SPECIALE, MA TI CAPITA DI PENSARE CHE ALCUNE DI QUESTE CANZONI NON POTRANNO ESSERE PROPOSTE DAL VIVO DALLA NORMALE FORMAZIONE?
“Sì, certamente quello che dici è il prezzo da pagare. Non so secerti brani potranno funzionare ugualmente con delle basi ad aiutarci, ma faremo degli esperimenti…”.
GLI ARRANGIAMENTI VOCALI SONO ORA UNA GROSSA PARTE DEL SOUND DEI ROTTING CHRIST. A VOLTE SEMBRANO PERSINO LA VERA BASE DELLA CANZONE, A DISCAPITO DELLE CHITARRE. PENSI CHE IL TUO APPROCCIO ALLA COMPOSIZIONE SIA SENSIBILMENTE CAMBIATI NEGLI ULTIMI TEMPI?
“Sì, è vero. Per la prima volta ho composto un album senza utilizzare molti riff. In effetti, ce ne sono pochi, ma puoi appunto trovare molti più arrangiamenti vocali. Ho provato a fare qualcosa di diverso. Dopo dodici album avevo bisogno di cambiare qualcosa, non credi? Così facendo ho dato vita ad un disco con meno riff del solito, ma con un concept più elaborato e profondo. Penso tuttavia che l’atmosfera alla base della musica sia rimasta quella di sempre. Puoi sempre respirare oscurità e ciò è il nostro obiettivo”.
I FAN DEL, SOPRATTUTTO NEL METAL ESTREMO, TENDONO AD ESSERE PIUTTOSTO TRADIZIONALISTI. QUANDO COMPONETE VI CAPITA DI PENSARE ALLE POTENZIALI REAZIONI DEL VOSTRO PUBBLICO? CERCATE MAI DI TROVARE UN COMPROMESSO TRA QUELLO CHE VORRESTE PROPORRE E CIO’ CHE I FAN SI ASPETTANO DA VOI?
“Sicuramente è difficile trovare un compromesso e di certo è impossibile accontentare tutti. Non credo che ‘Rituals’ sia un disco particolarmente sperimentale o difficile da capire; inoltre per me rappresenta un passo nella giusta direzione. Un disco che esalta la semplicità. Non lo paragonerei ad un lavoro come ‘A Dead Poem’, per il quale ricevemmo dai fan della prima ora parecchie critiche (anche se poi vendemmo tantissime copie e oggi è il nostro best seller!). Sinora ‘Rituals’ sta venendo ben accolto e io sono molto soddisfatto del disco, quindi non ho di che preoccuparmi…”.
I ROTTING CHRIST SONO DA SEMPRE SAKIS, PER QUANTO CONCERNE IL GROSSO DELLA COMPOSIZIONE. HAI INTENZIONE DI CONTINUARE COSI’ O PROVERAI A SENTIRE ALTRE IDEE ORA CHE LA LINE-UP DELLA BAND E’ DI NUOVO STABILE?
“Non avrei problemi ad accettare musica composta da altri, se questa possedesse il vero spirito dei Rotting Christ. Tutti i dischi sono stati composti da me perchè gli altri membri della formazione non sono mai riusciti a catturare al meglio questo spirito, ma forse questa potrebbe essere la volta buona. Mi piacerebbe dare spazio ai nuovi arrivati, potrei finalmente rilassarmi un po’ anche io”.
PENSI CHE TU POSSA ANCORA MATURARE COME COMPOSITORE?
“Perchè no? Cerco sempre di essere fedele alle mie origini e al tempo stesso di creare musica originale. Ovviamente nessuno può essere unico al 100%, ma chi rimane sè stesso, esprimendosi senza porsi limiti ideologici, riesce spesso a creare qualcosa di interessante. Recentemente ho scoperto che leggere, documentarsi e studiare prima di suonare mi aiuta a comporre e credo che continuerò con questo approccio anche in futuro”.
LE COSE SONO CAMBIATE PARECCHIO DAGLI ESORDI DEI ROTTING CHRIST, CON IL FILE SHARING CHE HA DISTRUTTO IL MODELLO SU CUI SI BASAVA BUONA PARTE DI QUESTO BUSINESS E CON I FAN CHE FILMANO CONCERTI CON I TELEFONI PER POI POSTARLI SU YOUTUBE, AD ESEMPIO. CONOSCENDOTI, NON CREDO TU VEDA DI BUON OCCHIO TALI FENOMENI…
“Esattamente, io sono decisamente old school. Mi sembra di essere sorvegliato dal Grande Fratello a volte. Ma non voglio generalizzare, nè incolpare qualcuno. Oggi le cose vanno così e bisogna adattarsi. L’unica cosa che mi sento di suggerire è questa: ogni tanto invitate un amico a casa, portate dei dischi e ascoltateli insieme, in tranquillità. Potrebbero aprirsi le porte di un nuovo mondo per tutti voi”.
IN OGNI CASO, VA ANCHE SOTTOLINEATO COME IL VOSTRO GENERE SIA DI NUOVO TORNATO POPOLARE DOPO QUALCHE ANNO BUIO SUL FINIRE DEGLI ANNI NOVANTA…
“Assolutamente, infatti gli album più popolari della nostra band sono gli ultimi quattro. Abbiamo ricevuto un grandissimo supporto negli ultimi anni e non vogliamo fermarci proprio adesso. Forse qualche fan di vecchia data vorrebbe continuare a sentire qualcosa simile a ‘Thy Mighty Contract’ o a ‘Non Serviam’, ma credo che non saremo mai più in grado di comporre qualcosa con quell’identico feeling. Finiremmo per apparire come una cover band. Ho grande rispetto per il nostro passato, ma i fan devono capire che non ci sono mai piaciute le scorciatoie. Per me è importante guardare avanti, provare nuove soluzioni e cercare di mantenere alto l’interesse attorno al gruppo”.
E’ DIFFICILE AVERE UNA VITA SOCIALE NORMALE QUANDO SI FA PARTE DI UN GRUPPO COME I ROTTING CHRIST DA CIRCA TRENT’ANNI?
“Sì, la mia vita sociale ha sempre avuto problemi a causa della band. Ho sempre dovuto trovare nuovi stimoli per andare avanti. Oggi mi sento un guerriero in una missione e non posso voltarmi indietro. A dispetto delle difficoltà, sono ancora qui e sono pronto a combattere”.
DOVE VEDI I ROTTING CHRIST DA QUI A CINQUE ANNI?
“Se ci troveremo in buona salute mentale e fisica, saremo sicuramente da qualche parte del globo a fare conoscere la nostra arte. Andremo ovunque vi sia un metalhead desideroso di ascoltarci”.