Uscito ufficialmente da un paio di giorni, “Legends” è il nuovo disco dei Sabaton, ultimo di una lunga serie di successi che hanno portato la band svedese capitanata da Joakim Brodén e Pär Sundström ad essere un nome molto importante del metal melodico. Avremmo potuto chiamarlo anche semplicemente power metal, ma è altrettanto vero che i nostri sono sì partiti da quel territorio, ma hanno poi creato un suono piuttosto personale: magari un po’ semplicistico, ma sicuramente adeguato per gli show dal vivo e di ampio successo.
Ne abbiamo discusso con un disponibile Pär, soffermandoci soprattutto sulla carriera dei nostri fino a questo punto. Non perché “Legends” sia un disco compendioso, anzi, ma ad un gruppo pieno di idee come i Sabaton ci è sembrato importante muoverci un po’ oltre la descrizione della nuova copertina o l’ennesimo cambio di formazione.
DOPO DIVERSI CONCEPT LEGATI AD UN SOLO ARGOMENTO, “LEGENDS” SI MUOVE AVANTI E INDIETRO IN DIVERSI PERIODI STORICI. VISTO CHE PER I SABATON LA PARTE NARRATIVA È SEMPRE STATA MOLTO IMPORTANTE, CÈ QUALCHE PERIODO STORICO/CANZONE IN PARTICOLARE A CUI VI SIETE AFFEZIONATI?
– “Templars” è stata la prima canzone a cui abbiamo lavorato ed è stato in quel momento che ci siamo resi conto che avremmo trattato argomenti diversi, da cui il titolo “Legends”. E’ un pezzo molto epico e da tempo volevo narrare le vicende dei Templari.
Quando la canzone è nata strumentalmente, mi sono subito reso conto che avrebbe dovuto parlare dei Templari. Joakim è stato subito d’accordo.
“A Tiger Among Dragons” è un altro episodio che mi è particolarmente piaciuto, anche perché per noi è insolita per come è strutturata, visto che ci siamo occupati in parte di strumenti diversi dai nostri (Joakim delle chitarre, per esempio).
“I, Emperor” invece ha avuto una gestazione molto lunga, visto che Joakim era molto soddisfatto del pre-chorus ma non è riuscito, per un bel po’, a proseguire con un ritornello altrettanto valido. Il risultato finale secondo me è ottimo, alla fine Joakim ha fatto un ottimo lavoro.
ORMAI I VOSTRI VIDEOCLIP HANNO GROSSI BUDGET E QUINDI NON SONO SOLO UN ABBELLIMENTO. COL TEMPO, QUESTO HA INFLUENZATO IL VOSTRO MODO DI SCRIVERE, VISTO CHE ORMAI SAPETE CHE POTRETE ABBINARE ALLE CANZONI PRODUZIONI VIDEO IMPORTANTI?
– La musica viene sempre prima, perché se la canzone non è buona, nonostante un buon video il risultato finale sarà sempre mediocre. E’ comunque vero che i video offrono possibilità ulteriori per le canzoni. Oltre a portali come YouTube, ormai anche le piattaforme digitali nate per l’audio offrono i video e le possibilità che le canzoni aumentino il loro appeal crescono.
Nello specifico, credo che il video per “Hordes Of Khan” possa davvero regalare qualcosa in più alla canzone: l’idea del video è nata ben prima del disco, quando ancora stavamo realizzando “The War To End All Wars”. L’esperienza di collaborazione con i musei e la realizzazione del lungometraggio animato ci ha fatto venire voglia di riportare il concetto di museo nella nostra musica. Ci è voluto tempo, ovviamente, ma stavolta tutto si è allineato nel modo giusto.
La presenza dei ragazzini è secondo me molto azzeccata. Abbiamo curato il casting personalmente e ai ragazzi è stato richiesto di recitare la parte dei musicisti nella maniera migliore . Abbiamo loro fornito la canzone inedita in anticipo e quando lo abbiamo girato mi sono occupato personalmente di aiutarli e sostenerli, visto che ormai un po’ di esperienza sul palco ce l’ho!
RIPARTIAMO ESATTAMENTE DA QUI. IL MUSEO E I RAGAZZI DEL VIDEO DI “HORDES OF KHAN” RAPPRESENTANO DUE ASPETTI IMPORTANTI PER I SABATON: DI SICURO IL TARGET DEI GIOVANI E DEI GIOVANISSIMI – IMPORTANTE PER VOI – E POI L’ASPETTO DIVULGATIVO STORICO. DIREI CHE ORMAI NON È PIÙ POSSIBILE SOTTOVALUTARE QUEST’ULTIMO FATTORE, NELLA VOSTRA CARRIERA DI MUSICISTI. O NO?
– Se ripenso ai nostri inizi di carriera, abbiamo sempre voluto scrivere di temi reali e in qualche modo tangibili. La storia militare è sempre stata una nostra passione. Certo, mentirei se ti dicessi che sapevo fin dall’inizio che tutto questo sarebbe diventato così importante, ma è altrettanto vero che non abbiamo inventato niente.
Gli Iron Maiden l’hanno fatto molte volte e ben prima di noi. Magari, non hanno fatto solo quello e quindi non è possibile incasellarli come noi in un gruppo che si occupa di storia, ma di bellissime canzoni su temi del passato ne hanno fatte parecchie!
C’È QUALCHE STORIA CHE NON AVETE ANCORA AVUTO LA POSSIBILITÀ DI RACCONTARE? PER QUALSIASI RAGIONE…
– Ho sempre voluto raccontare la storia dei Templari, per esempio, ma ho dovuto aspettare perché per un paio di album ci siamo occupati interamente della Prima Guerra Mondiale. Questo è un disco che, tematicamente parlando, ci permette di essere davvero liberi e così è stato. Oltre a questo, ci sono temi storici che non dovrebbero essere affrontati perché troppo controversi e non vogliamo davvero far partire dibattiti politici di qualsiasi tipo.
LE COLLABORAZIONI DEI SABATON CON REALTÀ NON STRETTAMENTE METAL SONO ORMAI UNO STANDARD. VIDEOGIOCHI, MUSEI, PERFINO MATTONCINI… NON È QUALCOSA CHE TUTTE LE BAND FANNO, MENTRE VOI SEMBRATE VERAMENTE A VOSTRO AGIO. CHE CI DICI?
– E’ curiosità e un genuino interesse che mi spinge a cercare questo tipo di collaborazioni. Quando abbiamo fatto la nostra linea di mattoncini simili ai Lego, molti hanno avuto dei dubbi, ma poi le vendite sono andate oltre ogni aspettativa. Anche il gioco da tavolo è stato un successo. C’è molto altro da esplorare in futuro, ne sono sicuro. Componiamo con amore e dedizione e portiamo la nostra musica sul palco. Quello deve rimanere un aspetto primario. Però, una volta fatto, c’è moltissimo altro da fare con la band! Credimi, mi piace davvero molto!
TU E JOAKIM SIETE NELLA BAND DALL’INIZIO. C’È STATO UN MOMENTO DI PASSAGGIO ‘REALE’ IN CUI VI SIETE SENTITI PREPARATI PER IL VOSTRO SUCCESSO E IN QUALCHE MODO CONSAPEVOLMENTE ‘ALLA GUIDA’ DEL PROGETTO SABATON?
– In molti sensi, ci siamo costruiti il viaggio da soli. Non abbiamo un management esterno e controlliamo molti aspetti della vita della band da soli. Ho dovuto imparare come fare le cose da solo, fin dall’inizio. Da quelle più semplici, come firmare i poster per i fan a quelle più complicate, come la nostra contabilità.
Passando per gli effetti pirotecnici, per cui ho preso una licenza e ho iniziato a costruirmeli in autonomia. Ovviamente non ti cito nemmeno le cose più scontate, come il booking dei concerti, la prenotazioni di voli, trasporti e il merchandise. Potevamo assumere persone per farlo al posto nostro, ma spesso abbiamo scelto di imparare a fare tutto da soli.
BEH, ALLORA, C’È UNO DI QUESTI PERCORSI DI APPRENDIMENTO CHE, SECONDO TE, È VENUTO PARTICOLARMENTE BENE? MAGARI MOLTO MEGLIO DI QUANTO VI POTRESTE ASPETTARE?
– Il nostro percorso in generale mi rende veramente orgoglioso di quanto abbiamo fatto, davvero. Molto di più di averlo affidato ad altri. Nulla è arrivato di colpo grazie ad un singolo o a qualche fatto improvviso, ma tramite duro lavoro e progressione. Non saprei quindi scegliere qualcosa di specifico.
COME VEDETE I PRIMISSIMI LAVORI ORA?
– Sono ancora molto buoni e li ascolto volentieri. Non considero “Metalizer” come il nostro primo disco mentre lo è “Primo Victoria” (con “Metalizer” si riferisce ad un album di debutto poi scartato e ripubblicato solamente più avanti in forma di raccolta, ndr). Sono tuttora molto orgoglioso di quegli album.
Abbiamo usato uno studio semi-analogico con poco tempo e un budget ridotto, ma è stata una bella esperienza. Tommy Tägtgren, il nostro produttore all’epoca (fratello del più famoso Peter e collaboratore agli Abyss Studios, oggi chiusi, ndr) era un buon professionista ma non aveva mai fatto determinate cose che servivano al nostro suono melodico. Era ovviamente più pratico di metal estremo. E’ stato un bel rischio, ma ci è andata bene!
ADESSO AVETE UNA CARRIERA BEN AVVIATA. VI SENTITE ANCORA TOTALMENTE LIBERI ARTISTICAMENTE PARLANDO? INTENDO DI SCRIVERE QUEL CHE VI PARE E PIACE?
– Assolutamente sì. Ecco il motivo per cui nessuno di noi ha side-project. Nei Sabaton emergono tutte le nostre esigenze artistiche. Ci sono anche diversi stili musicali nella band, seppur collegati ad un macro-genere ben definito.
Per esempio, in “A Tiger Among Dragons” ci sono diversi spunti progressivi e in passato abbiamo scritto canzoni che sono molto vicine ad essere thrash metal come strutture.
UNA COSA CHE APPREZZO È CHE ALLA FINE NON VI PRENDETE MAI TROPPO SUL SERIO. IL METAL SPESSO SI PRENDE PARECCHIO SUL SERIO… È UNA DUALITÀ BEN PRESENTE NELLA NOSTRA MUSICA.
– E’ una questione molto personale e dipende molto dall’immagine che ogni gruppo si da. Noi alla fine parliamo di cose serie e non proprio divertenti come la storia militare, ma non possiamo completamente identificarci con esse. Dovremmo essere decisamente più seriosi per parlare di guerra, ma probabilmente le persone non lo apprezzerebbero e non se la godrebbero.
E’ comunque heavy metal e fino ad un certo livello va preso per quello che è, anche solo per la sua musica. Infine, c’è il fattore personale: siamo molto spesso sul palco e a lungo andare, non possiamo essere ciò che non siamo. Si vedrebbe subito che non siamo autentici.
I SABATON HANNO INIZIATO A FINE ANNI ’90, INSIEME AD UNA GENERAZIONE DI HEAVY E POWER METAL BAND DIFFERENTE DA QUELLA DI ADESSO. VOI PERÒ NEL TEMPO AVETE TROVATO UN VOSTRO PUBBLICO PIÙ GIOVANE E NUOVO MENTRE MOLTI ALTRI SI SONO FERMATI, SCIOLTI O RIDIMENSIONATI. SECONDO TE PERCHÉ?
– Si possono fare tantissime riflessioni a riguardo. Alcuni di quei gruppi erano semplicemente troppo preoccupati a mantenere il loro status senza aprirsi a novità. Anche banalmente tutte le collaborazioni che nel tempo abbiamo fatto noi. Con il tempo, la strategia di essere aperti mentalmente ha pagato.
Oltre a questo, i Sabaton suonano come molti altri gruppi, ma nessun gruppo suona come i Sabaton (ride, ndr). Non abbiamo mai cercato di copiare completamente uno stile altrui, se ci pensi. Joakim non ha mai avuto un classico stile power metal come cantante, anche quando cercavano voci altissime.
Peraltro, non abbiamo nemmeno mai seguito dei trend specifici e abbiamo continuato per la nostra strada. D’altronde, la nostra musica non era già più popolare nel momento in cui abbiamo iniziato noi, quindi essere stati costanti secondo me ha pagato sulla lunga distanza!

