SETH – Il mondo in rovina

Pubblicato il 20/08/2021 da

I francesi Seth, dopo un lungo periodo, sono tornati in studio di registrazione per dare alle stampe quello che può essere considerato come il miglior capitolo della band. Inaspettatamente violenti e black metal fino al midollo, grazie a delle atmosfere apocalittiche, il nuovo “La Morsure Du Christ” è lo specchio del mondo di questo periodo che si avvicina verso il baratro. Un’immagine emblematica, una delle cattedrali più famose del mondo in fiamme, ovvero Notre Dame di Parigi, racconta la violenza e la tensione escatologica che impregnano il lavoro del redivivo Heimoth e soci. La Francia, e la scena internazionale tutta, ritrova una band straordinaria che a quanto pare ha smesso di sperimentare e spingere il black metal verso nuovi confini, e si è voltata indietro per cercare di ritrovare le proprie origini. Andiamo a sentire quello che il chitarrista e fondatore Heimoth, assieme a Saint Vincent, hanno da raccontarci dopo così tanto tempo…

BENTORNATI DI NUOVO SETH! TRA IL 2005 ED IL 2021 AVETE PUBBLICATO SOLO DUE ALBUM IN STUDIO, PERCHÉ AVETE ASPETTATO COSÌ TANTO PER REGISTRARE UN NUOVO FULL LENGTH? SE RICORDO BENE, DOPO IL 2005 HEIMOTH HA LASCIATO LA FRANCIA PER UN PERIODO, MA PERCHÉ SIETE SPARITI DI NUOVO DOPO L’USCITA DI “THE HOWLING SPIRIT” DEL 2013?
Heimoth: – Beh, in realtà questa volta non siamo spariti come dici tu. Abbiamo suonato dal vivo abbastanza regolarmente e siamo andati in tournée in Europa con i Pestilence. Siamo anche andati tre volte a suonare in Canada e abbiamo fatto altri spettacoli per promuovere l’album “The HowlingSpirit” del 2013. Tre anni fa abbiamo deciso di suonare spettacoli dal vivo esclusivi per la prima uscita del 20° anniversario di “Les Blessures de l’Ame”. Uno degli spettacoli dal vivo è stato pubblicato tramite le produzioni di Les Acteurs de L’Ombre in formato CD e cassetta: “Les Blessures de L’Ame – XXans de Blasphème”. Dopotutto non ci siamo presi così tante pause nel corso degli anni. Inoltre, personalmente, sono stato coinvolto e sono andato in tournée con altre band come ad esempio i Sinsaenum.

NEL 2019, COME DETTO, AVETE PUBBLICATO IL VOSTRO PRIMO ALBUM LIVE, COM’È NATA L’IDEA? VOLEVATE MOSTRARE AI VOSTRI FAN CHE I SETH SONO UNA BUONA BAND DAL VIVO?
Heimoth: – Dopo aver suonato in uno degli spettacoli nella Bretagna francese, nel nord ovest del paese, l’etichetta Les Acteurs de L’ombre ci ha offerto l’opportunità di pubblicare questo concerto dal vivo. Non sapevamo che lo show fosse effettivamente registrato e siamo rimasti piuttosto sorpresi dall’offerta dell’etichetta. Siamo consapevoli che pubblicare album dal vivo è raro nel mondo black metal, ma dopo aver ascoltato la registrazione abbiamo deciso di pubblicarla. La Sepulchral Productions dal Canada si è occupata della versione in vinile quindi alla fine è stata un’iniziativa di grande successo.

FORSE C’È UN MOTIVO SE AVEVATE DECISO DI FARE LA PERFORMANCE DAL VIVO SOLTANTO CON LE CANZONI DEL PRIMO ALBUM. IL VOSTRO NUOVO LAVORO “LA MORSURE DU CHRIST”, INFATTI, SEMBRA RIPRENDERE LO STILE DEL VOSTRO DEBUTTO SU LUNGA DISTANZA, SIETE D’ACCORDO?
Saint Vincent: – Hai avuto una buona intuizione. I live show del ventesimo anniversario che celebrano l’album di debutto della band ci hanno riportato alle originali fiamme del black metal che abbiamo vissuto negli anni ‘90. Entusiasti di questo revival, abbiamo deciso di alimentare quel fuoco e lavorare al sequel dell’album di debutto. Questo era stato ipotizzato sin dall’inizio, il nuovo album ha proprio lo scopo di riportare lo spirito originale della band ai nostri giorni.

POSSIAMO DIRE CHE I SETH SONO HEIMOTH E ALSVID? LA FORMAZIONE È TOTALMENTE NUOVA, C’È UN NUOVO BASSISTA (ESX VNR) E CI SONO TRE MEMBRI CHE HANNO SUONATO NELL’ALBUM DAL VIVO, MA HANNO REGISTRATO PER LA PRIMA VOLTA UN ALBUM IN STUDIO ASSIEME AGI ALTRI MEMBRI DELLA BAND: SAINT VINCENT (VOCE), DRAKHIAN (CHITARRE) E PIERRE LA PAPE (TASTIERE). DRAKHIAN, AD ESEMPIO, HA SUONATO CON LA GRANDE DEATH METAL BAND DEI LOUDBLAST IN PASSATO… POTRESTE PRESENTARE LA TUA NUOVA FORMAZIONE AI VOSTRI FAN?
Heimoth: – Esatto, abbiamo una manciata di nuovi membri che si sono dimostrati molto talentuosi nel suonare durante gli ultimi concerti poiché ognuno di loro è davvero entusiasta del nostro primo album! Drakhian ha suonato per più di cinque anni nei leggendari Loudblast e dopo essere uscito gli abbiamo offerto di suonare dal vivo assieme a noi. Da allora fa parte della band. Anche Pierre le Pape si è unito per interpretare parti chiave sul palco. Non suonavamo con veri tastieristi da più di vent’anni, quindi questo ha portato la line-up fino a sei musicisti. É sempre fantastico vedere le persone suonare assieme. Come già detto prima, abbiamo anche spinto la band a pubblicare un sequel del nostro primo album. Per quanto riguarda Saint Vincent, qui il discorso è diverso, dal momento che ha fatto parte della band sin dal nostro tour con i Pestilence, cioè dal 2014 credo. Questa formazione è davvero solida e ha portato nuova linfa alla nostra famiglia.

LA COPERTINA DELL’ALBUM È DAVVERO IMPRESSIONANTE, UN’IMMAGINE MOLTO FORTE. COSA VOLETE ESPRIMERE CON ESSA? COSA AVETE PENSATO QUANDO AVETE VISTO IN TV NOTRE DAME IN FIAMME?
Saint Vincent: – Abbiamo scelto la copertina di Notre-Dame de Paris in fiamme per tre motivi. Poiché l’iconografia delle chiese in fiamme è tipica del black metal degli anni ‘90, abbiamo voluto riprenderla su questo nuovo album. Perché è un famoso monumento religioso francese famoso in tutto il mondo. Ed infine il punto più importante: questa immagine sorprendente è un forte simbolo del decadimento della spiritualità nel mondo occidentale. Come è stato il crollo delle Torri Gemelle su scala geopolitica, questo incendio è stato a livello religioso un forte quadro scioccante che dimostra la decadenza ultima di una religione.

PERCHÉ AVETE SCELTO DI REALIZZARE LA VERSIONE SYNTH DI DUE CANZONI DELL’ALBUM?
Heimoth: -Volevamo inventare una o due canzoni che aiutassero le persone a capire alcune delle parti orchestrali in un modo diverso. Abbiamo anche avuto l’opportunità di rilasciare un box in versione limitata che è già esaurita, quindi alla fine c’erano spazi disponibili per inserire due tracce speciali in quella versione. Queste tracce non sono semplici remix, ma vere e proprie canzoni riscritte dalle tracce iniziali esclusivamente con parti orchestrali.

QUALE SITUAZIONE AVETE TROVATO OGGI NEL 2021 NELLA SCENA BLACK METAL? DOPO TANTI ESPERIMENTI MUSICALI SEMBRA CHE LE BAND CERCHINO DI TORNARE ALLE ORIGINI. INFATTI ANCHE VOI CON “LA MORSURE DU CHRIST” TORNATE ALLE ATMOSFERE DEGLI ANNI ’90…
Saint Vincent: – Hai perfettamente ragione! Come ho detto prima, è un ritorno. Un ritorno con più di vent’anni di esperienza nella scena black metal alle spalle, che rende paradossalmente l’album attuale un revival dall’età del debutto. Riportiamo la fiamma originale per coloro che sono cresciuti con essa, ma anche per i più giovani che non hanno vissuto quei tempi.

RIPENSANDO ALLA VOSTRA CARRIERA, COME DEFINIRESTE OGNI SINGOLO ALBUM CON POCHE PAROLE, DAL PRIMO EP FINO AD OGGI…
Heimoth: – “By Fire Power…” lo trovo un grande debutto, belle melodie e produzione brillante. “Les Blessures de l’Ame” ha portato la band ad un altro livello, anche se ammetto che non mi è mai piaciuto molto ascoltarlo, a causa della scadente produzione sonora. Mi sarebbe piaciuto remixare quell’album, ma non abbiamo l’attrezzatura necessaria. “The Excellence”: stesso suono debole, nonostante i riff killer. Più in stile Dissection. “Divine-X”: un esperimento per un’altra direzione musicale, più futuristica. “Era-Decay”: c’è una sorta di legame tra questi ultimi due album, in quanto entrambi sono stati registrati nello stesso studio in Olanda. Sono buoni album, anche se raramente li ascolto. “The Howling Spirit” lo adoro, ci è voluto molto tempo e sudore per ottenere quel risultato. A volte è molto più intricato e ritualistico di quanto sembri.
“La Morsure…” è più intimo, sensibile e probabilmente teatrale, senza dubbio il miglior suono che abbiamo avuto; siamo davvero orgogliosi di questo lavoro!

CON QUESTA NUOVA FORMAZIONE, AVETE CAMBIATO IL MODO DI SCRIVERE LE NUOVE CANZONI OPPURE IL PROCESSO DI SCRITTURA È RIMASTO LO STESSO?
Heimoth: – Inevitabilmente è diventato diverso a causa delle parti della tastiera che alla fine sono risultate piuttosto significative. Voglio dire, di sicuro stiamo ancora partendo dai riff di chitarra, ma l’aggiunta di alcuni strumenti extra ha reso l’album molto più ricco e denso. La regola numero uno era immergerci di nuovo nello spirito del primo album e la cosa si è rivelata abbastanza naturale per me; a quel punto non ci è voluto molto tempo per iniziare il processo. La prima traccia che ho scritto in realtà è stata “La Morsure du Christ”, personalmente non ne ero molto sicuro, ma gli altri l’hanno adorata. Quindi ho continuato e più scrivevo, meglio iniziavo a godermi il processo. Alla fine sono andato abbastanza veloce, il processo non è stato così doloroso come la scrittura di “The Howling Spirit”.

SIETE D’ACCORDO CON ME SE DICO CHE “LA MORSURE DU CHRIST” È L’ALBUM PIÙ AGGRESSIVO DEI SETH? QUALI SONO GLI ELEMENTI PRINCIPALI CHE POSSIAMO TROVARE IN ESSO?
Saint Vincent: – Il feedback che ho è che la voce non è mai stata così aggressiva nella discografia della band. Personalmente penso che l’album sia guidato da una genuina coerenza, mescolata con un potente suono compatto, che si traduce in una sensazione complessiva molto aggressiva. Possiamo trovare odio, mesmerismo, puro sentimento nero mescolati a varie atmosfere, dalla rituale all’epica. A livello globale è molto aggressivo, ma resta un lavoro piuttosto emotivo.

COSA POTETE INFINE DIRCI DEI TESTI DEL NUOVO ALBUM?
Saint Vincent: – I testi sono stati scritti in francese, nella nostra volontà di tornare allo spirito originale. Ho cercato di essere fedele alla tradizione di “Blessures de l’Âme…” come punto di partenza. Tuttavia, non potevo scrivere lo stesso tipo di testi, perché quelli del debutto erano stati scritti da ragazzi di diciassette anni. Sentivo di dover esercitare una pressione maggiore sulla maturità e la struttura dei testi, quindi ho scelto di scrivere tutto in classico alessandrino francese, rendendo così omaggio contemporaneamente alla vecchia poesia francese. Questo è anche il motivo per cui alcuni testi rendono omaggio a Charles Baudelaire, poiché è stato il primo poeta francese che abbia mai letto. I temi dei testi sono unificati e per questo motivo l’album può essere definito un concept. I testi hanno a che fare con la fine della religione che arriva assieme alla fine di un’era, la sensazione di essere vecchi ed estranei a questo mondo, dopo una vita dedicata al black metal. Questa è l’esperienza viva di Notre-Dame de Paris che brucia in cenere.

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