Nonostante una lunga carriera alle spalle, i Secret Sphere non hanno mai perso un briciolo di ispirazione: anzi, con il ritorno di Roberto Messina al microfono, sembrano aver ritrovato una chimica che non si incontrava da tempo.
Tale stato di grazia si respira a pieni polmoni attraverso le note possenti di “Blackened Heartbeat”, nuovo disco in studio che ha visto la luce lo scorso Novembre, mostrandoci il lato più oscuro e vigoroso della storica power metal band italiana grazie a brani contraddistinti da molteplici influenze ma che stavolta – e più che in passato – vanno a lambire i lidi della musica più estrema.
Come sono nate queste composizioni complesse e bombastiche, quale segreto si cela dietro il patto di forza e amicizia che lega da anni questi musicisti e cosa ci dobbiamo attendere dal futuro del gruppo alessandrino? Tante sono le domande che abbiamo voluto rivolgere al duo più rappresentativo della band: il leader e chitarrista Aldo Lonobile ed il cantante Roberto Messina.
“LIFEBLOOD” (PRECEDENTE DISCO IN STUDIO PUBBLICATO NEL 2021, NDR) SEMBRA AVER DONATO NUOVA LINFA AI SECRET SPHERE CHE IN QUESTI DUE ANNI – DOPO I LARGHI CONSENSI RICEVUTI ANCHE GRAZIE AL RITORNO DI ROBERTO AL MICROFONO – SONO STATI PROTAGONISTI DI MOLTE DATE LIVE. ORA SIETE GIÀ QUI PRONTI CON UN NUOVO LAVORO: QUALI SONO LE VOSTRE SENSAZIONI CHE GIRANO ATTORNO AL GRUPPO, SPINTO DA QUESTA NUOVA RINASCITA?
Aldo Lonobile: – Il ritorno di Roberto è stato un po’ come ricompattare le fila; i Secret sono nati da un gruppo di amici, il rapporto umano è una componente fondamentale da sempre, ovviamente si discute e ci si manda anche a quel paese, come in tutti rapporti stretti, ma in questi ultimi tre anni dal suo rientro si è ricreata l’atmosfera che è sempre stata presente all’interno della band ed è naturale che si lavori anche meglio e con più voglia.
“Lifeblood” è stato un po’ il disco che ha iniziato questo percorso e “Blackened Heartbeat” lo ha consolidato.
QUEL CHE È CERTO È CHE QUESTE NUOVE COMPOSIZIONI SPINGONO LA BAND VERSO TERRITORI PIÙ ESTREMI, SUPERANDO ALCUNE BARRIERE. MAI AVEVATE COMPOSTO PEZZI COSÌ POTENTI, CON ORCHESTRAZIONI COSÌ BOMBASTICHE, CON CORI COSÌ POSSENTI. DOVE NASCE L’IDEA DI SEGUIRE QUESTA STRADA CHE PORTA LA BAND VERSO NUOVI ORIZZONTI?
Aldo: – Quando inizio a scrivere un disco, dopo un po’ di sessioni, ascolto il materiale da appassionato del genere. Devo capire se riesce a trasmettermi determinate sensazioni e ti posso dire che i primi pezzi che sono stati scritti dopo “Lifeblood” erano certamente buoni, fatti con mestiere, ma non abbastanza da farmi appassionare completamente.
Per cui abbiamo rimesso in discussione un po’ tutto e mi sono accorto che il percorso che volevo prendere con la band era quello di restare sempre all’interno dell’ambito power, ma con un suono più metal, piu guitar-oriented, con orchestrazioni che dovevano lavorare in funzione di questo.
Di base i nostri riff di chitarra non sono mai stati puro accompagnamento ma decisamente più strutturati, e già in “A Time Neve Come”, nel 2001, usavo una sette corde per scrivere i brani. Adesso abbiamo deciso di virare maggiormente su un’impostazione più aggressiva!
HO LA SENSAZIONE CHE QUESTO “BLACKENED HEARTBEAT” SIA UN DISCO PIÙ FLUIDO RISPETTO AL SUO PREDECESSORE CHE, SEPPUR CONVINCENTE, FORSE A TRATTI EVIDENZIAVA IL FATTO CHE FOSSE NATO IN MANIERA SPEZZETTATA SENZA SAPERE CHI SAREBBE STATO IL CANTANTE E ALCUNE LINEE VOCALI ERANO STATE INFATTI COMPOSTE DA ALESSANDRO DEL VECCHIO. SEI D’ACCORDO?
Aldo: – “Lifeblood” è venuto fuori ancora da idee che seguivano il filone di “The Nature Of Time” e risente molto di quel periodo.
Quel disco per me ha una valenza personale molto forte, ma era un disco appunto ‘troppo personale’, che serviva a raccontare alcune cose e non è mai stato un ascolto semplice per i fan.
Diciamo che “Lifeblood” è nato a metà del percorso di reunion. Con Ale (Del Vecchio, ndr) siamo molto amici, mi trovo molto bene a scrivere con lui e credo che i pezzi composti assieme siano molto belli.
ABBIAMO SOTTOLINEATO COME TANTI BRANI IN QUESTO ULTIMO DISCO SIANO STATI SCOLPITI SU RIFF POSSENTI, MA QUANDO HO ASCOLTATO PER LA PRIMA VOLTA LA TITLE-TRACK NON HO POTUTO CHE AGITARE LA TESTA ED ESALTARMI. ALDO, QUANDO E COME HAI COMPOSTO QUESTO RIFF MASSACRANTE?
Aldo: – Ho una passione per gli armonici artificiali (risate, ndr) e li uso spesso per scrivere riff. Ma nel caso di “Blackened Heartbeat” stavo provando delle nuove testate in studio ed mi son ritrovato a suonare quel riff per confrontarle. Quando ho finito i test ho realizzato che doveva essere usato per forza per un pezzo del nuovo disco!
PEZZI POTENTI MA ANCHE BALLAD: SCRIVERE CANZONI LENTE NON È MAI FACILE, VISTO CHE CI SI METTE POCO A SCADERE SUL BANALE. CREDO CHE “ANNA” SIA INVECE UN GRANDE PEZZO SIA PER GLI ARRANGIAMENTI CHE PER DELLE LINEE VOCALI RAFFINATE ED EMOZIONANTI. DOVE NASCE L’ISPIRAZIONE PER QUESTA COMPOSIZIONE?
Roberto Messina: – L’ispirazione di una canzone è sempre fondamentale perchè comunichi qualcosa a chi la ascolti, un qualcosa che non sia necessariamente il motivo inteso dall’autore ma che ne veicoli l’energia creativa. Nel caso di “Anna”, lo spunto iniziale è stato assolutamente profondo e commovente: un padre vede sua figlia (Mila) e la sua ex moglie (Anna, appunto), compiere un vero e proprio esodo a causa della guerra. Siamo nell’Ucraina del 2022. Madre e figlia vengono instradate verso una meta qualsiasi, che sarà l’Italia, in particolare Genova. Le due canzoni, “One Day I Will” prima e “Anna”, a seguito, vanno a braccetto, raccontano la difficoltà di ricominciare la vita in un posto nuovo, con una lingua nuova e persone nuove, senza averlo mai desiderato. Questo brano nasce dallo struggente saluto del padre verso sua figlia, di otto anni, che avrebbe rivisto dopo un tempo non ben definito, mentre lui sarebbe rimasto in patria. Chi parla nella canzone è proprio lui, che le vede partire ben conscio che tutto questo sia necessario e che sia probabilmente la loro unica salvezza verso una nuova vita lontano da lui.
ROBERTO, “BLACKENED HEARTBEAT” È UN CONCEPT ALBUM. PUOI SPIEGARCI BREVEMENTE LA STORIA CHE STA DIETRO AI BRANI E COME È NATA L’IDEA DI SCRIVERE UN DISCO CHE RACCONTA UN’UNICA STORIA?
Roberto: – “Blackened Heartbeat” racconta una storia, talvolta complessa e quasi sempre dalle sfumature cupe, liberamente ispirata alla vita di uno psicologo di mia conoscenza. Le sue eccelse qualità professionali e la sua intelligenza fuori dal comune vengono trasformate nella storia (e romanzate) nel potere sovrannaturale di invadere la mente dei propri pazienti, rubarne momenti di emozioni, farli propri ed infine, colto da raptus aggressivi, ucciderli in quel mondo ‘virtuale’ dell’inconscio, come avviene nel video di “J’s Serenade”. Raccontare la sua vita e le sue sedute ci ha permesso di raccontare episodi di vita di persone, che hanno in comune una situazione di disagio mentale e la sfortuna di imbattersi nella persona sbagliata. Ovviamente la realtà è ben diversa, il mio amico Giulio B. (“Dr. Julius B.” all’interno del disco) è una persona squisita ed un professionista eccelso, che ringrazio per averci dato la possibilità di trovare un’idea così succosa!
MI CONFERMI CHE LE LINEE VOCALI LE HAI COMPOSTE INTERAMENTE TU? QUANDO TI ARRIVA UN BRANO SCRITTO DA ALDO E DAI RAGAZZI COME INIZI A IMPOSTARE LE MELODIE?
Roberto: – Per quanto riguarda le linee vocali ho sempre lavorato in autonomia e libertà, ma non senza interfacciarmi coi membri della band per spunti migliorativi, Nel caso di “Blackened Heartbeat”, in particolare, l’interazione con Aldo è stata più presente rispetto al passato in quanto da produttore del disco ha collaborato in prima persona alle registrazioni, offrendo molti spunti interessanti rispetto alla linee che avevo preparato. Mi ha fatto molto piacere cogliere queste idee e credo proprio che il risultato delle collaborazioni fatte con amicizia e buon umore non possa che essere positivo! In alcuni casi, al contrario, ha proposto lui stesso delle linee vocali molto efficaci e ne ho approfittato molto volentieri.
ALDO SEI STATO COINVOLTO NEGLI ULTIMI ANNI IN DIVERSI PROGETTI CON MUSICISTI DI RILIEVO DELLA SCENA MONDIALE GRAZIE ALLA TUA COLLABORAZIONE PROFESSIONALE CON LA FRONTIERS RECORDS E SENZA DIMENTICARE LA LUNGA PARENTESI CON GLI STORICI DEATH SS.
QUANTO CREDI CHE TUTTO QUESTO TI ABBIA FATTO CRESCERE COME MUSICISTA E COMPOSITORE? QUALI ESPERIENZE PORTI MAGGIORMENTE NEL CUORE?
Aldo: – A livello di produzione, lavorare con Zak Stevens, Geoff Tate o Mark Boals, per citarne alcuni, è un grande privilegio; una scuola ed un’esperienza impagabile e tutto questo è stato riversato poi in tutte le altre situazioni lavorative.
Sono stato con i Death SS per sedici anni credo, più o meno… E davvero è stato un grande periodo durante il quale mi sono adoperato molto per la band come del resto in tutto quello che faccio, senza mai utilizzarne il nome per scopi personali, ma le visioni erano diverse e le strade si sono divise.
DALL’ESTERNO, L’IMMAGINE È CHE I SECRET SPHERE SIANO COME UNA GRANDE FAMIGLIA FELICE. LA FORMAZIONE È FISSA E AFFIATATA DA TEMPO, I MEMBRI CHE SONO USCITI NEGLI ANNI SONO ANCORA PARTE DEL PROCESSO, COME ANTONIO (TASTIERISTA ORIGINARIO E ANCORA COINVOLTO IN FASE DI SONGWRITING PER QUANTO RIGUARDA ARRANGIAMENTI ED ORCHESTRAZIONI, NDR) CHE È SENZA DUBBIO IL SESTO MEMBRO DEL GRUPPO ,E ROBERTO CHE DOPO ESSERSENE ANDATO È ANCORA QUI. ALLORA SPIEGATECI QUAL’È IL VOSTRO SEGRETO?
Aldo: – I Secret Sphere sono un gruppo di amici e questo coinvolge tutti i vecchi membri, con tutti regolarmente ci vediamo e passiamo del tempo assieme.
Le strade si dividono perché crescendo le priorità cambiano, ma il rapporto umano è fondamentale per noi. Potersi aiutare in qualsiasi momento e sapere che c’è un gruppo di persone pronto a supportarti è molto importante. Ripeto, spesso discutiamo, ma la discussione fa parte dell’equilibrio delle cose se non è teso ad annientarsi o sminuirsi a vicenda tra le parti.
AVETE PRESENTATO IL NUOVO DISCO A TEATRO E A BREVE VOLERETE IN GIAPPONE PER ALCUNE DATE NELLE QUALI SUONERETE “A TIME NEVER COME” NELLA SUA INTEREZZA. PENSI CI SARÀ LA POSSIBILITÀ DI ASCOLTARE IL VOSTRO STORICO DISCO ANCHE QUI IN ITALIA?
Aldo: – Per “A Time Never Come” vedremo come andrà in Giappone…. (Risate, ndr).
NEL FRATTEMPO E’ STATA ANNUNCIATA DA QUALCHE GIORNO UNA FESTA IN ONORE DEI VOSTRI VENTICINQUE ANNI DI CARRIERA CHE SI SVOLGERA’ AL LEGEND DI MILANO IL 27 GENNAIO. COSA DOBBIAMO ATTENDERCI DA QUESTA SERATA? E COSA AVETE IN MENTE PER IL FUTURO?
Aldo: – Sarà in concerto in cui ripercorreremo un po’ la nostra carriera coinvolgendo tanti amici musicisti con i quali nel corso degli anni abbiamo collaborato e che verranno svelati pian piano. Seguite in nostri social! Per il resto stiamo valutando quel che possiamo fare, di sicuro la voglia non manca!