Forti di un ritorno sulle scene che continua a riscuotere giudizi più che positivi da parte di critica e fan, gli Schizo si confermano colonna portante di un oltranzismo, non solo musicale, che (anche) con loro, in Italia, ha preso piede sin da quell’oggetto di culto che è ‘Main Frame Collapse’. Il nuovo disco, ‘Rotten Spiral’ ha dimostrato quanto la band non abbia alcuna intenzione di dormire sugli allori né di ripetere all’infinito stilemi e soluzioni già adottate nel corso degli anni da loro stessi e, di conseguenza, da decine di altre band; non per niente la prima sensazione che il nuovo full length esprime è quella di un’evoluzione volta alla ricerca, a una concezione di estremismo che non siano per forza folli bpm e cattiveria sparata a mille. Abbiamo parlato di questo ed altro con Dario Casabona, il quale ci ha raccontato alcuni retroscena sulla genesi del disco e sul futuro della band, ecco a voi!
CIAO E BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM! VORREI PARTIRE INNANZITUTTO DAL VOSTRO NUOVO ‘ROTTEN SPIRAL’, UN DISCO CHE SECONDO ME SI COLLOCA MOLTO BENE ALL’INTERNO DELL’ANNO IN CORSO: AL PASSO COI TEMPI, EPPURE NON DISTANTE DALLE VOSTRE ORIGINI. PERCHE’ NON CI PARLATE UN PO’ DELLA SUA GENESI?
“Sono pienamente d’accordo con il tuo giudizio, nella misura in cui la musica composta per questo nuovo album risente in modo evidente del momento storico attuale e, contemporaneamente, lascia emergere i tratti distintivi della nostra personalità musicale che da sempre ci contraddistinguono. Essendo per noi una esigenza puramente creativa, l’incipit delle composizioni di ogni nuova release viene preceduto da una riflessione e da uno scambio di esigenze artistiche tra Reder, Niko e il sottoscritto. Comporre un album degli Schizo vuol dire sentire la necessità di trasmettere qualcosa che urla prepotentemente da dentro e che non vuole più riposare nelle viscere; null’altro. Non abbiamo obblighi verso qualcuno o qualcosa che non sia questa esigenza. Nel caso specifico, la genesi di ‘Rotten Spiral’ è da ritrovarsi in un nostro ripensamento ‘all’unisono’ del concetto di estremo. Esso, infatti, pare abbia sempre più perduto il proprio carattere irriverente e destabilizzante che invece ebbe sin dal suo apparire e fino ad un determinato tempo. Il mondo della musica estrema (ma il concetto è estendibile anche ad altre espressioni artistiche) ci appare oggi ricco di pantomime, di atteggiamenti forzatamente esasperati, e questo ha molto condizionato la nostra scelta di voler fare un disco che dovesse suonare estremo nella sua atmosfera e nella tensione che lo caratterizza, che risultasse tragico e violento più per i contenuti che per le tirate. Questo è ciò che abbiamo fatto”.
INTERESSANTE E’ LA COLLABORAZIONE CON TOMMY VETTERLI; COM’E’ COMINCIATO IL TUTTO E COME SIETE FINITI A LAVORARE INSIEME? COME SONO ANDATE LE SESSIONI DI REGISTRAZIONE?
“Il tutto è nato in maniera semplice, dopo un concerto in cui noi aprivamo ai Coroner. Sorseggiando del buon vino e ascoltando le lodi di Vetterli su ‘Hallucination Cramps’ (‘ottimo album per correre in autostrada a 300 km/h’ cit.), si parlò del nuovo materiale, di come registrare la batteria, di come dovesse suonare l’intero album. Da lì la realizzazione del tutto. Una volta iniziati i lavori al New Sound di Zurigo il feeling tra noi e il produttore si è fatto sempre più intenso, a tal punto da mutarsi in brevissimo tempo in un ottimo rapporto di amicizia e di stima, e addirittura in una attiva partecipazione di Tommy nella title-track dell’album. Manteniamo un ricordo davvero positivo e felice di questa esperienza, sia sotto il profilo artistico-professionale, sia sotto quello personale, oltre al piacere e all’onore di aver avuto come ospite uno dei musicisti più geniali della storia di questo genere”.
COME E’ AVVENUTA LA COMPOSIZIONE DEL DISCO?
“Una volta accertata la medesima volontà/necessità da parte di tutti i membri degli Schizo, abbiamo iniziato, canonicamente, a comporre il nuovo album partendo dagli inesauribili impulsi chitarristici di Reder, autore da sempre di tutti riffs della band. Ma stavolta, più che in passato, abbiamo fatto tantissimo lavoro di sala concentrandoci perlopiù sulla ‘vocalità’ dei brani e sulla ricerca degli arrangiamenti più adeguatamente finalizzati a conferire una forte musicalità all’intero album. In tal senso il lavoro svolto da Niko è stato eccellente in termini di prestazione e pathos vocale dato alle composizioni e siamo davvero soddisfatti del risultato”.
C’E’ STATA UNA PRECISA INTENZIONE DI PORTARE IL SOUND VERSO UN RISULTATO PIU’ ATMOSFERICO CHE OLD SCHOOL? RITENGO CHE PUR NON MANCANDO SFURIATE THRASH TIPICHE DEL VOSTRO NOME, IL RISULTATO FINALE SIA PIU’ CADENZATO E PIU’ CUPO CHE VIOLENTO, COME SCRIVEVO IN RECENSIONE. COME LA VEDETE?
“Come dicevo prima, tanta noia ci arriva da quella tendenza molto in voga da anni che vede nell’uso esclusivo della velocità l’unico canale espressivo possibile. Questo ci ha permesso il voler guardare anche alla possibilità di soluzioni alternative per rappresentare in termini musicali i contenuti di cui parliamo da sempre. Se vogliamo, in ‘Rotten Spiral’ si avverte anche un certo ritorno alle origini della band nelle quali alcune influenze post-punk più cupe si facevano sentire nel ‘riffwriting’ di Reder. E a ben pensarci, c’è stato un tempo in cui ciò che oggi si definisce ‘old school’ era invece nuovo, avanguardistico, come avanguardistico era il sound degli Schizo dei primi anni ’80, incentrato su una strana commistione di punk, hard core e metal tirato a velocità esasperate e udite in poche altre band dell’epoca. Queste considerazioni ci spingono costantemente a non arrestarci nella ricerca e a non limitarci al solito canovaccio, sebbene questo si sia sviluppato in casa. E ci auguriamo che, come fu nel caso di ‘Main Frame Collapse’ che di certo non divenne un cult album nell’immediato, anche ‘Rotten Spiral’ con le sue nere atmosfere, a volte minimali e di certo tragicamente personali, venga apprezzato e compreso nel corso del tempo”.
LA COPERTINA E’ DI UN CERTO IMPATTO, CHI SE NE E’ OCCUPATO? COSA VUOLE TRASMETTERE?
“La front cover così come la back cover dell’album sono state realizzate da Daniele Cascone, un artista siciliano dalle qualità eccelse. Ricordo ancora la sensazione di stupore da parte di tutti quando Daniele ci mostrò la copertina di ‘Rotten Spiral’: era riuscito perfettamente a mettere in immagini il disagio contenuto nei testi e nelle musiche dell’album. In essa si trovano tutti i temi principali del nuovo disco che spero i fan riusciranno a scovare leggendo le lyrics, ascoltando la musica e associando il tutto alla claustrofobica visione fotografata in copertina”.
DOPO IL RELEASE PARTY, AVVENUTO IN APRILE AL COLONY DI BRESCIA, QUALI SARANNO I PASSI IN CASA SCHIZO? PENSATE DI ANDARE IN TOUR O SLEZIONERETE LE USCITE LIVE?
“Dopo l’estate faremo di certo un breve tour a supporto del nuovo album. Poi solo date mirate. Nell’immediato, invece, dovremmo girare un videoclip, il primo nella storia degli Schizo, e stiamo pensando anche in questa occasione a qualcosa di particolare, diverso”.
C’E’ QUALCHE BAND CON CUI VI PIACEREBBE CONDIVIDERE I PROSSIMI PALCHI? O QUALCHE LOCATION DAL SIGNIFICATO PARTICOLARE?
“Da tempo meditiamo l’ipotesi di fare un concerto in un luogo abbandonato come potrebbe essere un vecchio teatro, allestendo per l’occasione uno spettacolo del tutto diverso dai nostri soliti concerti. Speriamo prima o poi di realizzarlo poiché abbiamo delle idee molto interessanti. Per ciò che concerne altre band con cui suonare, devo ammettere che ci piacciono le accoppiate ‘bizzarre’ (se esistessero ancora ci piacerebbe suonare con i Bauhaus), come, per esempio, quella che vedrà gli Schizo in veste di co-headliners con gli amici Novembre a Catania il 21 maggio”.
QUALE BRANO DI ‘ROTTEN SPIRAL’ METTERESTE NELLA PLAYLIST DI QUALCUNO CHE NON CONOSCE GLI SCHIZO O CHE SI E’ FERMATO A ‘MAIN FRAME COLLAPSE’ E PERCHE’?
“Direi semplicemente di fermarsi per una quarantina di minuti e ascoltare interamente ‘Rotten Spiral'”.
VISTO CHE L’ABBIAMO NOMINATO, COSA E’ CAMBIATO PER IL METAL IN ITALIA DAI TEMPI DI ‘MAIN FRAME COLLAPSE’?
“Per una disamina dignitosa ci vorrebbero ore, forse giorni. A sommi capi direi che il negativo di un tempo, costituito da una sorta di timore per questo genere musicale, ora è stato sostituito da un generale disinteresse verso il metal o forse, più genericamente, nei confronti di tutta la musica. In ogni caso in questo luogo cadiamo quasi sempre male. Fortunatamente ci sono ancora dei soggetti tra gli addetti ai lavori che, spinti dalla sincera passione, combattono la loro guerra e tentano di dar linfa alla scena musicale, districandosi da immorali impostori, sedicenti discografici e agenti per allodole. Di certo è cambiata la percezione che all’estero si ha del metal italiano, arrivando in taluni casi a vedere il metal nostrano come oggetto di culto e non più come roba da mendicanti. Direi che era anche ora”.
E PER QUANTO RIGUARDA IL SUD? PERSONALMENTE VEDO SEMPRE PIU’ OTTIME REALTA’ MUSICALI PROVENIRE DAL MERIDIONE, RITIENI CHE SIA ANCORA UNA PARTE UN PO’ ‘TAGLIATA FUORI’ DAI GIOCHI?
“Assolutamente sì. Vivere in questo contesto di certo non aiuta chi vuol fare musica o arte in generale. Tante volte ho visto talenti collassare a causa del ‘logistico’, del ‘geografico’. Come più volte ho detto, però, questa condizione non ci dispiace. Il siciliano, in particolare, vive hic et nunc, nel suo dialetto non è contemplato il futuro, non c’è spazio per i sogni o prospettive lontane, e questo implica una sorta di pathos tragico che forse è possibile ritrovare anche in certe nostre sonorità e che costituisce inconsciamente il nostro modo di intendere ancora oggi il far musica”.
E’ PASSATO UN PO’ DI TEMPO DALL’USCITA DI ALBERTO PENZIN DALLA BAND, AVETE MANTENUTO I RAPPORTI FUORI DAL GRUPPO?
“Sì, abbiamo mantenuto dei rapporti. Altalenanti come tutti i rapporti umani, ma mai privi di affetto”.
COME VI TROVATE COL MONDO DEI SOCIAL NETWORK E DELLA PROMOZIONE ONLINE? “Sinceramente ammetto che non è di certo l’universo che preferiamo. Per fortuna il nostro sodalizio con Eagle Booking che si occupa anche della promozione ci permette di concentrarci maggiormente su ciò che sappiamo far meglio che di sicuro non è il social”.
QUANTO RITENETE INTERNET POSSA INFLUIRE SUL SUCCESSO DI UNA BAND AL DI LA’ DELL’EFFETTIVO VALORE?
“Credo tantissimo, molto di più di quanto si possa credere. L’approccio è radicalmente cambiato e tale modificazione ha sottratto la magia della scoperta che nel nostro genere ha sempre giocato un ruolo principe. Il passaparola di un tempo che induceva gli appassionati a scovare sempre nuova musica, stimolando una fantasia quasi erotica nella sua accezione originaria, è stato sostituito da un modello interamente ‘pubblicitario’ che, in quanto tale, tende il più delle volte a imporre più che a proporre. Dal ‘mistero’ che caratterizzava il metal e i suoi sottogeneri più estremi al suo nascere, si è passati al pornografico marketing mass mediatico che, come ben sappiamo, è capace di far ingoiare anche i più nocivi o insapori alimenti culturali, politici e artistici. Ecco, quindi, che parecchie volte si assiste a casi in cui la sostanza musicale di una proposta è inversamente proporzionale al successo raggiunto. A chi ha della voglia e del tempo, consiglio di leggere attentamente il testo di ‘Neurotic Propaganda’ nel quale è nascosto tra le righe la mia totale disapprovazione per ciò che è divenuto il metal (inteso come macro-categoria) nel mondo contemporaneo”.
AVETE GIA’ IN MENTE QUANDO INIZIERETE A LAVORARE AD UN PROSSIMO ALBUM?
“Sì e accadrà a breve. Non so se si tratterà di un vero e proprio album, ma di certo non faremo attendere troppo tempo per una nostra nuova release. Reder continua a comporre riffs senza alcuna sosta, io da parte mia ho già idee per un nuovo concept e Niko soffre della nostra stessa malattia creativa che ci spinge ancora a suonare, comporre, pensare e godere di tutto questo al di là degli esiti o di fantomatici traguardi”.
L’INTERVISTA E’ FINITA, VI RINGRAZIO PER IL TEMPO CONCESSOCI! COSA VI VA DI DIRE AI NOSTRI LETTORI, MAGARI SOPRATTUTTO A QUELLI UN PO’ PIU’ GIOVANI?
“Ci sentiamo solo di consigliare di dare al nostro album (e non solo) il giusto tempo e la possibilità di essere ‘compreso’. In un periodo come quello attuale in cui ‘l’usa e getta’ è diventata legge cosmica, si rischia di lasciarsi scappare molte proposte valide a causa di un ascolto superficiale ed estemporaneo. Ogni album ha bisogno di crescere nella sensibilità dell’ascoltatore e merita il proprio spazio e il proprio tempo. Grazie a te e un saluto ai lettori e allo staff di Metalitalia”.