SAWTHIS – La Babele infernale

Pubblicato il 14/06/2017 da

L’ultima fatica degli abruzzesi Sawthis è un bel concept sull’incomunicabilità tra le persone, sull’individualismo sfrenato, un punto di vista sulla società moderna con un piglio decisamente più negativo del precedente “Youniverse”. Ma, soprattutto, “Babhell” è un album che ha saputo confermare l’ottimo trend discografico della band, che anche questa volta è riuscita a distinguersi grazie ad un album moderno, fresco ed estremamente fruibile, che pur non perde un grammo in fase di violenza e attaccamento agli stilemi thrash e death metal. Attivi oramai da un po’, i Sawthis sembrano intenzionati a proseguire per la loro strada senza lasciarsi distrarre da agenti esterni di sorta, e le idee del combo sembrano ben chiare. Ne abbiamo parlato con Michele Mechiorre, batterista e compositore della band, nella piacevole intervista che segue. Buona lettura.


CIAO MICHELE. IL VOSTRO NUOVO “BABHELL” CI HA COLPITO PER UN SENSO FRESCHEZZA IN FASE DI SCRITTURA CHE HA RESO IL DISCO TANTO POTENTE QUANTO VARIO, VI VA DI PARLARNE?

“Certo Giuseppe! Prima di tutto grazie davvero per l’apprezzamento e poi, si, concordo con te: ‘freschezza’ è un termine giusto. Penso dipenda principalmente da due fattori. Il primo è compositivo: ‘Babhell’ è più immediato rispetto a ‘Youniverse’, perché la sala prove ha avuto un ruolo centrale, che ha portato ad un songwriting snello e asciutto. Il secondo fattore dipende da specifiche scelte di produzione: abbiamo optato per un mix che spingesse sui medio/alti più che sui bassi perché volevamo dei suoni aggressivi e graffianti che tenessero alta l’attenzione del ‘malcapitato’ ascoltatore (ride, ndR). Abbiamo rischiato molto facendo queste scelte ma a che serve un nuovo album se non è una sfida?”.

LA COMPONENTE AGGRESSIVA E’ BEN PRESENTE, MA NON MANCANO APERTURE MELODICHE E MODERNE. COME VI DESCRIVERESTE OGGI COME OGGI?
“Si, siamo estremi anche a livello melodico, cioè: tutto è spinto al limite. L’incedere delle composizioni è nervoso e muscolare, distensivo e dimesso, stratificato e ‘multiemotivo’, alla continua ricerca di un equilibrio, di una coesistenza, tra sentimenti contrastanti. Però, nel fare ciò, cerchiamo soltanto di dare la veste migliore alle nostre idee così, se mi chiedi di trovare dei termini specifici, non sono capace: per fortuna esistono i giornalisti! (Risate, ndR)”.

COME AVVIENE LA COMPOSIZIONE DEI VOSTRI BRANI?
“La fase compositiva prevede sempre un lunghissimo lavoro di pre-produzione, in cui tutte le idee vengono accostate, per affinità o per contrasto, e poi armonizzate tra loro. Fatto questo, resta solo da verificare che tipo di feeling trasmettono in sala prove, perché la nostra musica deve suonare ‘live’. Siamo un gruppo che ama il sudore e l’adrenalina. Il palco è la nostra dimensione”.

DITECI QUALCOSA DELLE SESSIONI DI REGISTRAZIONE.
“La pre-produzione a la produzione di ‘Babhell’ sono state praticamente un percorso unico. E’ stato fantastico perché, in questo modo, eravamo concentratissimi e particolarmente produttivi: pensa che le recording di batteria sono state fatte in quattro ore! Il momento più esaltante però è stato quando stavamo registrando le voci e abbiamo capito che l’approccio vocale sarebbe stato obbligatoriamente sperimentale per un gruppo thrash/death. L’abbiamo vissuta come una sfida e ci ha provato molto. Abbiamo affrontato e risolto mille problemi ma, alla fine, ne è valsa la pena. E’ stata una reale ‘Babele Infernale’ anche quella! Ma una band che non discute in produzione ha qualcosa che non va perché ognuno ha una visione personale dell’album, l’importante è che il risultato finale soddisfi tutti. Così è stato”.

PROMOZIONE  LIVE: COSA CI POSSIAMO ASPETTARE?
“Che se ci chiamate suoniamo anche a casa vostra! Ora come ora, i live sono la nostra unica ossessione: con un album nuovo e una scaletta già collaudata, vogliamo soltanto promuovere ‘Babhell’ al massimo. Ci stiamo muovendo proprio in questi giorni a tal fine e, presto, avremo un calendario chiaro delle date che ci si prospetteranno. Ovviamente vi terremo aggiornati!”.

STATE OVVIAMENTE CRESCENDO COME BAND, QUALI ERRORI NON VORRESTE RIPETERE? AVETE RIMPIANTI IN AMBITO MUSICALE?
“(Ci pensa, ndR) Forse si, ma per fortuna ho una pessima memoria. Comunque, se non fai errori, non ti incazzi e, se non ti incazzi, come fai a comporre musica come la nostra? Gli errori sono una parte imprescindibile del songwriting. A parte le battute: ne abbiamo passate tante ma, se ci penso, sono davvero poche le volte in cui la negatività veniva da nostri errori. Fare metal, in Italia, oggi, è un corso per veri duri: bisogna essere umili ma fieri, ambiziosi ma non arrivisti… Insomma: non è facile. Però rimpianti no, abbiamo sempre fatto tutto con leggerezza e serietà e, oggi come oggi, abbiamo molti più ‘Scusa’ da raccogliere che ‘Grazie’ da distribuire”.

A CHI O COSA VI SIETE ISPIRATI PER LA REALIZZAZIONE DI “BABHELL”?
“L’idea di partenza, l’illuminazione, per la stesura di ‘Babhell’ mi venne una sera in cui ero davvero giù e, malauguratamente, aprii la mia home di Facebook: iniziai a scorrerla così, senza riflettere, e mi accorsi che provavo una sensazione di disagio sgradevolissima. Mi chiesi lucidamente il perché, ed era questo: c’erano post in successione diversissimi tipo ‘Mi sposo’, ‘Il latte fa male’, ’Politici fate schifo’, ecc… Tutti sconnessi ma in successione. Pensai a come reagirei se dovessi vivere con il giusto trasporto emotivo tutto quello che leggo, e mi resi conto che non è possibile. Lo è solo con distacco. Ma più ci si distacca dall’emotività, più si deve strillare per farsi ascoltare e, alla fine, tutti strillano e nessuno ascolta. Se questa non è una Babele, cos’è? Da lì mi venne in mente di musicare questo ‘costume’. Per questo motivo, come ti dicevo, le strutture di ‘Babhell’ sono concepite accostando le idee per contrasto (come una successione di post di persone diverse), più che per progressione”.

QUALI DUNQUE NELLO SPECIFICO I TEMI DELLE LIRICHE?
“Le liriche, come si intuisce dal titolo dell’album, parlano dell’incomunicabilità tra le persone. Il tema, negativo, prosegue e ribalta totalmente la visione positiva di ‘Youniverse’ che nobilitava l’introspezione come ricerca di se stessi e nel quale ogni uomo era visto come un microcosmo unico e irripetibile. Ecco: quello che in ‘Youniverse’ era un positivo individualismo, in ‘Babhell’ diventa narcisismo. Nessun tipo di contatto reale tra gli esseri umani è più possibile: siamo diventati stelle solitarie preoccupate soltanto di brillare più delle altre. Giuro, non c’è niente di mistico in queste allegorie: sono solo semplificazioni per capirsi. Il problema anzi è che, a mio avviso, queste dimaniche sono drammaticamente reali! Chi non le nota è semplicemente assuefatto ad esse”.

ALCUNI BRANI RESTANO IN TESTA AL PRIMO ASCOLTO E, COME DICEVAMO IN RECENSIONE, C’E’ UNA CERTA ARIA CATCHY CHE, PERO’, SEMBRA MOLTO NATURALE. PENSATE MAI ALLA FRUIBILITA’ DELLA VOSTRA MUSICA QUANDO COMPONETE?
“Domanda stupenda Giuseppe! Sempre! Tutte le attività artistiche sono il frutto di una necessità espressiva ma il risultato è sempre estetico. La domanda che mi faccio è: ‘Rappresenta quello che voglio dire?’. E, subito dopo: ‘Mi piace come lo sto dicendo?’. E’ naturale. Se un quadro deve essere descritto, non è arte: è arte solo se comunica qualcosa (possibilmente quello per cui è stato concepito). Il fine, ovviamente, non è affatto di piacere agli altri: per quello che mi riguarda è liberarmi di qualcosa. Così, se il risultato è ‘liberatorio’, se riesce a far staccare la spina a qualcuno per un’ora, se riesce a far saltare, sudare, divertire persone che cinque minuti prima avevano mille pensieri per la testa, allora siamo le persone più felici del mondo”.

COSA STATE ASCOLTANDO DI RECENTE? C’E’ QUALCHE DISCO USCITO QUEST’ANNO CHE CONSIGLIERESTI?
“Sono rimasto deluso da tutte le ultime uscite, anche di gruppi che davvero adoro alla follia. In questo momento, tutte le band storiche stanno facendo a gara a chi è più old shool, e penso che questa sia una vera piaga. Il fascino di quelle band, con cui sono cresciuto, era che non sapevi mai cosa aspettarti dai loro album. Oggi invece sono tutti impegnati ad autoplagiarsi. Peccato”.

CON CHI VORRESTE DIVIDERE UN PALCO?
“Quanto tempo hai? (Ride, ndR) Metallica? Megadeth? Tool? Slipknot? Machine Head? Facciamo Metallica-Megadeth-Tool-Slipknot-MachineHead… Giusto per iniziare… (Risate, ndR)”.

C’E’ UNA LOCATION O UN PALCO IN PARTICOLARE CHE VORRESTE RAGGIUNGERE?
“Per il tour di Youniverse abbiamo suonato in una spiaggia con migliaia di metalhead di fronte al Mar Nero: non ho una immaginazione così fervida da superare quella sensazione. Bellissima. Per quello che riguarda i festival invece, credo che l’Ozzfest sia il palco che ogni band sogni di calcare”.

COM’E’ LA SITUAZIONE MUSICALE NELLA VOSTRA REGIONE, E COME VI RAPPORTATE ALLA SCENA METAL ITALIANA?
“Guarda Giuseppe, lo so che sembra assurdo quello che sto per dirti ma io non ne ho idea! Un gruppo come il nostro che produce album a cui seguono tour europei senza soluzione di continuità non ha molto contatto con la realtà nazionale. Però, siccome non voglio eludere la domanda e mi piace buttarmi nella mischia, azzardo una sensazione, più che una opinione: mi sembra che la scena italiana sia diventata più provinciale che in passato; mi spiego meglio: l’Italia di oggi è piena di piccoli focolai isolati più che una unica grande realtà, come se ogni regione/provincia fosse un micromondo a sè. Questo significa solo una cosa: stiamo dissipando le nostre potenzialità (che sono enormi: l’underground italiano è eccezionale). Se non ci si mette in rete siamo destinati al declino. Non è solo un fatto di ‘esposizione’: quello che stiamo rischiando è la qualità del metal tricolore”.

COME VI VEDETE DA QUA A DIECI ANNI?
“Con una fascia addominale molto pronunciata (che alcuni chiamano pancia ma io chiamo ‘carisma’), sperando di non dovermi fare un riporto alla Trump. Per il resto, come sempre, a macinare più musica possibile suonando in ogni buco del globo munito di corrente elettrica. Per dirla con Nietzsche: ‘Senza la musica la vita sarebbe un errore’”.

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