Dave Lombardo è di nuovo nei Testament, i Destruction hanno ripreso lustro grazie a “Diabolical”, con “Persona Non Grata” gli Exodus hanno dato il bentornato a Gary Holt, Kreator e Overkill sono in fase di rodaggio per rilasciare nuovi lavori. Insomma, la vecchia guardia thrash è sempre all’opera. Tuttavia – fortunatamente – anche le nuove leve spingono sull’acceleratore con la tipica e gloriosa voglia di prendere a sassate tutto e tutti. Tra i nomi più interessanti di questa primo trimestre del 2022 c’è sicuramente quello degli Schizophrenia, band costruitasi sull’asse Italia-Belgio che mescola a dovere thrash e death, pescando dal passato dei due generi per lanciarsi in un personalissimo futuro, fortemente beneaugurante dopo l’esordio dello scorso febbraio marchiato “Recollections Of The Insane”. Ci siamo così messi in contatto con la parte nostrana del gruppo: è stato, infatti, Riccardo ‘Ricky’ Mandozzi, cantante e bassista della band, ad introdurci nel mondo degli Schizophrenia. Buona lettura!
CIAO RICCARDO E BENVENUTO TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. LEGGENDO LE INFORMAZIONI DELLA VOSTRA BAND VEDIAMO IL DATO RELATIVO AL LUOGO D’ORIGINE: ITALIA/BELGIO. PUOI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ SU COME E’ NATO QUESTO CONNUBIO DA CUI SONO SORTI GLI SCHIZOPHRENIA?
– Nel 2013 ho deciso di lasciare l’Italia per venire a studiare in Belgio ed ho da subito iniziato a cercare gente con cui suonare. Due anni dopo sono stato contattato dagli Hammerhead, una thrash metal band molto giovane con un paio di EP all’attivo, per prendere il posto del loro ex cantante e bassista. Oltre a me si è unito anche il chitarrista Romeo Promos, che non conoscevo ancora.
Dopo circa un anno e mezzo di concerti in vari paesi d’Europa il batterista decise di entrare nei Carnation e quindi di sciogliere praticamente la band. A quel punto io e Romeo, che abitavamo insieme e passavamo parecchio tempo a scrivere, abbiamo deciso di iniziare un nuovo progetto orientato più sul death/thrash metal di fine anni ’80 e primi ’90. In quel periodo Marty (Van Kerckhoven, ndr) frequentava spesso casa nostra ed era già un ottimo chitarrista, per cui gli abbiamo subito chiesto di entrare nel gruppo. Per la batteria invece abbiamo chiesto a Lorenzo Vissol, italo-francese nato e cresciuto a Bruxelles, sotto consiglio di Max Mayhem degli Evil Invaders. Una volta creata la formazione in maniera stabile abbiamo iniziato ad arrangiare insieme i pezzi che io e Romeo avevamo scritto e alla fine del 2018 abbiamo registrato l’EP di debutto “Voices”, pubblicandolo nel gennaio del 2020.
PARLIAMO DEL VOSTRO MONICKER: COME MAI QUESTO NOME? IL FONTO DEL VOSTRO LOGO RIMANDA INEVITALBIMENTE A QUELLO DEL PRIMO PERIODO DEI SEPULTURA. CI SONO LEGAMI IN QUESTO SENSO?
– I primi Sepultura sono stati una delle nostre principali influenze sin dall’inizio e probabilmente hanno influenzato anche la scelta del nome. Nei nostri pezzi comunque abbiamo sempre trattato argomenti come la pazzia con le sue varie sfaccettature; pertanto abbiamo cercato un nome che rappresentasse al meglio questo aspetto.
L’EP “VOICES” COME HAI DETTO, ARRIVO’ NEL GENNAIO 2020, POCO PRIMA DELLA PANDEMIA. UN EVENTO CHE INEVITABILMENTE HA OSTACOLATO I VOSTRI PIANI; COME AVETE REAGITO?
– Quando abbiamo pubblicato “Voices” eravamo piuttosto sconosciuti, era il nostro primo lavoro e non avevamo idea del feedback che avremmo ricevuto. Beh, dopo la pubblicazione la risposta del pubblico è stata incredibile e decisamente più alta delle nostre aspettative. A marzo, insieme agli Evil Invaders, siamo partiti per un tour europeo che purtroppo è stato bloccato a tre date dalla fine a causa del dilagare della pandemia in Europa. Non è stato facile da digerire perché in quel momento la band era appena partita e stava andando molto bene, quindi doversi fermare con i live a tempo indeterminato poco dopo il debutto è stato un brutto colpo che, sfortunatamente, si è prolungato nel tempo: in questi due anni, infatti, siamo stati costretti a cancellare altri tre tour e varie date singole per un totale di circa cento concerti. Questo stop forzato però ci ha permesso di prenderci il tempo necessario per scrivere il nuovo album senza fretta e sperimentare cose un po’ diverse da quelle che avevamo fatto nel nostro precedente lavoro.
E DA QUI NASCE “RECOLLECTIONS OF THE INSANE”. PARTIAMO SUBITO DAL TITOLO: A CHI FATE RIFERIMENTO QUANDO PARLATE DI “INSANE”?
– Il ‘pazzo’ è il protagonista delle storie che raccontiamo, potrebbe essere chiunque. In questo nuovo album i pezzi affrontano temi diversi ma sono decisamente legati fra loro proprio dal concetto di pazzia, raccontata sia dal punto di vista di chi la vive ma anche da chi la subisce per mano di altri. Per questo ci siamo ispirati a film, storie vere, dipinti o esperienze personali sui quali abbiamo costruito dei testi che fossero interessanti da interpretare.
A PROPOSITO DI FILM, LA RAPPRESENTAZIONE RIPORTATA IN COPERTINA MI RIMANDA A “L’ESORCISTA”, CON L’IMMAGINE DELLA PICCOLA REGAN POSSEDUTA E LA STATUA DI PAZUZU SULLO SFONDO. C’E’ PER CASO UN RIMANDO AL CAPOLAVORO DI WILLIAM FRIEDKIN?
– Assolutamente sì! A dire la verità l’idea originale era un po’ diversa e veniva da un sogno che avevo fatto ed avrebbe dovuto rappresentare un paesaggio con molte statue, poi abbiamo deciso di abbandonare l’idea del paesaggio e concentrare il focus su una sola statua. Volevamo qualcosa che fosse imponente, inquietante ed avesse un certo alone di mistero, e infatti abbiamo preso ispirazione dalla scena de “L’Esorcista” in cui il sacerdote vede per la prima volta la statua di Pazuzu nel deserto, e anche quella in cui la statua appare nella camera da letto con una forte luce da dietro. Cercavamo quel tipo di effetto visivo. Nella copertina del nostro album la statua rappresenta il male, la pazzia ed il mistero, mentre la figura inginocchiata di fronte è colui che subisce tutto questo ed è costretto ad accettarlo.
IN “VOICES” I RICHIAMI AGLI SLAYER ERANO MOLTO EVIDENTI; ORA IL VENTAGLIO D’ISPIRAZIONE E’ MOLTO PIU’ AMPIO. QUALI SONO DUNQUE LE VOSTRE PRINCIPALI INFLUENZE?
– Slayer sempre e comunque (ride, ndr)! Scherzi a parte, credo che le influenze siano sempre le stesse: Demolition Hammer, Morbid Angel, Dark Angel, Malevolent Creation e… Slayer, ovviamente. Penso sia solo cambiato il nostro approccio alla composizione dei pezzi.
I BRANI DI “RECOLLECTIONS OF THE INSANE”, RISPETTO AL PRIMO EP, HANNO ANCHE UN MINUTAGGIO PIU’ CONSISTENTE. COME E’ AVVENUTA LA COMPOSIZIONE DEI VARI PEZZI?
– Quando abbiamo composto “Voices” ci siamo posti dei limiti, così da avere un EP che suonasse esattamente in quel modo. Non volevamo allontanarci troppo dall’etichetta thrash/death. Per “Recollections Of The Insane” invece abbiamo fatto il contrario: abbiamo scritto musica senza pensare minimamente a quale genere somigliasse di più. Oltre alle band che ho citato sopra, e che ci hanno da sempre ispirato, abbiamo anche lasciato che ognuno di noi contribuisse con il proprio background sonoro che include musica classica, blues, fusion, punk e musica latino americana. Questo ci ha permesso di essere molto più creativi, di scrivere i pezzi fuori da una certa logica o pattern e soprattutto ci ha permesso di crescere come musicisti. Come avrai notato, questo album è decisamente più tecnico rispetto all’EP e per noi è stata una bella sfida creare certi pezzi ed imparare a suonarli. E comunque la stesura dei brani è sempre stato un lavoro a quattro: indipendentemente da chi proponesse riff o canzoni già ben strutturate, abbiamo lavorato ad ogni brano sempre tutti insieme. Inoltre abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Francesco Paoli dei Fleshgod Apocalypse, che si è occupato della produzione: il suo talento e i suoi punti di vista sono stati di grande aiuto nell’arrangiamento e nella produzione dei pezzi.
UNO DEI PUNTI VOSTRI DI FORZA E’ LA CHIRURGICA VARIETA’ DEL SUONO, NON SOLO TRA UN PEZZO E L’ALTRO MA ANCHE ALL’INTERNO DEL SINGOLO BRANO. UN ELEMENTO DI SORPRESO CHE HA GIOVATO PARECCHIO SULLA BUONA RIUSCITA DEL RISULTATO FINALE.
– Esattamente, e proprio il fatto di aver composto senza stare dietro a troppi schemi e prendere spunti da più stili di musica ci ha permesso di diversificare molto i pezzi e renderli più dinamici. Avere più elementi a disposizione con cui ‘giocare’ ci ha dato la possibilità di provare cose diverse. Ovviamente sappiamo tutti che non abbiamo inventato nulla di nuovo, però ci tenevamo ad avere un album che fosse dinamico.
RICKY, PARLIAMO DELLA TUA PRESTAZIONE DIETRO AL MICROFONO, DAVVERO SUPERBA: HAI QUALCHE MODELLO DI RIFERIMENTO?
– Grazie! A dire il vero questa è stata una sorpresa per me, sia nel fare quello che ho fatto sia per la risposta del pubblico e della critica. Quando ho registrato “Voices” la mia voce aveva un registro medio, parecchio graffiato, un po’ alla Kreator e sono entrato in studio senza aver mai fatto una pre-produzione prima. Per “Recollections Of The Insane” invece ho dedicato molto tempo alla cura dei dettagli e all’interpretazione di ogni parola e, avendo la possibilità di registrare le demo a casa, ho avuto modo di giocare tanto con la voce e provare cose che non avevo mai fatto prima, come il growl o cose più alte in stile black metal. Questo mi ha dato la possibilità di variare moltissimo in intensità e dare alla voce sfumature diverse. Mi sono divertito un sacco!
In ogni caso le mie principali ispirazioni sono sempre state Tom Araya, David Vincent, Mille Petrozza e John Tardy, sicuramente tra i migliori frontmen del metal estremo.
TORNANDO ALLA QUESTIONE LIVE: AVEVATE PROGRAMMATO UN NUOVO TOUR CON GLI EVIL INVADERS, CHE AVREBBE TOCCATO ANCHE L’ITALIA; TOUR PURTROPPO RIMANDATO E POI CANCELLATO.
– Quel tour è stato rimandato così tante volte che alla fine è stato cancellato direttamente. Non credo ci sarà un altro tour con loro a breve, a parte le cinque date che siamo riusciti a salvare in Belgio e in Olanda ad Aprile, ma sicuramente avremo altre occasioni in futuro. Siamo molto amici ed ovviamente girare l’Europa insieme è una figata ma per ora non abbiamo altro in programma. Per il resto abbiamo già parecchi concerti confermati ed altri ancora da annunciare da aprile fino a fine anno e forse un altro tour europeo ad ottobre, ma di questo non posso rivelare ancora nulla perché ne stiamo ancora discutendo. Nel frattempo tengo le dita incrociate sperando che tutto vada in porto. Non vediamo l’ora di suonare i nuovi pezzi dal vivo e speriamo di venire presto in Italia!