SADIST – Brutali predatori

Pubblicato il 07/12/2015 da

Un bel ritorno, quello dei Sadist, in questo 2015 ricco di soddisfazioni dal punto di vista musicale. “Hyaena” è l’ultima fatica in studio per i prog deathster genovesi, capitanati dall’inossidabile e loquace Trevor che si è prestato a questa intervista. E’ un vero piacere scambiare alcune considerazioni insieme a lui, che nel tempo è divenuta una sorta di figura di riferimento del metal estremo tricolore: con lui abbiamo parlato sia delle tematiche di questa nuova fatica in studio che della scena metal nostrana, ma non solo. A voi il resoconto della nostra chiacchierata.

Sadist - Intervista - 2015

“HYAENA” HA UN CONCEPT MOLTO INTERESSANTE. TI ANDREBBE DI DIRCI QUALCOSA DI UN PO’ PIU’ APPROFONDITO A RIGUARDO DEI TESTI E DELLA STORIA CHE AVETE DECISO DI RACCONTARE?
“Sono un folle appassionato di natura selvaggia e biologia, da anni seguo con particolare attenzione la iena, stupendo animale che troppe volte è stato disprezzato. Non tutti però conoscono le sue abitudini, le sue tecniche di caccia, l’importanza della matriarca all’interno di un clan. Attraverso le tematiche affrontate su questo nuovo full length ho voluto tracciare il profilo di uno dei predatori più brutali che vive le pianure africane. Non sono animali spazzini, né ladri, e non si cibano solo di carogne, assolutamente no, le iene cacciano in branco, sono astute, predatori voraci, molto forti e resistenti, capaci di spezzare in due la tibia di un bufalo cafro. La iena: brutale assassino innocente”.

IMMAGINO CHE TU ABBIA COMPIUTO UNA SORTA DI STUDIO, O ALMENO DELLE RICERCHE, PER SCRIVERE UN INTERO ALBUM SU QUESTO ARGOMENTO. ERA LA PRIMA VOLTA CHE SVOLGEVATE UN LAVORO COSI’ METODICO PER IL CONCEPT DI UN VOSTRO ALBUM?
“Da sempre curo le liriche Sadist, musica e testi hanno pari importanza, siamo dannatamente pignoli e, in tutta onestà, ogni nuova uscita comporta un’accurata ricerca sull’argomento, o comunque l’approfondimento del concetto, andando a fondo e curando nei minimi dettagli il tutto. Così con il precedente ‘Season In Silence’, oggi con ‘Hyaena’. L’unica differenza, se vogliamo, è dettata dal fatto che in questo caso tutto ruota intorno ad un unico soggetto e con la ricerca sono andato a scavare ancora più a fondo, nei meandri dell’istintiva brutalità”.

UNA CURIOSITA’: SONO NATE PRIMA LE CANZONI O L’IDEA DI COMPORLE SECONDO UN CONCEPT BEN PRECISO?
“Anche in questo senso musica e liriche camminano parallelamente. Mentre Andy, Tommy e Alessio erano occupati nella stesura dei brani, io, lontano dal caos cittadino, mi sono preso cura dei testi. Ognuno di noi è consapevole di quello che serve alla band, quel determinato suono, quella determinata parola al posto giusto… il nostro è un lavoro di squadra”.

LE SONORITA’ TRIBALI DI “HYAENA” MI HANNO INEVITABILMENTE PORTATO ALLA MENTE UN DISCO COME “TRIBE”, OVVIAMENTE IN CHIAVE PIU’ ATTUALE. SONO IO CHE SONO UN IRRIDUCIBILE NOSTALGICO, OPPURE C’E’ QUALCOSA DI VERO? E SE SI’, C’E’ QUALCOSA DI VOLUTO?
“La iena è un predatore che vive in buona parte dell’Africa, musicalmente era quasi doveroso sfociare in qualche frangente etno/tribale e poi, a dirla tutta, come dici tu, già in passato, con ‘Tribe’ e l’omonimo ‘Sadist’ ci siamo spinti in tali sonorità. A questo giro però siamo scesi nei dettagli, sia per quanto riguarda l’uso degli strumenti che nell’esserci avvalsi della collaborazione di un grande professionista e percussionista, Jean N’Dyae, il cui prezioso supporto ha dato incredibili colori al disco”.

TOMMY IN VARIE INTERVISTE DICEVA DI AVER SCRITTO “TRIBE” PRATICAMENTE TUTTO DA SOLO. “HYAENA”, INVECE? COME NASCE OGGI UN BRANO DEI SADIST?
“Come detto poco fa, il nostro è un lavoro di team, ognuno di noi svolge il proprio compito al meglio delle sue possibilità. Tommy, Andy e Alessio sono musicisti unici, molto preparati e che di certo non si risparmiano. Inutile dire che è essenziale avere grande affiatamento e soprattutto fiducia e rispetto, questo è ciò che più conta. Andy sta vivendo un momento di particolare ispirazione, diversi brani di ‘Hyaena’ sono originati da sue idee di partenza”.

MI PARE DI CAPIRE CHE QUESTO ALBUM ABBIA ANCHE UNA FORTE COMPONENTE VISIVA. COME AVETE SCOPERTO I LAVORI DI LUCA ORECCHIA, L’ARTISTA CHE HA CURATO L’ARTWORK DI “HYAENA”?
“Un mio carissimo amico mi ha messo in contatto con Luca, dicendomi ‘ecco la persona giusta per i Sadist’. Dopo aver visto le opere del pittore, gli ho spiegato di cosa avevamo bisogno. Da subito c’è stato ottimo feeling lavorativo, già dalla prima tela realizzata ho capito che avrebbe fatto un lavoro pazzesco. Era mia e nostra intenzione realizzare qualcosa che fosse lontano dai canoni e stilemi di tutti i giorni, e in questo senso non potevamo chiedere di meglio. Oltre al grande lavoro svolto dal maestro Luca Orecchia, colgo l’occasione per ringraziare Manuel Del Bono, talentuoso grafico che ha curato l’impaginazione dell’intero lavoro”.

SONO PASSATI CINQUE ANNI DAL VOSTRO ULTIMO ALBUM, SIETE ANCORA ORGOGLIOSI E SODDISFATTI DI “SEASON IN SILENCE” OPPURE C’E’ QUALCOSA CHE OGGI VORRESTI CAMBIARE?
“Molto soddisfatti. ‘Season in Silence’ è un album che ha riscosso ottimi responsi da parte di addetti ai lavori e pubblico, la promozione in sede live da metà 2010 è proseguita incessantemente fino a metà 2013 e, come tutti sappiamo, suonare dal vivo è quello che rende maggiormente felici i musicisti. E poi l’aver messo in musica racconti sulla mia terra è qualcosa che mi rende ancor oggi molto orgoglioso, non cambierei assolutamente nulla di quel disco”.

AVETE SEMPRE FATTO PASSARE ABBASTANZA TEMPO TRA UN DISCO E L’ALTRO, NON SIETE MAI STATI LA CLASSICA BAND DA ALBUM OGNI DUE ANNI. CREDI CHE QUESTO IN QUALCHE MODO CONTRIBUISCA ALLA QUALITA’ DEI VOSTRI LAVORI?
“Non spetta certo a me riconoscere questo, non mi voglio assolutamente autoconferire tali meriti. Il tempo tra un’uscita e l’altra significa il periodo necessario per sviluppare idee, ispirazione, certo, ci sono band che riescono a mettere sul mercato discografico un disco ogni 12-18 mesi… buon per loro! Per noi sarebbe davvero difficile”.

OGNI ALBUM DEI SADIST E’ UNA SORTA DI CAPITOLO A SE STANTE E, COL TEMPO, OGNI DISCO SI E’ GUADAGNATO UN SUO RUOLO BEN PRECISO. COME COLLOCHI “HYAENA” NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
“Collocare ‘Hyaena’ non è semplice, questo è un disco che attraversa la nostra storia di band, prendendo in prestito le cose migliori di ognuno degli album precedenti. Abbiamo lavorato sodo, senza porci troppe domande, il nostro primo obiettivo era quello di essere soddisfatti a fine registrazioni, e così è stato. Diciamo che la prima prova è stata superata, ora non ci resta che andare avanti a testa bassa”.

SE DOVESSI DESCRIVERLO IN UNA SOLA PAROLA, QUALE USERESTI E PERCHE’?
“Colore. ‘Hyaena’ rappresenta un insieme di colori, sia per quel che concerne la musica che tutto il resto. Nell’omogeneità generale, ogni brano ha assunto una sua personalità forte”.

OLTRE AI SADIST, TU E TOMMY PORTATE AVANTI IL PROGETTO NADIR MUSIC. QUESTO VI DA’ LA POSSIBILITA’ DI TASTARE IN PRIMA PERSONA LO STATO DI SALUTE DEL METAL IN ITALIA. CHE NE PENSI DEI NUOVI GRUPPI? C’E’ QUALCHE GRUPPO IN PARTICOLARE CHE PENSI CHE SIA MERITEVOLE DI ATTENZIONE?
“Ormai da anni portiamo avanti la nostra battaglia, lavorare nella musica è sempre più dura, è un momento difficile per l’economia in generale. Come per qualsiasi altro imprenditore abbiamo fatto enormi sforzi economici e non solo, probabilmente se gli stessi investimenti fossero stati concentrati altrove il tutto avrebbe riverberato diversamente, tuttavia questo è il nostro mondo e anche a distanza di anni non abbiamo ripensamenti. Anche potendo tornare indietro nel tempo le nostre forze sarebbero ancora concentrate su Nadir Music. Quanto alla salute del Metal nel nostro paese, credo che questo sia un buon periodo, i ragazzi più giovani suonano tutti molto bene e anche in termini di confezionamento del prodotto tutto viene affrontato con la dovuta professionalità. Non lasciamoci ingannare, nel nostro paese l’arte è ancora molto viva”.

PENSI CHE PARLARE DI SCENA METAL IN ITALIA SIA UTOPICO OPPURE QUALCOSA EFFETTIVAMENTE SI STA MUOVENDO?
“Per parlare di una scena italiana dobbiamo imparare dagli altri paesi che, in tempi non sospetti, hanno unito le forze e dichiarato guerra al resto del mondo. Questo è un concetto lontano dal nostro DNA, non riusciamo ad essere amici, coesi, e tutto questo di certo non giova alla scena. In tante, troppe volte abbiamo dato dimostrazione di essere provinciali, concetto assurdo e poco vantaggioso, ma noi siamo questo, dobbiamo prenderne atto. Tutto qui”.

SEMPRE A PROPOSITO DEL VOSTRO IMPEGNO CON LA NADIR, TI SARA’ CAPITATO DI DARE QUALCHE CONSIGLIO A QUALCHE GRUPPO. SE SI’, QUALE?
“Ogni giorno la vita ci insegna qualcosa, questa è magia. Dare consigli, ben volentieri, purché dall’altra parte ci sia la voglia di ascoltare. Mi piacerebbe il ruolo del vecchio saggio, ma avrei bisogno di nipotini con le orecchie ben aperte. Detto questo, cercate di essere determinati, cocciuti e armatevi di tanta pazienza in un’epoca dove l’errore è quello di voler raggiungere tutto e possibilmente subito”.

USCENDO INVECE DALL’ITALIA, C’E’ QUALCHE NUOVO GRUPPO CHE TI ENTUSIASMA PARTICOLARMENTE E CHE SECONDO TE POTREBBE PIACERE A UN FAN DEI SADIST?
“Sia nel panorama nazionale che nel resto del mondo ci sono ottime band, non saprei dire, un paio d’anni fa abbiamo suonato a Parigi e prima di noi suonavano i Gorod, devo dire che sono rimasto affascinato dalla loro performance, tecnici e brutali quanto basta”.

QUALI ASPETTI DEL FARE MUSICA E DELL’ESSERE UN MUSICISTA ANCHE ABBASTANZA CONOSCIUTO TI ESALTANO E TI DANNO LA FORZA E L’ENTUSIASMO PER ANDARE AVANTI?
“Questo è il nostro mondo, non potremmo mai farne a meno: il palco, la condivisione della tua musica con il pubblico… sono cose bellissime, impagabili, è come vivere lo stesso bellissimo sogno tutti i giorni e ad occhi aperti. Certo i soldi sono importanti, bisogna vivere, tuttavia una bella parola, un attestato di stima, dal mio punto di vista non ha prezzo, ecco il vero perché”.

QUALI ASPETTI INVECE TI SCORAGGIANO MAGGIORMENTE?
“Non provarci! Ho appena finito col dire che sto vivendo un bellissimo sogno e a dirla tutta non vorrei svegliarmi prima del lieto fine (ride, ndR)”.

GUARDANDO ALLA VOSTRA CARRIERA COME BAND, QUAL E’ IL VOSTRO PIU’ GRANDE RIMPIANTO E QUALE INVECE LA PIU’ GRANDE SODDISFAZIONE?
“Siamo molto soddisfatti di quanto realizzato fino ad oggi e, come sempre, si spera che il meglio debba ancora venire. Quanto ai rimpianti ti portano poco lontano, anzi, troppo spesso risultano essere tristi alibi. Cerchiamo di essere più pratici e meno nostalgici, solo in questo modo si riesce a fare meglio domani”.

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