Tornano sulle scene i romani Scheletro, band tra punk e metal che avevamo apprezzato ai tempi del loro debutto nel 2018; sempre a quei tempi, proprio in occasione di una loro data in un centro sociale indipendente di Modena, avevamo incontrato il frontman della band Demian ‘Lo Scheletro’ per una piacevole intervista. Ora, a quattro anni di distanza, il caso ha voluto che gli Scheletro tornassero proprio a Modena e ancora una volta ci siamo ritrovati nel retro di un capannone industriale per quella che sembra più essere una chiacchierata tra amici che si ritrovano dopo qualche anno, sempre con la stessa bella attitudine e passione. Questa volta ha partecipato all’intervista anche il chitarrista Ernesto ‘Hell Nenni’. A voi il resoconto di quello che ci siamo detti.
CIAO DEMIAN, BEN RITROVATO,E’ CURIOSO RITOVARSI PROPRIO A MODENA, DI NUOVO IN UN RETRO DI UN CAPANNONE PRIMA DI UN CONCERTO CHE SI TERRÀ IN UNA LOCATION SGANGHERATA MA CHE TRASUDA PASSIONE. MA DOPO “FARFALLE DENTRO AL VOMITO”, NON AVETE INIZIATO A SUONARE IN CLUB PIÙ ESCLUSIVI O PALAZZETTI?
Demian: – (Tra le risate, ndR) Eh no, diciamo che ad oggi l’unica data un po’ più importante è stata quella che abbiamo fatto per ‘colpa’ vostra al Metalitalia.com Festival (durante il ‘warm-up day’, il 14 settembre 2018, con Cripple Bastards, Raw Power e Vide, ndr) al Live di Trezzo qualche anno fa, altrimenti noi siamo sempre quelli che suonano nei capannoni industriali, fienili abbandonati e luoghi simili.
SCHERZI, A PARTE A QUALCHE ANNO DI DISTANZA, QUEL DISCO HA RICEVUTO UN’ATTENZIONE ABBASTANZA ALTA, SIA PARTE DEL PUBBLICO CHE DELLA STAMPA SPECIALIZZATA. VI ASPETTAVATE CHE LE COSE ANDASSERO BENE O LO SPERAVATE SOLTANTO?
Demian: – Beh, se parliamo del nostro primo album, è stato proprio un disco che abbiamo fatto senza nessuna aspettativa, senza aspettarci che ci considerasse nessuno anche perché era senza promozione, uscito per le etichette DIY – ovvero appassionati che contribuiscono finanziariamente alle spese di stampa in cambio di copie, che sono a loro volta i distributori fisici di quel che co-producono, vendendo il materiale per posta o sulle loro bancarelle ai concerti, perciò senza davvero nessun altro tipo di promozione. Il fatto stesso che voi abbiate fatto una recensione, ad esempio, è stata un’iniziativa vostra, e quello per noi è stato uno dei primi segnali che ci hanno fatto capire che la cosa era piaciuta, ed è stato più di quanto noi pensassimo. In particolare, siete stati voi che ci avete chiamato a suonare al festival e il collettivo Cagliari Hardcore, che ci ha pagato i voli per la Sardegna, a farci capire che potevamo essere un po’ orgogliosi di quanto avevamo fatto.
NEL COMPORRE QUINDI IL VOSTRO NUOVO DISCO, AVETE IN QUALCHE MODO AVVERTITO UNA SORTA DI PRESSIONE? O PIÙ CHE DI PRESSIONE, FORSE PARLEREI PIÙ DI UN FARE QUALCOSA PER NON DELUDERE LE ASPETTATIVE?
Demian: – (Ci pensa, ndr) Un pochettino sì. Molto sinceramente, il primo album è stato più spensierato, anche se chiaramente un minimo di cognizione ce l’abbiamo messa. Diciamo che l’idea è stata quella di fare un altro disco con gli stessi suoni, con le stesse durate, ma con qualcosa di diverso qua e là.
ANDIAMO QUINDI A PARLARE DI “UN FETO SCHIACCIATO SENZA TRE FALANGI”: L’IDEA DI UN CONCEPT ALBUM COME VI È VENUTA? E COME SI È SVOLTA LA STESURA DEI BRANI?
Demian: – Allora, prima ancora di pensare ad un concept, già il primo pezzo composto dopo “Farfalle…”, cioè “Il Vizio Di Vivere”, era uno storytelling dove, all’interno di una trama, venivano nominati dei personaggi che poi sarebbero andati a prendere vita nel corso del disco. Ma noi questo ancora non lo sapevamo, finché per il secondo brano, “Prima Pagina Insanguinata”, nato come il classico pezzo hardcore contro le guardie, abbiamo cercato anche lì una storia per renderlo meno cliché (visto l’intento iniziale): ci siamo inventati che il fratello della protagonista del primo brano era il protagonista poliziotto del secondo pezzo, e questa cosa ha iniziato a funzionare. Da quel momento il fatto che la canzone fosse contro le guardie è passato in secondo piano ed emerse l’idea di sviluppare storie vere e proprie anche nelle canzoni future. E alla fine ti dirò, ci siamo un po’ appassionati alla saga cercando di sviluppare una vera e propria trama, con i suoi salti temporali, con i dubbi su quale personaggio avrebbe dovuto dire o fare qualcosa, e alla fine ci siamo stati dietro per circa un annetto.
QUINDI LA STESURA DEL DISCO E’ DURATA UN ANNO?
Demian: – Non proprio, il primo pezzo risale al 2019, poi in mezzo c’è stato il Covid che ovviamente ha rallentato le cose, e in più noi siamo di base una band molto lenta. Ma i pezzi si può dire che siano arrivati a cadenza semestrale, quindi ti direi che ci sono voluti quasi tre anni per fargli prendere forma.
Ernesto: – Mi piacerebbe a riguardo aggiungere una cosa circa la motivazione del concept album, durante la stesura dei testi ci dicevamo, ovviamente scherzando, che più che un semplice concept album stavamo concependo una vera e propria ‘opera rock’… Perché i testi dei singoli pezzi non si limitavano ad essere legati da un tema comune e stavano invece prendendo la forma di brandelli narrativi di una vera e propria storia unitaria, anche se raccontata attraverso i singoli punti di vista dei diversi personaggi, piuttosto che seguendo una struttura lineare. Ci divertiva l’idea del contrasto quasi parodistico tra la forma (tra mille virgolette) ‘alta’ del concept album/opera rock e il genere basso, rozzo e zozzo che suoniamo.
QUESTO E’ UN DISCO PIU’ SERIO, E FORSE E’ ANCHE PER QUESTO CHE MANCA QUELLA CHIAVE IRONICA CHE AVEVANO I TESTI DI “FARFALLE”, L’IDEA ERA DI FARE QUALCOSA DI TOTALMENTE DIVERSO PER NON RIPETERSI?
Demian: – Ma guarda, il non ripetersi premeditatamente è quasi un mettersi sulla difensiva, no? Diciamo che ci è venuto spontaneo imbarcarci in questa cosa, prendere questa direzione, dove la musica sostanzialmente non è che cambi molto dal solito, forse è solo un pochino più storta in alcuni pezzi, mentre questa cosa del concept ci ha sin da subito messi d’accordo, e ha creato un bel dibattito costruttivo, ha cementato un bello spirito di gruppo nell’inventarsi insieme una storia che avesse un senso e una coerenza.
DUNQUE, DEMIAN, SE PRIMA DEI TESTI TE NE OCCUPAVI SOLTANTO TU, ADESSO INVECE SE NE OCCUPANO TUTTI?
Demian: – Nello scorso album i testi li avevo scritti tutti io, a parte uno scritto dal batterista; per questo disco invece ti confermo che siamo tutti partecipi e con un contributo significativo, per quanto poi l’assemblaggio e il tocco finale spetti più a me.
MOLTE VOLTE LA REALTÀ RIESCE A FARE PIÙ SCHIFO DELLA FINZIONE LETTERARIA; PER QUESTO, TI CHIEDO SE LA STORIA CHE RACCONTATE È TOTALMENTE INVENTATA OPPURE È TRATTA O ANCHE SOLO ISPIRATA DA EPISODI DI VITA REALE?
Demian: – La storia ovviamente è una storia surreale, quasi fumettistica, per certi versi. Non sono nemmeno sicuro che sia totalmente comprensibile. Diciamo che per certi aspetti riprende fatti di cronaca, soprusi e cliché sociali contro i quali ci schieriamo, anche con una dose di ironia… Giusto prima dicevi che in questo nuovo lavoro non c’era? Ecco, diciamo invece che in questo disco l’ironia c’è, ma ha una forma diversa: è quella dello splatter, del grottesco che si inserisce man mano che la storia va avanti ed alla fine ne cambia il genere: da realista a paradossale.
HO LETTO IN GIRO VARI COMMENTI DI PERSONE CHE HANNO RITENUTO LA VOSTRA COPERTINA UN PO’ ECCESSIVA, TROPPO CRUDA – INSOMMA, DI CATTIVO GUSTO. DETTO CHE, IN AMBITO METAL IN PARTICOLARE, ABBIAMO VISTO PIÙ O MENO QUALSIASI COSA, COME VI RAPPORTATE NEI CONFRONTI DI QUESTA CRITICA?
Demian: – Non ce ne frega un cazzo.
Ernesto: – A parte la risposta di Demian, che è quella più attinente e coerente allo spirito degli Scheletro, io ti posso dire che è stata una sorpresa leggere certi commenti, peraltro alcuni anche sul vostro portale. Per me, e penso di poter parlare anche a nome degli altri, il feto in copertina è un cliché di certo metal: penso a “Butchered At Birth” dei Cannibal Corpse, dove forse era meno impattante perchè era disegnato?Non lo so, ovviamente anche il feto in copertina del nostro disco non è un vero feto – peraltro trovo abbastanza sorprendente che qualcuno possa crederlo – dato che si tratta di un giocattolo di lattice. Io pensavo, anzi, che una critica che avremmo potuto ricevere è quella di aver fatto qualcosa – come diciamo noi a Roma – di troppo ‘regalato’, ovvero un qualcosa fatto senza sforzarsi troppo di pensare ad alternative, in maniera scontata. Peraltro ti dico che il richiamo era a quello di una pubblicità di confetti che vedevamo negli anni ’80 a cui noi volevamo un po’ rifare il verso a quarant’anni di distanza.
E IN GENERALE, VI INTERESSANO LE CRITICHE DEGLI ALTRI?
Demian: – Beh, se hanno un senso e sono costruttive certamente sì. Cioè se mi dici che a un concerto abbiamo suonato male, oppure che una certa scelta è debole a livello di composizione, mi sta bene e magari ci penso. Però se la critica è in generale sullo spirito degli Scheletro, il punto di vista è diverso: noi stiamo facendo una cosa che ci interessa fare e questa cosa ci piace farla esattamente così.
VISTO CHE TRA UN DISCO E L’ALTRO È PASSATA UNA PANDEMIA TI CHIEDO: SE NON CI FOSSE STATO QUESTO ‘INTOPPO’, IL DISCO CREDI CHE SAREBBE STATO COMPOSTO IN MENO TEMPO E QUINDI USCITO PRIMA?
Demian: – Magari un pochino prima sì, ma non credo tantissimo: devo dirti che, a parte durante il primo lockdown, durante tutto il resto del tempo in cui c’erano i vari coprifuoco noi comunque ci siamo visti, magari meno però abbiamo sempre continuato a suonare. Questo avrebbe comportato che il disco forse sarebbe uscito sei mesi prima? Può essere, ma noi non siamo veloci, per niente, però siamo costanti, quello sì.
ORA CHE LA SITUAZIONE PANDEMICA SI E’ STABILIZZATA, CREDETE CHE SIA CAMBIATO QUALCOSA NELLA SCENA O E’ TUTTO COME PRIMA? OVVIAMENTE IN BASE A QUELLO CHE VIVETE VOI.
Demian: – Non lo so, per quello che vedo io mi sembra più o meno uguale, anzi forse c’è ancor più voglia di suonare adesso, dopo due anni di stop.
COME VI RAPPORTATE CON L’ASCOLTO SULLE PIATTAFORME MUSICALI DI STREAMING TIPO SPOTIFY, TIDAL ECC?
Demian: – A causa di YouTube, che uso per ascoltare musica quasi tutto il giorno, ti confesso di aver quasi smesso di comprare supporti fisici da una decina d’anni, se non per qualche occasione speciale o per supporto nei confronti di gruppi che spaccano. Però mi rendo conto che già YouTube è oramai passato rispetto alle altre piattaforme.
QUINDI PER UNA BAND COME LA VOSTRA NON RITIENI SIA INDISPENSABILE LA PRESENZA SU QUESTE PIATTAFORME?
Demian: – Francamente non ho il polso della situazione, probabilmente per gruppi con più ambizione rispetto a noi ci devi stare. Io uso moltissimo solo YouTube, rendendomi perfettamente conto di essere alcuni anni indietro, però lo ritengo un bello strumento per un gruppo come il nostro perché nel nostro caso, cantando in italiano, facciamo dei lyric video di ogni pezzo e questa cosa è fruibile solo su YouTube; credo che abbia senso far leggere il testo mentre scorre la musica, specie data l’importanza che questi ricoprono nella nostra proposta. Siamo approdati su Spotify mettendo prima il disco vecchio mentre l’etichetta ha messo ora il disco nuovo, ma se fosse dipeso da noi personalmente a quest’ora avremmo ancora fatto questo passo.