Cimentarsi con personalità in un genere inflazionato come il power metal non è cosa semplice al giorno d’oggi, eppure i Secret Sphere sin dal debuto “Mistress Of Shadow Light” hanno portato avanti un sound che, pur richiamando i senatori del genere, riesce ad esternare l’identità della band in maniera limpida. Il sestetto piemontese è appena tornato sulle scene con il nuovo, positivo “Archetype”, ed oltre all’album fresco di stampa non mancano le novità, tra nuovi innesti in formazione e una nuova etichetta alle spalle. Abbiamo parlato di tutto questo con il simpatico bassista della band Andy Buratto.
CIAO ANDY, INIZIAMO PARLANDO DELLA LINE UP DEI SECRET SPHERE CHE HA SUBITO CAMBIAMENTI CON GLI INNESTI DI MARCO PASTORINO E GABRIELE CIACCIA, RISPETTIVAMENTE ALLA CHITARRA E ALLE TASTIERE, POTRESTI PRESENTARCI I NUOVI ELEMENTI? LA LORO PRESENZA HA INFLUITO SUL PROCESSO DI SONGWRITING DEL NUOVO DISCO?
“Ciao Matteo, e un saluto a tutti i lettori di Metalitalia.com! Sì, in effetti da ormai un annetto abbiamo due personaggi nuovi all’interno della band, Paco e Antonio hanno lasciato per motivi diversi e personali anche se Antonio continua ancora a lavorare con noi per la composizione dei brani, al loro posto sono subentrati Gabri e Mark, due ragazzi giovani… Abbiamo scelto loro due perché noi ormai stiamo invecchiando e ci servono due volti giovani che attirino ancora le ragazzine, anche se purtroppo abbiamo sbagliato tutto e abbiamo preso due mostri uguali a noi. Scherzi a parte, loro due sono ottimi musicisti e ci hanno sempre seguito dagli esordi, quindi conoscevano perfettamente le nostre canzoni e ci è sembrato molto naturale chiamare loro per sostituire le due pedine mancanti. A livello di songwriting le idee partono sempre da Aldo e Antonio e successivamente vengono arrangiate dal resto della band, quindi c’è sicuramente anche la loro impronta su questo disco”.
POTRESTI RACCONTARCI QUALCOSA IN PIU’ SULLA NASCITA DI “ARCHETYPE”?
“Certamente! Come dicevo poc’anzi le idee per le canzoni nascono tutte da Aldo e Antonio, successivamente i brani vengono ripresi e discussi tutti insieme per un lavoro di arrangiamento che coinvolge tutti. Per ‘Archetype’ il processo compositivo è stato lo stesso come per tutti gli altri dischi, lasciamo libero lo spirito artistico non creandoci barriere compositive e questo ci permette di avere dischi che portano con sé sempre qualcosa di nuovo rispetto ai capitoli precedenti. ‘Archetype’ suona molto heavy rispetto agli altri album, abbiamo voluto utilizzare delle chitarre molto aggressive e una batteria particolarmente presente per valorizzare la potenza e l’aggressività del suono. Siamo molto soddisfatti del risultato e notiamo che anche il pubblico risponde in modo molto positivo alla nuova release”.
IL NUOVO ALBUM STILISTICAMENTE SEGUE A MIO PARERE LA LINEA TRACCIATA DAL PREDECESSORE, CHE A SUA VOLTA SEGNAVA UN RITORNO PER LO MENO IN PARTE ALLE SONORITA’ DI “A TIME NEVER COME” PER INTENDERCI, SEI D’ACCORDO CON LA MIA AFFERMAZIONE? E’ STATA QUESTA UNA SCELTA MEDITATA O IL TUTTO SI E’ SVOLTO IN MANIERA NATURALE?
“Se intendi un ritorno a sonorità più prettamente power metal sono d’accordo con te, nel senso che ‘Archetype’ è un disco molto diretto, si stampa in faccia al primo ascolto, ma che allo stesso tempo non scade in banalità e resta comunque sempre melodico! A differenza del suo predecessore sono meno in evidenza le parti di tastiera che lasciano più spazio alle chitarre”.
MI E’ PIACIUTO MOLTO IL MID-TEMPO ATMOSFERICO “THE SCARS THAT YOU CAN’T SEE”, POTRESTI RACCONTARCI QUALCOSA IN PIU’ SU QUESTO PEZZO?
“Grande! E’ uno dei pezzi che preferisco, melodico, diretto e accattivamente, con un sapore triste/malinconico, inoltre ha un ritornello a mio avviso pazzesco, uno dei migliori usciti da casa Secret Sphere. Il testo è stato scritto da Aldo e parla di quelle ferite che a volte ti si aprono dentro e che difficilmente una persona riesce a rimarginare e rimangono con te per sempre. Una roba alla Marco Masini per intenderci (ride, ndR), scherzo ovviamente”.
UN ALTRO PEZZO CHE MI HA COLPITO POSITIVAMENTE E’ SENZA DUBBIO “MISTER SIN”, NELLA QUALE HO AVVERTITO ALCUNE INFLUENZE DEGLI ULTIMI HELLOWEEN, SEI D’ACCORDO E POTRESTI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ ANCHE SU QUESTA TRACCIA?
“Ehi, la smetti di copiarmi le canzoni preferite? ‘Mister Sin’ è una bomba! Quando la suoniamo dal vivo mi bagno come una tredicenne davanti a Johnny Depp nudo, ok, forse non proprio così… però mi dà una carica della madonna! E’ il classico pezzo da cantare con cui far festa tutti insieme! Grazie ad un ritornello che ti risuona in testa per giorni e ti ritrovi a fischiettarlo mentre ti fai i cazzi tuoi… Il testo invece parla di ciò che è trasgressivo e peccato, niente di pesante o grave, diciamo che parla di quando la trasgressione è anche divertimento”.
SINCERAMENTE NON HO APPREZZATO LA CANZONE “LINE ON FIRE”, IL CUI RITORNELLO E’ TROPPO SIMILE AD UN PEZZO DEGLI HAMMERFALL E MI SEMBRA TRA L’ALTRO TROPPO GREZZO NELLA LINEA VOCALE PER I VOSTRI STANDARD ATTUALI, TU COSA NE PENSI?
“Qui ci dividiamo sulle preferenze. Io la trovo un’ottima canzone e inoltre adoro la parte cantata da Trevor dei Sadist, la cui voce così cattiva è una soluzione che non avevamo mai usato e che ci girava in testa da tempo. Questa volta ci abbiamo provato e il risultato mi dà una carica pazzesca, mentre per quanto riguarda il ritornello non saprei, non sei il primo che me lo dice ma ti posso assicurare che non è una cosa voluta”.
DOVE NASCE L’IDEA DI INTITOLARE IL DISCO “ARCHETYPE”? POTRESTI ENTRARE UN PO’ PIU’ NEL DETTAGLIO DELLE TEMATICHE AFFRONTATE ALL’INTERNO DELLE CANZONI?
“Il titolo l’abbiamo scelto perché tutti i testi, che parlano di esperienze personali, erano legati da un filo conduttore, ovvero il concetto di pensieri innati che influenzano il nostro comportamento. La canzone ‘Archetype’ , che tra l’altro adoro pur essendo una delle più complesse mentre io prediligo la musica diretta, è stata scritta per ultima e nel testo si cerca di descrivere il concetto dell’archetipo, una sorta di spiegazione a tutte le altre canzoni”.
“ARCHETYPE” E’ IL PRIMO DISCO CHE USCIRA’ PER LA SCARLET, COME MAI AVETE CAMBIATO ETICHETTA DOPO UN SOLO DISCO CON LA DOCKYARD1? QUALI SONO LE ASPETTATIVE CHE AVETE NEI CONFRONTI DELLA NUOVA LABEL?
“Il motivo principale era la voglia di riportare a casa, in Italia, il quartier generale, dopo qualche anno di esperienza con etichette straniere. La Scarlet in questo senso è sicuramente una delle migliori etichette italiane, i ragazzi che ci lavorano sono bravissime persone, molto professionali e diligenti”.
QUALI RICORDI HAI DEL PERIODO NUCLEAR BLAST? COME VALUTI OGGI LA SVOLTA STILISTICA E DI IMMAGINE DI DUE ALBUM MOLTO DIVERSI FRA LORO COME “SCENT OF HUMAN DESIRE” E “HEART & ANGER”?
“Sono entrambi dischi a mio avviso molto belli, ‘Scent Of Human Desire’ è particolarissimo nel sound e nello stile, forse troppo, ma ci sono delle canzoni al suo interno bellissime e molti lo ritengono ancora il nostro apice compositivo. Noi quando componiamo ci lasciamo trasportare in maniera naturale dall’ispirazione, e nel 2003 eravamo indirizzati per il sound che si trova appunto in ‘Scent Of Human Desire’, avevamo voglia di sperimentare e provare soluzioni differenti negli arrangiamenti, c’è un po’ di tutto in quel disco, forse troppo, come dicevamo prima, e per questo siamo tornati in una direzione più diretta con il successivo ‘Heart & Anger’. La Nuclear Blast è un colosso del metal e a volte è meglio essere pesci grandi in piccoli acquari anziché il contrario…”.
COSA RICORDI DELLA RECENTE APPARIZIONE DEI SECRET SPHERE AL PALASHARP DI MILANO PER L’ITALIAN METAL NIGHT? INUTILE DIRTI CHE IL PUBBLICO SI ASPETTAVA UNO SPETTACOLO BEN PIU’ SOSTANZIOSO DA PARTE VOSTRA, MA HA CAPITO IL DISAGIO VENUTOSI A CREARE CON L’ASSENZA DI RAMON MESSINA. POTRESTI DIRCI COSA E’ SUCCESSO PRECISAMENTE?
“In pratica Roberto è rimasto bloccato all’aeroporto di Roma. Da qualche anno lui vive lì, e quindi viaggia spesso in aereo per raggiungerci, quella volta il suo aereo aveva un ritardo di più di cinque ore e alla fine avevano solo un assistente di volo, quindi hanno caricato un terzo dei passeggeri e lui sfortunatamente è rimasto fuori… Troppo tardi, a quel punto, per raggiungerci con altri mezzi, meno male che Alessandro dei Trick Or Treat è riuscito a darci una mano, così siamo riusciti per lo meno a fare almeno una parte di spettacolo”.
PROPRIO IN OCCASIONE DI QUEL CONCERTO HO AVUTO MODO DI APPREZZARE IL CANTATO DEL NUOVO ENTRATO MARCO IN VESTE DI CORISTA MA ANCHE SOLISTA IN ALCUNE PARTI, PENSI CHE POSSA DARE UN CONTRIBUTO DECISIVO NELLA RESA DEI CORI ANCHE IN STUDIO?
“Mark è un grande cantante, ha una voce stupenda! Nel disco ha fatto i cori insieme ad Alessandro Conti dei Trick Or Treat e Damna degli Elvenking. Dal vivo spesso e volentieri gli facciamo fare anche parti soliste, magari dove ci sono voci sovrapposte. E’ un ragazzo giovane ma ha un sacco di talento e tecnica, l’unico suo difetto è che si compra sempre delle scarpe orrende e tutti nella band lo pigliamo per il culo (ride, ndR); scusa, Mark, ma dovevo dirlo”.
AVETE IN PROGRAMMA ALTRE DATE NEI PROSSIMI MESI E MAGARI LA REALIZZAZIONE DI UN VIDEOCLIP PER PROMUOVERE IL NUOVO ALBUM?
“Ci aspettano molte date in giro per l’Italia, abbiamo voglia di girare tanto il nostro paese in questo momento. Per l’anno prossimo invece è prevista anche qualche data all’estero di cui saprete di più a breve. A proposito di videoclip posso dirvi che proprio in questi giorni ci stiamo muovendo in quel senso, dunque tenete gli occhi aperti perché di sicuro qualcosa ci sarà”.
VUOI LASCIARE UN MESSAGGIO A TUTTI I LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Ragazzi, sosteniamo il Metal e l’Hard Rock italiano, ci sono grandi band nel nostro paese formate da ottime persone e bravissimi artisti! Rispetto all’estero c’è meno sostegno e si fa più fatica, ma sappiate che l’Italia del Metal non ha nulla da invidiare agli altri paesi! Rock n Roll!”.