È sempre più fragorosa l’esplosione dei Septicflesh! Per anni la death metal band greca ha lottato nell’underground, cercando di emergere a colpi di album sempre più curati e personali, tuttavia sembrava che i nostri fossero destinati a rimanere il classico nome di culto, apprezzato da critici e cultori, ma praticamente ignorato dalle masse. Invece, negli ultimi tempi il gruppo è finalmente riuscito a ritagliarsi uno spazio sotto i riflettori. Grazie al valore di “Communion” e “The Great Mass”, al contratto siglato con una etichetta una volta per tutte all’altezza della situazione (la Season Of Mist) e anche a uno spirito più intraprendente da parte della formazione – che ha iniziato ad andare in tour con maggior costanza e a rendersi “visibile” – i risultati sono arrivati e si stanno anche facendo sempre più prestigiosi. Una nuova intervista con il quartetto era insomma d’obbligo, ed è stato un piacere riaccogliere sulle nostre pagine il chitarrista Sotiris, personaggio decisamente posato, ma non per questo poco disponibile.
LE ORCHESTRAZIONI HANNO OGGI UN RUOLO DA PROTAGONISTA NELLA VOSTRA MUSICA. SIETE SEMPRE STATI FAN DI QUESTE SONORITÀ O LE AVETE SCOPERTE DA METALHEAD?
“Personalmente, sono stato introdotto alla musica classica quando ero molto piccolo. Ho infatti iniziato la mia carriera di musicista come violinista. Ho studiato il violino per una decina d’anni e ho anche frequentato lezioni di piano. Ho scoperto il metal solo successivamente. Me ne sono innamorato subito e ho comprato una chitarra elettrica”.
NONOSTANTE LA VOSTRA MUSICA SIA OGGI MOLTO RICCA DI ELEMENTI, LE CANZONI NON DURANO PIÙ DI 4/5 MINUTI. VI È MAI VENUTA VOGLIA DI COMPORRE UNA SUITE PIÙ LUNGA E STRUTTURATA?
“Non ci poniamo limiti quando si tratta di comporre. Infatti, in passato ci è capitato di realizzare tracce molto elaborate. Penso a ‘The Underworld’, una composizione gigantesca, divisa in atti di 7/8 minuti, presentata inizialmente su ‘A Fallen Temple’. Va anche menzionato il progetto Chaostar, creato dal nostro secondo chitarrista Chris Antoniou, nel quale sperimentava soluzioni neoclassiche in tracce piuttosto lunghe. Ultimamente i nostri brani sono più diretti, ma non è detto che questa sarà sempre la regola”.
ARTISTICAMENTE PARLANDO, QUALI SONO I REQUISITI CHE UNA CANZONE DEI SEPTICFLESH DEVE AVERE PER POTER ESSERE PUBBLICATA? VI È MAI CAPITATO DI RILASCIARE QUALCOSA E POI DI CHIEDERVI CHI VE LO AVESSE FATTO FARE?
“Ci sono quattro compositori nella band e questo porta ad avere un grosso bacino di idee da cui attingere. All’inizio ogni membro lavora da solo, poi ci ritroviamo per presentare i nostri spunti agli altri. Qui inizia quindi l’interazione… è un processo lungo, che deve trasformare le idee iniziali in qualcosa di concreto. Abbiamo standard molto alti per i Septicflesh e siamo soliti giudicare assai duramente il nostro materiale. Decidiamo di utilizzare un brano solo quando tutti e quattro ci sentiamo elettrizzati e abbiamo la pelle d’oca”.
VI È UN ALBUM O UNA CANZONE DELLA BAND CHE TI STA PARTICOLARMENTE A CUORE?
“Il processo di songwriting è un’esperienza molto intensa ed emozionale per me: oscillo costantemente tra questo mondo e uno stato semi-catatonico. Per me si tratta di un vero viaggio, anche perchè è compito mio creare il concept dei brani e abbinarlo alla musica… ci sono sempre visioni e immagini che mi si parano davanti. Per questo motivo, mi è molto difficile scegliere un album tra quelli che abbiamo realizzato… li considero equamente importanti”.
E QUALI PENSI CHE SIANO I BRANI PEGGIORI DEL REPERTORIO DEI SEPTICFLESH?
“I cinque brani del nostro demo. Non sono brutte composizioni – ci sono alcune idee interessanti qua e là – ma il nostro batterista dell’epoca era pessimo e, di conseguenza, il materiale suona spompo e male assemblato”.
STATE VIVENDO UN MOMENTO ESALTANTE IN TERMINI DI RICONOSCIMENTI E POPOLARITÀ. FORSE È ANCORA PRESTO PER DIRLO, MA SEMBRA CHE STIATE FINALMENTE RIUSCENDO A RACCOGLIERE UN PO’ DI QUANTO AVRESTE SEMPRE MERITATO…
“Sì, sembra che oggi la gente sia più open-minded: le sperimentazioni nel metal vengono meglio digerite e, al tempo stesso, ci sono più persone interessate a forme musicali estreme e oscure. Essendo noi una extreme metal band alla quale piace sperimentare, la situazione gioca a nostro favore”.
COSA È CAMBIATO NELLA TUA ATTITUDINE CON IL PASSARE DEGLI ANNI? QUALI SONO OGGI LE TUE PRIORITÀ RISPETTO A QUANDO HAI INIZIATO A SUONARE CON IL GRUPPO?
“Gli anni hanno portato maggiore esperienza. Oggi è molto più facile decidere quali devono essere le priorità ed è altrettanto semplice raggiungere determinati risultati senza sprecare tempo ed energie in azioni inutili, prendendo in considerazioni opzioni che portano solo a vicoli ciechi”.
HAI DEL TEMPO LIBERO? QUALI SONO I TUOI INTERESSI, OLTRE ALLA MUSICA?
“Si può dedurre quali siano alcuni dei miei interessi leggendo i testi dei nostri album. Sono un appassionato di onironautica – o sogno lucido – e leggo molti libri di storia, soprattutto antica. Vivo la mia vita intensamente e mi concentro su tre punti fondamentali: mente, corpo, spirito”.
LA GRECIA ISPIRA LA TUA MUSICA? SOGNI MAI DI ALTRI LUOGHI?
“Certo, la risposta è affermativa per entrambe. Le mie radici elleniche sono sempre state una grande fonte di ispirazione, ma sento anche un forte legame con i sumeri e gli antichi egizi”.
VI È UNA BAND O UN MUSICISTA CON IL QUALE TI PIACEREBBE COLLABORARE?
“Ammiro molto Dany Elfman, che ha composto numerose colonne sonore. Sarebbe un sogno poter lavorare con lui su un progetto del genere”.
COME ABBIAMO DETTO ALL’INIZIO, LA VOSTRA MUSICA È DIVENUTA PARTICOLARMENTE ORCHESTRALE NEGLI ULTIMI TEMPI. PENSI CHE UN GIORNO TORNERETE ANCHE A SPERIMENTARE CON SONORITÀ PIÙ ETNICHE, COME NEI PRIMI ALBUM?
“Non so predirre il futuro… non so se comporremo mai qualcosa di simile a ‘Esoptron’. Lascerò che sia l’ispirazione a guidare il nostro cammino”.
COME VEDI OGGI UN ALBUM COME “REVOLUTION DNA”? È FORSE IL VOSTRO LAVORO PIÙ CRITICATO, EPPURE, PUR ESSENDO DIVERSO DAL RESTO DELLA PRODUZIONE, CONTENEVA ALCUNE OTTIME TRACCE…
“Amo ancora ‘Revolution DNA’ e so che ci sono anche altre persone che apprezzarono l’approccio più diretto e melodico di quel disco. Tuttavia, ora siamo in una fase in cui preferiamo esplorare le infinite possibilità che ci vengono date dall’ibridare metal estremo e musica classica. Il passato, però, non viene mai dimenticato… lo spirito di ‘Revolution DNA’ è presente in un pezzo nuovo come ‘Rising’, se apri bene le orecchie”.