SADIST – Fuoco cammina con me

Pubblicato il 05/06/2022 da

Grosse novità in casa Sadist, da ormai tre decenni vera e propria istituzione del metal italiano: dopo parecchi dischi in cui la formazione è rimasta più o meno la stessa, per il nuovo album “Firescorched” sono stati arruolati due musicisti di livello assoluto come Jeroen Paul Thesseling (Obscura, ex Pestilence) e Romain Goulon (ex Necrophagist). Il suono ne ha ovviamente risentito, portando i liguri ad incrementare la componente prog e rendendo il loro death metal ancora più intricato che in passato.
Ne parliamo con i due membri storici della band di Genova, il cantante Trevor Traverso ed il chitarrista Tommy Talamanca, evidentemente entusiasti del nuovo album e della piega che ha preso la loro carriera.

CIAO E BENVENUTI SU METALITALIA.COM. SONO PASSATI QUATTRO ANNI DAL PRECEDENTE ALBUM “SPELLBOUND”. COSA E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO? COME E’ NATO “FIRESCORCHED”? PENSATE CI SIA UN LEGAME TRA I DUE DISCHI?
Trevor: Intanto, un saluto a tutta la redazione e tutti i lettori e grazie per questo spazio.
Come da tradizione Sadist, anche questa volta confermiamo di non essere una band da un album l’anno, anzi… In questi quattro anni sono successe molte cose, in primis la pandemia mondiale che tutti purtroppo abbiamo conosciuto. Proprio dai periodi di sosta forzata siamo riusciti a concentrarci su nuovo materiale e da qui è nato “Firescorched”, che posso dire con assoluta certezza è l’album a oggi più violento della band. Certamente tra tutti gli album Sadist c’è un filo conduttore, il sound della band è sempre riconoscibile, è il nostro obiettivo seguire il trademark.

PERCHE’ AVETE PARLATO DI “SADIST 2.0”?
Trevor: Tra “Spellbound” e “Firescorched” sono cambiate molte cose. Per venticinque anni abbiamo fatto dischi e suonato live sempre con la stessa formazione. Inutile dire che questo è stato un grande successo, di cui andiamo fieri. Purtroppo la vita cambia e anche noi ci siamo trovati di fronte a fare delle scelte e oggi ci troviamo qui con due musicisti che di certo non hanno bisogno di alcuna presentazione. Jeroen Paul Thesseling e Romain Goulon hanno sposato la causa Sadist, siamo felici e onorati di questo; oltre ad essere musicisti eclettici e molto preparati, sono persone serie, professionali ma soprattutto grandi amici.

COSA SIGNIFICA IL TITOLO “FIRESCORCHED”?
Trevor: E’ un omaggio al fuoco, alla vita e alla morte che in esso trovano un punto di contatto, e a ciò che esso è capace di disegnare con le sue fiamme.

AVETE DETTO, NELLE NOTE PROMOZIONALI, CHE NON SI TRATTA DI UN CONCEPT ALBUM MA C’E’ UNA SORTA DI FILO CONDUTTORE TRA I BRANI. CE NE PARLATE?
Trevor: In qualche modo vi è un legame tra il precedente “Spellbound” ed il nuovo “Firescorched”: si cela tra le stanze buie della mente umana. “Spellbound” era un omaggio esplicito al maestro Alfred Hitchcock ed alla sua filmografia. Con “Firescorched” non ci siamo concentrati su di un singolo tema, ma ad accomunare gli episodi dell’album ci sono orrore, paura, tristezza, l’essere annichiliti dai cattivi pensieri. Ogni singolo brano è legato da queste sensazioni. Personalmente vivo di questi stati d’animo e non sarei in grado di scrivere di null’altro.
Tommy: Un altro elemento ricorrente in quasi tutti i brani è il ‘femminile’, generatore di vita ma anche, spesso di morte, come ad esempio nella tradizione/leggenda sarda dell’ Accabadora, non a caso il primo brano dell’album.

LA SEZIONE RITMICA E’ COMPLETAMENTE RINNOVATA CON L’AGGIUNTA DI DUE MUSICISTI DI SPESSORE COME IL BATTERISTA ROMAIN GOULON E, SOPRATTUTTO, IL BASSISTA JEROEN PAUL THESSELING. COME E’ NATA LA COLLABORAZIONE CON LORO?
Trevor: E’ nata in modo del tutto naturale. Come detto si tratta di grandi amici e credo che questo ‘matrimonio’ fosse quasi scontato. Per quel che riguarda l’aspetto artistico, conoscevamo il loro modo di interpretare la musica, in sintonia perfetta con quella che è da sempre la carta d’identità della band.

“FIRESCORCHED” SUONA MOLTO PROGRESSIVE, CON DIVERSE SOLUZIONI CHE VANNO A FARE DA COMPLEMENTO AL DEATH METAL. IN CIO’ HANNO INFLUITO I DUE NUOVI ARRIVATI? PUO’ AVER CONTRIBUITO AD INTRAPRENDERE QUESTA DIREZIONE ANCHE LA QUASI CONTEMPORANEA SCRITTURA DELL’ALBUM SOLISTA DI TOMMY?
Tommy: Ogni album dei Sadist è sempre stato un passaggio verso nuove soluzioni stilistiche, nuove sperimentazioni. In questo senso, “Firescorched” rientra perfettamente in quella che è la nostra idea di progressive, ma in modo ancora più forte. Così, aver scritto molto più materiale di quello che sarebbe finito sull’album, ha consentito una selezione dei brani: è un fatto che non siamo una band particolarmente prolifica, e spesso, in passato, poter sacrificare brani era un lusso che non ci potevamo concedere.

ALLO STESSO TEMPO, CI SONO ANCHE DEI MOMENTI VERAMENTE BRUTALI. POSSIAMO DIRE CHE SI TRATTA DELL’ALBUM DEI SADIST IN CUI IL RANGE DI SONORITA’ E’ IL PIU’ AMPIO IN ASSOLUTO?
Tommy: E’ il disco forse più eclettico che abbiamo mai realizzato e, secondo noi, il più completo. Certo, il contributo di un musicista come Jeroen Paul Thesseling in ambito di arrangiamento delle idee mie e di Trevor ha avuto un ruolo determinante: ci ha spronato a perseguire percorsi meno scontati, insomma, ci ha fatto uscire da quella zona di comfort in cui forse ci eravamo rintanati negli ultimi album.

NONOSTANTE UN’ATTITUDINE PROGRESSIVE MOLTO MARCATA, NON AVETE MAI COMPOSTO SUITE O BRANI MOLTO LUNGHI ED ELABORATI. NON E’ NELLE VOSTRE CORDE? NON CI AVETE MAI PENSATO?
Trevor: Credimi faccio davvero fatica a sopportare il lato più progressive della band, ti prego non chiederci anche di fare brani lunghi.
Tommy: La nostra priorità è sempre stata scrivere delle canzoni, non siamo mai stati particolarmente interessati alle lunghe suite, che in sede live risulterebbero stucchevoli. Abbiamo un animo prog, che sfoghiamo solitamente in un brano strumentale a disco, ma l’attitudine è sostanzialmente rock’n’roll!

C’E’ QUALCHE BAND, MAGARI TRA QUELLE PASSATE DAI NADIR MUSIC STUDIOS E CHE HANNO COLLABORATO CON TOMMY, CHE TROVATE PARTICOLARMENTE INTERESSANTE E CONSIGLIERESTE AI NOSTRI LETTORI?
Tommy: Recentemente abbiamo lavorato con diverse realtà liguri collegate alla scena hard and heavy, e molte di queste sono davvero ottime band: su tutte mi vengono in mente gli spezzini Septem, fautori di uno speed metal esaltante, gli alternativi Old Nick, una nuova band molto promettente, o i progressivi Il Segno Del Comando e Blue Dawn. Insomma, la scena musicale italiana è super florida in questo periodo, nonostante le ataviche problematiche legate ai limiti strutturali e culturali che il nostro paese spesso ci pone davanti.

QUALI CONSIGLI VI SENTITE DI DARE ALLE GIOVANI BAND CHE SI AFFACCIANO NEL MONDO DEL METAL? QUALI SONO GLI ERRORI CHE LE NUOVE LEVE COMMETTONO PIU’ FREQUENTEMENTE? COSA SERVE ORA PER EMERGERE?
Trevor: Suonare metal è la cosa più bella del mondo, non fermatevi, mai! Dagli errori bisogna saper trarre beneficio, solo sbagliando saremo migliori. I ragazzi più giovani sono molto preparati, non hanno bisogno di troppi consigli. Mi sento solamente di poter dire che è molto importante non voler bruciare le tappe. Suonare metal significa: passione, pazienza, spirito di sacrificio, tenacia, dedizione e tanto lavoro. Singolo = successo? Questo non fa per il nostro genere!

TOMMY, IN ALTRE INTERVISTE HAI PARLATO DEI TUOI RIFERIMENTI TRA I CHITARRISTI METAL (YNGWIE MALMSTEEN, EDDIE VAN HALEN, JEFF WATERS, KERRY KING, JEFF HANNEMAN…). QUALI SONO, INVECE, I MUSICISTI NON METAL CHE RITIENI INDISPENSABILI PER IL TUO PERCORSO MUSICALE?
Tommy: Su tutti Lisa Gerrard e Bjork, ma anche la nostra Antonella Ruggero, orgoglio nazionale mai sufficientemente lodato. In generale ammiro quegli artisti che seguono percorsi stilistici diversi dal solito, fregandosene delle implicazioni commerciali.

TREVOR, POCO PIU’ DI UN ANNO FA HAI PUBBLICATO IL TUO PRIMO LIBRO DAL TITOLO “ASSETATI DI SANGUE (45 SERIAL KILLER ALLO SPECCHIO)”. CE NE PARLI? HAI IN PROGRAMMA DI RIPETERE QUESTA ESPERIENZA?
Trevor: E’ stata una bellissima esperienza. Era da diverso tempo che maturavo l’idea di scrivere un libro, certo del fatto che la mia prima fatica letteraria sarebbe stata un volume di saggistica sui serial killer. Sono orgoglioso di “Assetati di Sangue”, per me rappresenta un obiettivo raggiunto. Circa trent’anni fa ho iniziato a seguire il fenomeno dei serial killer, una vera piaga sociale. Non ti nascondo che scrivere un libro mi ha fatto stare bene e a tal proposito ho intenzione di ripetere l’esperienza. In realtà sono dietro a un nuovo lavoro, questa volta si tratta di un romanzo, anche questa è una bella sfida, davvero stuzzicante.

AVETE TAGLIATO IL TRAGUARDO DEI TRENT’ANNI DI ATTIVITA’. SIETE ORGOGLIOSI DEGLI OBIETTIVI CHE AVETE RAGGIUNTO? AVETE QUALCHE RIMPIANTO, QUALCOSA CHE CAMBIERESTE NELLA VOSTRA CARRIERA? QUALI SONO, INVECE, LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO?
Trevor: Tagliato e superato i trent’anni di attività, non è poca cosa. Inutile dire che siamo molto orgogliosi, abbiamo dimostrato tenacia e passione. In tutta onestà non amo guardarmi dietro, credo sia tempo perso, preferisco pensare al presente e soprattutto al futuro. A proposito di questo, speriamo davvero di esserci lasciati alle spalle uno dei capitoli più tristi della nostra esistenza. La volontà di tutti noi musicisti è ripartire da dove ci siamo lasciati, dal palco. Vogliamo portare on stage il nuovo album e la prospettiva che inseguiamo per il futuro è tornare in tour, abbracciare la nostra gente.

 

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