Dopo diciannove anni di carriera e sette album che hanno scritto la storia del power metal tricolore, arriva anche per i Secret Sphere il momento della realizzazione del primo disco dal vivo, che avviene in concomitanza con il cambio di label, dalla Scarlet Records all’attivissima Frontiers; l’album, registrato a Tokyo in occasione del tour a supporto alla riedizione 2015 del capolavoro classico “A Time Never Come”, risuonato da capo con la formazione attuale, fotografa esattamente quanto la band sia amata in Giappone, ben più di quanto sia conosciuta in Italia, e si candida seriamente a miglior live album uscito nel 2016. In occasione della release di “One Night In Tokyo”, Metalitalia.com ha intervistato il leader della formazione alessandrina Aldo Lonobile, da sempre alla guida del combo piemontese, per parlare del nuovo disco, del tour che l’ha generato, dell’evoluzione del sound e della band e di quanto il gruppo sia amato nel paese del sol levante.
CIAO ALDO, CONSENTIMI DI ESORDIRE CONGRATULANDOMI CON VOI PER IL VOSTRO NUOVO ALBUM “ONE NIGHT IN TOKYO”, DAVVERO UN LIVE ALBUM GRANDIOSO. PER ROMPERE IL GHIACCIO PERCHE’ NON CI INTRODUCI TU STESSO CON PAROLE TUE QUESTO NUOVO PRODOTTO?
“Ciao William grazie a Metalitalia.com per l’intervista! Dopo 19 anni di attività, sette album da studio, un remake ed un sacco di altre belle cose, eccoci giunti al live album, realizzato dalla Frontiers Records in una confezione che è davvero bella, degna di un gruppo che ha raggiunto la maggiore età. Scherzi a parte, mi fa molto piacere avere la possibilità di rilasciare il nostro primo live tramite la Frontiers, che devo dire si sta adoperando molto per promuovere la band al meglio!”.
PERCHE’ AVETE DECISO DI REGISTRARE IL VOSTRO PRIMO ALBUM DAL VIVO IN GIAPPONE?
“’One Night In Tokyo’ è nato per caso, non era in programma, ma in prossimità del nostro tour in Giappone, nel 2015 la label Nipponica ed il promoter ci proposero di registrare il concerto di Tokyo, che era molto atteso e la band ha da sempre un grande seguito da quelle parti; sarebbe stata un’occasione da non perdere. Grazie a loro, che hanno organizzato tutto. Successivamente con Frontiers abbiamo valutato la possibilità di rilasciare il live prima di un nuovo studio album ed eccoci qua a parlarne!”.
QUALI SONO, SECONDO TE, LE RAGIONI DEL VOSTRO GRANDE SUCCESSO IN GIAPPONE?
“I Secret Sphere sono una band che da sempre licenzia al mercato giapponese i propri dischi, dal 1999 , dal nostro primo disco, ed hanno addirittura pubblicato come materiale bonus il nostro primissimo demo tape, accorpandolo ad una versione ri-masterizzata del nostro debut. Il nostro secondo album ‘A Time Never Come’ ottenne davvero un buon successo, arrivando a fare numeri davvero interessanti e per un periodo abbiamo anche lavorato con una major; diciamo che abbiamo un fan base che dura da anni, costruito nel tempo. Facciamo musica melodica che spesso strizza l’occhio all’hard rock e sono elementi che loro amano molto!”.
COME AVETE SCELTO LE CANZONI DA INSERIRE NELLA SETLIST DI QUESTO CONCERTO REGISTRATO PER “ONE NIGHT IN TOKYO”?
“Abbiamo pescato molto dal nostro ultimo disco ‘Portrait Of A Dying Heart’ , primo con Michele Luppi alla voce e abbiamo scelto i brani che maggiormente rappresentano le varie sfaccettature della nostra musica tra le richieste giunte dai fan”.
QUALI SONO SECONDO TE I MAGGIORI PREGI DI QUESTO ALBUM, E SE CI FOSSE LA POSSIBILITA’ DI RIVEDERE QUALCOSA A POSTERIORI, C’E’ QUALCOSA CHE AVRESTE REALIZZATO IN MANIERA MIGLIORE PER QUESTO ALBUM?
“Come dicevo prima, non era un’operazione programmata, quindi ha pregi e difetti, ha un suono molto curato, molto spinto! Difetti perchè non c’è la cura maniacale del dettaglio, visto il modo in cui è stato organizzato non abbiamo proprio pensato a tutto e questo si rispecchia nelle riprese che risultano essere parecchio ‘wild’, ma devo dire che questo rende l’idea di genuinità. Col senno di poi sarebbe stato necessario distribuire meglio le postazioni, magari cambiare qualche camera, ma siamo felici cosi, anche perchè speriamo di farne altri”.
COSA PUOI DIRCI DELLA NUOVA VERSIONE DI “LIE TO ME”? PERCHE’ AVETE DECISO DI RIREGISTRARE PROPRIO QUESTO BRANO COME BONUS TRACK E COSA PUOI DIRCI DEL LAVORO SVOLTO CON ANETTE OLZON?
“Un suggerimento del team Frontiers! Amano molto il brano ‘Lie To Me’ e visto il successo della canzone hanno avuto l’idea di sfruttare ancora questo brano per promuovere al meglio la band e per dare un valore aggiunto alla release, da qui l’idea del duetto! Anette è una persona molto disponibile e gentile, è stato un piacere lavorare con lei, si è svolto tutto in armonia!”.
SEMPRE A PROPOSITO DI “LIE TO ME”, QUAL E’ IL SIGNIFICATO DEL VIDEO?
“Nella realtà dei fatti, il video di ‘Lie To Me’ non rispecchia letteralmente il significato del brano, il video è più giocato sul ruolo delle decisioni represse e non espresse, della difficoltà di procedere con le scelte che rendono liberi, temendo i giudizi, da qui appunto la gabbia e la doppia personalità della ragazza”.
AVRETE UN TOUR DI SUPPORTO A QUESTA RELEASE?
“Non ci sarà un vero e proprio tour fino a marzo del 2017, per ora faremo qualche live sporadico e torneremo in Giappone a dicembre”.
COSA POSSIAMO ASPETTARCI NEL FUTURO DAI SECRET SPHERE?
“Assolutamente il disco nuovo, siamo a buon punto con la stesura dei nuovi brani, sono molto contento del nuovo materiale e siamo molto concentrati sul nuovo lavoro, sarà molto impegnativo, alla base ha un messaggio ancora più profondo dell’ultimo”.
QUANTO E’ CAMBIATO IL LAVORO ALL’INTERNO DELLA BAND DALL’INGRESSO DI MICHELE RISPETTO AL PERIODO CON RAMON MESSINA?
“Quando cambia il cantante è inevitabile che la band cambi pelle! Lavorativamente parlando, il nostro modus operandi non è differente, ho sempre lasciato parecchio spazio a Roberto e stessa cosa succede con Michele. Un cantante per dare il meglio deve esprimersi al 100% , bisogna darsi fiducia in un gruppo: ne avevo con Ramon e ne ho con Michele, che oramai da due anni è anche il tastierista dei Whitesnake, quindi bisogna essere più abili a far quadrare le schedule, ma per ora ci riusciamo senza troppi problemi!”.
COME LAVORATE SUL SONGWRITING DI UN ALBUM? E’ UN LAVORO DI SQUADRA OPPURE E’ UN PROCESSO CHE SI SVOLGE A LIVELLO DI SINGOLO MEMBRO?
“Musicalmente sono io a dare l’identità alla musica dei Secret e, sempre nella stessa maniera, preparo delle strutture e le lavoro con Antonio e Gabriele (ex tastierista e tastierista attuale della band), coinvolgo Michele per capire se ci stiamo muovendo nella direzione corretta e comoda alla sua vocalità, infine coinvolgiamo la sezione ritmica per arrangiare i brani. Successivamente Michele compone melodie ed elabora i testi; insieme discutiamo dell’argomento da trattare. Confronto finale perché tutto quadri e via in studio!”.
GLI IMPEGNI CON ALTRE BAND INFLUISCONO IN MANIERA SIGNIFICATIVA NEL LAVORO DEI SECRET SPHERE?
“I progetti paralleli nascono per dare sfogo alla vena artistica di ogni membro, qualora non trovi spazio all’interno della band; i progetti spesso diventano anche ottime realtà come nel caso degli Hell In The Club di Andy. Anche i Temperance di Marco hanno intrapreso una loro direzione, ma devo dire che non ho mai trovato difficoltà a conciliarle con i Secret Sphere; a livello compositivo, visto il modo in cui lavoriamo, è praticamente impossibile non conciliare. Dal punto di vista live bisogna stare attenti a far quadrare il tutto, vedi quel che dicevo prima su Michele ed i Whitesnake, che sono un impegno di un certo spessore artistico. Io stesso oramai suono in forza nei Death SS da 10 anni e da poco ho messo in moto anche un progetto che uscirà per Frontiers, con membri di Pagan’s Mind, ex Helloween e Symphony X: gli Shadowspell. Dipende tutto dal target che si decide di avere, la mia band a tempo pieno sono i Secret ed hanno il mio 100%, quindi andiamo avanti tranquilli”.
PERCHE’ AVETE DECISO DI RIREGISTRARE “A TIME NEVER COME” CON LA NUOVA FORMAZIONE INVECE DI UNA PIU’ PRATICA RISTAMPA?
“Quella fu idea del label manager della Warner Music Japan, quando ci fu il cambio dietro al microfono, ci propose di fare una nuova edizione del disco completamente ri-registrata e cantata da Michele. Non lo considero una semplice operazione di remake di un vecchio disco rispolverato: complice il gran lavoro di Michele, il disco ha parecchie differenze rispetto all’edizione originale, con cambiamenti decisivi anche in alcuni arrangiamenti”.
SE TI DICESSI CHE PERSONALMENTE LA MIA CANZONE PREFERITA NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA ED UNA DELLE MIE BALLAD PREFERITE IN TUTTO IL METALLO TRICOLORE E’ “THE MISTERY OF LOVE” E RITENGO SIA UN PECCATO NON APPAIA NELLA TRACKLIST DI “ONE NIGHT IN TOKYO”, COSA MI DIRESTI?
“Grazie per le parole, scrissi quel pezzo per la ragazza che oggi è mia moglie e devo dire che è un brano molto amato. Nel live abbiamo dato spazio ad ‘Eternity’, che è più recente. Non amo fare più di una ballad dal vivo, anzi forse non ne farei nemmeno una”.
GUARDANDO ALLA VOSTRA DISCOGRAFIA, COME E’ CAMBIATO SECONDO TE IL VOSTRO SOUND DAL DEBUTTO FINO A “PORTRAIT OF A DYING HEART”?
“Guarda, io direi che non è una semplice evoluzione di sound. I Secret Sphere sono sempre stati una band non particolarmente legata ad un filone, ovviamente dal debut album siamo sempre stati legati al filone power-prog, che se vogliamo sono l’ingrediente principale del sound, ma non ci poniamo dei paletti di stile. ‘Mistress Of The Shadowlight’, il debutto, è un disco che risente moltissimo dei nostri ascolti del periodo, giovanissimi e senza esperienza suonavamo come le nostre band preferite. Già in ‘A Time Never Come’ avevo registrato tutto con delle 7 corde per avere un sound diverso e abbiamo inziato ad aggiungere dell’hard rock, vedi ‘Lady Of Silence’. Abbiamo anche avuto il coraggio di fare dischi fuori dal coro come ‘Scent Of Human Desire’, che di power non ha praticamente nulla. Fino a ‘Portrait Of A Dying Heart’, il primo con Michele, che è proprio un modo diverso di approcciarsi alla nostra musica e sarà ancora diverso il nuovo capitolo. Non dobbiamo mantenere uno status e quindi suoniamo quello che ci piace!”.
TORNANDO A “A TIME NEVER COME”, ESSO E’ CONSIDERATO IL VOSTRO DISCO PIU’ RIUSCITO. SEI DACCORDO?
“Più che il più riuscito, credo sia quello nato nell’atmosfera migliore ed è intrinseca del disco. Ci siamo divertiti a comporlo, passavamo i pomeriggi in sala prove e anche fuori dal nostro garage parlavamo sempre e solo del disco. Registrarlo, poi, è stato memorabile, eravamo tutti studenti, chiusi in studio per un mese a spese della label di allora. Ci alzavamo per andare in studio e la sera uscivamo a far festa. Era l’armonia perfetta, ci mettevamo tutto il cuore e questa cosa è arrivata. Ecco perché è rimasto cosi impresso”.
QUALI CANZONI NELLA VOSTRA DISCOGRAFIA SONO LE TUE PREFERITE E QUALI RITIENI PIU’ RAPPRESENTATIVE PER CIO’ CHE SONO OGGIGIORNO I SECRET SPHERE?
“’Lady Of Silence’, un brano sempre attuale e descrive molto bene le sfaccettature della nostra musica. E poi ‘Lie To Me’, un brano che tengo sempre come esempio per ricordare come si fa a scrivere un bel pezzo senza strafare. E ancora ‘The Scars That You Can’t See’, un gran misto di potenza e melodia!”.
COSA PUOI DIRCI DEL CAMBIO DI LABEL, DALLA SCARLET RECORDS ALLA FRONTIERS?
“Abbiamo lavorato bene con Scarlet ed è rimasto un ottimo rapporto umano; per l’ultimo album hanno fatto tutto quello nelle loro possibilità. La proposta di Frontiers è arrivata a conclusione del nostro contratto con Scarlet. Frontiers è sempre stata un’etichetta che seguo molto, anche perchè è specializzata in hard rock, il genere con cui sono cresciuto. Negli anni ha lavorato in maniera superba e si è imposta a livelli altissimi. Hanno intenzione di dare una grande spinta alla band e sono felice che ci abbiano dedicato questa attenzione. Il loro team è incredibile con un entusiasmo fuori dalle righe, amano la musica che producono, ti coinvolgono in molte cose anche al di fuori della band principale, per cui sono molto fiducioso nel futuro!”.
QUALI SONO LE TUE PRINCIPALI INFLUENZE COME MUSICISTA OGGIGIORNO?
“Personalmente non credo siano molto cambiate dagli esordi… Sono cresciuto ascoltando molto hard rock: Dokken, Extreme, Mr.Big, tanto per citarne alcuni. Poi adoro Malmsteen, i Savatage, i Dream Theater e i Megadeth. In campo power Blind Guardian , Helloween e Gamma Ray. Ascolto anche tanta radio da sempre e ho frequenti attacchi da Pink Floyd. Sì, quindi… decisamente non è cambiato molto”.
COSA NE PENSI DEI SOCIAL MEDIA NELLA PROMOZIONE DELLA MUSICA OGGIGIORNO?
“Sono potenti mezzi per presentare la propria musica o in generale la propria arte e sono assolutamente a favore. Ci sono casi in cui generano visioni distorte della realtà, perché spesso vedo nette differenze tra i responsi social ed i risultati reali ottenuti, ma usati in maniera intelligente possono davvero fare la differenza”.