SAKAHITER – Il ritorno dei Sanniti

Pubblicato il 05/03/2025 da

I nostrani Sakahiter hanno da poco esordito con il botto, con il loro ottimo primo album che porta anche il nome del particolare genere musicale proposto al pubblico: Samnite black metal, ovvero un black metal che tramanda lo spirito guerriero dell’antico popolo italico dei Sanniti.
I molisani Sakahiter debuttano nel 2025 su lunga distanza, ma in realtà la loro prima impronta risale a più di venti anni fa, quando non c’erano tanti gruppi italiani che si rifacevano alla cultura, alla spiritualità o alla storia degli antichi popoli della nostra penisola. Ora la scena italiana è cambiata ed annovera più di qualche realtà che si rifà a questo tipo di concept, con un risultato finale molto interessante, il più delle volte.
Avevamo già incontrato in sede di intervista i Sakahiter in concomitanza con il debutto del primo demo “Lex Sacrata”, ora l’uscita di questo primo album, intitolato per l’appunto “Samnite Black Metal” (recensito di recente come Hot Album sulle nostre pagine), è stata l’occasione giusta per andare a fare il punto della situazione dopo così tanti anni attraverso le parole del bassista Hrim.

È DAVVERO UN PIACERE RITROVARVI IN SEDE DOPO TANTI ANNI SU METALITALIA.COM! IMMAGINO CHE L’ECCITAZIONE PER L’USCITA DEL PRIMO FULL LENGTH ALBUM SIA TANTA. LASCIO A VOI LA PAROLA…
– Ciao, grazie a te e grazie per lo spazio che ci concedete su Metalitalia.com! Questo disco è importantissimo per noi, perché arriva dopo anni di duro lavoro durante i quali non abbiamo mai gettato la spugna. Diciamo che la perseveranza alla fine ci ha premiati. Quindi sì, l’eccitazione è ai massimi livelli perché finalmente vediamo concretizzarsi tutti gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi anni.

DA UNO A CENTO: QUANTO I PROBLEMI DI FORMAZIONE HANNO CONDIZIONATO IN NEGATIVO LA VOSTRA CARRIERA?
– Direi il 110%! Abbiamo avuto una marea di problemi da questo punto di vista e ci hanno rallentato tantissimo. Ogni volta che eravamo quasi in dirittura d’arrivo, ci lasciava qualcuno e questo significava dover ricominciare tutto da capo.
Inoltre, venendo dal Molise, una piccola regione, non è facile trovare subito un sostituto quando si perde un membro per strada, il che complica ulteriormente le cose.

VENTIDUE ANNI DOPO IL VOSTRO BELLISSIMO DEMO “LEX SACRATA” SI PUO’ DIRE CHE L’ATTITUDINE E L’AMORE PER DETERMINATE TEMATICHE NON SIA MUTATO, GIUSTO?
– Sono passati ben ventidue anni dall’uscita di “Lex Sacrata” ed il fatto stesso che tu te ne ricordi significa che nel suo piccolo un segno l’ha lasciato, e questo ci rende orgogliosi! Rispetto al 2003, l’unica cosa ad essere mutata è la nostra età anagrafica, la passione ed il fuoco che ardevano allora sono ancora presenti dentro di noi, anche se vengono espressi in forma differente.

EPPURE, ANCHE SE NON CE NE ACCORGIAMO O SE NON VOGLIAMO AMMETTERLO, L’INESORABILE PASSARE DEL TEMPO CI CAMBIA. ALLORA VI CHIEDO, COME SONO CAMBIATI I SAKAHITER NEL CORSO DI QUESTI ANNI?
– Come già accennato prima, è inevitabile. Col passare degli anni sicuramente si matura e di conseguenza cambia anche l’approccio nel fare le cose. Se da un lato il tempo a disposizione è sempre meno, dall’altro si affronta il tutto con più maturità e professionalità, anche grazie all’esperienza accumulata negli anni. Se non ci fossero cambiamenti ed evoluzione sarebbe preoccupante.
Stilisticamente, salvo gli esordi più marcatamente black metal, non ci siamo mai posti limiti compositivi: non ci sono mai piaciute le etichette, fin da subito hanno iniziato a starci strette e questo a volte ci ha provocato qualche problema con la frangia più oltranzista del genere.
Da parte nostra abbiamo sempre seguito l’istinto, non ci importa se un brano può avere influenze più death, thrash o doom metal, l’importante è il risultato finale.
Tutto ciò appare evidente analizzando i nostri lavori e quindi la crescita compositiva che c’è stata, dal primo demo “Lex Sacrata”, fino ad arrivare al full-length “Samnite Black Metal” il quale rappresenta la summa di tutto il nostro percorso compositivo.
Se il titolo dall’album è fedele alle nostre origini, il sound è sicuramente più complesso e particolare.

DELL’AFFASCINANTE POPOLO DEI SANNITI CI È RIMASTO POCO E QUESTO VALE UN PO’ PER TUTTI GLI ALTRI POPOLI ITALICI A CAUSA DELLA PRESENZA INGOMBRANTE E POI DOMINANTE DEL POPOLO ROMANO. A VOI COSA HA COLPITO IN PARTICOLARE DEI FRAMMENTI DI QUESTA CULTURA, CHE LUNGO TUTTA LA VOSTRA CARRIERA NON HA MAI SMESSO DI ESSERE PRESENTE?
– Fin da subito abbiamo deciso di parlare dei Sanniti per due motivi fondamentali: innanzitutto perché erano il popolo che viveva nelle nostre terre d’origine, il secondo perché ci sembrava stupido parlare, com’era in voga all’epoca, di Vichinghi e popoli nordici che ben poco avevano a che fare con noi.
C’è poi un altro motivo, più colorito: i Sanniti erano un popolo barbaro di allevatori e coltivatori, erano rudi, grezzi, andavano dritti per la loro strada e non avevano paura di affrontare i Romani, pur se numericamente inferiori; quanto è metal tutto ciò, se ci pensi?!

PARLIAMO DEL NUOVO ALBUM: QUALI SONO SECONDO VOI I PUNTI DI ROTTURA RISPETTO AL PASSATO E QUALI SONO INVECE LE NOVITÀ?
– Non parlerei di punti di rottura, ma, come ti dicevo prima, di evoluzione. Se in “Samnite Black Metal” cercate composizioni strettamente black, non troverete solo quelle, perché, pur non mancando sfuriate ferali e gelide qua e là, il sound è molto più complesso e ricercato.
È il frutto di anni ed anni trascorsi in sala prove in cerca del riff, dell’atmosfera o della struttura che più ci soddisfacesse.

SIETE SODDISFATTI DELLA PRODUZIONE? LA TROVO FREDDA COME DEVE ESSERE, MA AVREI PREFERITO I SUONI DELLA BATTERIA UN PO’ PIU’ CALDI E PROFONDI.
– Personalmente siamo soddisfattissimi della produzione effettuata da Stefano Morabito ai 16th Cellar Studio. Fin da subito gli avevamo chiesto di non far suonare l’album come un disco tipicamente black metal, ma che avremmo voluto una produzione un po’ più piena, più epica, e, cosa più importante, che suonasse come un nostro disco come un album dei Sakahiter.
Quindi, partendo dal sound del precedente EP “Legio Linteata”, gli abbiamo chiesto di evolvere ulteriormente il sound arricchendolo, facendolo diventare corposo e possente e direi che il risultato finale è esattamente quello che ci aspettavamo. Stefano, inoltre, durante la lavorazione si è appassionato particolarmente ai brani e ha dato il 100% per far suonare l’album, parole sue, “il più internazionale possibile”. Direi che c’è riuscito.

COME VEDETE OGGI LA SCENA EXTREME METAL ITALIANA?
– Questa è una domanda sempre molto delicata. La scena attuale è assolutamente diversa rispetto a quella di vent’anni fa: se da un punto di vista qualitativo le band stanno raggiungendo un livello sempre più alto e professionale, di contro, secondo noi, si è persa un po’ di quell’atmosfera che si respirava anni fa.
C’è meno cooperazione, ognuno tende a pensare solo al proprio tornaconto e suonare live è sempre più complicato. Si è persa un po’ quella sana abitudine di una volta con la quale tra band ci si scambiavano le date.
Penso che buona parte di questi mutamenti sia dovuta all’avvento dei social che anche nel metal, così come nella vita di tutti i giorni, ha reso tutto più artificioso, meno vero e meno sentito.

COME POSSIAMO DESCRIVERE IL VOSTRO STILE, ‘SAMNITE BLACK METAL’?
– Ti risponderei con una parola: nostro!
Non voglio passare per presuntuoso, ma credo che in questi venti e più anni siamo riusciti a crearci un nostro sound. Che possa piacere o meno, se ascolti un nostro brano capisci che si tratta dei Sakahiter. Certamente le influenze qua e là saltano fuori, però ci sono dei tratti salienti che tornano a galla nei vari brani e che ci contraddistinguono. Come ti dicevo già prima, se la base di partenza resta comunque il black metal, puoi ascoltare molti riff più death-oriented ed alcune ritmiche più thrash, ma soprattutto delle atmosfere fiere, epiche, possenti, frutto di anni ed anni di prove compositive e cura maniacale dei particolari.

UNICA TRACCIA CHE HO TROVATO UN PO’ DIVERSA PER STILE RISPETTO AGLI ALTRI BRANI È “(RITE OF) CAERERIS MUNDUS” POICHÉ L’HO SENTITA MOLTO VICINA ALL’EXTREME METAL MELODICO DI STAMPO SVEDESE…
– Questa tua definizione ci ha un po’ spiazzato, anche perché non siamo particolarmente amanti di sonorità più melodiche, quindi sarà una casualità. La cosa che però ci ha fatto piacere, è che tu le abbia riscontrate e ciò vuol dire che il nostro sound è davvero ricco di sfumature.
Ci piace che chiunque ascolti possa riscontrare questa o quella particolarità, vuol dire che siamo riusciti nel nostro intento di non farci etichettare come black metal puro e crudo e di aver fornito ad ogni singola canzone una sua precisa identità che la rende unica.

SONO PREVISTE DELLE DATE LIVE DI SUPPORTO AL NUOVO ALBUM?
– Certo, quest’anno sarà molto ricco di live, anche perché siamo fermi da Febbraio del 2024 con i concerti per dedicarci alle registrazioni del disco.
Il 21 Febbraio abbiamo fatto un release show qui a Campobasso, la nostra città di origine, per presentare ufficialmente l’album.
Il 14 Marzo suoneremo a Monopoli, mentre al momento non posso ancora dirti ufficialmente le altre date in programma perché le stiamo ancora confermando, ma ne sono previste un bel po’ tra Bari, Foggia, Napoli ed altre città.

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