La storia degli S91 comincia almeno due lustri fa, eppure erano già trascorsi cinque anni dalla pubblicazione del loro primo album, “Volontà Legata”: un arco di tempo in cui la band ha avuto modo di ricostruirsi, di ripensare al proprio stile, di lavorare per creare un sound che fosse quanto più possibile personale. Solo quando i tempi erano maturi, ecco dunque giungere alla pubblicazione di un nuovo disco, “Behold The Mandkind”, che ha dimostrato il buon livello raggiunto dal gruppo toscano. Dediti da sempre a suonare metal d’ispirazione cristiana, nel loro disco sono riusciti a parlare di certe tematiche senza scadere nel banale, sfoderando anzi un songwriting maturo e dalle forti influenza prog, dove la tecnica e la complessità sono però sempre posti al servizio dei brani, senza mai fare sfoggio di sterili virtuosismi. Abbiamo fatto dunque una chiacchierata innanzitutto con Francesco Romeggini, chitarrista della band, con il quale abbiamo approfondito diversi aspetti relativi al disco e alla sua realizzazione. Nel prosieguo dell’intervista, quando abbiamo allargato il discorso al metal cristiano e alle influenze della band, hanno dato il loro contributo gli altri musicisti del gruppo, ovvero Francesco Londino (tastiere), Giacomo Manfredi (basso) e Giacomo Mezzetti (batteria).
SONO TRASCORSI BEN CINQUE ANNI DA QUANDO AVETE PUBBLICATO IL VOSTRO PRIMO ALBUM, “VOLONTÀ LEGATA”: COME SONO ANDATE LE COSE PER LA BAND IN QUESTO PERIODO? COME VI SIETE MOSSI?
Francesco Romeggini: “Diciamo che dopo ‘Volontà Legata’ abbiamo lavorato molto per ricostruirci, eravamo una band ancora in fase di assestamento, soprattutto per quello che riguardava la line-up. Abbiamo cercato di trovare una nostra identità e abbiamo lavorato in sala prove per trovare sintonia fra i reparti scrivendo il nuovo disco e cercando una forma artistica più efficiente”.
NEL NUOVO DISCO, “BEHOLD THE MANKIND”, VI SIETE CONCENTRATI SULL’UTILIZZO DELLA LINGUA INGLESE, MENTRE NEL PRIMO DISCO L’ALTERNAVATE CON L’ITALIANO: COME MAI AVETE OPTATO PER QUESTA SCELTA?
Francesco Romeggini: “Il primo motivo riguarda la più facile reperibilità del pubblico all’estero (ci teniamo al fatto che il nostro messaggio possa essere recepito da più persone possibili); il secondo motivo riguarda una migliore assonanza del genere con la lingua inglese. Alcuni appassionati (anche dall’estero!) sono rimasti affascinati dai nostri vecchi brani in italiano e vorrebbero ascoltarne altri quindi è probabile che in futuro ci verrà voglia di accontentarli in qualche maniera. Dopo tutto (è notizia di qualche mese fa) l’italiano è la quarta lingua più studiata al mondo!”.
SE NON ERRO “BEHOLD THE MANKIND” DOVREBBE COSTITUIRE UN CONCEPT, UNA SORTA DI EXCURSUS SULL’UMANITÀ: PUOI SOFFERMARTI BREVEMENTE SULLE TEMATICHE AFFRONTATE TRACCIA PER TRACCIA?
Francesco Romeggini: “1- ‘The Cry Of Life’: l’universo senza l’uomo è come una casa vuota. L’umanità è la coscienza dell’universo. 2- ‘Wandering Souls’: è una trasposizione romantica e moderna del racconto del Giardino dell’Eden. 3- ‘Slaves And Kings’: dalla sua nascita in breve tempo l’umanità si organizza secondo regimi corrotti e liberticidi (ovviamente il riferimento è all’Antico Egitto e a Babilonia ma è interessante notare la somiglianza di questi con i totalitarismi del XX secolo). 4- ‘The Calling’: Dio non condanna l’umanità a sottostare a questi perversi meccanismi e chiama tutti alla redenzione. 5- ‘Blind Revolutions’: non ci si può redimere attraverso rivoluzioni armate che spesso fanno largo a regimi ancora più sanguinari di quelli che vogliono combattere. 6- ‘The Son Of God’: inizia la fase finale della grande vicenda giudaico-cristiana che è una metafora della storia dell’intera umanità. 7- ‘Sacrificed’: è il racconto della Passione. Ponzio Pilato nel presentare Gesù al popolo pronuncia la frase Ecce Homo (Ecco l’Uomo), ‘Behold the Man’, in inglese. Il titolo del disco diventa quindi ‘Behold the Mankind’ proprio perché il sacrificio di Cristo è un simbolo di ciò che siamo chiamati a fare tutti noi nei confronti del nostro prossimo per creare una società più giusta. 8- ‘The Bloody Revelation’: Gesù è Dio e uomo, Re e servo, la sua vita e la sua morte devono essere un esempio per ognuno di noi”.
COME SI È SVOLTO IL PROCESSO COMPOSITIVO DEL DISCO? LE IDEE PER LE LIRICHE E PER LE MUSICHE SONO FRUTTO DI UN LAVORO DI GRUPPO O SONO PARTITE DA QUALCUNO IN PARTICOLARE?
Francesco Romeggini: “Dal punto di vista musicale abbiamo lavorato tutti e cinque insieme. Durante le prove qualcuno di noi portava un’idea, un riff, una linea melodica o un ritmo che venivano sviluppati suonando tutti insieme. In questo modo abbiamo scritto tutti i brani e dobbiamo dire che con l’arrivo di Giacomo alla batteria ciò è diventato molto più facile. I testi invece li abbiamo scritti successivamente alle musiche; ce ne siamo occupati io, Giacomo Manfredi e Maria”.
HO APPREZZATO LA PRODUZIONE, PER LA QUALE VI SIETE AFFIDATI A CRISTIANO BERTOCCHI: COME MAI AVETE FATTO QUESTA SCELTA?
Francesco Romeggini: “Volevamo lavorare con un orecchio esterno esperto in grado di valutarci senza essere troppo condizionato dagli equilibri interni della band. Abbiamo cercato un produttore nella nostra zona perché volevamo qualcuno con cui confrontarci di persona e abbiamo trovato Cristiano che aveva già avuto altre esperienze dello stesso tipo. Cristiano è stato un vero e proprio compagno di viaggio! Ci ha fatto capire l’importanza di non lasciare niente al caso, anche i particolari più piccoli e ci ha aiutati a perfezionare composizioni e arrangiamenti”.
NEL BRANO “THE CRY OF LIFE” VI AVVALETE DELLA COLLABORAZIONE DI CHRISTIAN LILJEGREN, CHE PRESTA LA SUA VOCE NELLA PARTE FINALE. MI È PARTICOLARMENTE PIACIUTO PROPRIO IL SUO MODO D’INSERIRSI NELLA CANZONE: COME AVETE PENSATO A LUI? LO CONOSCEVATE GIÀ DI PERSONA O SOLO A LIVELLO ARTISTICO?
Francesco Romeggini: “Io sono un fan dei Narnia da più di dieci anni, conoscevo benissimo tutta la discografia di Liljegren e quindi il suo stile. Nel 2014 ho avuto modo di conoscerlo di persona a un festival in Svizzera, siamo rimasti quindi in contatto tramite internet. Quando abbiamo scritto questo brano avevamo già in mente fin dagli inizi di far fare quella guest a un cantante power metal, diciamo che quella parte lo esigeva; abbiamo pensato quindi di proporre la collaborazione a lui. E’ stato grandioso vedere l’entusiasmo con cui ha accolto la nostra proposta, ne sono veramente onorato”.
IN ALCUNI BRANI CI SONO ANCHE VOCI MASCHILI CHE ACCOMPAGNANO O DUETTANO CON QUELLA DI MARIA LONDINO: TEORICAMENTE POTEVA ESSERCI SPAZIO PER ULTERIORI GUEST O ERANO STATE CONCEPITE PER ESSERE CANTATE IN OGNI CASO DA ALTRI MEMBRI DELLA BAND?
Francesco Romeggini: “Delle parti vocali maschili me ne sono occupato io, diciamo che non abbiamo pensato a proporre altre guest perché quelle parti ci suonavano bene realizzate in quel modo. Al giorno d’oggi è molto più facile fare le guest con musicisti distanti, quindi sicuramente poteva esserci spazio per qualche altro cantante, ma credo che per questo disco sia stato meglio così. In futuro credo che lo scambio vocale sia un ottimo elemento su cui lavorare, un genere dinamico come il nostro ne può beneficiare sempre”.
Francesco Londino: “La voce di Francesco, potente, grintosa, è assolutamente indispensabile in alcune parti dei nostri brani”.
SIETE DI SOLITO DEFINITI COME UNA “CHRISTIAN METAL BAND”: VI RICONOSCETE IN QUESTA DEFINIZIONE?
Francesco Romeggini: “Sì, è una definizione in cui credo possiamo rispecchiarci”.
Francesco Londino: “Certo, è un elemento fulcro della band”.
Giacomo Manfredi: “Ci tengo a sottolineare che non siamo una band con scopo clericale o propagandistico e che non siamo collegati a nessuna organizzazione religiosa. Siamo semplicemente una band che nei propri testi tratta gli argomenti che considera più interessanti e noi siamo convinti che il Cristianesimo abbia ancora molto da dire e da insegnare”.
COSA PENSATE IN GENERALE DI QUESTO COSIDDETTO MOVIMENTO DI METAL CRISTIANO? C’È QUALCHE GRUPPO CHE APPREZZATE IN MODO PARTICOLARE?
Francesco Romeggini: ”Io ascolto Christian metal da quando ero un teenager, potrei stilare una lista infinita di nomi ma preferisco evitare per non intasare la pagina (ride, ndR). In ogni caso, è un movimento a cui mi sono dedicato tantissimo nella vita (ho scritto per anni in webzine di Christian metal, ho organizzato eventi etc.), credo fortemente in quello che questo movimento rappresenta, nonostante sopravviva (almeno in Italia) con molta difficoltà”.
Francesco Londino: ”Io apprezzo molto gli Shadow Gallery che sono per me una fonte di ispirazione anche se credo non si definiscano propriamente una christian band”.
Giacomo Manfredi: “A me piacciono molto i Theocracy per quello che fanno e per come lo fanno. Hanno portato un genere musicale al suo massimo splendore e si stanno distinguendo per la qualità del proprio lavoro”.
AL DI LÀ DI ETICHETTE O MOVIMENTI DI SORTA, CREDO CHE LE VOSTRE INFLUENZE VADANO PIÙ CHE ALTRO RICERCATE IN AMBITO METAL PROG O NEL METAL MELODICO: COSA PUOI DIRCI A RIGUARDO?
Francesco Romeggini: “Sicuramente sì, quello che credo sia uno dei nostri punti forti è l’uso della complessità del prog in maniera funzionale a brani melodici e catchy; non amiamo eccedere con il virtuosismo. Sicuramente ci ispiriamo alle prog metal band più melodiche, ma alle volte spingiamo un po’ sull’acceleratore anche noi. In alcuni brani ad esempio ci sono elementi thrash (soprattutto quando canto io, che mi ispiro un po’ ai vecchi Metallica) che vanno a controbilanciare parti più dolci”.
Francesco Londino: “Il prog è la principale ispirazione. Ho conosciuto questo genere ascoltando la PFM e non me ne sono mai allontanato. Con il tempo ho iniziato anche ad ascoltare prog-metal e quindi gli immancabili Dream Theater”.
RITENETE DI ESSERE RIUSCITI AD OTTENERE COME BAND UN SOUND ED UNO STILE PERSONALE? CAPITA INFATTI DI ASCOLTARE GRUPPI CHE SUONANO TUTTI UGUALI, REALIZZANDO MAGARI DISCHI NON BRUTTI MA BEN POCO ORIGINALI. QUANTO CONTA A TUO AVVISO EFFETTIVAMENTE QUEST’ASPETTO AL GIORNO D’OGGI?
Francesco Romeggini: “Io credo di sì, con tutte le difficoltà che questo comporta ovviamente. Mescolare sound differenti a volte può essere rischioso; ma credo che noi siamo riusciti a trovare un nostro linguaggio e ciò ci permette di non essere associati a semplici cloni di band famose. Per me, in un mondo inflazionato come quello di oggi, è importantissimo trovare il modo di distinguersi dalle altre band e produrre qualcosa di originale”.
Francesco Londino: “Sì perché siamo riusciti a combinare i gusti e lo stile di tutti i membri della band. Considerando poi i temi che trattiamo nei nostri brani posso dire che la band S91 è veramente unica”.
Giacomo Mezzetti: “Sicuramente sì. Io personalmente come il resto della band, sono estremamente soddisfatto di ciò che abbiamo realizzato, qualcosa secondo me di effettivamente originale, qualcosa di effettivamente nostro, partito da ogni singolo membro ma che è confluito in un’idea comune di musica. Al giorno d’oggi secondo me è fondamentale che le band emergenti si sforzino di fare qualcosa di originale per far progredire ed evolvere ciò che è la musica”.
COME PENSATE DI PROMUOVERE IL DISCO E QUALI SONO I VOSTRI PROGETTI PER IL FUTURO?
Giacomo Manfredi: “Intanto stiamo facendo concerti nella nostra zona (il nord della Toscana) che ha una scena abbastanza florida, a mio modesto parere. Forse riusciremo a fare qualche serata anche in altre zone dell’Italia ma puntiamo soprattutto a fare qualche concerto in Europa con i contatti che abbiamo stabilito in questi anni. In più siamo attivissimi sui social che purtroppo o per fortuna sono diventati fondamentali anche se alcune dinamiche non le condivido e cerco di tenerle lontane da noi (clickbait, meme, polemiche gratuite solo per attirare l’attenzione, etc.)”.