Abbiamo atteso quattro anni per il seguito dell’ottimo “The Sound Of Madness”, ma ne è valsa la pena. Gli Shinedown, con “Amaryllis”, si confermano una delle rock band più calde del pianeta, amalgamando la pesantezza dell’hard rock moderno e dell’heavy metal d’oltreoceano con grandi melodie che non faticheranno ad entrarvi nella testa, ma allo stesso tempo faranno una fatica bestiale ad uscirne ed a stancarvi. In attesa di testare le potenzialità del quartetto statunitense anche in sede live tra pochi giorni – il 6 giugno a Milano presso i Magazzini Generali – abbiamo avuto il piacere di sentire il chitarrista Zach Meyer!
INCOMINCIAMO SUBITO DAL NUOVO ALBUM “AMARYLLIS”: COME IN PRECEDENZA, AVETE SCRITTO UN SACCO DI GRANDI PEZZI CHE SPAZIANO DAL ROCK ALL’HARD ROCK MODERNO, MA FORSE IN QUESTA OCCASIONE AVETE PUNTATO SU UNA PRODUZIONE CHE RISALTASSE IN MANIERA PARTICOLARE LE ORCHESTRAZIONI. COSA NE PENSI?
“Come per ogni disco, anche per ‘Amaryllis’ abbiamo cercato di non ripeterci, evolvendo il nostro sound e aggiungendo nuovi ingredienti. Le orchestrazioni di cui parli sono in effetti un fattore su cui abbiamo puntato molto e specialmente in alcune canzoni puoi sentire un’atmosfera molto teatrale e cinematografica in questo senso; tuttavia, penso allo stesso tempo che all’interno dei brani ci sono alcuni tra i riff più pesanti di sempre per gli Shinedown”.
“AMARYLLIS” E’ IL PRIMO DISCO CHE HAI INCISO COME PRIMO CHITARRISTA. HAI AVVERTITO PRESSIONE PER QUESTO?
“Nessuna pressione, anche perché sono nella band da ormai qualche anno e ho un rapporto splendido con tutti gli altri membri, dunque credo che queste fiducia reciproca e amicizia si riversino in maniera positiva anche sui nostri risultati; forse ho percepito un maggiore senso di responsabilità, ma non parlerei di pressione”.
ANCHE QUESTA VOLTA AVETE SCRITTO UN DISCO CHE PRESTA GRANDE ATTENZIONE ALLE MELODIE E ALL’IDENTITA’ DI OGNI SINGOLO PEZZO. POTRESTI RACCONTARCI DI PIU’ SUL PROCESSO DI SONGWRITING DEL LAVORO?
“Per questo disco abbiamo composto parecchie canzoni, molte delle quali sono state escluse, come in una sorta di selezione che ha portato a scegliere solo le migliori. Parte delle idee proviene sin dal tour precedente, mentre altro materiale è stato scritto successivamente; in ogni caso siamo entrati in studio con Rob (Cavallo, il produttore) con tantissime idee in testa, lui ha fatto insieme a noi un lavoro straordinario nel tirar fuori da ogni singolo musicista il meglio”.
“I’M NOT ALRIGHT” E’ UN BRANO PARTICOLARE, CHE INCLUDE UN’ACCATTIVANTE SEZIONE DI FIATI. POTRESTI DIRCI QUALCOSA IN PIU’ SU QUESTA CANZONE?
“Penso che questa canzone contenga degli spunti interessanti e per certi versi esplori qualcosa di nuovo per noi: è nata in maniera piuttosto spontanea invero, aveva questo ritmo quasi marziale che ci ha suggerito l’idea di inserire dei fiati all’interno di un contesto prettamente rock. L’esperimento è riuscito alla grande direi!”.
COSA PUOI DIRCI RIGUARDO ALLE TEMATICHE AFFRONTATE NEI TESTI DI “AMARYLLIS”? C’E’ UN FILO CONDUTTORE TRA LE CANZONI?
“Credo che in qualche modo ci sia un filo conduttore tra le tracce, ma riguardo ai testi in effetti saprebbe essere molto più preciso Brent, dal momento che li ha scritti personalmente e soprattutto per il fatto che le tematiche sono incentrate su esperienze personali della sua vita. In questi anni ha passato molti cambiamenti e questo costituisce motivo di grande ispirazione per lui”.
PIU’ DI UNA VOLTA LE VOSTRE CANZONI SONO STATE UTILIZZATE DALLA FEDERAZIONE AMERICANA DI WRESTLING. COSA PENSI DI QUESTA FORMA DI INTRATTENIMENTO?
“Non sono molto esperto in materia, ma so che tra i lottatori sono molto in voga canzoni rock e hard rock per i loro ingressi sul ring. Ho visto qualche spettacolo e credo che il connubio sia azzeccato”.
ALCUNI ANNI FA AVETE SCRITTO DUE PEZZI PER DUE COLONNE SONORE, COSA PENSI E RICORDI DI QUELLE ESPERIENZE?
“E’ stata una sfida ed un’esperienza molto interessante, perché non hanno semplicemente preso una canzone del nostro repertorio ma abbiamo dovuto scrivere qualcosa di completamente nuovo appositamente per i film in questione. Ci siamo dovuti concentrare molto ed entrare perfettamente nella parte per poter rendere al meglio quelle che erano secondo noi le sensazioni suscitate dallo schermo”.
AVETE ORMAI RAGGIUNTO GRANDE SUCCESSO IN AMERICA, MA FORSE NON SI PUO’ DIRE ALTRETTANTO DELL’EUROPA. PENSI ABBIATE TRASCURATO UN POCO LA PROMOZIONE DALLE NOSTRE PARTI? CAMBIERA’ QUALCOSA CON “AMARYLLIS”?
“Sì, in effetti in America abbiamo un seguito maggiore, ma d’altra parte è il nostro paese d’origine, credo sia normale incominciare a creare una solida base di fan nel proprio paese. In ogni caso ci sono già paesi come la Germania in cui gli affezionati non mancano; siamo già venuti in Europa in passato, anche se per pochi spettacoli, e visto l’atmosfera che abbiamo respirato abbiamo solo un desiderio con ‘Amaryllis’, quello di tornarci quanto prima!”.
QUALCHE ANNO FA AVETE GIRATO CON UN TOUR ACUSTICO, COSA RICORDI E CONSERVI DI QUELL’ESPERIENZA?
“E’ stata un’esperienza fantastica, suonare in acustico ti offre una visione nuova della tua musica, più intima e minimale ma altrettanto soddisfacente. Inoltre ,ad accompagnarci in tour c’era Will Hoge, un musicista americano che ammiro molto, e si è creato una bel rapporto tra tutti noi, considerando anche gli ottimi responsi che sono arrivati dal pubblico”.
PENSATE DI PASSARE PER L’ITALIA A BREVE?
“Certo, posso già anticiparti che saremo dalle vostre parti nel mese di giugno e precisamente il 6 a Milano (l’intervista è stata condotta nella prima metà di aprile, ndR)”.
IN CHIUSURA VUOI LASCIARE UN MESSAGGIO A TUTTI I LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Certamente, un saluto a tutti e ci vediamo presto!”.