SHADOW GALLERY – Su e giù da un palco!

Pubblicato il 07/10/2013 da

Gli Shadow Gallery sono una delle più apprezzate band progressive metal del periodo anni ’90, e grazie a lavori splendidi (o addirittura monumentali, come “Tyranny”, uno dei preferiti di chi scrive) si sono ricavati certamente uno spazio importante nel cuore di tantissimi fan del genere. Ma qualcosa che fino al 2009 era mancato a band e pubblico era l’attività live: per venticinque anni la band non calcò infatti mai alcun palco, non proponendo mai dal vivo la musica di “Carved In Stone”, “Legacy” o lo stesso “Tyranny”. Solo con l’ultimo “Digital Ghost” la band è riuscita a sconfiggere questo spettro e si è presentata, con un nuovo cantante dietro i microfoni, sui palchi europei, rendendosi protagonista di show applauditi da critica e pubblico. Adesso i Nostri sembrano averci preso gusto, e saranno tra pochi giorni a Milano, per una serata che si preannuncia infuocata! Cogliamo quindi l’occasione di parlare con Gary Wehrkamp, facendo il punto con lui sul rapporto tra la band attuale e i live, e per scoprire qualcosa di più su questo grande argomento che è la musica dal vivo…

 Shadow Gallery - foto live - 2013

L’OCCASIONE PER QUESTA INTERVISTA CI SI PRESENTA PER VIA DEI VOSTRI SHOW CHE SI TERRANNO IN EUROPA A PARTIRE DA QUESTO OTTOBRE… QUINDI PARTIAMO DALL’INIZIO. GLI SHADOW GALLERY NON HANNO SUONATO DAL VIVO PER VENTIQUATTRO ANNI, POI NEL 2009 LA DECISIONE DI UN PRIMO TOUR. CI RICORDI LE MOTIVAZIONI CHE VI SPINSERO A CIO’?
“Domanda interessante! Mi unii alla band nel 1992, rispondendo all’inserzione di un gruppo di rock progressivo pronto a cominciare un tour in Giappone l’anno successivo. Pensavo dunque che si sarebbe partiti entro l’inverno del ’93, ma il tutto ha subito uno slittamento quando, con la band, abbiamo deciso che registrare prima un nuovo disco sarebbe stata una migliore linea di azione. Una volta dunque completato ‘Carved In Stone’ ci siamo nuovamente allenati in vista di un tour estensivo. Mi ricordo che avevamo concordato con i promoter date nel nord Europa e anche in Italia, ma anche questa volta qualcosa ci ha spinto a realizzare al volo un altro album, ‘Tyranny’. Quel particolare lavoro si è rivelato un vero inferno da portare a termine! Una volta finito con quello, fummo quasi al limite della rottura. Ci sono voluti anni prima di trovarci di nuovo per dell’altro songwriting, e non pianificammo altri tour a questo punto. Non ci sembrava il caso. Alla fine delle registrazioni di ‘Legacy’ considerammo ancora brevemente l’idea, ma il nostro cantante di allora (Mike Baker, R.I.P, ndR) cominciava già a mostrare seri problemi di cuore. Quindi non ne discutemmo nemmeno, e ovviamente è tuttora lungi da me l’idea di biasimargli questa scelta. Come sapete, un album dopo lo abbiamo perso, e pure in giovane età. Quando decidemmo di continuare, il nostro senso di perseveranza era ormai impossibile da ignorare. Questa volta ci impegnammo con tutti noi stessi, ed eccoci qua. Non importa ciò che è successo in passato, ma solo il fatto che finalmente stiamo riuscendo a portare la nostra musica sui palchi, come abbiamo sempre voluto!”.

RIGUARDANDO AL TOUR 2009/2010… CHE NE PENSATE ORA? IL MOTIVO DI QUESTO SECONDO TOUR DERIVA IN BUONA PARTE DAL SUCCESSO DEL PRIMO?
“Be’, se non fosse valsa la pena di rifarlo, non credo che saremmo ripartiti subito in un altro tour, ti pare?”.

E POI, NEL GENNAIO 2010, AVETE ANCHE TENUTO IL VOSTRO PRIMO SHOW IN ITALIA! COME E’ STATO? CHE RICORDI AVETE DELL’EVENTO? I PRESENTI HANNO MOLTO APPREZZATO…
“La serata precedente, per almeno una dozzina di ragioni diverse, ebbi il peggiore show di tutta la mia vita. E’ stata una notte terribile e, almeno per quanto riguarda me, veramente tante cose sono andate storte dal punto di vista dell’equipaggiamento. Fu veramente dura per me scuotermi da quegli eventi, ero veramente incazzato. Per fortuna il giorno dopo era un day off, a Milano, ed è stata un’opportunità fantastica perché ci ha permesso di conoscere meglio la nostra nuova crew e di passare una bellissima notte a divertirci assieme. La serata successiva eravamo in cartellone all’Alcatraz e invece… fu uno dei migliori show della mia vita! Ricordo bene come parlai con mia moglie, subito fuori dal locale, una volta che tutto si fu concluso, le dissi come mi ero sentito esaltato durante tutta quella serata. Sono stato felice di voltare pagina subito dalla pessima serata precedente, e ringrazio sicuramente il pubblico italiano per questo!”.

TRA POCHI GIORNI SARETE INVECE HEADLINER ALL’EVENTO POWERPROGEUROPE. COME TI SENTI ALL’IDEA? CI RACCONTI COME SIETE ARRIVATI A QUESTA OPPORTUNITA’?
“Per questa occasione non ci vediamo proprio come un headliner. Siamo una band che ha suonato in pochi concerti, ma immagino di dover essere orgoglioso e sorpreso della percentuale di occasioni in cui abbiamo suonato da headliner sul totale dei nostri concerti!”.

CONOSCI QUALCUNA DELLE BAND INVITATE A QUESTO EVENTO? QUALCHE AMICO NELLA SCALETTA?
“Non ancora… chiedimelo la prossima settimana!”.

PENSO CHE PORTARE LA MUSICA DEI PRIMI LAVORI DEGLI SHADOW GALLERY SUI PALCHI NON SIA POI COSI’ FACILE, TANTO PIU’ CHE ERAVAMO CONVINTI CHE ESSI NON ERANO STATI COMPOSTI PREVEDENDO UNA SIMILE POSSIBILITA’. QUELLI SONO I PROBLEMI MAGGIORI CHE INCONTRI NELLA PREPARAZIONE DI UN VOSTRO SHOW?
“Parlando personalmente, trovo difficile il fatto di suonare gli assoli di tastiera scritti da Chris Ingles. Quell’uomo è incredibile! Li suonava senza nessuna fatica all’età di ventun anni, con poca esperienza, e io faccio fatica adesso che ho il doppia della sua età di allora! Comunque devo tanto a lui, per avermi trasformato da chitarrista a chitarrista in grado di suonare anche la tastiera”.

CHE POLITICHE SEGUITE NEL COSTRUIRE LA SCALETTA DELLE SERATE?
“Proponiamo. Alle volte litighiamo un po’. Scendiamo a compromessi. Che altro? Nella scelta comunque consideriamo prima i fan, poi consideriamo quello che può avere una buona resa live e, alla fine, consideriamo anche quello che ci va effettivamente di suonare”.

POSSIAMO SCOMMETTERE CHE ALCUNI LAVORI, TIPO “TYRANNY” O “ROOM FIVE”, CHE SONO VERI CONCEPT ALBUM, RAPPRESENTINO LA PARTE PIU’ DIFFICILE DI QUESTA SCELTA. CI SBAGLIAMO?
“No, è una buona osservazione. Quando estrapoli una canzone dal suo contesto, essa perde significato per l’ascoltatore casual, o quello che ci ha appena scoperti. Cantare fuori dal contesto una canzone che inizia con ‘Here we are, we’re the band, we’ve got your marching orders’, come facciamo effettivamente nella canzone ‘Room Five’, mi lascia sempre un po’ stranito. Non siamo una band che dice al tuo pubblico frasi del genere! ‘Eccoci qua! Siamo la band!’ è qualcosa che a livello di show e di immagine non ci appartiene. Però c’è una band, che sono proprio gli Shadow Gallery, che è coinvolta in una grande storia che analizza diversi aspetti della musica. In quel pezzo, nella trama, la band sta cercando di mandare un messaggio per un bene superiore, e questo dà a quelle parole un senso completamente diverso. Questo bel messaggio può però sembrare sciocco però da sentire se decontestualizzato, così come è strano ascoltare in un live una canzone che parla di ‘ingiustizie farmacologiche’, ma l’unica altra nostra scelta sarebbe di tagliare dallo show alcune delle canzoni che i fan amano di più…”.

AVETE MAI PENSATO DI RISOLVERE IL PROBLEMA SUONANDO, PER DIRE, “TYRANNY” TUTTO DI FILA, DALLA PRIMA TRACCIA ALL’ULTIMA? SONO PARECCHIE LE BAND CHE ULTIMAMENTE COMPIONO QUESTA SCELTA…
“Sì! In un certo periodo abbiamo fatto in proposito più che un pensiero. Jill, co-manager della band del 2010, ci contattò un giorno dicendoci: ‘Ehi, l’anno prossimo sarà il quindicennale di ‘Tyranny’… perché non lo suonate per intero al PowerProg negli States?’. In realtà gli risposi subito che la trovato una grandissima idea! Giocammo con questo pensiero per un po’, ma era difficile trovare il modo di suonare ad un simile festival canzoni come ‘Spoken Words’ o ‘Christmas Day’, e sicuramente non ci piaceva l’idea di proporre un ‘intero’ disco tagliando invece alcune tracce! Abbiamo optato invece per un grosso numero di canzoni da ‘Tyranny’ suonate ravvicinate, cosa che sentirete anche in questo tour”.

QUALI SONO LE CANZONI PIU’ RICHIESTE O APPLAUDITE QUI  IN EUROPA?
“Be’, difficile da dire. Alcune persone apprezzano il vecchio materiale, ma sono anche tanti quelli che adorano le canzoni nuove con Brian (Ashland, ndR) alla voce. Dare spazio ad entrambe è sicuramente la scelta migliore”.

E QUALE CANZONE TI DA LA MAGGIOR SODDISFAZIONE PERSONALE NEL SUONARLA?
“Per un po’ sono stato convinto che la pura quantità di tracce usate in studio per creare ‘New World Order’ avrebbe reso quella particolare canzone un vero grattacapo, in un’ottica live. Eric Daigert, il secondo tastierista, ed io passammo un bel po’ di tempo dicendoci cose del tipo: ‘Ok, qui tu copri gli ottoni e io mi occuperò dei synth per gli archi, ma in quest’altro punto io passerò a doppiare la linea armonica della chitarra, mentre tu dovrai coprire i miei synth con la mano sinistra…’. Ci sono stati un sacco di punti in cui dovevamo organizzarci così! Anche se Eric è un po’ defilato sul palco, la sua presenza è indispensabile. Lui, io e anche Brian abbiamo battezzato questo modo di organizzarsi ‘keyboard splits’, e dobbiamo applicarlo coscienziosamente in tanti punti, per rimanere aderenti al disco. Ma, quando il risultato viene raggiunto, non puoi non sentirti orgoglioso di quello che hai fatto”.

PENSI QUINDI CHE QUESTA ATTIVITA’ DAL VIVO NUOVA PER QUESTA BAND ABBIA AGGIUNTO QUALCOSA A VOI, SIA DAL PUNTO DI VISTA MUSICALE CHE DA QUELLO PERSONALE?
“Sono sicuro che è così. La parte migliore della musica sta nell’incontrare il pubblico faccia  a faccia. Siamo tutti lì per divertirci, siamo tutti uguali. Tutti coinvolti nella serata, assieme. E questo punto è importante per me, come è importante farmi nuovi amici”.

SAPPIAMO CHE REGISTRERETE UNO SHOW A BAARLO, PER RILASCIARE UN DVD… CI PARLI DI QUESTO PROGETTO?
“Sì, spero proprio che riusciremo a farlo. Baarlo è un punto di partenza speciale per noi. Se non avessimo fermato quello show, avremmo anche potuto non suonare del tutto in Europa, quindi ringrazio tantissimo il promoter Rene Janssen per questo. Siamo in piena sintonia con lui e con la crew, e non vediamo l’ora di metterci al lavoro. Non sono preoccupato. Essere così coinvolti dall’evento non può che renderci la cose più facili, e anche più belle”.

UN’ULTIMA DOMANDA, CHE SO TI ASPETTI: A QUANDO UN PROSSIMO DISCO DEGLI SHADOW GALLERY?
“Buon Dio, speriamo proprio di sì. Abbiamo milioni di idee e zero tempo, ma dopo questo inverno le cose cambieranno e speriamo di metterci al lavoro per registrare il miglior disco degli Shadow Gallery di sempre!”.

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