SEPULTURA – La Vita Ti Rende Più Forte

Pubblicato il 14/01/2012 da

Sulla vita e sui suoi brutti tiri i Sepultura ne sanno tanto. Più di tante altre band, la formazione di Belo Horizonte ha sperimentato sulla propria pelle il peso di devastanti cambi di line-up, di brutti rovesci di fortuna e di album venuti male, ma tutte le volte il quartetto ha saputo dimostrarci di aver la forza quanto meno di sopravvivere e di andare avanti per la propria strada. Occupati al momento da un’esaltante riproposizione dei loro album più datati in occasione del festival “Thrashfest Classics 2011”, i Sepultura sono giunti a Bologna per una serata nella quale promettono di fare fuoco e fiamme sul palco dell’Estragon. Prima del terremotante show, noi di Metalitalia abbiamo raggiunto il chitarrista Andreas Kisser sul tour bus, con lo scopo di farci rilasciare un’intervista retrospettiva che ci esponga la carriera della band sotto il punto di vista di chi, appunto, i Sepultura li “vive” da anni. Sentiamo dunque cosa ha da dirci Kisser a riguardo…

 

BENE, ANDREAS… FACCIAMO UN ATTIMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SUL PERCHE SIAMO QUI: AVETE UN NUOVO, BUON, ALBUM DA PROMUOVERE, MA STASERA SUONERETE SOLO CANZONI DEL PASSATO, PROVENIENTI SOLO DA TRE ALBUM. COME MAI QUESTA SCELTA? NON È UN PO’ CONTROVERSA COME MOSSA?
“Beh, naturalmente dopo questo tour così speciale, promuoveremo ‘Kairos’ con una serie di date più convenzionali. Dopotutto, questo festival, il Thrashfest Classics, dura solo 3 settimane, ed ha proprio la caratteristica di presentare le canzoni di album storici. L’album  è uscito da relativamente poco dopotutto (in Luglio, ndR) e da allora abbiamo già fatto qualche presenza ad alcuni festival estivi in Europa, occasioni durante le quali abbiamo  appunto presentato il materiale nuovo; ma questo invito all’edizione di Thrashfest Classics ci è sembrato interessante. A parte la composizione del festival, con grandi band come Exodus e Heathen, anche la caratteristica di concentrarsi sugli album più storici ci è piaciuta. Nel senso, molte delle canzoni che suoneremo stasera fanno comunque sempre parte della nostra setlist classica, ma concentrarsi esclusivamente su ‘Chaos A.D.’, ‘Arise’ e ‘Beneath The Remains’ era una buona sfida. Comunque, anche ‘Kairos’ rappresenta i Sepultura. E’ un album che parla della nostra storia. E questi tre album che ho nominato sono sicuramente i più importanti della nostra storia. Sono quelli che hanno veramente portato la band fuori dai confini del Brasile, mettendoli sulla mappa del mondo intero. ‘Kairos’ vuole rappresentare la storia dei Sepultura, ma questi tre album sono la vera storia. Quello che voglio dire è che puoi sentire parte di questi album in ‘Kairos’ e viceversa, quindi la scelta non ci è parsa in alcun modo controversa. Un’altra buona ragione per affrontare questo tour è la presenza di Eloy (Casagrande, il nuovo drummer, ndR). Poterlo testare su questi pezzi così ‘old school’ è sicuramente un’ottima palestra per lui! Gli permette di conoscere meglio il repertorio, ed entrare appieno nello spirito della band”.

QUINDI MI DICI CHE TORNERETE IN EUROPA ANCHE DOPO QUESTO FESTIVAL, PER PROMUOVERE L’ALBUM NUOVO. AVETE GIÀ QUALCHE IDEA SU QUANDO QUESTO AVVERRÀ?
“Sicuramente torneremo entro la fine dell’anno prossimo, nel 2012. Poi si vedrà…”.

A PROPOSITO DI “KAIROS”, SICURAMENTE MOSTRA UN SUONO MOLTO DIRETTO E GREZZO, PIÙ ANCORATO AI VOSTRI LAVORI DEL PASSATO RISPETTO A PRODUZIONI PIÙ MODERNE E COMPLESSE COME IL PENULTIMO “A-LEX”. “KAIROS” È QUINDI UN VERO E PROPRIO RITORNO ALLE ORIGINI? O È IL PASSO SUCCESSIVO DI UNA CONTINUA EVOLUZIONE?
“Sicuramente è la naturale evoluzione del nostro suono. ‘Kairos’ rappresenta tutta la storia della band, è  quindi si può dire che rappresenti quello che sono i Sepultura attuali. Ci sono elementi provenienti da tutti gli album, non solo da quelli del passato… Ci sono elementi di thrash old school, ma anche aperture più melodiche, ed il distintivo approccio vocale di Green. Ci sono poi ancora elementi di percussioni tribali brasiliane, o altre influenze mai sentite come le percussioni giapponesi. Ci piace sempre provare qualcosa di nuovo, e questo album non fa eccezione. Ci è sempre piaciuto incontrare nuove culture, nuove persone, nuove band, ed evolvere la musica dei Sepultura con questi scambi. Quindi, certo, puoi sentire delle influenze del nostra passato in ‘Kairos’, ma solo perché, come ti dicevo, esso parla proprio dei Sepultura stessi e di tutta la loro storia! Comunque, molte cose sono cambiate rispetto agli esordi, e alcune motivazioni che influenzavano la composizione non hanno più motivo di esistere. In quei tempi, ad esempio, si registrava di solito in ottica vinile, ed il vinile pone rigidi limiti sulla musica che potevi inciderci. E’ il motivo per cui i classici, come per esempio ‘Master Of Puppets’ hanno in genere otto o nove canzoni. ‘Arise’ stesso ha nove canzoni… per il vinile dovevi essere molto specifico nell’incidere, non potevi avvantaggiarti, per esempio, dello spazio che ti fornisce un CD ai giorni d’oggi. Questo ovviamente influenzava il modo di scrivere dischi, ma ora i tempi sono diversi, e quindi anche il modo di concepire il disco è cambiato”.

PENSI CHE ESSERE NATO ED AVER VISSUTO NELLA REALTA’ SOCIALE BRASILIANA ABBIA INFLUENZATO IL TUO MODO DI SCRIVERE E CONCEPIRE MUSICA E CANZONI? NON PARLO SOLO DI INFLUENZE ETNICHE, MA PROPRIO DI ASPETTI DELLA VITA SOCIALE BRASILIANA CHE TI HANNO MODIFICATO COME PERSONA E COME COMPOSITORE…
“Si, nella maniera più assoluta. Io ho anche vissuto dieci anni in USA, sai, durante gli anni Novanta, ma devo ammettere che il Brasile mi è mancato molto, anche se comunque è stata una grande esperienza. Mi mancavano tutti i vari aspetti culturali distintivi del Brasile: il calcio, il cibo, la birra, gli amici di un tempo, la famiglia… Mi mancava tutto! Certo, anche da noi c’è la violenza, la criminalità… ma anche queste cose sono il Brasile, no?! Quella terra è la mia patria e resta sempre qua (si indica il cuore, ndR). Quanto nel 2000 siamo tornati in patria e abbiamo deciso registrare di nuovo totalmente in Brasile, ovviamente l’influenza della nostra patria si è fatta sentire. E quante cose erano cambiate! Da quando l’avevamo lasciata, la nostra nazione era migliorata parecchio in termini di tecnologia di registrazione e competenze. Quando siamo tornati abbiamo trovato gente veramente in grado di registrare e produrre in maniera ottimale della musica pesante, cosa che agli esordi era più difficile. Sicuramente il Brasile è parte di tutto ciò che siamo noi dei Sepultura”.

CONTINUANDO A PARLARE DEL SONGWRITING… C’È UNA DIRETTA DIPENDENZA TRA COME TU, COME PERSONA, VEDI IL MONDO E IL MODO IN CUI, DA ARTISTA, COMPONI MUSICA? LA TUA VISIONE DELLA VITA STESSA INFLUENZA LA TUA COMPOSIZIONE?
“Domanda interessante… Credo che per un musicista la musica sia tutto. Tutto ciò che ti circonda è in grado di portarti una nuova idea musicale. Nel senso, le cose che accadono durante la vita portano inevitabilmente pensieri, sentimenti e umori che poi si riversano senza dubbio nel processo compositivo. Tutto quello che accade ti modifica dentro, e quindi modifica per forza anche la musica, che in ultima analisi proviene proprio da dentro te stesso. La musica è un flusso continuo nella mente di un musicista, così come la vita. Anzi, posso dirti che musica e vita sono lo stesso per me”.

SE DOBBIAMO ESSERE COMPLETAMENTE ONESTI, NON SI PUÒ NEGARE CHE I SEPULTURA PIÙ DI TANTE ALTRE BAND ABBIANO AFFRONTATO NELLA LORO CARRIERA MOMENTI VERAMENTE NERI. SIETE STATI DATI PER ‘FINITI’ DIVERSE VOLTE, MA OGNI VOLTA SIETE TORNATI CON UN ALBUM PER DIMOSTRARE CHE LA GENTE SI SBAGLIAVA. DA DOVE TRAETE QUESTA INESAURIBILE DETERMINAZIONE NEL SUPERARE I MOMENTI DIFFICILI?
“Tutti hanno tempi difficili, non soltanto noi. E’ la vita stessa ad essere difficile, e questo si ricollega alla tua domanda di prima, la musica e la vita sono la stessa cosa, quindi è ovvio che nella carriera di un musicista ci siano momenti difficili. Gli alti e bassi li registriamo ovunque, nel lavoro, nella famiglia, con gli amici e anche con se stessi. Ma questo è normale per tutti, penso: si chiama fare esperienza. Si impara tutto dai propri errori e questi avvengono ovviamente nei momenti più cupi. Io credo che ogni persona debba abbracciare le brutte esperienze e farne tesoro, ed imparare da essi. Questo è quello che i Sepultura fanno da sempre ed è così che superiamo i momenti brutti. Ora è fantastico guardare al presente e vedere che dopo 26 anni di militanza siamo ancora qui, con un altro allbum, con un tour fantastico e con un contratto per una grande label. E non ci siamo mai fermati! Certo, magari in alcuni anni siamo stati lontani dalle prime pagine di media e riviste, magari ci siamo fatti sentire di meno, ma abbiamo continuato a vivere e la musica ha continuato a scorrere. Siamo stati in tanto posti poi… in Africa, in America, nelle Filippine, e in ognuno di questi posti abbiamo continuato a vivere la musica, nei momenti buoni e in quelli meno buoni”.

COSA MI DICI ALLORA DEL MOMENTO ATTUALE? E’ UN MOMENTO BUONO?
“Ottimo, direi! Abbiamo un nuovo devastante batterista, che si è unito a noi sul finire del tour precedente quando l’ex drummer (Jean Dolabella, ndR) se ne è andato, e questo ci ha portato nuovi stimoli. E’ incredibilmente giovane, sai, solo venti anni, ma ha un esperienza enorme! Ha vinto parecchi contest di batteria, suonato ad alti livelli, fatto molti show… E’ dotato di una forza revitalizzante, in grado di motivare anche tutti noi. Io poi non rimpiango mai il passato, vivo sempre il presente, e quindi ti dico che ora il presente è buono. Non sono certo tipo da fermarmi sul passato a pensare cose come ‘avrei potuto fare questo o quello…’. No. Sono fiero di ciò che sono adesso, e fiero di ciò che sono stati i Sepultura e di tutto quello che hanno raggiunto nella loro carriera. Non ho rimpianti, e sto vivendo decisamente un buon momento”.

OK, ULTIMA DOMANDA. SECONDO TE, CHE DI MUSICISTI NELLA BAND NE HAI VISTI PASSARE TANTI, QUAL È LA PIÙ IMPORTANTE CARATTERISTICA CHE UN MEMBRO DEI SEPULTURA DEVE AVERE? PAZIENZA, PROFESSIONALITÀ, TECNICA, MOTIVAZIONE, BRAVURA… CE LO SAI DIRE?
“Argh. Domanda difficilissima. Alla fine, non c’è una caratteristica specifica, è un equilibrio tra tutte le qualità che hai detto. Sicuramente sono importanti quelle qualità che derivano dall’aspetto emozionale. Il saper apprezzare di visitare ed essere sempre in posti nuovi, pur ricordando e sentendo la mancanza della tua famiglia. Certo, devi essere ovviamente ben preparato tecnicamente, fisicamente e mentalmente, dato che l’heavy metal non è certo un’occupazione facile, ma devi essere preparato anche dal punto di vista personale. Sono importanti tutte queste cose. Anche il rispetto, la capacità di concentrarsi su quello che si sta facendo, la determinazione di dare sempre il meglio per i propri fan… Forse potremmo riassumere tutto questo con il concetto di avere rispetto della musica e quindi della vita stessa. Tutto qui”.

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