“Lifeblood” segna il ritorno in gran stile dei Secret Sphere, con un disco che conferma la formazione power prog metal italiana su livelli notevoli. Chi ha da sempre seguito il sestetto alessandrino ha potuto gioire nell’apprendere del ritorno dietro al microfono di Roberto Messina, singer originario uscito dalla line-up nel 2012. E l’esperienza maturata in venticinque anni di musica sono ben riassunti nei cinquanta minuti che compongono quest’ultima release. La creazione del nuovo album, la separazione da Michele Luppi, il continuo desiderio di comporre nuova musica; Aldo Lonobile, leader e chitarrista della band ed il ritrovato frontman hanno risposto alle nostre curiosità dietro a tutto ciò che è girato attorno al gruppo negli ultimi tempi.
ALDO, QUANDO E COME SONO NATE LE NUOVE COMPOSIZIONI SAPEVATE GIA CHE CI SAREBBE STATO ROBERTO ALLA VOCE?
Aldo: – Come accade da sempre per la musica dei Secret Sphere, i brani nascono da ispirazioni momentanee, non ci siamo mai organizzati con delle vere e proprie sessioni di composizione. Le poche volte in cui ci abbiamo provato, i risultati sono quasi sempre stati deludenti e infine scartati.
Alcune canzoni nascono da idee del 2019; a quel tempo non sapevamo ancora del cambio che sarebbe avvenuto dietro al microfono. Con l’ingresso di Roberto tutti le composizioni sono state poi sistemate per la sua vocalità.
QUALI SONO LE RAGIONI CHE HANNO PORTATO AL CAMBIO DI FRONTMAN? ROBERTO E’ STATO SUBITO IL VOSTRO PRIMO PENSIERO O AVETE SONDATO ANCHE LA POSSIBILITA’ DI UNA NEW ENTRY? VI ASPETTAVATE TUTTI I COMMENTI POSITIVI CHE SONO ARRIVATI APPENA AVETE ANNUNCIATO LA NOTIZIA?
Aldo: – La separazione con Michele in un certo senso è stata consensuale e naturale. Nessun problema a livello umano, anzi lo considero un caro amico. Era giusto, però, prendere strade diverse che seguissero le differenti necessità.
Nessun dubbio, Roberto è stata la nostra prima scelta qualora si fosse riaccesa la voglia comune di fare musica, cosa che è accaduta. Sono sempre stato convinto della bontà di quello che abbiamo costruito finora, quindi ero certo che la scelta venisse accolta bene, ma è stato bello vedere come sia andato tutto oltre le mie aspettative.
LA NOTIZIA DEL RIENTRO DI ROBERTO HA RIACCESO TRA I VECCHI FAN IL DESIDERIO DI UN VOSTRO RITORNO AL POWER METAL DEGLI ESORDI. “LIFEBLOOD” CONTIENE ALCUNI BRANI POTENTI CHE SEGUONO IL VECCHIO STILE, MA C’E’ MOLTO ALTRO. PEZZI COME “THE END OF AN EGO” MA ANCHE LA SUITE FINALE “THE LIE WE LOVE” MOSTRANO TUTTE LE SFACCETTATURE ALL’INTERNO DEL VOSTRO SOUND, SEI D’ACCORDO?
Aldo: – D’accordissimo! Personalmente non sarei più in grado di scrivere e suonare un album simile in tutto e per tutto ai primi lavori della band. Inoltre non sarebbe credibile: per cui rimane ben evidente il nostro trademark, ma filtrato dalla maturazione degli anni che passano.
OGNI VOSTRA RELEASE HA SEMPRE CONTENUTO UNA BALLATA, STAVOLTA TOCCA ALLA MALINCONICA “SKYWARDS”. ALDO, COME TI APPROCCI ALLA CREAZIONE DI UNA CANZONE LENTA TENENDO CONTO CHE LA MAGGIORANZA DEI VOSTRI FAN VORREBBERO SEMPRE UNA NUOVA “THE MISTERY OF LOVE”?
Aldo: – A me piace molto scrivere le ballad, ma per “Skywards” dobbiamo ringraziare Marco Lazzarini, la musica è la sua. Infatti oltre ad essere un drummer fenomenale, è anche un abile songwriter.
Mi sono occupato del testo e di parte delle melodie. In generale le mie ballad hanno sempre una forte matrice autobiografica. Per quanto riguarda “The Mistery Of Love” si tratta di una di quelle canzoni uniche nella carriera di un gruppo.
IL VOSTRO TASTIERISTA GABRIELE CIACCIA E’ IN FORMAZIONE DA DIVERSO TEMPO ORMAI, MA IN QUESTO DISCO PARE AVER TROVATO MAGGIORE SPAZIO, DIMOSTRANDO UNA CERTA PERSONAITA’.
Aldo: – Gabriele disco dopo disco ha iniziato a dare un contributo importante alla nostra musica. Abbiamo un ottimo equilibrio: il suo gusto melodico compensa il mio e viceversa.
PER QUANTO RIGUARDA INVECE ANTONIO AGATE (tastierista originario della band, ndr), HA CONTRIBUITO AGLI ARRANGIAMENTI ANCHE DEI NUOVI PEZZI?
Aldo: – Antonio è a tuti gli effetti il settimo membro della band! Dal lontano 1997 le nostre canzoni nascono sempre dagli incontri con lui.
ROBERTO, TI SEI OCCUPATO PRINCIPALMENTE TU DI LINEE VOCALI E TESTI? QUANTO HA INFLUITO LA SITUAZIONE ATTUALE – CON LA PANDEMIA E TUTTO CIO CHE NE E’ CONSEGUITO – SULLA SCRITTURA DELLE LIRICHE?
Roberto: – La maggior parte delle linee vocali e dei testi sono opera mia, a parte tre canzoni che sono state curate da Alessandro Del Vecchio, il quale ha collaborato con la band in particolare nel momento di transizione tra l’uscita di Michele ed il mio ingresso. In generale il suo apporto è stato costante, generando una fervida cooperazione con i membri della band ed in particolare con Aldo. Ad esempio ha scritto quasi interamente la linea vocale di “The End Of An Ego”, ma ha fornito spunti molto interessanti qua e là anche in ambito vocale.
I testi delle canzoni non sono ispirati dalla pandemia nè scaturiscono dalla situazione fisica e mentale da essa creata, con l’esclusione della canzone “Solitary Fight”, che tratta espressamente della necessità di unione e coesione dell’umanità in un momento in cui vengono messi in gioco alcuni tra i diritti fondamentali conquistati dalle società cosiddette civili. I testi parlano di natura, di arte, di esistenzialismo, di bellezza ed utilizzano – ove l’ispirazione lo consente – canoni estetici che servono a rendere la musica non solo più piacevole ma anche a darle una funzione ‘energetica e purificatrice’ contrastando la visione prettamente materialista del mondo moderno.
COM’E’ STATO RITROVARSI DOPO TANTI ANNI E RICREARE QUELL’EQUILIBRIO CHE SI ERA PERDUTO AI TEMPI DELLA REGISTRAZIONE DI “PORTRAIT OF A DYING HEART”? ROBERTO, COME HAI RITROVATO LA BAND DOPO OTTO ANNI?
Roberto: – Ribalterei la domanda in questo modo: “come è possibile che in “Portrait Of A Dying Heart” si sia incrinato un equilibrio decennale? Intendo dire che la nostra sinergia, messo a dura prova in quella singola occasione, non si è in realtà mai persa completamente. Tutto ciò che ci motivava prima come band, partendo dall’amicizia, l’alchimia compositiva e delle performance, il divertimento di stare insieme e lavorare cazzeggiando su quel che è la nostra più grande passione, è rimasto assolutamente invariato dai tempi del nostro debutto “Mistress Of The Shadowlight”, evolvendosi negli anni fino ad una sua forma più matura, ma immutata nella sua essenza, che ci porta fino al presente e ai tempi di “Lifeblood”.
Anzi, la novità e la gioia di tornare a pubblicare insieme ha scatenato nuove e potenti energie. Negli otto anni della mia assenza i ragazzi hanno fatto passi avanti dal punto di vista della carriera, delle capacità compositive e di produzione, dello stile, mentre io ho avuto modo di lavorare su aspetti di me stesso che oggi vanno ad incastrarsi perfettamente con le loro nuove abilità. Io sforno ispirazioni e loro sono più che mai pronti ad impreziosirle con la musica! Spezzo una lancia anche a favore dell’attuale line-up della band, che raggiunge a mio parere un livello di armonia a livello personale che definisco quasi idilliaco e che sicuramente ha i suoi effetti sul modo di lavorare insieme. Tutto questo è evidente e si può apprezzare all’ascolto delle nuove composizioni.
ALDO, CHE NE DICI DI TIRARE UN PO’ LE SOMME SULLA LUNGA PARENTESI CON MICHELE? COS’HAI IMPARATO DALLA SUA ENORME CONOSCENZA ED ESPERIENZA MUSICALE? SEI D’ACCORDO CON ME SE TI DICO CHE LA SUA PRESENZA HA PORTATO NUOVI SEGUACI ALL’ATTENZIONE DEI SECRET SPHERE, MA AL CONTEMPO CONVINCENDO POCO LA VECCHIA FETTA COMPOSTA DAI FAN STORICI DELLA BAND?
Aldo: – Michele ha un profondo rispetto per la musica e una vasta conoscenza musicale. In un certo senso abbiamo iniziato ad avere un po’ più disciplina, che forse mancava in passato. Siamo sempre stati molto istintivi, nel bene e nel male. Anche sul lato live abbiamo tenuto conto maggiormente dell’aspetto dinamico della musica rispetto al passato.
Sicuramente nel periodo con lui alla voce abbiamo scritto alcune canzoni che sono state amate da un pubblico non proprio metal. Sono d’accordo sul discorso fan; chi ci segue da molto tempo non ha mai accettato completamente questo cambio. La musica è sempre stata scritta nella stessa maniera, ma evidentemente la differenza vocale sovrastava questo aspetto.
“PORTRAIT OF A DYING HEART” ERA NATO INIZIALMENTE PER ESSERE CANTATO DA ROBERTO, CHE AVEVA ANCHE REGISTRATO ALCUNE PARTI. PENSATE CHE UN GIORNO SI POTRANNO ASCOLTARE QUESTE VERSIONI INEDITE, MAGARI INSERENDOLE COME BONUS TRACK IN QUALCHE PROSSIMA RELEASE?
Aldo: – Esatto. Non lo escludo, potrebbe anche succedere.
ALDO, ORMAI COLLABORI CON LA FRONTIERS DA ALCUNI ANNI DURANTE I QUALI SEI STATO COIVOLTO IN DIVERSI PROGETTI COME SONGWRITER E MUSICISTA. COME TI PONI ALL’INTERNO DEL PROCESSO DI SCRITTURA IN QUESTE VARIE AVVENTURE? QUALI SARANNO I TUOI PROSSIMI IMPEGNI A RIGUARDO?
Aldo: – Sono molto felice delle opportunità che ricevo da Frontiers, lavorare con i propri idoli e ricevere da loro rispetto e considerazioni è una soddisfazione che ripaga tutti questi anni di musica. Se hai notato i progetti Frontiers che curo, hanno sempre matrici diverse: Archon Angel si rifà ai Savatage, Sweet Oblivion ai Queensryche, mentre con Avalon io e Timo Tolkki portiamo avanti la sua storia nel genere power metal. Questo mi permette di essere più fresco ed ispirato a livello compositivo.
Al momento ho concluso la produzione del quarto capitolo di Avalon, sto producendo il nuovo Spirits Of Fire, ho terminato anche un album di metal sinfonico, con tre abilissime singer, per un nuovo progetto chiamato The Erinyes.
RAGAZZI, LA SITUAZIONE MONDIALE SAPPIAMO COM’E’: NESSUNA PROSPETTIVA PER POTER SUONARE DAL VIVO A BREVE… COME PENSATE DI SUPPORTARE LA PUBBLICAZIONE DI “LIFEBLOOD”?
Aldo: – Stiamo pianificando alcune attività social, probabilmente un paio di live acustici, nella speranza di riuscire al più presto a pianificare dei concerti.
COSA SI PROVA NEL SAPERE CHE ALCUNI DEI VOSTRI BRANI HANNO TRASMESSO E TRASMETTONO TUTTORA GRANDI EMOZIONI A DIVERSE PERSONE IN GIRO PER IL MONDO?
Aldo: – È capitato spesso di ricevere messaggi da persone per le quali la nostra musica è stata un’ancora di salvezza in momenti bui, oppure la colonna sonora di un grande amore, e questo devo dire che vale più di mille altre forme di successo. Ho iniziato a comporre e a suonare non tanto per arrivare chissà dove, ma perché avevo delle cose da dire e trasmettere ed il modo migliore per farlo era attraverso le canzoni.
In passato ci è anche capitato di essere invitati ad un matrimonio di una coppia di nostri fan a Madrid. La nostra musica è stata per loro la colonna sonora della loro storia e per la loro cerimonia hanno voluto che suonassimo dal vivo! (Risate, ndr).
QUEST’ANNO E’ IL VENTESIMO ANNIVERSARIO DI “A TIME NEVER COME”, QUELLO CHE DA TUTTI E’ CONSIDERATO IL VOSTRO MASTERPIECE. AVEVATE IN MENTE QUALCOSA PER FESTEGGIARLO O NE RIPARLIAMO TRA CINQUE ANNI?
Aldo: – Avevamo molti piani, ma non so cosa faremo alla fine…