Con il secondo album, “Milli Annos” (pubblicato a fine 2020), i sardi Shardana si sono imposti come una delle band più interessanti nel panorama metal italiano. La loro proposta musicale è un’originale miscela, solida e coerente, di power, epic ottantiano, black dalle tinte viking, heavy classico, death melodico; il tutto sorretto da un’identità fortemente radicata nel territorio d’origine, con incursioni frequenti nella lingua sarda e nei suoi temi mitologico-folklorici. In questa intervista, gli Shardana raccontano ai lettori di Metalitalia.com la genesi di questo ottimo lavoro: un progetto che parte da lontano, nato dalla voglia di unire mondi musicali diversi, ma specialmente di provare a dare concretezza sonora ad alcune profonde riflessioni sul concetto di guerra e sul ruolo del conflitto nelle relazioni umane.
GLI SHARDANA ESISTONO DA OLTRE DIECI ANNI. UN EP, 2 ALBUM, MOLTA ATTIVITÀ LIVE… MA SOPRATTUTTO UN IMPORTANTE CAMBIO STILISTICO TRA IL PRIMO E IL SECONDO DISCO. LA VOSTRA È STATA UNA STORIA TRAVAGLIATA? O UN PERCORSO DI NATURALE MATURAZIONE ARTISTICA?
– Entrambe le cose! Dopo il nostro primo full abbiamo avuto diversi cambi di formazione e io (Aaron) ho deciso di abbandonare il basso per dedicarmi esclusivamente alla voce. Ma quando abbiamo chiuso il master di “No Cadena…” sapevamo già in che direzione lavorare per il successivo, e le persone che si sono unite a noi hanno consolidato questa scelta.
“MILLI ANNOS” È UN ALBUM CHE SOPRENDE INNANZITUTTO PER LA GRANDE CONSAPEVOLEZZA NEL MISCELARE DIVERSI GENERI (EPIC, BLACK, POWER, THRASH, FOLK, HEAVY, DEATH MELODICO), CREANDO COMUNQUE UN SOUND COMPATTO E GRANITICO. SI TRATTA DI UNA STABILITÀ MUSICALE CERCATA, VOLUTA O NATA PER ALTRI MOTIVI?
– È stato perlopiù un processo naturale. Siamo tutte persone che ascoltano molta musica e generi diversi. E tutti questi generi che hai citato hanno sempre fatto parte dei nostri ascolti. Quello che guida e unisce tutto è il cercare di ricreare una canzone che sia potente, epica, ma non pacchiana o con fronzoli di sorta. Tutto il resto, gli arrangiamenti, i testi, vengono da sé durante il lavoro di composizione.
ASCOLTANDO UN ALBUM COME “MILLI ANNOS” CI SI RENDE CONTO CHE I CONFINI TRA I VARI SOTTOGENERI STIANO PERDENDO SEMPRE PIÙ VALORE, NEL METAL CONTEMPORANEO. COSA NE PENSATE DELLA SCENA CIRCOSTANTE DI QUESTI ULTIMI ANNI?
– Negli ultimi anni sono cambiate un po’ di cose, anche a livello commerciale. Abbiamo le vecchie glorie del metal che continuano a suonare imperterrite, ma senza un ricambio generazionale, come mancasse un substrato pronto a calcare i grandi palchi al posto loro (a parte band come i Mastodon forse, e pochi altri). Qui vedo un po’ di mancanza di lungimiranza da parte di etichette e management. Spremo quello che ho già o lavoro sulle nuove leve? D’altra parte c’è invece tutto il filone delle band stoner/doom/sludge e dintorni che non hanno bisogno di grandi palchi per suonare o di grandi budget per produrre il proprio disco. Un modo di viverla più sostenibile, a diretto contatto col pubblico, con meno intermediari prezzolati. In tutto questo, noi miriamo semplicemente a far ascoltare a più persone possibile la nostra musica, e se questo è possibile farlo suonando su un palco (chissà quando potremo farlo di nuovo…) di qualsiasi dimensione, tanto meglio!
UN ASPETTO CHE VI CARATTERIZZA FORTEMENTE È SENZA DUBBIO L’INTENSA COMPONENTE TERRITORIALE: LA LINGUA SARDA CONNOTA SPESSO I VOSTRI TESTI, MA ANCHE LE ATMOSFERE FOLKLORICHE PERVADONO QUASI OGNI ASPETTO DELLA VOSTRA PROPOSTA MUSICALE. UN APPROCCIO PARTICOLARE, VI VA DI APPROFONDIRLO?
– Quando abbiamo formato la band univamo più elementi (power, epic e viking). Volevamo parlare degli Shardana, il popolo del mare, e così come tante band del nord Europa usavano la loro lingua madre, noi abbiamo deciso di usare il sardo come filo conduttore del tema. Tieni presente che in Sardegna non è certo una novità. Tante band hanno usato prima di noi il sardo per la propria musica punk, rock, o metal (tra i più importanti, i Kenze Neke) quindi non ci siamo inventati nulla. Ma sapevamo che era la strada giusta per esprimere meglio quello che avevamo in mente.
“MILLI ANNOS” SI FONDA SU UN CONCEPT TEMATICO PARTICOLARE? ANCHE NEI TESTI CREATE UN PERCORSO LINEARE E ORGANICO COME AVVIENE ASCOLTANDO L’ALBUM DALLA PRIMA ALL’ULTIMA TRACCIA?
– Non completamente. Le prime sei canzoni sono slegate tra loro e affrontano temi diversi. La seconda parte del disco, “The Death Of Amsicora”, si ispira ad un evento storico realmente accaduto in Sardegna, ovvero la ribellione dei sardi, con l’aiuto dei cartaginesi, conto il giogo dei romani. Tra i capi delle città sarde che si ribellarono, c’è la figura di Amsicora, e di suo figlio Josto. Padre e figlio combatterono le due battaglie contro i romani avvenute in Sardegna, e mentre Josto morì nel secondo scontro, Amsicora fuggì, per poi suicidarsi poco dopo. Chi dice per il dolore della perdita del figlio, chi per non essere catturato dai romani. Abbiamo cercato di trasformare in musica queste vicende, usandolo come sfondo per una riflessione sulla guerra, sulle scelte che ci portano al conflitto, e sulle sue conseguenze.
TORNANDO PER UN ATTIMO SU UNA QUESTIONE LEGATA AL SOUND DI “MILLI ANNOS”: LA PRODUZIONE È OTTIMA, IN GRADO DI RESTITUIRE LA DENSITÀ COMPOSITIVA VARIEGATA MAI DISOMOGENEA. COME AVETE LAVORATO SU QUESTO ASPETTO?
– Su questo abbiamo lavorato molto negli anni, ma stavolta rispetto al passato ci siamo affidati alle sapienti mani di Mattia Stancioiu nel suo Elnor Studio, dove abbiamo registrato il disco, e di cui si è anche occupato di mixaggio e master. Lavorare con lui è stata una bella esperienza e siamo molto contenti del risultato finale.
ALLA LUCE DI QUESTA INTERESSANTE PROPOSTA MUSICALE, QUALI BAND RITENETE UNA FONDAMENTALE ISPIRAZIONE?
– Ce ne sono davvero tante, pensiamo a Primordial, At The Gates, Behemoth, Blind Guardian e i Grave Digger (questi due soprattutto nella prima fase della nostra carriera).
GLI SHARDANA SONO STATI UN PROGETTO SIN DA SUBITO MOLTO DEDITO ALLA DIMENSIONE LIVE. ADESSO CHE IL VOSTRO GENERE SI È ARRICCHITO, RENDENDOSI MAGGIORMENTE COMPLESSO E RICERCATO, SARÀ PROBABILMENTE ANCORA PIÙ INTERESSANTE VEDERVI ON STAGE: QUANTO E COME LAVORATE SULL’IMPATTO DAL VIVO DELLA VOSTRA MUSICA?
– Siamo ancora una band che vive e respira in sala prove, quindi quando siamo on stage cerchiamo di dare il massimo, suonando i nostri pezzi senza risparmiarci e senza pause. Cerchiamo di suonare insieme a band che condividono il nostro stare sul palco e che fanno altrettanto.
STATE LAVORANDO A NUOVO MATERIALE? DOBBIAMO ASPETTARCI UNA NUOVA MUTAZIONE STILISTICA? O GLI SHARDANA HANNO RAGGIUNTO UN EQUILIBRIO ARTISTICO DEFINITIVO (ANCHE SE DI ‘DEFINITIVO’, NEI PROCESSI ARTISTICI, NON C’È MAI NULLA)?
– La nostra idea è quella di mantenerci su questa direzione e lavorare sui suoni e gli arrangiamenti, poi chi può dirlo, può succedere di tutto! Comunque sì, abbiamo già tre-quattro pezzi a cui stiamo lavorando. Come abbiamo sempre fatto però ci lasceremo guidare dai pezzi e vedremo cosa ci porterà a composizione del disco conclusa.