SADIST – Long Cold Winter

Pubblicato il 02/05/2010 da


Se il ritorno sulle scene vero e proprio dei Sadist era già avvenuto tre anni fa con l’album omonimo, il botto si é avvertito solo adesso, grazie all’uscita del portentoso "Season In Silence". Tommy Talamanca e soci hanno costruito un lavoro eccellente, dove il death ed il prog si fondono mirabilmente in quella maniera che solamente loro e pochi altri al mondo riescono a fare. Approfittando quindi della nuova release, abbiamo scambiato una chiacchierata con il mitico Trevor. Le sue, come avrete modo di leggere, sono parole appassionate, sono parole di una persona che ama quello che fa, che ama il metal e che vive in prima persona questa passione, tramutandola nel proprio lavoro. Tra album, concerti, organizzazione di eventi, agenzia di promozione e festival estivi, ci chiediamo se le sue giornate non durino per caso più delle canoniche 24 ore! Lasciamo quindi spazio all’istrionico singer, non prima di avere ringraziato il nostro Luca Pessina per la collaborazione nella stesura delle domande. 

IL DISCO E’ MOLTO TECNICO E PROGRESSIVO, ANCHE PIU’ DEL SOLITO. VI SIETE COSCIENTEMENTE MOSSI IN QUESTA DIREZIONE? QUAL È L’IDEA GENERALE DIETRO IL SONGWRITING DEL DISCO?
“‘Season In Silence’ è un album che suona molto Sadist, non credo si discosti molto da quello che è il nostro sound, senza cadere nella più pura retorica. Quando pensi e realizzi nuovi brani il tutto viene spontaneo, la musica rispecchia il tuo stato d’animo attuale e poi dopo anni sia l’esperienza che la maturazione artistica ti aiutano a prendere le decisioni in maniera del tutto  naturale. La nostra intenzione era scrivere la musica accontentando quello che era il concetto dell’intero album, le tematiche affrontate nelle liriche così come nell’artwork trattano la stagione più fredda, i suoi cupi colori, i suoi malvagi racconti,  e così anche per la musica stessa dovevamo trovare qualcosa che potesse sposarsi a perfezione con tutto ciò, rispetto al precedente ed omonimo ‘Sadist’ sono stai usati suoni più decisi, sia per quel che concerne le tastiere con melodie oscure e dark, che per la chitarra con riff granitici e di forte impatto”.

IN QUESTO NUOVO ALBUM LE ATMOSFERE ORRORIFICHE PRESENTI IN NUCE NEL VOSTRO SOUND SONO VENUTE A GALLA: COME MAI AVETE OPTATO PER QUESTA SCELTA?
“In tutti gli album Sadist è presente una forte matrice horror, è il nostro biglietto da visita, anche se questa volta abbiamo esagerato. La nostra band ha due distinte personalità, quella prog ed elegante da una parte e quella meno rassicurante e brutale dall’altra. All’interno dell’album troverete macabre storie, quelle che hanno spinto il resto della band a comporre musica sinistra.
Come dicevo prima era nostra premura realizzare qualcosa che potesse essere racchiuso in maniera decisa in un unico concetto, siamo davvero soddisfatti del malefico connubio che è venuto fuori”.

CERTE PARTI DI TASTIERA DI TOMMY RICORDANO DA SEMPRE QUELLE DEI GOBLIN. SIETE ANCHE FAN DEI FILM DI DARIO ARGENTO E DELL’ORRORE IN GENERALE? QUALI SONO I VOSTRI PREFERITI?
“I Goblin rappresentano una delle migliori band di tutti i tempi, sono molto amico di Claudio Simonetti e lui sa come la penso. Riguardo al cinema horror, tutti i Sadist sono molto legati a questo genere e non credo sia un caso che ci siamo incontrati. Personalmente nutro grande stima per Dario Argento, ha scritto pagine importanti del film horror mondiale, capolavori come ‘Profondo Rosso’ e ‘Suspiria’ sono pietre miliari rimaste indelebili nella storia del cinema.
A casa colleziono da anni solo libri di saggistica sui serial killer e, parlando di horror, credo che questo argomento sia già sinonimo di spietato orrore. Tornando al cinema, è davvero nutrito l’elenco dei miei preferiti anche se per diversi motivi oltre alle già citate pellicole del ‘nostro’ Dario direi che una nota di merito in più spetta a ‘Psycho’ del maestro Hitchcock, precursore delle nostre paure e poi ‘Non aprite quella porta’, ‘l’Esorcista’, ‘IT’, ‘Shining’, ‘Il Silenzio degli Innocenti’, ‘Halloween’, ‘Nightmare’, anche se non dobbiamo dimenticare un altro capolavoro italiano ‘La casa dalle finestre che ridono’ di Pupi Avati… se vi è sfuggito correte ai ripari, ve lo consiglio vivamente!”.

TOMMY COME AL SOLITO ULTIMAMENTE HA CURATO IN PRIMA PERSONA LA PRODUZIONE, FACENDO PERALTRO UN BUON LAVORO. NON PENSATE PERÒ CHE UN GIORNO POTREBBE ESSERE INTERESSANTE LAVORARE ANCHE CON UN PRODUTTORE/ORECCHIO ESTERNO?
“Intanto devo fare i complimenti a Tommy per il lavoro che ha svolto. Abbiamo grande stima in lui e dopo tanti anni conosciamo bene come lavora, come lui conosce quello che noi vogliamo, c’è grande complicità artistica tra tutti noi e ad ogni volta viene confermato naturalmente questo metodo di lavoro, pensare ad un produttore potrebbe essere una novità ma senza nessun tipo di presunzione crediamo nelle nostre forze e trovo sia meglio andare avanti così. Sadist musicalmente è una band difficile e non sarebbe banale attribuire le nostre sorti ad un ‘estraneo’”.

“SEASON IN SILENCE” PARE ESSERE UN CONCEPT SULL’INVERNO. A CHI E’ VENUTA L’IDEA? DI COSA PARLA NEI DETTAGLI?
“Sono molto geloso delle mie cose e come sempre mi occupo interamente io di quello che è concetto e tematiche dei dischi. ‘Season in Silence’ è un concept album incentrato sulla stagione più fredda dell’anno rievocata attraverso diversi racconti estratti direttamente dalle mie terre. Sono molto legato alla mia valle e, abitando in posti dove la neve non tarda ad arrivare, sono riuscito a concepire tutto questo avvalendomi di un panorama unico nella sua bellezza ma altrettanto minaccioso e sinistro. All’interno troverete brani come ‘Night Owl’, narranti personaggi realmente esistiti, ed altri come ‘Bloody Cold Winter’, ‘Evil Birds’ e ‘Snowman’, frutto di malvagia fantasia.
Mi sono fatto trasportare dalla natura primitiva dei boschi innevati e con strumenti arcaici quali foglio e penna ho reso possibile tutto ciò. Il lavoro è durato oltre due anni, sia per quel che riguarda i testi che la fotografia, fortuna che nelle ultime due stagioni invernali la neve è stata l’indiscussa protagonista. Sono davvero orgoglioso, concepire e realizzare l’intero lavoro accanto ai miei boschi è qualcosa di straordinario, qualcosa che ha doppio valore”.

DA DOVE ARRIVANO TITOLI COME “APUT” O “OGRON”? E’ DAI TEMPI DI “TRIBE” CHE CERTI VOSTRI TITOLI O SOLUZIONI MELODICHE RICHIAMANO L’INDIA O L’ORIENTE. DA DOVE NASCE QUESTA INFLUENZA/PASSIONE?
“In realtà sia il primo che il secondo rientrano nei piani invernali dell’album, dove però non esiste richiamo ai paesi del Medio Oriente. La fine corsa della neve sul suolo viene definita ‘Aput’ nella lingua delle tribù eschimesi, mentre ‘Ogron’ è l’arrivo dei trenta giorni più freddi dell’anno. In passato e in più di una volta abbiamo dedicato particolare attenzione agli usi e costumi di civiltà e tribù lontane, anche se negli ultimi anni sto cercando di riassumere in maniera sempre più approfondita quello che mi appartiene, andando a scavare nei meandri più oscuri delle mie terre”.

IL COVER ARTWORK E’ PIUTTOSTO INUSUALE PER VOI, ALQUANTO FUMETTISTICO: RICORDA ALCUNE COPERTINE DEGLI HELLOWEEN. COME É STATO SCELTO E CHI SE NE É OCCUPATO?
“Mi sono voluto occupare in prima persona anche di quel che riguarda l’artwork, tuttavia era mio dovere affidarmi ad una seria realtà che potesse soddisfare tutti le mie e nostre richieste, il nome di Nerve Design, rappresentato da Davide Nadalin, è venuto fuori all’istante. Conosco Davide da tempo: aveva collaborato con noi già sull’artwork del disco precedente, c’è grande feeling, una volta spiegato quello che avrei voluto e consegnatogli il materiale necessario ha fatto subito centro, credetemi, non c’è stato bisogno di rivedere o ritoccare qualcosa; come si suol dire: buona, anzi ottima alla prima. La cover rappresenta in buona parte l’intero disco, essendo costituita da tutti elementi inerenti alle tematiche affrontate, anche se in particolar modo avevo chiesto a Davide di prendere spunto da ‘Snowman’, testo che va a rievocare le fantastiche paure dei bambini, dove questa volta a far crescere l’ansia del bambino dentro la baita è il pupazzo di neve costruito dal padre e che con la fantasia dell’infante stesso di notte prende vita e diventa un feroce assassino.
Ho letto tempo fa diversi libri sulla psicologia infantile e ho scoperto davvero cose incredibili, la fantasia a volte gioca brutti scherzi, specie tra i più piccoli…”.

IL DISCO ESCE PER SCARLET RECORDS. COME E’ STATO RAGGIUNTO QUESTO ACCORDO? NON VI È STATA LA POSSIBILITÀ DI CONCLUDERE PER UNA LABEL PIÙ GROSSA (VE LO MERITERESTE)? POI INTENDIAMOCI, LA SCARLET È COMUNQUE UN’ETICHETTA SOLIDA…
“Più che di accordo si può parlare di sodalizio a tre, visto che della partita oltre a Sadist e Scarlet fa parte anche la Live Global. Unire le forze credo sia una buona cosa e lavorando al progetto tutti uniti può essere davvero importante.
La discografia, come tutti ben sappiamo, non vive momenti felici e anche per label apparentemente più rilevanti non è facile. Abbiamo grande stima e fiducia nella nostra etichetta e non dubitiamo del lavoro che sarà svolto; dal canto nostro dobbiamo preoccuparci di scrivere buona musica, di salire sul palco e di essere sempre all’altezza della situazione determinati e accompagnati da grande umiltà”.

C’ERA FORSE QUALCHE PROBLEMA PER IL QUALE AVETE LASCIATO LA BEYOND PROD.?
“Assolutamente no, tra noi e i ragazzi della Beyond Prod c’è amicizia e assoluta trasparenza, ci siamo lasciati con la consapevolezza che questo passo si doveva fare, era la cosa più giusta per il nome della band. Oltre ad essere amici sono da sempre fan dei Sadist, ed erano consci del fatto che stavamo compiendo un passo avanti”.

STATE SEGUENDO L’ESPLOSIONE DELLA SCENA DEATH METAL ITALIANA? AVETE SENTITO PARLARE DI BAND COME HOUR OF PENANCE, ILLOGICIST, SEPTYCAL GORGE? COSA PENSATE DI QUESTO FERMENTO?
“Attraverso ‘Nadir Music’ lavoro a stretto contatto con le band e il movimento metal italiano e non solo, ho il polso della situazione e conosco molto bene le band che hai citato, come molte altre tra quelle che si stanno facendo notare ultimamente. E’ davvero importante sapere che le band di casa nostra stanno crescendo. Ho avuto a che fare e per diversi motivi con le band sentenziate, gli Hour of Penance hanno ricevuto i miei complimenti per quello che stanno facendo, gli Illogicist fanno parte (e non a caso) del nostro roster, i Septycal Gorge sono quasi conterranei e ho avuto la possibilità di vederli on stage in più di un’occasione, bravi davvero. Abbiamo ottime band in Italia che non hanno nulla da invidiare a nessuno. Purtroppo, anche se il rischio è quello di cadere nella più scontata retorica, dobbiamo riconoscere e ricordarci che il Bel Paese non è propriamente la patria della nostra musica e il più delle volte i sacrifici fatti non vengono ripagati; dobbiamo imparare ad essere sempre meno esterofili e valorizzare i nostri artisti”.

SEMPRE RIMANENDO IN AMBITO NAZIONALE, IL VOSTRO NOME E’ LEGATO ANCHE ALLA NADIR MUSIC E AI NADIR STUDIO: COSA CI POTETE RACCONTARE DI QUESTE ESPERIENZE?
“‘Nadir Music’ è un’agenzia che cerca di soddisfare tutte le esigenze del musicista, siamo in grado di offrire quei servizi utili al miglioramento del progetto band. Da poco è stato realizzato un grande investimento, la sede ‘Nadir Music’ è stata spostata in un nuovissimo impianto di 500 mq., dove oltre ai due studi di registrazione sono state allestite quattro sale prova comprensive di strumentazione. Da quest’anno ci occupiamo anche di produzioni discografiche e con l’ausilio della già nota Audioglobe siamo in grado di offrire anche un ottimo servizio di distribuzione. Nell’anno in corso abbiamo prodotto già diverse band, tra queste i Nerve con il secondo album ‘Hate Parade’, e a breve avremo l’uscita degli hard rocker Bad Bones e di Dark Lunacy; inoltre curiamo con particolare attenzione la promozione di band, label, festival, rock club e realizziamo eventi e concerti. Insomma, come si suol dire, di carne al fuoco ce n’è molta”.

COME E’ NATA L’IDEA DI OCCUPARSI ANCHE DI JAZZ, OLTRE CHE DI METAL CON LA NADIR? SECONDO VOI I DUE MONDI HANNO DEI PUNTI DI CONTATTO?
“Lavorare con musicisti del calibro di Faso, Christian Meyer (entrambi con Elio e le Storie Tese), Ellade Bandini e molti altri è quello che ha spinto Nadir Music ad occuparsi anche di altri generi, devo dire comunque che la nostra primaria attività rimane il metal è il nostro mondo, la nostra vita. Tra il jazz e il metal non credo ci siano molte similitudini, se non quella di essere entrambi generi di musica pura e vera dove è possibile trovare all’interno delle categorie stesse artisti che hanno molto da dire”.

COME É NATA L’IDEA DI ORGANIZZARE UN FESTIVAL COME IL METAL VALLEY OPEN AIR? RIUSCITE A STARCI DENTRO A LIVELLO DI COSTI?
“Dare vita ad un metal meeting è sempre sinonimo di grande soddisfazione ma, credetemi, organizzarlo al paese dove sei nato e vivi è qualcosa di incredibile. Vedere così tanti ragazzi al mio festival mi ha riempito di gioia, con le sole parole è difficile spiegare quello che ho provato. La cosa che mi ha reso più felice è stato vedere ragazzi camminare per le strade del piccolo borgo e in mezzo alle persone anziane che lo popolano, come sempre la grande educazione del mondo metal ha sfatato ancora una volta lo stupido mito di pubblico pericoloso associato ai disordini, come dico sempre sono ben altri i posti che devono preoccuparci. La grande educazione ha colpito tutto il paese, tanto che avrebbero voluto un secondo Metal Valley già qualche giorno dopo; ringrazio pubblicamente tutte le persone che hanno partecipato con un comportamento esemplare al festival. Toccando il tasto dolente dei soldi, quando organizzi tali eventi non nutri il sogno di diventare ricco, la cosa più importante è riuscire a coprire i costi e offrire un buon servizio sia per le band partecipanti che per i ragazzi del pubblico. Attualmente siamo in fase di definizione per quello che sarà il Metal Valley targato 2010, l’appuntamento è sempre a luglio e presto sarete informati su location, band e servizi”.

TRA BAND, STUDI DI REGISTRAZIONE, LABEL E VIA DICENDO, RIUSCITE A VIVERE DI MUSICA O AVETE COMUNQUE ALTRE OCCUPAZIONI?
“Come detto poc’anzi, io e Tommy lavoriamo e gestiamo tutto quel che concerne ‘Nadir Music’, dallo studio di registrazione alle sale prove, dalle produzioni con relativa promozione alla realizzazione di eventi, abbiamo davvero molto da fare, pensare ad un’altra occupazione sarebbe davvero difficile. Andy e Alessio, invece, tra accompagnare dal vivo altre band e lavorando come insegnanti in diverse scuole di musica e privatamente, riescono a portare a casa lo stipendio mensile. Purtroppo nel nostro paese vige la regola che un musicista, specie se metal, non può e non deve riuscire a vivere della propria musica, e purtroppo molte volte chi si affaccia a questo mondo parte già con il piede sbagliato seguendo queste indicazioni. Ci sono ottimi musicisti in Italia che devono credere fino in fondo nel proprio lavoro fino a trasformare la grande passione in una vera occupazione”.

ABBIAMO FINALMENTE SCOPERTO I COGNOMI DI TUTTI VOI, TREVOR A PARTE. E APPUNTO TREVOR, TRA LE ALTRE COSE: MA TU TI CHIAMI DAVVERO COSÌ?
“Appena ci si vede personalmente, oltre ad offrirti una birra, ti farò vedere la mia carta d’identità così oltre a convincerti del nome Trevor potrai scoprire anche il mio cognome genovese”.

TREVOR, COSA RICORDI DELLA PUNTATA DA RED RONNIE AI TEMPI DI “CRUST”? INOLTRE, ALL’EPOCA FACEVI IL MANIACO/MISANTROPO DI PROPOSITO?
“Sono passati davvero molti anni, ricordo un Red Ronnie stizzito; posso dire con certezza che non ha mai amato troppo la musica metal. Ricordo la mia arroganza, del resto lui era pungente e io mi comportai di conseguenza.
Sul fatto di essere maniaco/misantropo non so che dire, forse ero vittima degli ormoni impazziti di un ragazzaccio, misantropo tuttora, ma non dite che sono maniaco, ormai sono un vecchietto in pensione… e senza equivoco impermeabile!”.

“CRUST” E’ IL DISCO PIÙ SOTTOVALUTATO DELLA STORIA DEI SADIST… UN VERO PECCATO. SI TRATTA DI UN ALBUM PERSONALISSIMO, CHE ALL’EPOCA ERA “AVANTI” IN TUTTO. A VOI UN’ALTRA OCCASIONE PER CONVINCERE I LETTORI A DARGLI UN ASCOLTO.
“Sono davvero felice che venga rispolverato un album come ‘Crust’: nonostante ormai siano passati quasi quindici anni rimane un disco molto attuale. Noi tutti abbiamo ‘Crust’ nel cuore e non dobbiamo dimenticare che lo stesso ci ha portato ad essere la prima band italiana a partecipare al ‘Wacken Open Air’ e che quel disco rimase per quattro mesi nella top ten di Rock Hard Germany. Non devo convincere nessuno a comprare un disco Sadist, io sono fiero ed orgoglioso di aver realizzato tale album e questo è quello che più conta, non puoi capire l’emozione ad ogni volta che salta fuori il nome di quel terribile disco… cattivo, istintivo e claustrofobico come i momenti vissuti durante le registrazioni agli ‘Harrow Studios’ di Amsterdam”.

A QUESTO PUNTO CHIUDIAMO CON UN VERO E PROPRIO SPOT PUBBLICITARIO CHE CERCHI DI CONVINCERE I FAN AD ASCOLTARE “SEASON IN SILENCE” E MAGARI A COMPRARLO ORIGINALE…
“Non credo che il male del calo vendite dischi sia da attribuire al download pirata, il nostro ambiente è costituito da passionali amatori che desiderano poter avere tra le mani il disco per intero, comprensivo di tutti i suoi dettagli..artwork, foto, testi. Penso invece che il problema si possa individuare nelle migliaia di uscite discografiche dove il risultato finale è quello che un ragazzo non riesce a stare al passo con tutte le uscite stesse. Personalmente non ho smesso di comprare dischi, anzi, anche se a volte devi fare delle scelte. Cosa posso dire? Speriamo che i ragazzi scelgano ‘Season in Silence’, noi ce l’abbiamo messa tutta, ora tocca a voi. Non mi resta che concludere ringraziando tutto lo staff e i brutali lettori di Metalitalia.com… In alto il nostro saluto”.

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