RUNNING WILD – Sangue, acciaio e polvere da sparo

Pubblicato il 03/12/2021 da

I Running Wild sono un nome leggendario nella scena classic metal europea, uno dei gruppi che possono vantare una schiera di fan tra i più affezionati dell’intero panorama metal. Il gruppo negli ultimi due decenni è praticamente diventato un progetto solista del suo leader Rolf Kasparek (alias Rock’n’Rolf) il quale poco più di dieci anni fa li ha guidati attraverso uno scioglimento e un repentino ritorno in attività. la magia però tipica dei Running Wild degli anni ’80 e ’90 non è più tornata e questo nome così rispettato e amato, soprattutto per il suo illustre passato, non è più stato accompagnato da una altrettanto elevata qualità compositiva. Certo, nella serie di album che vanno dal mediocre al discreto pubblicati nell’era post-reunion del 2011 non è mancato qualche colpo ben assestato ma alcuni difetti purtroppo ricorrenti hanno minato la buona riuscita delle recenti produzioni. Questo non ha risparmiato anche il nuovo lavoro “Blood On Blood” che, come sottolineato in fase di recensione, a fianco di episodi convincenti ed efficaci, ha mostrato momenti di scarsa ispirazione e una produzione non all’altezza. Abbiamo parlato del nuovo disco proprio con Rock’n’Rolf, il quale è apparso decisamente entusiasta del lavoro fatto e dell’attuale stato di forma del gruppo.

BENE ROLF INIZIAMO SUBITO COL PARLARE DEL NUOVO ALBUM “BLOOD ON BLOOD” E DELLE DIFFERENZE TRA QUESTO DISCO E I DUE PRECEDENTI “RAPID FORAY” E “RESILIENT” DAL PUNTO DI VISTA DELLA COMPOSIZIONE.
-E’ un album molto vario in cui sono presenti pezzi con diversi stili musicali e varie sfaccettature. Ho impiegato molto a trovare i dieci pezzi adatti al disco, perchè erano tutti così diversi e dovevamo amalgamarli in un unico disco. Per questo la produzione dell’album è durata parecchio tempo. Un altro dei motivi per cui il disco è diverso dai precedenti è che questa volta già conoscevo lo studio in cui ho registrato, quindi, sebbene si usi sempre Pro Tools, non ho dovuto imparare nuovamente tutto quanto. Non ho quindi dovuto concentrarmi sul ‘come fare’ una determinata cosa ma sul ‘cosa fare’. Questo è stato un aspetto che ha influito molto sulla buona riuscita dell’album.

TUTTI I PEZZI SONO STATI COMPOSTI DA ZERO O C’È QUALCOSA DI VECCHIO TRA LE NUOVE CANZONI?
-Sì sono tutti pezzi che ho composto con idee nuove e alcuni di essi, come ‘Wild, Wild Nights’, sono in uno stile che i Running Wild non avevano mai sviluppato. Nonostante ciò ci sono vari pezzi nel classico stile della band, come ‘Blood on Blood’, ‘The Iron Times (1618-1648)’ o ‘The Shellback’. Credo che abbiamo creato un ottimo mix tra questi vari stili.

AVETE REGISTRATO TUTTE LE PARTI NELLO STESSO STUDIO?
-Le parti di batteria sono state registrate in un altro studio e per fortuna siamo riusciti a completarle prima del primo lockdown di inizio 2020. Io ho lavorato nel mio studio, mentre Peter Jordan ha registrato le sue parti di chitarra e voce nel suo studio. Tutto il processo si è svolto in modo molto rilassato e abbiamo potuto così lavorare ad ogni dettaglio.

QUESTA VOLTA LE PARTI DI BATTERIA SONO STATE TUTTE SUONATE DALL’ATTUALE BATTERISTA MICHAEL WOLPERS?
-Sì, lui ha curato le parti di batteria. Io e Peter gli abbiamo dato delle idee e delle tracce di base ma poi il lavoro lo ha fatto lui.

VUOI RACCONTARCI SU QUALI TEMATICHE È INCENTRATO IL LUNGO PEZZO FINALE ‘THE IRON TIMES (1618-1648)’?
-Era da molto tempo che volevo comporre un pezzo basato sulla Gerra dei Trent’Anni. Non riuscivo però a trovare la giusta melodia che si adattasse al concept. Una volta che nella mia mente è apparsa questa melodia e l’ho suonata con la chitarra, la creazione è proseguita più velocemente e ho composto il ritornello. Con questo pezzo non volevo narrare i fatti in quanto tali o spiegare cosa era successo e chi aveva fatto cosa, ma volevo raccontare gli effetti che ha avuto questa guerra sulle persone che l’hanno combattuta. Ci sono persone che sono nate e morte durante questa guerra. Per me la cosa interessante era l’impatto che il conflitto ha avuto sulla popolazione e sulle nazioni coinvolte.

‘THE SHELLBACK’ INVECE SI RICONNETTE AL CONCEPT DI ‘BLACK HAND INN’. DA DOVE NASCE L’IDEA DI RICOLLEGARSI A QUELLA STORIA?
-Shellback significa un marinaio con una grande esperienza. Inizialmente l’idea non era quella di riconnettersi a quel concept ma quando la melodia e il pezzo presero forma, mi resi conto che sarebbe potuto essere un nostro brano degli anni ’90. Per questo mi domandai: ‘Perchè questo shellback, questo ragazzo, non può essere il vecchio marinaio protagonista del concept di ‘Black Hand Inn’ e perchè non narrare quindi la storia antecedente a quei fatti?’.

DOPO TUTTI QUESTI ANNI DI CARRIERA E I MOLTI BRANI A SFONDO PIRATESCO CHE HAI PUBBLICATO, AMI ANCORA QUESTO GENERE DI TEMATICHE?
-Assolutamente sì. I pirati saranno sempre parte del DNA dei Running Wild. Lo vedi anche dalla copertina del nuovo album, che è un ibrido tra la croce dei moschettieri e il simbolo della pirateria con le spade incrociate. Per questo sull’album ci sono pezzi come ‘The Shellback’ o ‘Diamonds & Pearls’. Non farei però un album con soli brani in quello stile, perchè sarebbe troppo limitante secondo me.

SE DOVESSI DESCRIVERE IL TUO TIPICO MODO DI SUONARE LA CHITARRA, CHE È A TUTTI GLI EFFETTI IL TRATTO DISTINTIVO DEI RUNNING WILD?
-All’inizio mi esercitai a suonare la chitarra ritmica seguendo il miglior chitarrista ritmico del mondo: Malcolm Young degli AC/DC. Negli anni settanta mi esercitavo coi loro pezzi e quello stile divenne parte del mio. Io suonavo già in un modo diverso però, tenendo la chitarra bassa e muovendo solo due dita, indice e pollice, e non tutta la mano. Questo consente di andare molto veloce ed è uno stile diverso. Ci sono pochi chitarristi che suonano in questo modo. Ho visto Paul Stanley suonare così su ‘I Was Made For Loving You’ ma di solito lui muove tutta la mano.

PREVEDI UN TOUR IN FUTURO PER SUPPORTARE IL NUOVO ALBUM O HAI IN PROGRAMMA SOLO DEGLI SHOW AI FESTIVAL ESTIVI?
-Al momento abbiamo in programma gli show nei festival estivi che erano già stati fissati per il 2020 e che sono stati posticipati. Abbiamo ricevuto anche altre offerte ma non le abbiamo accettate al momento, perchè non sappiamo se si potranno tenere i grandi eventi. Aspettiamo il prossimo anno e, quando avremo il via libera e la certezza di poter tenere altri show, rivaluteremo il tutto.

CI SONO MOLTI FAN ITALIANI CHE ASPETTANO DA ANNI CHE I RUNNING WILD TORNINO NEL NOSTRO PAESE…
-Come ho detto, al momento la situazione è decisamente incerta e qualsiasi cosa valutassimo di fare ora, non sarebbe sicura.

SOLITAMENTE AI FESTIVAL I RUNNING WILD RICOPRONO UNA POSIZIONE IMPORTANTE O DA HEADLINER MA UNA COSA CHE HO NOTATO È CHE NON SIETE MAI ACCOMPAGNATI DA UNA GROSSA SCENOGRAFIA, A DIFFERENZA INVECE DI ALTRE GRANDI CLASSIC METAL BAND COME SABATON, HELLOWEEN E ALTRI CHE NE FANNO LARGO USO.
-Non è vero, perchè il palco con la più grande produzione del Wacken Open Air 2018 fu quello dei Running Wild. Avevamo un sacco di materiale e circa 300 luci aggiuntive sul fondo e cose del genere. E’ stato lo show più grosso mai fatto su quel palco. Non mi piace invece usare altri elementi come i megaschermi sul palco e cose del genere, perchè siamo una band rock’n’roll e voglio che lo show sia quello di una band rock’n’roll.

DOBBIAMO QUINDI ASPETTARCI UNA COSA SIMILE ANCHE PER I FUTURI SHOW IN PROGRAMMA ALL’HELLFEST 2022 O AD ALTRI GROSSI FESTIVAL EUROPEI?
-Sì, il bello degli show ai festival è che puoi sempre cambiare il setup del palco e variare in base a quello che si può fare in quella determinata situazione. Invece in tour devi tenere sempre la stessa produzione.

IL 2021 SEGNA IL TRENTESIMO ANNIVERSARIO DI ‘BLAZON STONE’, CHE SE NON SBAGLIO È IL DISCO DI MAGGIOR SUCCESSO DEI RUNNING WILD.
-Sì, ero talmente impegnato con il nuovo album che mi sono totalmente dimenticato che cadeva quell’anniversario… me lo ha ricordato un ragazzo. Il prossimo anno sarà il trentesimo di ‘Pile Of Skulls’, perchè in quel periodo pubblicavamo un disco ogni uno o due anni.

NON HAI IN PROGRAMMA NULLA PER FESTEGGIARE QUESTE RICORRENZE?
-Al momento non ho nulla in programma, anche perchè per via del covid non possiamo suonare dal vivo…

ABBIAMO PARLATO DI ‘BLAZON STONE’, QUINDI MI VIENE AUTOMATICO CHIEDERTI SE HAI MAI ASCOLTATO I BLAZON STONE, UNA BAND SVEDESE CHE È UNA SORTA DI COPIA-CARBONE DEI RUNNING WILD.
-Sì, anche se conosco solo un paio di pezzi. Recentemente ho fatto un’intervista per una testata svedese e le due persone che mi hanno intervistato erano di quella band! [ride, ndr]. E’ stato divertente, perchè volevano sapere qualsiasi cosa: che strumentazione uso, come scrivo i pezzi… tutto!

FANTASTICO…
-E’ stato molto divertente perchè erano proprio dei super fan!

CI SONO GIOVANI BAND CLASSIC METAL CHE ASCOLTI?
-Di recente purtroppo non ho avuto tempo per star dietro a quello che è uscito di nuovo sul mercato, perchè sono stato veramente troppo impegnato con il nuovo album.

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