Volevate una conferma? Vi basta il nome Saxon? Sta di fatto che Biff e compagni sono tornati nuovamente in azione anzi, diciamo che non si sono nemmeno mai fermati. Tra un tour e l’altro, infatti, i leoni britannici sono giunti al capitolo numero ventiquattro (in uscita proprio domani).
Con un Paul Quinn in meno e un Brian Tatler in più: è vero, l’avvicendamento nel ruolo di chitarrista risale ormai a poco meno di un anno fa, ma inizialmente si pensava fosse solamente un fatto legato alle esibizioni dal vivo. Con il passare del tempo invece, e soprattutto con l’avvicinarsi della release di “Hell, Fire and Damnation”, il quadro ha preso un’immagine più definita, con i lineamenti del leader dei Diamond Head ormai nitidi e quindi ufficiali dietro la sei corde.
Questo cambio di formazione ha però mantenuto la qualità e la fedeltà dell’operato dei Saxon, questa volta alle prese con l’antica lotta tra il bene e il male, chiamando in causa anche personaggi storici e vicende altrettanto celebri.
Abbiamo avuto la possibilità di interloquire direttamente con Biff Byford, impegnatissimo nella sequela di interviste in programma per la promozione del nuovo album, a proposito di quest’ultimo e molto altro.
CIAO BIFF, E BENVENUTO TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. VENTIQUATTRO ALBUM, QUARANTACINQUE ANNI AL SERVIZIO DELL’HEAVY METAL. ANCORA IN STRADA PER LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO DISCO “HELL, FIRE AND DAMNATION”: COME VIVI DOPO COSI’ TANTO TEMPO IL ‘TOUR’ PROMOZIONALE FATTO DI INTERVISTE, TELEFONICHE COME NEL NOSTRO CASO, O IN VIDEO?
– Mah sai, fa parte del programma promozionale: mi ci trovo bene, non mi dispiace, diciamo così. E’ diventato ormai una sorta di rito!
PARLIAMO ALLORA DEL NUOVO ALBUM, CONFRONTANDOLO CON IL VOSTRO PRECEDENTE LAVORO “CARPE DIEM”. IN QUEL CASO IL TITOLO PARLAVA CHIARO CIRCA IL MESSAGGIO CHE VOLEVATE TRASMETTERE.
CON “HELL, FIRE AND DAMNATION”, I TONI SI SONO APPESANTITI E OSCURATI. COME AVETE FATTO A SCEGLIERE I TEMI DEI VARI PEZZI?
– Come già avvenuto in passato, abbiamo scritto ciò che ci piaceva, senza pensare troppo ad eventuali legami tra un brano e l’altro. Abbiamo scritto i testi, le varie melodie, verificando poi se il tutto poteva funzionare o meno, mantenendo ogni pezzo separato dall’altro.
Certo, se scendiamo nel particolare del titolo, e di alcune tematiche che si ritrovano in altre tracce, la lotta tra il bene e il male si fa notare maggiormente; per cui sì, possiamo dire che forse è un po’ più ‘scuro’ di “Carpe Diem”.
UN TITOLO, “HELL, FIRE AND DAMNATION” CHE CI PORTA ANCHE INDIETRO NEL TEMPO, QUANDO TU ERI PIU’ GIOVANE, NON E’ VERO?
– Ah sì certo, mi è rimasto in testa questo detto da quando ero piccolo, perché mio padre lo diceva sempre quando si arrabbiava perché magari il sottoscritto ne aveva combinata una delle sue. Era un modo di dire molto usato, a quei tempi.
UN’ANTICA LOTTA TRA BENE E MALE CHE SI RIFLETTE ANCHE AL GIORNO D’OGGI, COME CANTI NELLA TITLE-TRACK. TU HAI MAI DOVUTO IN QUALCHE MODO ‘SCEGLIERE’ TRA LE DUE ENTITA’?
– L’uomo è storicamente nel mezzo delle due forze! Da parte mia, non parlerei propriamente di scelta: diciamo piuttosto che sono sempre stato dalla parte buona delle cose.
UNO DEI PEZZI PIU’ AFFASCINANTI DEL DISCO E’ SICURAMENTE “MADAME GUILLOTTINE”: UNA CANZONE TOCCANTE E MELODIOSA, NONOSTANTE LA BRUTALITA’ ESPRESSA DA QUESTA MACCHINA MORTALE. COSA NE PENSI A RIGUARDO?
– Credo sia la mia canzone preferita dell’album. Penso che abbia tutto quello che quella canzone metal deve avere: è heavy, è melodica, ha una bella storia; per cui è davvero ok! L’ho cantata dal punto di vista della stessa ‘Madame Guillotine’, quando i francesi la chiamavano in tal modo.
Penso fosse una sorta di scherzo, non proprio divertente, al condannato di turno: “sai, domattina incontrerai Madame Guillotine; attento a non perdere la testa!“. Un brano davvero interessante che credo andremo a proporre nei prossimi show.
UN’ALTRA CANZONE CURIOSA E’ “1066” LA QUALE VI VEDE IN QUALCHE MODO PROTAGONISTI, O SBAGLIO?
– Eh beh diciamo di sì! “1066” parla della battaglia di Hastings, dopo la quale Guglielmo il conquistatore diventò re d’Inghilterra, spazzando via i Sassoni e con loro il re Aroldo. Per cui, fine dell’epoca dei Sassoni ed inizio di quella dei Normanni: è una data molto importante nella storia britannica.
ED OGGI SIETE DI NUOVO ON THE ROAD: UNA SORTA DI VENDETTA SASSONE!
– Siii(risate, ndr), siamo tornati per perseguitarli!
UNO DEGLI ELEMENTI PIU’ SOLIDI DEL NUOVO DISCO È SICURAMENTE LA TUA VOCE: C’E’ QUALCHE SEGRETO CHE NON CONOSCIAMO CIRCA QUESTA TUA ‘GARANZIA’ VOCALE, TANTO IN STUDIO QUANTO ON STAGE?
– Sarò sincero, sono molto fortunato in questo senso. La mia voce ha retto bene sino a questo momento e mi auguro prosegua in questo senso ancora a lungo. Canto, mi piace cantare, non seguo un trattamento particolare o esercizi specifici! Quindi, non so esattamente quale sia il segreto di questa longevità e non so nemmeno se esista davvero.
BIFF, “HELL, FIRE AND DAMNATION” VEDE PER LA PRIMA VOLTA BRIAN TATLER TRA I MEMBRI UFFICIALI DELLA BAND. COME VEDI QUESTA NUOVA COLLABORAZIONE, VISTO CHE È ANCHE IL PRIMO DISCO SENZA PAUL QUINN?
– In realtà Paul ha suonato nell’album (in “Fire and Steel” e “Super Charger”, ndr); semplicemente, non ha scritto nulla. Da parte sua Brian è arrivato con un paio di idee da sviluppare. Gli ho chiesto se aveva qualcosa da proporre ed ecco che, con il suo contributo, sono nate “Hell, Fire and Damnation” e “Madame Guillotine”, nelle quali si può benissimo riconoscere la sua musica; per il resto, Nibbs e Doug hanno scritto diversi pezzi insieme a me.
Quindi sì, Brian ha portato la sua esperienza ed il suo prezioso contributo e questo penso sia davvero una cosa grandiosa. Tornando a Paul, credo la sua scelta sia scaturita dal fatto che non avesse più voglia di suonare heavy metal, heavy rock, preferendo sonorità più vicine al blues (nel frattempo Quinn è tornato in azione con il gruppo The Cards, formato nel 2018, ndr); ha fatto quindi un passo indietro rispetto all’intera scena metal. Per cui va bene così, nel pieno rispetto delle scelte che ognuno ritiene utile fare.
IL PROSSIMO 6 APRILE SARETE IN ITALIA, PRECISAMENTE A MILANO, INSIEME AI JUDAS PRIEST E A PHIL CAMPBELL CON I SUOI BASTARD SONS. UNA DATA IMPORTANTE, IN COMPAGNIA DI UNA BAND CHE HA FATTO LA STORIA DI UN GENERE E DI UN CHITARRISTA CHE PER ANNI HA SUONATO CON UN GRUPPO A VOI MOLTO CARO, I MOTÖRHEAD.
– Beh cosa dire? Sono entrambi grandi gruppi: voglio dire, la prima volta che siamo andati in tour, nel 1979, è stato con Lemmy, Eddie e Phil, ed il secondo tour, l’anno successivo, lo abbiamo fatto proprio con i Judas Priest. Per cui sono due band molto legate ai Saxon, da parecchio tempo ormai.
IN ITALIA SUONATE PARECCHIO, OGGI COME IN PASSATO. TRA UN PAIO DI MESI (l’intervista è stata realizzata lo scorso dicembre, ndr) INIZIERA’ IL FESTIVAL DI SANREMO.
UN EVENTO TUTTO ITALIANO AL QUALE PARTECIPASTE NEL 1983, PROPONENDO IL SINGOLO “NIGHTMARE” DALL’IMMINENTE “POWER AND THE GLORY” (PRESENTATO COME “POWER OF GLORY” DALLA CONDUTTRICE DELL’EPOCA). COSA RICORDI DI QUELLA PARTICOLARE ESIBIZIONE?
– È sempre stato un evento strano per me, ci suonarono pure i Van Halen se non ricordo male. Sì, fu abbastanza particolare però sai, è un evento televisivo per cui certe cose risultano un po’ guidate.
In quel periodo eravamo una delle band più famose in Italia per cui fu un’esibizione che ci permise di tornare nuovamente nel vostro paese. Mi è sempre piaciuto suonare da voi, il pubblico è sempre molto reattivo, vediamo anche diversi giovani, e questo è buono per il futuro del metal.
A TAL PROPOSITO, QUANDO SALITE SUL PALCO, SI RESPIRA SEMPRE QUELLA SENSAZIONE DI GARANZIA CHE TI PREPARA UNO SHOW CHE DIFFICILMENTE TI DELUDERA’: COME TI SPIEGHI QUESTA SORTA DI MAGIA CHE SI VIENE A CREARE?
– Da parte nostra abbiamo sempre lavorato duro, proprio per garantire uno show, soprattutto nei festival, in cui, oltre al divertimento, si riesca a stabilire una connessione con chi sta di fronte a noi. Ed io, come cantante sono il primo responsabile di questa connessione. Sappiamo che vi sono molte persone che rispettano i Saxon e, per questo, supponiamo che vogliano assistere ad un spettacolo grandioso; ne hanno il diritto.
UN BREVISSIMO GIOCHINO, BIFF: “HELL, FIRE AND DAMNATION” E’ COME DETTO IL VOSTRO ALBUM NUMERO VENTIQUATTRO. QUALI SONO, TRA TUTTI, QUELLI CHE UN METALHEAD DOVREBBE OBBLIGATORIAMENTE AVERE SULLO SCAFFALE DI CASA?
– Quest’ultimo sicuramente! E poi direi in assoluto “Denim and Leather”: uscito nei primi anni Ottanta, racchiude il nostro affetto per i fan, la nostra esperienza nei tour. Direi che “Denim and Leather” è da avere!
E SULLO SCAFFALE DI BIFF, QUAL E’ L’ALBUM CHE NON DEVE MANCARE?
– Direi “Highway To Hell”!