Ne hanno percorsi di chilometri i Sarke, partendo dalla dimensione di estemporaneo progetto parallelo, fino a diventare una colonna portante dell’underground extreme metal tradizionalista. Un’aderenza a dettami ‘old-school’ che ha preso presto una piega abbastanza insolita, considerata l’innumerevole quantità di accostamenti, incroci e visioni partorita dalla mente del bassista dei Khold (Sarke, appunto). Una line-up di alto profilo, dove spicca la presenza di Nocturno Culto alla voce, ha sempre seguito con sicurezza le idee del mastermind, arrivando con gli ultimi due album a una rivisitazione di death-black metal, proto-thrash e progressive difficilmente accostabile ad altre realtà contemporanee. Crediamo che con l’ultimo “Allsighr” i Sarke abbiano finora toccato l’apice della loro ispirazione ed è allora venuto il momento di andare a risentire il leader della formazione, invero non propriamente ciarliero dinnanzi alle nostre domande.
PARTENDO DA DETTAMI BLACK/THRASH OLD-SCHOOL, AGLI INIZI, I SARKE SONO APPRODATI A UN PECULIARE MIX DI EXTREME METAL, FEELING EPICO, ARRANGIAMENTI PROG, ATMOSFERE GOTICHE E INTRUSIONI SINFONICHE. QUALI ERANO LE VOSTRE INTENZIONI QUANDO AVETE INIZIATO A COMPORRE L’ULTIMO ALBUM? QUALI PENSI POSSANO ESSERE I PRINCIPALI LEGAMI CON IL PRECEDENTE “GASTWERSO”?
– Cerchiamo sempre di evolverci e aggiungere qualcosa di nuovo alla nostra musica. È come se fosse un albero, al quale si aggiungono nuovi rami ogni anno. Con i Sarke voglio produrre musica ispirata dalle band a cui sono più legato, quelle che ascolto da quando ero un adolescente. Questa volta ho cercato di scrivere materiale più diretto al confronto di “Gastwerso”, che al contrario era un filo più avvolgente e rilassato.
“ALLSIGHR” PROSEGUE IL DISCORSO DI “GASTWERSO”, COMUNQUE, PROPONENDO UNA TRACKLIST ETEROGENEA E UNA VASTA LISTA DI INFLUENZE, CON SFUMATURE PROGRESSIVE E SPACE ROCK A PORTARE SPESSO LE CANZONI VERSO LIDI INASPETTATI. DA QUESTO PUNTO DI VISTA, HO APPREZZATO MOLTO IL PEZZO CONCLUSIVO, “IMPRISONED”, E “FUNERAL FIRE”. PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIÙ SULLE INFLUENZE E LA COMPOSIZIONE DI QUESTI DUE BRANI?
– “Imprisoned” è una canzone basata sui riff. Un po’ ipnotica, se vogliamo, in questo caso non volevamo che divagasse troppo, ma fosse molto concreta e diretta. “Funeral Fire” è una canzone potente e pesante, quasi una canzone power metal, per come intendo io il power metal, ovviamente. Penso che anche le tastiere facciano la differenza, in entrambi i brani, creando un’atmosfera veramente particolare.
QUAL È IL TIPO DI SUONO CHE VOLEVATE OTTENERE IN “GASTWERSO” E IN “ALLSIGHR” E, PIÙ IN GENERALE, DESIDERATE PER I VOSTRI ALBUM?
– Ci piace avere un suono reale, fatto di strumenti suonati dal vivo e non di aggiustamenti da studio di registrazione. Quello che senti sui nostri dischi dovrebbe suonare come noi che suoniamo in una sala prove che ha un’ottima qualità del suono. Mi piace che i Sarke abbiano un suono organico, nessun taglia/incolla di riff, la batteria triggerata o altre cose simili. Usiamo soltanto molte chitarre per ottenere in ogni canzone il suono che desideriamo.
TUTTI GLI ALBUM DEI SARKE SONO STATI REGISTRATI PRESSO GLI STUDI H-10 PRODUCTION, COADIUVATI DAL PRODUTTORE LARS-ERIK WESTBY. CHE COSA RAPPRESENTA PER VOI QUESTA COLLABORAZIONE COSÌ DURATURA?
– Faccio solo una precisazione, l’ultimo album è stato registrato in uno studio diverso, i Toproom Studios, quindi mixato all’H-10. Con Lars ci capiamo alla perfezione su qualsiasi aspetto del sound, sa comprendere i nostri desideri ed è veramente facile lavorare con lui. È anche un grande fan del suono settantiano, organico. Mi fido di lui, delle sue scelte e anche di come lavora al missaggio finale.
TORNANDO A “GASTWERSO”, IN UNA TRACKLIST MOLTO ETEROGENEA, UN BRANO CHE MI HA COLPITO PER GLI ARRANGIAMENTI E IL DIALOGO TRA TASTIERE E CHITARRE È “MAUSOLEUM”, CHE RICORDA I CELTIC FROST DI “TO MEGA THERION”-“INTO THE PANDEMONIUM”. DI COSA PARLA QUESTA CANZONE E CHE TIPO DI SENSAZIONI VOLEVATE CHE EVOCASSE?
– È una canzone un po’ speciale, cosa di cui mi sono accorto già quando la stavo scrivendo. Fa viaggiare lontano la tua mente e crea un’atmosfera straniante. Quasi come un’aria operistica. Anders (Hundstad, tastierista, ndR) ha compiuto un ottimo lavoro alle tastiere, incastrando perfettamente il suono del suo strumento a quello delle chitarre.
NEI VOSTRI ALBUM DIMOSTRATE UN FORTE INTERESSE PER LA MITOLOGIA, COME SUGGERITO DAL VOSTRO STILE SONORO E DAGLI STESSI ARTWORK. QUALI SONO LE TEMATICHE CHE PIÙ VI APPASSIONANO? PRESTATE MOLTA ATTENZIONE ALLE LIRICHE E AL LEGAME TRA DI ESSE E LA MUSICA?
– Mi piacciono i tempi antichi, la cultura di periodi storici risalenti a parecchi secoli addietro. La natura, le connessioni tra di essa e gli spiriti, la magia. Cerco di combinare al meglio testi e musica, originando delle piccole storie disturbate, contenenti descrizioni della natura e i pensieri oscuri che albergano nelle menti delle persone.
LA DISCOGRAFIA DEI SARKE È DIVENUTA QUASI IMPONDERABILE, NEL SENSO CHE DA UN DISCO AL SUCCESSIVO C’È SEMPRE QUALCHE SORPRESA DIETRO L’ANGOLO AD ATTENDERCI. TOCCATE DIVERSI GENERI, RIVELANDO NEL METTERLI ASSIEME UN’IDEA DI SUONO MOLTO PERSONALE. SIETE SODDISFATTI DI QUANTO COMPIUTO FINORA? SEI ANCHE TU A VOLTE SORPRESO DA QUELLO CHE AVETE CREATO, VISTO IL TIPO DI SUONO ATTUALE, PIUTTOSTO DIFFERENTE DALLE VOSTRE PRIME PROVE IN STUDIO E DIFFICILMENTE ACCOSTABILE AD ALTRI GRUPPI?
– Tutti i nostri album sono riusciti bene, li ascolto ancora volentieri. C’è stata una costante evoluzione di disco in disco, per me è avvenuto tutto molto velocemente. Tanta musica in un tempo in fondo abbastanza ristretto. Nel momento in cui le idee sgorgano facilmente, la casa discografica è contenta e le persone apprezzano quello che stai facendo, non vi è alcun motivo per rallentare il ritmo delle pubblicazioni. Per me è una gran cosa che i Sarke non abbiano alcuna regola musicale definita. Posso creare tutto quello che voglio, non mi preoccupo minimamente di quelli che potrebbero essere i desideri della casa discografica o dei fan. Faccio quello che penso sia giusto fare, i Sarke sono una specie di parco giochi dove sfogare i miei interessi e le mie pulsioni.
LA LUNGHEZZA DEI VOSTRI ALBUM SI ATTESTA SU DURATE CONTENUTE, DA VINILE: STIAMO PARLANDO IN MEDIA DI TRENTAQUATTRO-TRENTACINQUE MINUTI, L’ULTIMO ARRIVA A QUARANTUNO MINUTI CIRCA. QUALI SONO I VANTAGGI DI UNA DURATA SIMILE?
– Non saprei. Non ragiono mai in termini di tempo, quando scrivo musica. L’importante è che ce ne sia abbastanza per un album.
UN PROGETTO PARTITO PER ESSERE QUALCOSA DI SECONDARIO RISPETTO ALLE VOSTRE BAND PRINCIPALI SI È TRAMUTATO IN UN GRUPPO DALLA COSPICUA DISCOGRAFIA E CON UNA STORIA IMPORTANTE. È CAMBIATO QUALCOSA DA PARTE VOSTRA NEL MODO IN CUI VI APPROCCIATE ALLA BAND, RISPETTO AI TEMPI DELL’ESORDIO “VORUNAH”?
– Non è cambiato nulla nel nostro modo di intendere la band e quello che fa. Certo, all’inizio pensavamo di realizzare soltanto un album. Ma poi siamo andati avanti. Il nostro modo di concepire la musica di Sarke, il nostro processo creativo, non è in fondo mutato nel tempo. Abbiamo solo proseguito un percorso che pensavamo sarebbe durato molto di meno.
GUARDANDO ALLA VOSTRA DISCOGRAFIA PASSATA, PUOI INDICARCI TRE CANZONI CHE POTREBBERO RACCHIUDERE LA VOSTRA VISIONE ARTISTICA?
– La canzone “Old” è molto basilare, mi piace molto perché rappresenta la nostra essenza. “Crib’s Hand” incarna la nostra epicità; mentre “Glacial Casket” è fredda ed atmosferica, un altro aspetto imprescindibile del nostro suono.
SIETE ARTISTI NAVIGATI E AVETE UNA GRANDE ESPERIENZA NELL’AMBITO DEL METAL ESTREMO. ARRIVATI A QUESTO PUNTO, È PIÙ O MENO FACILE, RISPETTO AI VOSTRI INIZI, COMPORRE MATERIALE INTERESSANTE?
– Sta diventando sempre più difficile. Agli inizi suonavo heavy metal, doom, death, thrash, black metal, le idee scaturivano con facilità. Adesso devo metterci più impegno, devo sforzarmi. L’ispirazione può arrivare in qualsiasi momento, dipende dall’umore e da altre tante piccole cose, che si fatica a descrivere e a darne una spiegazione precisa.
CHE COSA POSSEGGONO I SARKE DI DIFFERENTE DALLE ALTRE BAND CON CUI SUONATE O AVETE SUONATO IN PASSATO?
– I Sarke sono più vari e non ho bisogno di mediare con altre persone per ottenere un risultato finale che mi soddisfi. Sicuramente usiamo anche molte più tastiere che nelle altre band con le quali lavoro o ho lavorato.
QUALI SONO I VOSTRI PIANI PER IL 2022?
– Non lo so ancora. Alcuni concerti sono già stati fissati per quest’anno, vedremo se riusciremo a farli e se salterà fuori qualche altra opportunità.