SEPOLCRAL – Discesa agli inferi andata e ritorno

Pubblicato il 26/04/2023 da

La carriera dei Sepolcral non è stata di certo baciata dalla fortuna: nati come promettente band death metal all’inizio degli anni ’90, i friulani hanno dovuto affrontare vicissitudini di ogni tipo, che li hanno costretti a pubblicare il loro esordio “Victims” ad oltre un ventennio dal suo concepimento. Dopo diversi cambi di line-up ed addirittura di moniker (per qualche anno sono stati Psycollapse), ecco finalmente arrivare un minimo di stabilità: i quattro musicisti si sono gettati a capofitto nel processo di composizione di “Scourge”, un disco fatto di pezzi diretti e brutali che suona piuttosto diverso dalla musica prodotta in precedenza, e hanno di seguito trovato un solido appoggio nella Time To Kill Records.
In questa intervista con la formazione al gran completo, andiamo a ripercorrere quelle che sono state le tappe fondamentali della travagliata storia del gruppo, a parlare del nuovo album e a dare qualche anticipazione su quello che accadrà in futuro.

CIAO, BENVENUTI SU METALITALIA.COM E COMPLIMENTI PER IL DISCO. LA VOSTRA STORIA INIZIA ADDIRITTURA ALL’INIZIO DEGLI ANNI ’90. QUAL E’ IL PERCORSO CHE VI HA PORTATO FINO A “SCOURGE”?
Cristian: Ciao ragazzi, qui è Cristian, chitarrista, e grazie dell’ospitalità nelle vostre pagine, un vero piacere. Siamo lusingati che “Scourge” vi sia piaciuto.
Sì, ci formammo nel lontano 1993, poco più che quindicenni, ma avevamo fin da subito le idee chiare. Qualche live e un demo (“Witness Of Lies”, 1994) ci aprirono le porte al contratto idilliaco con Nosferatu Records, etichetta di primo ordine all’epoca. Entusiasti, ci chiudemmo in sala e demmo vita a “Victims”, il nostro primo album. Un death metal articolato, influenzato da Carcass e Morbid Angel. Purtroppo, a prodotto ultimato, tutto sfumò per le infauste disavventure accorse alla label. Il progetto Sepocral chiuse i battenti nel 1997 e ognuno di noi intraprese la propria strada.
Riprendemmo in mano la band solo dal 2012, commemorando con un mega concerto la prematura morte di Denis, fondatore e cantate originario. Fu un evento scatenante per me e Kevin, che ci spronò a rimettere in piedi ciò che che avevamo lasciato. Le cose funzionarono, l’attività live ci fece capire cosa potevano essere i nuovi Sepolcral e, nel 2015, uscimmo con “Reborn-VI”, un EP potente ma ancora con un sound in maturazione; cercavamo una nuova identità. Volevamo a tutti costi un album tutto nuovo e, consci della direzione stilistica che stavamo prendendo, ci concentrammo moltissimo sul songwriting, poiché volevamo fare un disco che gridasse tutta la nostra rabbia e curato sotto ogni dettaglio. Solo con una formazione consolidata decidemmo che era il momento di uscire e palesarci.
“Scourge” è il risultato di anni di sperimentazione, di costruttive collaborazioni e di un grande lavoro di ricerca. Ne siamo orgogliosi e non vediamo l’ora che faccia sanguinare le orecchie di chiunque lo ascolti. Ci abbiamo messo il nostro sangue, sudore e attitudine.

NEL TEMPO AVETE SUBITO DIVERSI CAMBI DI LINE-UP. CI PRESENTATE LA FORMAZIONE ATTUALE?
Cristian: Sì, veramente tanti, ma tutti hanno contribuito a donare ai Sepolcral il sound di oggi. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno girato intorno alla band. Nella line-up attuale, oltre a me e Kevin, bassista e membro originario, troviamo due grandi amici, Aleksandar alla batteria (ex Despite Exile, ex Chronic Hate) e, dal 2012, Daniele alla voce, già chitarrista e membro fondatore dei seminali Chronic Hate. Insieme abbiamo trovato un’alchimia perfetta.

VENIAMO ORA AL NUOVO ALBUM: COME E’ NATO? QUALI SONO LE DIFFERENZE CON LA VOSTRA PRODUZIONE PRECEDENTE? DA DOVE AVETE TRATTO ISPIRAZIONE? L’IMPRESSIONE E’ CHE, RISPETTO A “VICTIMS”, “SCOURGE” SIA PIU’ DIRETTO E, IN UN CERTO SENSO, VICINO AL GRINDCORE.
Cristian: Come detto in precedenza questo nuovo album nasce da una rinata motivazione e da una chiara idea di come doveva suonare. Ognuno di noi ha il proprio background ma, con questo ritorno, abbiamo voluto fare ascoltare la parte più aggressiva e spietata di noi. Credo che l’ispirazione sia emersa dalla volontà di tutti di andare oltre, di fare un album che suonasse puro, brutale, dinamico e veloce, l’obiettivo primario è stato comporre ciò che ci rappresentasse al meglio.
Rispetto a “Victims”, il quale godeva di una forte creatività e si sviluppava in minutaggi importanti, qui abbiamo cambiato tutto, andando alla matrice delle nostre influenze. “Victims” era Sepolcral tanto quanto “Scourge”, due facce della stessa medaglia; la componente grind che però è emersa nell’ attuale album è il frutto della nostra crescita personale e del gusto collettivo. Chissà, forse nei prossimi lavori cambieremo ancora. Di base facciamo ciò che ci piace.

PER PARECCHI ANNI NON VI SIETE CIMENTATI CON LA SCRITTURA DI NUOVO MATERIALE. COME VI SIETE TROVATI DOPO TUTTO QUESTO TEMPO? IL PROCESSO COMPOSITIVO E’ RIMASTO INALTERATO?
Cristian: Io non ho mai smesso di comporre e noi di essere creativi, affinando sempre più il nostro stile. “Scourge” è uscito molto spontaneamente, devo dire, era chiaro fin dalle prime prove che avevamo la necessità di buttare fuori quanta più energia possibile. Personalmente è stato molto stimolante comporre riff nuovi attingendo al mio passato e rivedendolo in chiave contemporanea. Non avevo né limiti né vincoli, ho voluto dare impatto e una dimensione live alla scrittura. Mettendo da parte la mia vena atmosferica ed elevando quella da battaglia.
Il processo compositivo è abbastanza convenzionale, si parte con una mia bozza e poi ognuno nel suo reparto la rielabora, fino ad ottenere la canzone che tutti vogliono. C’è stata una coesione totale e il focus non è mai stato perso. “Victims” si era sviluppato molto in sala prove, “Scourge”, invece, anche a causa del periodo Covid, è stato cesellato individualmente. Ora è molto più semplice comporre. È tutto immediato e, per come la vedo io, va benissimo quando hai le idee che scorrono veloci. Scourge è un album che ti posso garantire ci ha dato da lavorare… Alcuni pezzi hanno avuto quindici/venti scritture, ma questo è il nostro mood. Deve essere come lo vogliamo.

LE VOSTRE PRIME COMPOSIZIONI SEMBRAVANO TRARRE ISPIRAZIONE DA TEMATICHE ESOTERICHE, MA ORA GLI ARGOMENTI DI CUI PARLATE SONO DI ALTRA NATURA. DI COSA TRATTANO I PEZZI DI “SCOURGE”?
Kevin: I testi di “Victims” trattavano più che altro temi antireligiosi ed introspettivi. C’era del ‘satanismo’ a causa del fatto che alcuni testi o parti di testo erano scritti da diverse mani, tra cui quelle del batterista dell’epoca, grande appassionato di occultismo. I testi di “Scourge” sono scritti solo da me e trattano diversi temi, seppur da un punto di vista sempre molto dark e gore. Sono quasi tutti ispirati da episodi di vita reale o malessere sociale. L’uomo è a volte un essere malvagio e perfido e con questi testi ho voluto descrivere un aspetto della natura umana. Quella più terrificante e sottomessa.
“Nemo Me Impune Lacessit” è palesemente un inno alla vendetta. “Interred Species” è una constatazione di come ogni specie indistintamente sia fondamentale al pianeta e tutti, altrettanto indistintamente, sopravviviamo grazie alle specie che ci hanno preceduto. Diciamo che non sono testi ‘leggeri’ ma neanche pipponi sociali o lezioni di vita, l’intento è quello di lasciare all’ascoltatore il piacere di leggere tra le righe…

I NUOVI BRANI, SOPRATTUTTO SE PARAGONATI A “VICTIMS”, SONO BREVISSIMI. E’ STATA UNA SCELTA PROGRAMMATA O SEMPLICEMENTE SONO USCITI COSI’?
Aleks: Sono semplicemente usciti così. Quando Cristian mi fece ascoltare le prime bozze, ho subito capito che il mio drumming doveva essere tirato e furioso, mi piaceva molto. Più andavamo avanti a comporre più ci rendevamo conto che stavamo lasciando da parte il superfluo a favore dell’ impatto e della dinamica. “Purity”, la prima canzone a cui ho messo mano, ha sicuramente dato il via a questo nuovo trend. Il drumming di “Scourge” è frutto della mia passione per il grind e il black corrosivo. Ogni pezzo, seppur breve, racchiude una sua identità compositiva.

DOVENDO SCEGLIERE UN PEZZO DEL NUOVO ALBUM CHE VI RAPPRESENTA PIU’ DEGLI ALTRI QUALE SAREBBE? E PERCHE’?
Daniele: Parlando da un punto di vista personale, ogni pezzo ha in sé qualcosa che ci rappresenta, ma a mio avviso “The Miserable Choice” racchiude esattamente il nostro pensiero comune, la sottomissione e l’umiliazione, la manipolazione attraverso l’illusione di un aldilà meraviglioso, pieno dei desideri terreni a tua miserabile scelta.

“LUDMILLA”, IL BRANO CHE CHIUDE L’ALBUM, E’ UN INSIEME DI RUMORI E LAMENTI. COSA RAPPRESENTA?
Kevin: È nata da un’idea di Cristian. Una sera mi ha mandato questo giro di chitarra estremamente malinconico. Mi ha ispirato immediatamente angoscia. Avevo sentito questa intercettazione audio degli anni ’60 di una astronauta russa, Ludmilla Tokov. Nei messaggi radio comunica dei problemi al rientro nell’atmosfera e chiede cosa fare. Nessuna risposta, e la navicella si disintegra…
Personalmente l’ho reputato uno dei punti più bassi della disperazione, dell’attaccamento a una speranza vana, del flagello interno. La voce di Ludmilla condannata, unita al giro di chitarra e alle grida strazianti, rendevano l’idea di ciò che lascia un flagello. La naturale chiusura del capitolo “Scourge”.

COM’E’ IN QUESTO MOMENTO FARE MUSICA RISPETTO AI VOSTRI ESORDI? CI SONO DIFFERENZE IN TERMINI, PER ESEMPIO, DI REGISTRAZIONE, PROMOZIONE, DIVULGAZIONE?
Cristian: Beh, guarda, come ho detto prima ora è tutto più semplice, se pensi che “Victims” è stato registrato in una o due take per brano in bobina non riscrivibile più volte, oppure la divulgazione tramite posta con cassette o CD o lettere scritte a penna, diciamo che ora è ovviamente molto più facile. Per fare musica oggi è necessario un PC, ieri una sala prove e tanto tempo. Ma di certo ora è più problematico emergere e farsi notare. Tutto diventa fagocitato dai social, un tempo ogni lavoro era un evento che durava anni. Ci sono tantissime band, molte davvero incredibili, ma il mercato è talmente inflazionato che devi avere realmente qualcosa da dire, e aggiungo anche la consapevolezza che per fare girare il tuo nome devi investire molto.

IN PASSATO AVETE AVUTO PROBLEMI DI ETICHETTE. COME E’ NATO IL RAPPORTO CON TIME TO KILL RECORDS? QUALI SONO LE VOSTRE ASPETTATIVE?
Daniele: Possiamo dire che il rapporto con Time To Kill Records sia nato quasi per caso. A disco pronto stavamo mandando in giro un link per l’ascolto ad alcuni amici del settore, ed è proprio uno di questi che ci ha messo in contatto con Enrico di TTK, che si è dimostrato subito interessato. Dopo una telefonata introduttiva ed alcune email più dettagliate abbiamo capito che Time To Kill avrebbe fatto al caso nostro e con Enrico ed il suo staff abbiamo iniziato una precisa pianificazione dei vari step necessari alla pubblicazione e promozione di “Scourge”. Il processo è stato impegnativo ma, con l’aiuto di persone qualificate come loro, ci siamo trovati a nostro agio e tutt’ora continuiamo a farlo con grandi aspettative, dato che ci sono ancora alcune cose in serbo per voi.

COSA ASCOLTATE IN QUESTO MOMENTO, SIA IN AMBITO DEATH METAL SIA IN GENERALE? C’E’ QUALCHE DISCO USCITO DI RECENTE, IN ITALIA O ALL’ESTERO, CHE VI HA COLPITO IN MODO PARTICOLARE?
Aleks: Personalmente ascolto tonnellate di dischi, parecchi a settimana, ed è veramente arduo soffermarsi molto su singoli artisti. Di buona musica ne viene fuori parecchia e potrei citarti decine di nuovi gruppi tipo Archspire, Choke, Aeon, Necrotic Disgorgement, Dyscarnate. Ma tutti noi abbiamo gusti diversi. Daniele per esempio alterna il death/brutal al black metal passando da Severe Torture a Mgla, da Defleshed a Winterfylleth passando anche per Nasum, Rotten Sound e Dismember. Ma non ascoltiamo solo metal, e qui le cose si farebbero più complicate.

SUONERETE QUESTI BRANI DAL VIVO? AVETE GIA’ PROGETTI PER IL FUTURO?
Cristian: Noi adoriamo la dimensione live. Vogliamo divertirci e fare divertire. Dare un senso all’immenso lavoro di costruzione di “Scourge” e portarlo sopra un palco. In versione live diamo il meglio di noi stessi. Viene fuori tutto il nostro lato animalesco ed è la situazione migliore per apprezzare il nostro materiale.
Sì, abbiamo pianificato una serie di live in promozione e presentazione di “Scourge”, ma il vero obiettivo è suonare il più possibile in Italia e possibilmente anche all’estero. Non siamo musicisti da cameretta, questo è certo. Tutti i brani del nuovo album saranno suonati dal vivo, sono stati composti per questo e sicuramente attingeremo a qualche cavallo di battaglia dei passati lavori.

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