SELVANS – Occulte storie pagane

Pubblicato il 29/12/2021 da

In attesa di poter ascoltare il loro prossimo full-length, i Selvans hanno ingannato la nostra attesa con un EP decisamente interessante, tra cover ricercate – e ben riuscite, l’inizio di un nuovo arco narrativo in collaborazione con lo scrittore Luigi Musolino, ed il ritorno alla forma di vera e propria band, dopo alcuni anni da progetto solista tout court. Abbiamo parlato proprio con il fondatore della band di quanto elencato sopra, di progetti futuri e di quale sia l’approccio odierno di questa affascinante realtà italiana, sempre in equilibrio tra metal, folklore e l’amore per il prog italiano.

PARTIAMO DAL TITOLO DEL TUO NUOVO EP “DARK ITALIAN ART”: UN TITOLO E ANCHE UN MANIFESTO, POTREMMO DIRE. SEI D’ACCORDO?
– Totalmente. E’ un lavoro registrato sul finire del 2019 e i primi mesi del 2020, che vede la luce oggi, praticamente a distanza di due anni! Anni in cui ho avuto modo di scrivere materiale per diverse uscite future e, guardando indietro, posso dire che questo EP è una sorta di ‘anno zero’ di ciò che verrà.

IL TUO LEGAME CON L’OCCULT ROCK, IN PARTICOLARE ITALIANO, È ASSODATO FIN DAGLI ESORDI. IN QUESTO CASO, POI, TROVIAMO UN MEDLEY (E UNA INTRO) DEI SEMINALI METAMORFOSI E UNA COVER DEI DEATH SS. COME HAI SCELTO QUESTI BRANI E QUAL È IL TUO RAPPORTO CON QUELLE BAND (E QUEL PASSATO GLORIOSO DEL NOSTRO PAESE, OVVIAMENTE)?
– Sì, direi più con il prog rock italiano in senso lato. In quanto, di genuinamente ‘occult’ ed italiano, nella mia discoteca penso troveresti soltanto la magnifica produzione di Antonius Rex, in ogni sua incarnazione.
Ho scelto quei brani perché ritenevo fossero quelli che si prestassero maggiormente al contesto. È così che scelgo le cover solitamente e volevo fossero chiare alcune influenze. Penso che chiunque suoni rock o metal in Italia, dovrebbe trarre ispirazione da tutto il sottobosco di progetti prog rock anni ’70 nostrani, caratterizzati da originalità ed originarietà di musiche e testi (generalmente in lingua madre), teatralità, commistioni con altri generi… Penso agli Osanna, ad esempio!
Quelle che ho citato sono tutte caratteristiche studiate ed applicate negli anni da intere scene metal straniere, ma quasi per nulla da noi. Eppure all’estero, per via di quel passato glorioso di cui parli, siamo considerati tra i massimi esempi da seguire in questo senso! Da noi, al contrario, nella maggior parte dei casi noto una predilezione per una ‘zona di comfort’ fatta di sound e idee-replica di quelle straniere, conditi da testi in inglese maccheronico pur di camuffarsi… Di spacciarsi per ‘altro’! Come se essere italiani sia qualcosa da nascondere o al massimo da annacquare con stilemi esteri, in modo da essere ‘commestibili’ all’infuori dei confini nazionali. Ecco, mi piace essere in controtendenza (ride, ndR)!

PENSI DI PROPORRE NUOVE COVER, IN FUTURO?
– Sicuramente, se il contesto lo richiederà.

IL DISCO CI INTRODUCE A UN NUOVO PERSONAGGIO, CORVO MORTO, CHE È IL FRUTTO DELLA COLLABORAZIONE CON LO SCRITTORE LUIGI MUSOLINO E QUINDI LO SPUNTO DI UNA NARRAZIONE PIÙ AMPIA; A CUI PERALTRO SARÀ DEDICATA ANCHE UNA VERSIONE SPECIALE DELL’EP, CORRETTO? TI ANDREBBE DI APPROFONDIRE?
– Corretto. La versione CD sarà un libro di novanta pagine, contenente il racconto “Verrà Corvo Morto”, in doppia lingua. Considero Luigi Musolino come un massimo esponente nostrano in ambito di orrore popolare. Lo conobbi grazie alla raccolta “Oscure Regioni”, con novelle horror legate a figure del folklore delle singole regioni. Negli anni, ha creato un immaginario legato a ad Idrasca – una sorta di Innsmouth o Derry nostrana – dove risiedono figure inquietanti che non escludo di poter inserire in futuro in altri miei brani.
Riguardo a “Corvo Morto”, questa è solo la prima delle sue avventure e col tempo potrebbe diventare il mio ‘Steven’! (il riferimento è al personaggio ricorrente in alcuni dischi di Alice Cooper, ndr) Per ora, lo troverete nel racconto scritto con Gigi, nel brano omonimo e in un’altra forma in cui avrà modo di imbattersi soltanto chi verrà in possesso della versione in CD di questo EP.

RESTANDO SUL TEMA LIRICO, ABBIAMO GIÀ PARLATO IN PASSATO DELLA PROFONDA RICERCA E DELL’APPROCCIO PER CERTI VERSI ‘FOLK’, A TRATTI DIREI PAGANO DELLA TUA BAND. TI VA DI RACCONTARCI QUALI SONO LE TEMATICHE E IL MONDO NARRATIVO DI SELVANS OGGI?
– Più che un mondo, lo intendo come un universo! In quanto – seppur territorialmente limitato al nostro paese – non è soggetto a limiti di tempo o confini regionali e questo mi permette di affrontare nello stesso album più storie, anche distanti tra loro… Come se fossero appunto diverse ‘galassie’. Capirai che lo scenario è molto vasto e c’è ancora tanto da raccontare! Le tematiche sono di ogni tipo e legate ad aspetti, spesso sinistri, della storia e del folklore italiani. Ogni tratto pagano, occultistico o di altro tipo dipende sostanzialmente dalla storia che sto raccontando… Certo, non scrivo mai di qualcosa che non abbia studiato o toccato con mano, ma penso che certe ‘etichette’ unilaterali sarebbero limitanti per l’universo di cui sopra.

UN PICCOLO INTERMEZZO PRIMA DI TORNARE A PARLARE DI MUSICA. VISTA L’ABBONDANTE COMPONENTE ‘VISIONARIA’ DEI TUOI BRANI E TESTI, CI PIACEREBBE SAPERE COSA STAI LEGGENDO, O MAGARI CHE FILM STAI GUARDANDO, IN PARTICOLARE SE RITIENI CHE ABBIANO AVUTO UN’INFLUENZA DI QUALCHE TIPO SULLA COMPOSIZIONE DEI BRANI.
– Non posso dirtelo! Ti anticiperei il contenuto dei prossimi lavori (ride, ndR)! Traggo tantissima ispirazione dalla letteratura, da testimonianze orali e sensazioni percepite in determinati luoghi, così come dal cinema! Spesso mi hanno fatto notare come alcuni miei brani avessero il piglio di colonne sonore, più che di brani metal, anche se, ora che ci penso, non sono convinto fosse un complimento vero e proprio (ride, ndR).

UN ALTRO TEMA GIÀ SFIORATO NELLE PRECEDENTI INTERVISTE CHE MI PIACEREBBE APPROFONDIRE È QUELLO DEL LEGAME DI SELVANS CON LA SUA TERRA DI ORIGINE. E SOTTOLINEO ‘TERRA’, VISTO L’APPROCCIO INTENSO, QUASI SENSORIALE CHE RICERCHI NEI TUOI BRANI. TI VA DI PARLARCENE?
– Mi sento in qualche modo privilegiato ad essere nato qui. Non hai tutto a portata di mano come in una grande città perché sostanzialmente in Abruzzo non ve ne sono! Per questo, da sempre sono stato abituato a viaggiare e spostarmi molto.  Penso che questa mia attitudine errante si presti all’impronta ‘non regionale’ che sin dall’inizio ho voluto dare al progetto: non è un peso per me fare ore di viaggio per visitare luoghi in altre regioni d’Italia di cui ho letto storie che vorrei raccontare in un brano… Negli anni, ho sentito spesso dare per scontato che io trattassi soltanto di storie relative al folklore della mia regione: niente di più sbagliato. Certo, ce ne sono molte da raccontare, non solo qui!

SELVANS È PARTITO COME UN DUO PER DIVENIRE NEGLI ANNI UN TUO PROGETTO TOTALMENTE SOLISTA; AL TEMPO STESSO CI RISULTA CHE ORA LA BAND CHE TI ACCOMPAGNA DAL VIVO ABBIA ANCHE PARTECIPATO ALLE REGISTRAZIONI DEL DISCO. COME MAI QUESTA SCELTA? LA COLLABORAZIONE È STATA ANCHE IN TERMINI COMPOSITIVI/ DI ARRANGIAMENTO DEI BRANI?
– Dal 2019, ho scelto di ufficializzare una situazione che dietro le quinte è sempre stata tale, ‘fondendomi’ con il progetto. Da qui, l’utilizzo del solo Selvans come mio nome d’arte. Il coinvolgimento dei ragazzi non si è concretizzato prima soltanto per motivi logistici, ma era in programma da tempo! A dirla tutta, Hyakrisht e Acheron erano già su “Faunalia”: il primo si occupò di registrare tutte le parti di batteria e il secondo di alcune parti di chitarra acustica. Agares al basso e Apsychos alla chitarra sono le due novità di questo EP.
Il metodo di lavoro che uso è lo stesso sin dall’inizio: quando scrivo un brano, lo compongo in ogni sua parte, assoli di chitarra compresi! Diciamo che è molto semplice suonare con me… Posto che si faccia quel che dico (ride, ndR)! Per questo, da sempre, tutte le collaborazioni che ho intrapreso sono state soltanto in termini di arrangiamento delle singole parti strumentali dei brani, in modo da correggere il tiro di quel che scrivo con il musicista che eseguirà, anche in base alle sue peculiarità tecniche. Non è mai successo di dover scrivere da zero un brano, o una parte di esso, con qualcun altro. Ecco, una cosa che faccio sin dall’inizio è ascoltare idee e riff di chi suona con me, magari materiale concepito inizialmente per altri progetti! E può succedere che Acheron, come in passato Fulguriator (il chitarrista per i primi cinque anni di attività, ndR) o altri amici musicisti esterni alla mia band, mi facciano ascoltare un riff e, vedendolo bene in un brano che sto scrivendo, chieda loro di poterlo usare. Quando succede, li vedrai al mio fianco tra gli autori. Negli anni, diverse volte mi è stato fatto notare come io sia eccessivamente ‘di manica larga’ nel far figurare come co-autore uno che mi ha passato un unico riff ma troverei davvero ridicolo scrivere  “questo brano è interamente mio, fatta eccezione per quel riff” (ride, ndR). Penso che il fatto che un buon riff riesca a ‘trovare casa’ all’interno di un mio brano sia prioritario rispetto a cazzate del genere.

SE NON SBAGLIO, SUL DISCO NON CI SONO OSPITI, COSA CUI INVECE IN PASSATO HAI SPESSO FATTO RICORSO. È STATA UNA SCELTA PRECISA PER UNA RIPARTENZA COMPLETAMENTE RACCHIUSA NEI CONFINI DI SELVANS O È CASUALE? RITIENI CHE CAPITERANNO NUOVI CONTRIBUTI ESTERNI, IN FUTURO?
– Non è del tutto corretto. Fulguriator, che è stato al mio fianco nei primi cinque anni, tornerà in due brani di questo EP e non è detto che sia per l’ultima volta. Ecco, ci saranno molti ospiti in futuro, forse anche più che in passato! Da quando ho iniziato questo percorso ‘solista’, la line-up in studio e live è molto elastica… Sui prossimi lavori, al momento posso dirti che si alterneranno tre batteristi, due bassisti e quattro chitarristi.

RITORNANDO AL TEMA LIVE, ABBIAMO AVUTO IL PIACERE DI RITROVARTI SU UN PALCO POCHE SETTIMANE FA. LA SENSAZIONE È STATA QUELLA DI UNA BAND SEMPRE PIÙ MATURA E COESA, E CHE DA VIVO SEMBRA PREMERE L’ACCELERATORE PIÙ SULLA DIMENSIONE BLACK E AGGRESSIVA CHE SU QUELLA PIÙ MEDITATIVA; NONOSTANTE NON SIANO MANCATI MOMENTI PIÙ EVOCATIVI E QUASI SABBATICI. ERA FORSE UN SEMPLICE MOMENTO DI CATARSI DOPO UN LUNGO PERIODO DI STOP O UNA SCELTA PRECISA?
– Da spettatore prediligo i set ‘energici’ e, fatta eccezione per pochi momenti, ho sempre preferito impostare così le setlist. So di andare controcorrente rispetto al trend odierno ma in genere trovo i set eccessivamente ‘meditativi’ come delle belle rotture di coglioni (ride, ndR).
La meditazione me la faccio quando sono a casa per conto mio e non stando in mezzo ad altre cento persone, come se fossimo ad una qualche funzione religiosa. Penso che a darti questo effetto di maggior aggressività, sia stata la mia predilezione a scegliere pezzi di durata inferiore rispetto al passato, in modo da poter pescare da ogni release della mia discografia, ma la tua non è una constatazione sbagliata in quanto quello attuale è un set ‘di transizione’. Per il futuro, sto lavorando a qualcosa di diverso rispetto ad ogni concerto di Selvans che tu abbia visto prima!

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