SELVANS – Selvans è morto, viva Selvans!

Pubblicato il 28/10/2025 da

Dopo dieci anni di visioni, rituali e selve oscure, Selvans chiude il cerchio.
Con “Saturnalia”, il suo terzo e ultimo full-length, Luca Del Re firma probabilmente il disco più ambizioso e compiuto della sua carriera: un’opera monumentale che affonda le radici nel prog italiano degli anni Settanta, nel dark sound più autentico e nella teatralità inquieta di artisti come Devil Doll e King Diamond. Un album colto e passionale, in cui orchestrazioni, falsetti e atmosfere da horror raffinato convivono con quell’anima nera e rituale che ha sempre contraddistinto il progetto.
Non si capisce, davvero, se quella che leggerete di seguito sia un’intervista a Selvans o a Luca Del Re – il confine, del resto, si è fatto sottile: il musicista, attore e performer abruzzese ha plasmato per dieci anni la sua creatura a trecentosessanta gradi, curando in modo maniacale ogni dettaglio — scenico, estetico e musicale — arrangiando perfino agli strumenti che non suona.

Oggi calca i teatri alle tastiere con gli Ianva, gira i palchi con Of The King, il suo tributo a King Diamond, e raccoglie una consacrazione ormai matura e meritata. A detta dello stesso Del Re, questa sarà l’ultima intervista di Selvans.
Un addio lucido, ironico e consapevole, dove l’artista — ormai completamente identificato nel proprio alter ego — ripercorre la parabola di una carriera intensa: la fine dei Draugr, la nascita di Selvans, le perdite, le collaborazioni, i dissidi e infine la scelta di chiudere il progetto nel momento della sua piena maturità.
Ne esce un racconto sincero e senza filtri, in cui Del Re parla a ruota libera, si concede qualche verità scomoda e più di un sassolino tolto dalle scarpe. Un epilogo perfetto per una delle personalità più eccentriche, raffinate e originali del metal italiano contemporaneo. Selvans è morto, viva Selvans!

L’ULTIMA INTERVISTA DI SELVANS LA FA LUCA DEL RE IN PERSONA. SEMBRA UN PO’ STRANO, CONSIDERANDO IL DUALISMO CHE HAI COSTRUITO NELLA COMUNICAZIONE ALL’USCITA DI “SATURNALIA”, DOVE LUCA DEL RE SI RIFERIVA A SELVANS COME “QUELL’ALTRO”. COME MAI?
– Penso sia meglio. Vedi, ora che si avvicina il momento, il caro Selv fatica a voler tornare nel sottobosco (ride, ndr)! Del resto, è stato parte della mia vita per gli ultimi dieci anni… Ci sono varie ragioni dietro la fine, sintetizzabili nel fatto che ormai è diventato un dispiacere vedere il ‘Nostro’ usato, svilito e immischiato nelle solite, note dinamiche di questo ambiente.
Mi ha fatto promettere che non finirà come con quelle band italiane che si sciolgono per qualche anno e poi ritornano spacciandosi per ‘nomi storici’. Ecco, pensava che una prospettiva del genere potesse essere l’unica minaccia per la sua reputazione, ma si sbagliava! Ce ne sono state tante altre, e perlopiù durante quest’ultimo anno. Paradossalmente, proprio dopo aver annunciato la fine.

TORNIAMO INDIETRO AGLI INIZI. LE ORIGINI DI SELVANS SONO STATE PIUTTOSTO CONCITATE. HAI SUONATO LE TASTIERE NELL’ALBUM “DE FERRO ITALICO” DEI DRAUGR, OGGI CONSIDERATO UN LAVORO DI CULTO DEL BLACK METAL ITALIANO.
– Sì, ho composto l’intera title-track di “De Ferro Italico” e altri momenti dell’album. Entrai nei Draugr appena maggiorenne e, anni dopo, mi presi tutta la responsabilità della loro fine.
Nei due anni precedenti lo scioglimento ci ritrovammo a dover sostituire Svafnir (il cantante della band, ndr). Svaf era frontman e membro fondatore, oltre che una persona di cultura in ambito metal estremo e fantasy/gdr che gli aveva consentito di dare, negli anni, un’impronta decisiva a Draugr! Ad esempio, fu lui a scrivere il concept e la maggior parte dei brani di “De Ferro Italico” senza saper suonare nessuno strumento musicale! All’epoca eravamo alle prime armi, e non avevamo la minima idea del fatto che avremmo potuto ricorrere ad una sostituzione ‘in casa’, con me o Jonny (il batterista prima dei Draugr e dopo di Selvans, ndr) che passassimo alla voce. La scelta ricadde su un ragazzo della nostra regione che sapeva semplicemente canticchiare in scream, ma fu del tutto inutile per la composizione di nuovo materiale.
Dopo anni, non avevo voglia di prendermi sulle spalle una band di cui ero rimasto l’unico compositore attivo, dovendo poi scendere a compromessi per trascinarla avanti senza un buon frontman o altri che dessero la ‘visione’ come faceva Svafnir, dopotutto: ero il cazzo di tastierista (ride, ndr)! Quindi proposi a Jonny, Mors (che nei Selvans diventerà Sethlans, ndr), Stolas e Triumphator (rispettivamente, batteria come già detto, chitarre e basso, ndr) di seguirmi in questo nuovo progetto, parlando chiaro sul fatto che sarebbe stato qualcosa di diverso rispetto a Draugr.
Mentre i primi tre accettarono di buon grado, con Triumphator fu più complesso. All’epoca era molto legato a quello che era diventato lo stile della nostra band precedente, mentre io volevo liberarmene. Poco prima di decidere per lo scioglimento, io e lui provammo a parlare del suo coinvolgimento in quello che non ancora si chiamava ‘Selvans’ ma ogni tentativo di venirci incontro si rivelò infruttuoso. Lo ritengo normale, dopotutto.

Artista: Selvans | Fotografo: Silvia Minenna| Data: 11 novembre 2016 | Venue: Demodè | Città: Modugno (Bari)

SUBITO DOPO LA FINE DEI DRAUGR È NATA SELVANS, LA NUOVA ENTITÀ. IN QUEL MOMENTO STAVI LAVORANDO INSIEME A JONNY MORELLI – GIÀ BATTERISTA DEI DRAUGR – AL PRIMO EP, MA LA SUA IMPROVVISA SCOMPARSA HA CAMBIATO TUTTO.
COSA HA SIGNIFICATO PER TE QUEL PASSAGGIO, TRA LA CHIUSURA DI UN CAPITOLO E LA NASCITA DI UN PROGETTO SEGNATO FIN DALL’INIZIO DA UNA PERDITA COSÌ IMPORTANTE?
– Tantissimo. Con la morte di Jonny c’è stato un grande “what if?”.
Sai, molti conoscenti ‘morti di fama’ si proposero per prendere il suo posto dopo appena cinque mesi dalla sua scomparsa, quando uscì il singolo “Lupercale” e annunciai il progetto ma, oltre al valore che aveva acquistato questo ruolo, non volevo rischiare di ritrovarmi un altro disperato incapace dietro il microfono, quindi scelsi di occuparmi io in prima persona delle voci. Avevo in mente una versione di Selvans dove Jonny avrebbe cantato e suonato la batteria.
Eravamo al lavoro su “Clangores Plenilunio”, un nome che deriva dalle numerose stronzate dette durante gli ultimi viaggi con i Draugr. Jonny era più grande di me di quattro anni e sin dall’inizio della mia avventura nei Draugr era stato una sorta di fratello maggiore. Mi ha fatto scoprire gli Ianva così come altre band e mi dispiace non abbia fatto in tempo a vedere il mio ingresso nella band, anni dopo.
Mi ha subito seguito in Selvans, si è fidato. Ora che sono io ad essere quasi di dieci anni più vecchio di lui, mi dispiace perché dopo quel maledetto incidente ho dovuto vivere da solo tante esperienze che mi sarebbe piaciuto condividere anche con lui.

POSSIAMO AFFERMARE CHE LA STORIA DI SELVANS PUÒ ESSERE DIVISA IN DUE FASI FONDAMENTALI, DI CUI LA PRIMA È QUELLA DEI PRIMI DUE ALBUM, “LUPERCALIA” E “FAUNALIA” CHE VEDONO LA COLLABORAZIONE CON IL CHITARRISTA SETHLANS. COSA HA PORTATO ALLA VISTRA SEPARAZIONE ARTISTICA E ALLA FINE DEI SELVANS COME ‘BAND’?
– Una ragazza! Ma non è come credi. Dopo tre anni di Selvans lui si mise con una che non si accontentava di stare con il ‘numero due’ della situazione, diciamo così… Ha iniziato quindi ad insinuare che io volessi tenerlo nella mia ombra e che le cose in Selvans dovessero essere più ‘alla pari’. Certo, come no, amica (ride, ndr)! Sethlans era ed è un ottimo chitarrista, ma quel che componeva non era in linea con lo stile che avevo in mente, tutto qui. Sono sempre stato aperto ad idee e materiale altrui e l’ho accreditato al 50%, su brani per i quali mi ha passato un mezzo riff che ho dovuto rimaneggiare. Il suo apporto in Selvans era alla stregua di quello dei tre live session, con la differenza che faceva parte della primissima formazione, quella di ‘band’, quindi non mi sembrava il caso di cambiare le cose, visto che anche lui aveva sposato da subito la causa prima di cambiare atteggiamento.
Scelse di farsi influenzare dalla tipa… Il ‘fattore F’, sai com’è (ride, ndr)! Iniziò ad essere poco chiaro nelle intenzioni, poco costante nella partecipazione alle attività di una band. Arrivati ad un certo punto gli ho perfino lasciato scegliere quali date fare e fatto finta di non vedere che ovviamente scegliesse quelle su grossi palchi, costringendo me e Chris (D’Onofrio, attuale braccio destro di Selvans, nella line-up live sin dall’inizio, ndr) a sostituzioni e cambi di programma continui per quelle più piccole.
Quando se ne andò, io e Christian eravamo talmente abituati all’idea che la cosa sarebbe successa da un momento all’altro, che tirammo un sospiro di sollievo e il giorno dopo eravamo di nuovo in studio come se nulla fosse (ride, ndr).

LA SECONDA FASE È QUELLA SOLISTA: A UN CERTO PUNTO HAI SMESSO DI PARLARE DEI SELVANS COME BAND E HAI INIZIATO A IDENTIFICARE SELVANS COME IL TUO VERO E PROPRIO ALTER EGO. È UN PASSAGGIO CHE RICORDA QUELLO VISSUTO DA ARTISTI COME ALICE COOPER O MARILYN MANSON: NOMI CHE INIZIALMENTE RAPPRESENTAVANO UN’INTERA FORMAZIONE, MA CHE COL TEMPO SONO DIVENTATI SINONIMO DELLA FIGURA DEL SINGOLO ARTISTA. QUALI SONO LE RAGIONI CHE TI HANNO PORTATO A QUESTA TRASFORMAZIONE D’IDENTITÀ, DA PROGETTO COLLETTIVO A ENTITÀ TOTALMENTE PERSONALE?
– A me piacciono le band. Se sei un solista, il tuo nome è legato alla tua carriera artistica e devi fare i conti con continue incursioni dell’una nell’altra. Poi mi piace lo scambio con persone capaci e volenterose.
Checché se ne dica, amo collaborare con altre persone che siano in linea con la mia visione. Con Chris, ad esempio, è successo molto di più che con chiunque altro, con Jonny non ne abbiamo avuto il tempo, ma è comunque qualcosa che ho sempre cercato. Sono molto selettivo perché, se entrano altre persone, devono essere in grado di dare un valore aggiunto, altrimenti non è una collaborazione, stai semplicemente sfruttando il progetto. Questa cosa solitamente manda in bestia chi ha la coscienza sporca.

L’INIZIO DELLA FASE SOLISTA, CON L’USCITA DELL’EP DARK ITALIAN ART” NEL 2021 FU UNA DICHIARAZIONE D’INTENTI SIN DAL TITOLO. QUEL MOMENTO COINCISE ANCHE CON IL TUO RITORNO DAL VIVO ALLE TASTIERE, DA CUI HA PRESO FORMA IL LUNGO PERCORSO CHE HA PORTATO A SATURNALIA”. QUAL È LA VISIONE CHE SI È AGITATA NELLA TUA MENTE PER ACCOMPAGNARTI ALLA CREAZIONE DELL’ULTIMO ALBUM?
– Sin da “Dark Italian Art” ho iniziato a pensare al funerale perfetto per Selvans. Volevo che questa ‘terza fase’ portasse ad un disco che confermasse tutte le voci che mi vorrebbero come un megalomane, egocentrico e spaccone. Mi è sempre piaciuto creare confusione in chi metteva in giro delle voci su di me e criticava Selvans, alimentando o smentendo coi fatti quel che si diceva, in base a come mi girasse (ride, ndr). Ed ecco “Saturnalia”: un disco metal, cantato in italiano in cui si distinguono i testi, con orchestra e coro, tastiere alla Goblin, il falsetto, blast-beat, riff, chitarre armonizzate e parti recitate.

RISPETTO AI LAVORI PRECEDENTI, COME È CAMBIATO IL TUO APPROCCIO ALLA SCRITTURA E ALLA PRODUZIONE, E CHI SONO LE FIGURE CHE VI HANNO CONTRIBUITO?
– L’approccio è stato lo stesso degli altri lavori: ho scritto tutto il materiale ed arrangiato le parti con i singoli musicisti.
L’organico è stato molto ampio. Ho voluto coinvolgere tutte le persone che sapevo che avrebbero dato valore aggiunto al disco, persone con le quali sono in contatto da anni e che stimo come musicisti.
Tutto è iniziato con la cacciata del precedente batterista poco prima di registrare il disco e l’ingresso di Marco Berrettoni che ha fatto un gran lavoro, imparando in poco più di due mesi le partiture di batteria che avevo scritto e arrangiato sulle caratteristiche del suo predecessore. Chris si è occupato di tutte le chitarre, mi sarebbe piaciuto coinvolgere The Ancient (Gianluca Silvi, chitarrista già in forza nei Battle Ram e Doomsword, ndr) ma è entrato in un momento in cui il disco era già stato registrato.
Tra gli ospiti, alle chitarre spiccano Tony Scelzi (ex Stonewall e Vultures Vengence, ndr) e quel Triumphator dei Draugr con il quale dieci anni fa avevamo proprio visioni inconciliabili, il tempo aggiusta tutto (ride, ndr)! Il bassista è Agares, il migliore e più affidabile con cui abbia mai suonato. Ho poi allestito un coro diretto dal mitico Stefano Puri (ex Spiritual Front, ndr) ed un’orchestra di sessanta elementi.
Nel coro, compaiono membri degli Ianva, degli Oltretomba, degli Opera IX ed Aetheris. Menzione speciale infine per il flautista Roberto De Grandis su “Il Capro Infuocato”, una sorta di Ian Anderson abruzzese.

DOPO UN TOUR DE FORCE DURATO DIECI ANNI E TRE FULL-LENGTH, DUE EP, UNO SPLIT CON I DOWNFALL OF NUR, UN LIVE ALBUM E INUMEREVOLI CONCERTI IN TUTTA EUROPA, SORGE AUTENTICA CURIOSITÀ PER LE MOTIVAZIONI DIETRO L’INASPETTATA DECISIONE DI CHIUDERE IL PROGETTO. PERCHÉ PROPRIO ORA?
– In parte perché era la mia idea sin dall’inizio! Il ciclo può dirsi completo. Ho sempre voluto scrivere una trilogia che fosse un cammino nelle sonorità del nostro paese prestate alla musica metal e tinte d’orrore popolare, dove ogni album fosse diverso dal precedente e rappresentasse un colore: “Lupercalia” il verde, “Faunalia” il bianco, “Saturnalia” il rosso.
In parte anche perché ho molto rispetto per il mio alter ego e ci siamo divertiti un bel po’ in questi dieci anni, e proprio per questo non voglio trascinarlo ulteriormente nel campo minato attuale, dove per ogni collaborazione che intraprendi c’è il rischio di incappare in incapaci che rovinino anni di lavoro.

IL LATO ESTETICO È SEMPRE STATO IMPORTANTE PER SELVANS: DAGLI ESORDI A OGGI, FINO ALL’ARTWORK DI “SATURNALIA”, L’IMMAGINE HA SEMPRE ACCOMPAGNATO LA TUA MUSICA E NE HA SEMPRE COSTITIUTO LA CONTROPARTE ARTISTICA SPECULARE. RACCONTACI DEL TUO RAPPORTO CON SHEILA FRANCO E DELLA CURA MANIACALE PER L’IMMAGINE. COME SEI RIUSCITO A INFLUENZARE IL LAVORO DELL’ARTISTA, CONSIDERANDO LE TUE INFLUENZE PROVENIENTI IN GRAN PARTE DALLA CULTURA ITALIANA?
– Diventando il suo incubo. Spero che sempre più band si accorgano del valore di questa giovane pittrice nostrana! L’ho scoperta per caso e ci abbiamo messo un anno per realizzare l’idea del booklet, con le tavole celate che si svelano solo voltando pagina. Che delirio!
Mi è venuta questa idea mentre ero ad una mostra. Mi sono ammalato sui dettagli – forse troppo, ora che ci penso!
Dico ‘troppo’ perché, se mi fosse costata meno in termini di tempo ed energie, avrei preso con più filosofia le varie cagate fatte dal grafico della label in sede di stampa. Ad esempio, la versione wooden box è stato un totale disastro. Le pagine del booklet sono state impaginate in ordine casuale. La label, appena ricevute, ha pensato bene di spedirle senza neanche controllarle… Risultato? Hanno dovuto ristamparle corrette e spedire di nuovo a tutti!
Capisci quando ti dico che mando volentieri Selvans a riposo? È avvilente che anni di lavoro siano vanificati per la disattenzione di un singolo.

Copertina dell’album “Saturnalia”, dipinta dall’artista Sheila Franco

PARLIAMO DI “POZZO”, IL GIOCO DA TAVOLA IN VENDITA SUL SITO HOLLOW PRESS. COM’È NATO E PERCHÉ SI PUÒ SCOPRIRE SOLO COMPRANDO IL DISCO?
– Questa è un’altra storia divertente! Mi contattano per lavorare alla colonna sonora di questo gioco da tavolo, scritto da uno dei miei autori italiani preferiti, il fumettista Marco Taddei. Avevano già fatto questo esperimento con i Fulci mesi prima, aprendo un pre-order, pubblicando i brani in digitale per dare la possibilità a chi li seguiva di ascoltarli, prima di spendere 50€ per un gioco da tavola a cui, con ogni probabilità, non avrebbero mai giocato. Iter normale per una release metal.
Io avevo giusto un paio di pezzi che vedevo perfetti per questa release, quindi non ho esitato ad accettare e da lì è nato il 45 giri “Nel Pozzo / Gli Sprofondati”.
Solo quando stavano per aprire il pre-order, mi hanno comunicato la loro volontà che i brani non venissero mai caricati in digitale, perché la ‘lore’ del lavoro era quella che il 45 giri fosse una sorta di ‘disco ritrovato’ accessibile solo acquistando il gioco… Tutto bellissimo, ma di questa sottotrama non viene fatta menzione neanche in due righe del gioco, quindi mi ritrovo due brani che chi mi segue non ha possibilità di ascoltare, se non comprando il gioco! Ho fatto notare che pubblicarli in digitale sarebbe stato utile anche per accelerare le vendite e che probabilmente lo avrebbe fatto qualcuno successivamente, rippandoli dal disco (cosa poi successa, da quel che so) ma nulla!

NELL’EPOCA DEI VIDEOCLIP MUSICALI INDIPENDENTI, TU NON NE HAI MAI FATTO UNO. COME MAI? EPPURE, I TRAILER DI “DARK ITALIAN ART” E “SATURNALIA” ERANO MOLTO CURATI E LASCIAVANO SPERARE…
– È stata una condanna! Fondamentalmente non sono mai riuscito a trovare qualcuno che parlasse chiaro. Non sai quanto tempo e soldi ho buttato dietro gente che alla fine si rivelava non all’altezza, in senso lato, compromettendo un lavoro durato mesi! Tutto quello che avevo in mente aveva un richiamo cinematografico e avevo le idee molto precise su ogni singola scena.
Durante i colloqui preliminari mi proponevo anche di realizzare uno script dettagliato così da andare sul sicuro, la risposta è stata sempre: “Ma no! Ti faccio vedere la scena dopo averla girata e al massimo la rifacciamo”, salvo poi aspettarsi un ‘buona la prima’ quando eravamo lì, perché dovevano tornare a casa a fare i cazzi loro. Penso prendessero semplicemente la cosa sottogamba.
Anni fa avevo scritto un video per “Verrà Corvo Morto!”, una sorta di corto per il quale avevo contattato una conoscente che si barcamena nell’ambito dei videoclip musicali, specificando sin da subito che avessi le idee molto chiare e volessi occuparmi della regia, lei si era detta disponibile per poi lasciarmi in attesa per un anno e mezzo senza risposte e definitivamente a piedi due anni dopo perché, dal suo punto di vista, all’uscita mi sarei preso il grosso dei meriti in quanto regista del videoclip! Cristo… La maledizione dei ‘morti di fama’ aveva colpito ancora (ride, ndr)!
L’unica esperienza felice l’ho vissuta lavorando con un ragazzo delle mie parti che ha realizzato i lyric video de “Il Capro Infuocato” e “Il Mio Maleficio V’incalzerà”, oltre che aver girato e montato il trailer di “Saturnalia” con l’orchestra! Ma non c’è stato il tempo e il modo di metterci a tavolino per realizzare un videoclip.

DOPO IL COVID VI SIETE ESIBITI SEMPRE MENO. COME MAI?
– Dopo il Covid è cambiato tutto. Prima, quando ti contattavano non sembrava ti stessero chiamando per tappare un buco. Le line-up dei festival avevano quasi sempre un senso, per esempio.
Ora invece vedo personaggi sbucati da qualche annetto che ti avvicinano senza neanche sapere la tua storia o almeno quel che suoni, pretendendo di pagarti meno perché magari sono tuoi coetanei che ci hanno provato e si sono dovuti riciclare ad organizzatori, per poi pretendere di ficcarti a forza in un bill fatto di band improbabili che gli pagano un obolo mensile, le solite note che non vuole ascoltare nessuno ma ce le ritroviamo sempre (ride, ndr).
Ci sono ancora delle eccezioni! Ma anche su questo aspetto, nell’ultimo anno mi sono ritrovato a trattare per una serie di festival (dove in alcuni casi eravamo già stati in passato) che alla fine non sono andati in porto perché c’erano altre band ‘di agenzia’ da piazzare, ed il cachet di Selvans risultava troppo alto per gli organizzatori.
Per l’estero invece è successo il capolavoro con la Electric Chaos. Mi contattano perchè stavano formando il roster, il progetto iniziale sarebbe stato quello di organizzare un tour europeo di supporto a “Saturnalia”. Con nove date già chiuse, un promoter tedesco ha annullato una data perché nel 2015 avevo registrato una cover dei Nokturnal Mortum e questo per lui faceva di me un nazista.
Ho fatto notare ai ragazzi dell’agenzia che oltre a farne una cover, avevo anche preso parte come tastierista al loro album ‘Істина’ del 2017, cosa che rivendico e per la quale mi aspettavo di il supporto dell’agenzia che – per sua iniziativa – mi stava organizzando il tour, quindi sapeva che fossi la persona più lontana dall’essere un nazista. La loro risposta, dopo un lungo periodo di silenzio, è stata che preferivano interrompere i rapporti con Selvans per non rischiare (ride, ndr)!
Ora capisci perché ho suonato meno dal vivo? Molte persone che mi seguono hanno scritto dicendo che si aspettavano di vederci in diversi festival estivi, anche in virtù del fatto che fosse l’ultimo anno ma nulla! Noi su quei palchi ci saremmo anche saliti e avremmo fatto il nostro concerto lasciando il pubblico soddisfatto come al solito, ma per un motivo o per l’altro saltava sempre tutto. E la cosa non è dipesa dalla mia carriera teatrale, come ha provato (in buona fede) ad ipotizzare qualcuno.

Luca Del Re in “A Christmas Carol”

ECCO, RACCONTACI DELLA PARENTESI TEATRALE AVVIATA NEL 2022.
– Mi presero in seguito ad un provino. Qualcosa di totalmente nuovo per me!
Dopotutto è stata una bella esperienza durata tre anni. Quest’anno ho deciso di rinunciare al ruolo, anzi!
Mi sono meravigliato del fatto che mi avessero rinnovato la proposta, nonostante avessi portato un po’ di scompiglio (ride, ndr)! Diciamo che in quell’ambiente c’è una facciata di amicizia, rispetto, tolleranza, ecc., ma dietro le quinte vengono fuori le  peggiori invidie, comportamenti passivo-aggressivi ecc.
Ora, se ci sei nato e cresciuto artisticamente magari sei abituato a sopportare, se invece, come me, vieni da un altro ambiente ti ritrovi a minacciare faccia a faccia un tecnico, per dirne una… Che ci vuoi fare (ride, ndr)?!

PARLIAMO INVECE DEL NUOVO PROGETTO OF THE KING, IL TUO TRIBUTO A KING DIAMOND. NESSUNO AVREBBE MAI SCOMMESSO SU UN CAMBIO DI REGISTRO VOCALE COSÌ RADICALE. COME NASCE QUESTA SCELTA E CHE SIGNIFICATO HA PER TE CONFRONTARTI CON UN REPERTORIO COSÌ PARTICOLARE?”
– Ma sai che ad alcuni conoscenti ‘cantanti’ non è andata proprio giù che riuscissi a cantare King Diamond!? Ora mi vedono come un ‘competitor’… Se l’avessi saputo, sarei rimasto a fare il tastierista (ride, ndr)!
Scherzi a parte, ad un certo punto ho deciso di prendere lezioni di canto per poter cantare in pulito. Volevo passare definitivamente all’italiano ma non volevo giocare facile, cantando in scream dove non si capisce nulla, volevo che ogni sillaba uscisse chiara. In Italia sono abbastanza certo di avere la collezione più grande di dischi e memorabilia di King Diamond e Mercyful Fate e solo recentemente, in occasione di uno spettacolo di beneficenza e mosso da questa mia passione, ho messo su questo tribute set limitato agli album degli anni ’80 di entrambe le band.
Inizialmente era previsto solo quel concerto, poi sono arrivate proposte per il prossimo anno quindi posso dirti che ci esibiremo in situazioni selezionate, magari warm-up o after-show di festival.

DOPO DIECI ANNI DI PAUSA DALLA FINE DEI DRAUGR, RIAPPARE A SORPRESA IL LUCA DEL RE TASTIERISTA: PRIMA CON SELVANS DAL VIVO E POI CON L’INGRESSO NEGLI IANVA (GRUPPO GENOVESE NEOFOLK CON INFLUENZE TEATRALI E DARK). CHE SIGNIFICATO HA AVUTO PER TE QUESTO RITORNO ALLE TASTIERE DAL VIVO?
– Sì, il tentativo di portare le tastiere dal vivo lo ricordo come uno dei momenti peggiori di questi anni (ride, ndr)! Mi sono reso conto della mia impotenza di fronte a dinamiche che rendono i concerti metal una causa persa, per via del pressappochismo con il quale vengono gestiti…
Molto spesso, ti ritrovi come assistenti di palco un paio di tossici che cazzeggiano durante i cambi senza un reale scopo. Il più delle volte, in alcuni festival, dovevo occuparmi da solo di: carico, scarico, montaggio e smontaggio di tre tastiere, il tutto in abiti di scena e con gli assistenti di palco lì a guardare.
L’anno dopo però è arrivata la proposta per sostituire Giuseppe Spanò negli Ianva. Come scritto, si tratta di una band per cui io e Jonny stravedevamo sin dalla prima demo! Giuseppe è morto in un tragico incidente nautico nel luglio 2020, due anni dopo, Renato (Mercy, ndr) mi ha invitato ad unirmi alla line-up in occasione del concerto al Teatro Farnese di Parma.
Io e Renato ci eravamo conosciuti cinque anni prima perché mi sarebbe piaciuto portare Ianva in Abruzzo per un’edizione del memorial dedicata a Jonny, cosa mai andata in porto. Non smetterò mai di ringraziarlo per la fiducia e non sarei riuscito ad immaginare ritorno migliore per il ‘Del Re tastierista’ (ride, ndr).

Selvans alle tastiere nel 2022

È DAVVERO LA FINE DOPO DIECI ANNI O POSSIAMO SPERARE IN NUOVA MUSICA O ALMENO IN UN RITORNO DAL VIVO PER QUALCHE ANNIVERSARIO?
– È davvero la fine! Con i Draugr questa cosa della ‘reunion’, del ritorno in qualche forma, negli anni, è uscita più volte e ha sempre ricevuto il mio no categorico. In quel caso i Draugr senza Jonny non avrebbero ragione di esistere, ma in generale lo trovo patetico!
Potrei capire i Mötley Crüe o gli Slayer, ma per il resto penso che più le band siano underground, più sia ridicolo annunciarne lo scioglimento per poi tornare dopo qualche anno. Perché torni? Per prendere l’applauso di dieci nostalgici?! No grazie, sto bene così (ride, ndr).
L’ultima dal vivo per Selv sarà il 20 Dicembre a Pescara in occasione dei dieci anni del primo album “Lupercalia”. So che a chi mi segue dal nord Italia dispiacerà non rivedere dal vivo il Selvans ‘lupesco’! Io ci ho provato, trattando per mesi un paio di festival entrambi a Milano nei mesi di dicembre l’uno e l’altro a gennaio ma, indovina?
Nel 2026 uscirà uno split ‘postumo’ con gli Imago Mortis, una release che avevamo in cantiere da tempo è che purtroppo non siamo riusciti a chiudere per quest’anno. L’artwork sarà realizzato ancora una volta da Sheila (Franco, ndr) e ci sarà una cover a quattro mani di un classico del prog-rock italiano. Per il resto: Selvans è morto, viva Selvans!

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