Fa un certo effetto parlare di determinate tematiche coi tempi che corrono attualmente: non risulta semplice accostare la guerra a una proposta di intrattenimento, quando la guerra si trova molto più vicina a noi di quanto non fosse lecito pensare. Tuttavia è altrettanto vero che un album dei Sabaton non è solo divertimento, ma anche una piccola lezione di Storia da parte di un gruppo di musicisti appassionati, in grado nel corso della loro carriera di dare visibilità a figure ed avvenimenti con cui la maggior parte delle persone ha avuto modo di entrare in contatto unicamente all’interno di libri e documentari. Inoltre, riteniamo che una fruizione più leggera e spensierata della musica – come può essere la loro ultima fatica “The War To End All Wars” possa essere utile per affrontare con uno spirito parzialmente più sereno e speranzoso il presente dal momento che, anche nelle fasi più tristi e buie, nella proposta dei Sabaton la luminosità non manca di certo. Il frontman Joakim Brodén è di fatto l’emblema di gran parte di ciò che caratterizza il sound e lo spirito stesso della formazione svedese, con il suo modo unico di raccontare le tematiche trattate da ormai oltre vent’anni. Sarà proprio lui ad intrattenerci ancora una volta con le sue argomentazioni mai troppo seriose e sempre con il sorriso ben stampato in volto (ed essendosi svolta l’intervista prima dello scoppio effettivo della guerra in Ucraina, non troverete domande sull’argomento). Buona lettura!
CIAO JOAKIM, IL NUOVO ALBUM “THE WAR TO END ALL WARS” MUSICALMENTE INCARNA QUELLO CHE CI SI ASPETTA DA UN LAVORO DEI SABATON. TUTTAVIA, RITIENI CHE SI POSSA CATALOGARE COME UN SEGUITO DEL PRECEDENTE “THE GREAT WAR” O COME UN’OPERA DEL TUTTO SEPARATA?
– Ciao! Allora, sicuramente dal punto di vista delle tematiche e della storia, più che un successore, io lo catalogherei come un fratello (o una sorella) in tutto e per tutto di quello che rappresenta ancora oggi “The Great War”, e lo si può riconoscere ad esempio dalla copertina volutamente simile o da alcuni piccoli inserti come la voce narrante, oltre che ovviamente dai testi sulla Prima Guerra Mondiale. Tuttavia, sul versante musicale è bene specificare che la nostra priorità è sempre stata renderlo un’opera ben distinta, e anche per questo il lavoro che c’è stato è partito totalmente da zero e con idee di realizzazione finale differenti.
TRA QUESTI DUE ALBUM HA AVUTO LUOGO UNO SCENARIO ALQUANTO ANOMALO, LEGATO OVVIAMENTE ALLA PANDEMIA, E VORREI QUINDI CHIEDERTI: COM’É STATO LAVORARE NELLE CONDIZIONI IMPOSTE DALLA SITUAZIONE?
– La pandemia, comunque la si voglia vedere, ha modificato pressoché tutto nella routine di molte persone, in particolar modo musicisti, sportivi, attori, operatori dello spettacolo e chiunque nel settore dello spettacolo. Ciò nonostante devo ammettere che la fortuna ha voluto che per noi le differenze fossero tutto sommato irrisorie al momento della composizione: infatti le regole vigenti in Svezia, dove non è mai stato approvato un effettivo lockdown, ci hanno permesso di incontrarci e lavorare su ciò che ci riesce meglio in condizione non poi così lontane da quelle usuali. A questo si può aggiungere l’assenza di date live e/o tour effettivi, il che ci ha permesso di dedicarci ulteriormente alla stesura dei brani.
TRATTANDOSI DEL SECONDO ALBUM CHE TRATTA DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, RITENETE DI AVERE ANCORA DEGLI ARGOMENTI APPARTENENTI AL MEDESIMO PERIODO STORICO DI CUI PARLARE IN FUTURO?
– Direi proprio di sì, anche se attualmente posso dirti che l’idea generale è di deviare dall’argomento in questione quando sarà il momento di dedicarci al futuro album dei Sabaton, perchè dopo ben due lavori sul medesimo tema riteniamo opportuno proporre qualcosa di differente. Ma è anche vero che si tratta di un periodo storico che offre davvero una moltitudine di aneddoti e storie da cui attingere per dare vita a uno o più pezzi inediti, quindi è probabile che ci sarà nuovamente occasione di mettere in musica le gesta di coloro che si sono contraddistinti in quegli anni, anche se magari senza basarci sopra un intero concept.
ANALIZZANDO L’ALBUM DALL’INTERNO, QUALI RITIENI SIANO I BRANI CUI TI SEI AFFEZIONATO MAGGIORMENTE, E QUALI INVECE SONO DESTINATI DAL TUO PUNTO DI VISTA A ESSERE I PIÙ POPOLARI?
– Ti farà probabilmente ridere come cosa, ma è da quando i Sabaton sono diventati una band più in vista che i brani più popolari corrispondono ai miei preferiti, e “Swedish Pagans” ne è una valida dimostrazione. Nel caso specifico credo appaia già abbastanza cristallino che uno dei brani destinati a girare maggiormente tra gli ascoltatori sia “Soldier Of Heaven”, che non a caso abbiamo scelto di utilizzare come singolo. Personalmente, la mia speranza è che gli ascoltatori possano affezionarsi ad esempio a “Dreadnought”, una delle mie preferite in assoluto, anche se riconosco non raggiunga lo stesso livello di orecchiabilità e fruibilità di quella menzionata prima.
E PER QUEL CHE RIGUARDA I TESTI E LE STORIE NARRATE, VORRESTI MENZIONARNE UNO IN PARTICOLARE?
– Dipende: sono tutte storie cui mi sono appassionato moltissimo e di cui sono ben felice di poter cantare. Però dovendone sceglierne una credo opterei per “Christmas Truce”, il cui racconto racchiude al suo interno un messaggio fondamentale per capire quel sottile confine che sussiste tra chi si trova al fronte per svolgere il suo dovere, e l’essere umano che è sempre e comunque presente in lui. Pensa ad esempio a quelle tregue non ufficiali, in cui soldati di schieramenti diversi decisero di stabilire dei brevi ‘cessate il fuoco’ per scambiarsi doni, auguri e speranze in occasione del Natale, anche con chi combatteva dalla parte opposta. Anzi, pare che qualcuno avesse organizzato persino delle partite di calcio amichevoli. Capisci quindi la portata emotiva di un avvenimento simile, che non può e non deve essere ignorato.
DANDO UN’OCCHIATA INDIETRO NELLA DISCOGRAFIA DEI SABATON, CI SONO DEGLI ELEMENTI PARTICOLARI DA CUI VORRESTI ATTINGERE AL MOMENTO DI GUARDARE AVANTI E PROSEGUIRE CON DEI LAVORI DEL TUTTO NUOVI, ANCHE MUSICALMENTE?
– Bella domanda, nessuno me l’ha mai fatta prima in effetti. Allora, è chiaro che dopo dieci album, se si osserva per intero la propria discografia, in particolar modo i primi anni, è facile notare una moltitudine di dettagli, approcci e tecniche di cui si è avuto modo di usufruire, ma in molti casi questo si traduce più nella presa di coscienza di aver scoperto e usufruito di determinate soluzioni, senza però approfondirle per davvero; e questo vale sia per questioni puramente musicali, sia ad esempio per tutto ciò che riguarda la produzione, il mixaggio e la cura per i singoli orpelli caratteristici. La risposta quindi è sì, e ora che mi ci fai pensare mi viene in mente più di un episodio inerente al discorso, e ritengo che, con l’esperienza maturata, si possa sicuramente andare a riprendere quanto fatto in passato e dedicarcisi nuovamente con una mentalità più completa e delle competenze maggiori, in modo da trasformare magari un’idea grezza a suo tempo in qualcosa di più efficace. L’importante – e questo l’ho sempre pensato sin da quando ero ragazzino – è comunque fare il meglio che ci è possibile, di modo da poterci poi guardare indietro per imparare qualcosa, senza però scadere nella volontà di rimpiangere o criticare quanto fatto in precedenza: magari potrà non suonare al top ora come ora, ma è comunque il meglio che era possibile fare in quel momento.
QUALE DEFINIRESTI COME LA TUA PRIORITÀ AL MOMENTO DI SCRIVERE UN NUOVO BRANO?
– Oh beh, potrebbe non sembrare una mentalità ‘salutare’, ma la mia priorità è che ogni brano possa ambire a essere il migliore della storia dei Sabaton, perché è vero che a tutti piace ascoltare cose diverse, ma è importante partire sempre da una base coerente con quella che è la storia compositiva della band. Per fare questo ritengo giusto partire accostando le piccole idee e i brevi riff, che da sempre rappresentano il seme da cui poi potrà germogliare un intero album, con una sorta di ‘greatest hits’ di quanto fatto nelle precedenti occasioni, e anche se il confronto inizialmente non può reggere, questo ci da la possibilità di scegliere gli elementi vincenti da cui partire per trovare le giuste direzioni in cui indirizzare i singoli brani. Con questo sistema posso lavorare anche a più di un brano per volta e decidere man mano cosa aggiungere, e una volta che si è ottenuta una tracklist coerente si può poi ripartire per affinare tutto ciò che necessita di un abbellimento generale e, soprattutto, aggiungere ciò che risulta mancante per fornire un disco della giusta varietà.
MEMORI DELLA VOSTRA COLLABORAZIONE CON GLI APOCALYPTICA PER LA RIEDIZIONE DEL BRANO “ANGELS CALLING”, RITIENI POSSIBILE QUALCOS’ALTRO DI SIMILE IN FUTURO?
– Certo, perché no? L’importante è che si tratti di una scelta coerente e dall’esito spontaneo, utile alla valorizzazione del singolo brano e della condizione stessa in cui si trovano le formazioni coinvolte. Per “Angels Calling” è stato tutto sommato semplice, in quanto c’era un tour insieme in programma e si trattava comunque di un brano già esistente ai tempi dell’album “Attero Dominatus”, e che con questa collaborazione è riuscito a splendere nuovamente. In alternativa, anche se dovesse sembrare qualcosa di slegato, l’importante è che sia comunque qualcosa di divertente e accattivante. In un futuro si potrebbe magari fare qualcosa di inedito.
CHI TI PARLA HA INIZIATO A SEGUIRE LA VOSTRA MUSICA SIN DA RAGAZZINO, QUANDO VOI ERAVATE POCO PIÙ CHE UNA BAND UNDERGROUND, MENTRE ADESSO SIETE SULLA CIMA DEL MONDO. QUESTO É GIÀ DI PER SÉ UN SOGNO REALIZZATO, MA SE DOVESSI DIRMENE UNO DA REALIZZARE?
– Suonare dal vivo in Francia sulle spiagge dello sbarco in Normandia! Non ti so dire se e quando sarà possibile, ma il mio sogno vede distintamente il palco rivolto verso il mare sulla costa, dove per intenderci a suo tempo si trovavano le postazioni tedesche, con il pubblico schierato sulla spiaggia come un immenso battaglione di alleati durante lo sbarco. So che ogni fan dei Sabaton desidererebbe essere lì quando succederà, ma allo stato attuale il primo a sperare di poterci essere sono io stesso (ridiamo, ndr). Ciò che hai detto tra l’altro fa ancora un certo effetto, perché nei primissimi tempi, mentre suonavamo in salotto bevendo birra e guardando le VHS degli Helloween, speravamo a malapena di poter suonare un giorno su un palco importante, figurarsi poter dire di essere stati headliner a Wacken con uno spettacolo su due palchi.
PARLANDO PROPRIO DI DATE LIVE, COSA POSSIAMO ASPETTARCI DAI FUTURI TOUR?
– Faccio a meno di dirti che ci sarà nuovamente un importante focus sui rimandi alla Prima Guerra Mondiale, anche se con le dovute differenze rispetto al tour precedente, ma molto dipenderà anche dalla location e dal paese in cui ci esibiremo. Ricordiamo con rammarico quando dovemmo annullare una grossa fetta del tour di “The Great War” a causa dello scoppio della pandemia, e anche per questo è probabile che partiremo cercando di recuperare quelle date, includendo più pezzi dallo scorso album all’interno della setlist, di modo da tentare di rimediare. Per quel che riguarda invece le date in Europa, ad esempio, è probabile che potrete godere della presenza di qualche classico in più e magari di una chicca o due, anche perché vorremmo variare la nostra setlist di volta in volta. Spero che ciò che abbiamo in programma per la data in Italia possa essere di vostro gradimento.
VISTO CHE CI HAI NOMINATO, CHE TIPO DI RAPPORTO HAI CON LA NOSTRA STORIA E IL NOSTRO PUBBLICO?
– Devo confessarti di non essere un grande conoscitore della storia italiana, eccezion fatta per l’impero romano, ma è una lacuna cui spero di poter porre presto rimedio, anche perché siamo in cerca di nuovi temi di cui trattare all’interno delle produzioni future e così facendo di fatto prenderei due piccioni con una fava. Per quanto riguarda il pubblico, ho sempre adorato la vostra energia e la vostra capacità di divertirvi per davvero prima, durante e dopo il concerto. Tuttavia io non mi fido più tanto di voi, perché ogni volta che cerco di imparare qualcosa nella vostra lingua finisco puntualmente con l’esclamare qualche bestemmia in italiano dal palco o anche di persona insieme a qualche fan più o meno strano (risate, ndr). Mi ricordo ancora quando le prime volte lo dicevo con nonchalance ignorandone la traduzione esatta, poi quando ho capito il significato mi sono trovato a metà tra il divertito e il proverbiale “uhm, questa cosa potrebbe non andar bene!” in caso di riprese ufficiali. Ti dico soltanto che il sempre verde “noch ein bier” (un’altra birra, ndr) tanto caro ai tedeschi oramai è usato un po’ ovunque, probabilmente perché è apparso talmente tante volte in DVD e riprese varie da diventare un marchio di fabbrica; accadesse lo stesso con le vostre ‘imprecazioni divine’ potrebbe essere problematico (risate, ndr).
LA TUA PRESENZA SCENICA E IL TUO MODO DI RAPPORTARTI COL PUBBLICO STANNO FACENDO SCUOLA, LA RITIENI UN’ARMA FONDAMENTALE NELL’ARSENALE DEI SABATON?
– Dipende dai punti di vista, in quanto non ogni musicista e/o estimatore vive il concerto alla stessa maniera. Io personalmente amo follemente ciò che faccio per vivere e adoro poter cambiare il mio repertorio scenico in base alla location in cui mi trovo, in quanto ciò che diverte in un posto potrebbe non avere la stessa efficacia in un altro. Inoltre, molti non lo sanno, ma l’attività live sa anche essere noiosa se ci si accorge di svolgere un semplice compitino ad ogni data, con le stesse canzoni proposte e riproposte fino allo sfinimento senza applicare variazioni di sorta. Per quel che mi riguarda, differenziare il modo in cui la band si interfaccia col pubblico volta per volta è utile sia a rinnovare il nostro interesse per ciò che facciamo anche in vista della data successiva, sia per far presente a chi ci ascolta che non siamo una band che mira a seguire un banale copione. Per fare due esempi, nelle date italiane il nostro chitarrista Tommy si diverte sempre a spiccicare un po’ di italiano on stage, e un’altra volta io ho fatto permanentemente cambio di maglia con un fan in prima fila. Sono piccole cose e non sono di certo imprescindibili, però ci piacciono e fanno parte della nostra natura.
CAMBIANDO ARGOMENTO, PENSANDO AL BRANO “STEEL COMMANDERS” E ALLA VOSTRA APPARIZIONE ALLA GAMESCOM DI QUALCHE ANNO FA, TERRESTI IN CONSIDERAZIONE L’IDEA DI ENTRARE ANCORA DI PIÙ NEL MONDO DEI VIDEOGIOCHI?
– Certo, anche qui perché no? Idem come sopra, l’importante è che abbia un senso o che possa risultare fottutamente divertente! Io personalmente adoro il gaming da sempre, anche se non riesco a giocare quanto vorrei per ragioni di tempo (oltre che di ping nel caso dei giochi online), ma questo è un altro discorso. Una cosa interessante potrebbe essere fare come altri colleghi prima di noi, che hanno trovato letteralmente posto all’interno di un videogioco, eseguendone la colonna sonora o addirittura apparendo come personaggi non giocanti; non soltanto per l’ovvio divertimento che scaturirebbe da un’operazione simile, ma anche perché potrebbe darci modo di imparare molto. Ad esempio, quando abbiamo collaborato con Wargaming a suo tempo, ciò che ci ha lasciato più incuriositi era l’evidente differenza che sussisteva tra il loro modo di lavorare come sviluppatori in confronto al nostro come ‘semplici’ musicisti. Questo perché in un videogioco la dinamica assume un ruolo predominante per via della necessità di seguire ed enfatizzare l’azione a schermo.
PENSANDO INVECE AL VOSTRO CANALE DI ARGOMENTAZIONE STORICA E, OVVIAMENTE, AI VOSTRI TESTI. VI PIACE L’IDEA DI STIMOLARE UNA POSSIBILE PASSIONE PER L’ARGOMENTO A CHI ENTRA IN CONTATTO CON VOI?
– Per noi effettivamente è una soddisfazione non da poco, anche se non si tratta comunque del nostro principale obbiettivo come band, e questo semplicemente perché abbiamo l’umiltà di etichettarci come gli appassionati che siamo, e non come degli esperti o degli storici in tutto e per tutto. Il motivo per cui ci siamo rivolti a Markus Linke e Indy Neidell (loro collaboratori ufficiali sul canale YouTube “Sabaton History”, dedicato ad approfondimenti storici, ndr) è proprio per sopperire a delle nostre eventuali mancanze, nonché per affiancarci di veri esperti in grado di argomentare e trattare degli argomenti contenuti nei nostri brani con una cura maggiore rispetto a quella che potremmo avere noi da soli. Abbiamo ricevuto molti feedback in merito, in cui molti estimatori ci dicevano di aver riscoperto l’amore per la storia grazie a noi, e noi ogni volta ribadiamo che per noi è una passione tanto quanto per loro. Esattamente come la passione per la musica metal, che in futuro vorremo omaggiare nuovamente come facemmo al tempo di “Metal Machine” e “Metal Crue”.