SHINEDOWN – Il Sogno Americano

Pubblicato il 25/07/2009 da

 

Gli Shinedown sono proprio come ve li aspettate: come traspare nel loro potente rock da classifica, i quattro ragazzi di Jacksonville (Florida) appaiono educati e professionali, e sprofondati su un divanetto dell’Hilton si dimostrano disponibilissimi ad affrontare, tutti insieme, le numerose interviste da sostenere prima del loro concerto di spalla ai Lynyrd Skynyrd (anche se due di loro, durante il tempo a nostra disposizione, sono stati praticamente muti causa jet lag). Portavoce ufficiale il batterista Barry Kerch, che a prima vista sembra uno dei Backyard Babies, ma si dimostra loquace e affabile. Gli fa da spalla il simpatico frontman Brent Smith: ecco il resoconto della nostra chiacchierata…

SI DICE CHE PER LE REGISTRAZIONI DI “THE SOUND OF MADNESS” AVETE STESO UNA SESSANTINA DI PEZZI… COME AVETE FATTO A TAGLIARLE A 11?
Barry: “In tutta onestà non è detto che tutte siano degne di pubblicazione! Ne abbiamo salvate circa la metà per poi registrarne solo una ventina. Quelle ‘tagliate’ dalla pubblicazione sono già emerse qua e là, vedi nell’edizione speciale del CD o come contenuto del videogioco Rock Band”.

IL VOSTRO SUONO E’ ABBASTANZA CLASSICO, E, SENZA NESSUNA OFFESA, POCO DISTINTIVO: PERCHE’ SECONDO VOI RIUSCITE AD ESSERE SUPERIORI ALLA MAGGIOR PARTE DEI GRUPPI DEL VOSTRO GENERE?
Barry: “(Mette una mano sulla spalla del collega, seduto accanto a lui, ndR) A mio parere una cosa che ci separa nettamente è l’onestà dei nostri testi. Brent scrive col cuore, non tenta di ricreare sentimenti che non sono reali, e la sua voce è magnifica, siamo davvero contenti di poter dividere il palco con lui, non ci sono molti cantanti rock che sanno cantare come lui al giorno d’oggi”.
Brent:  “Ti sembra il modo di mettermi a mio agio? Pensare a come posso perdere la mia voce con quest’aria condizionata è un incubo! (risate, ndR)”.

E’ DIFFICILE MANTENERE LA TUA VOCE IN CONDIZIONI OTTIMALI?
Brent : “Lo è. Amo stare in tour e fare questa vita, ma è un impegno costante. Se vivi in maniera salutare la tua voce sarà a massimo regime. A volte è difficile dire di no ai vizietti e alle festicciole da backstage, ma… I am the way that I am, because I’m Popeye The Sailorman!!! (si rotolano tutti giù dal divano per le risate, ndR). Scusa. In realtà il lato professionale dell’essere musicisti è una cosa che prendiamo tutti molto seriamente, possiamo concederci qualche libertà ma solo dopo lo spettacolo, la nostra vita è concentrata totalmente sullo show, per ricambiare la dedizione dei vecchi fans e per attirarne di nuovi. Abbiamo solo un boss, ed è il nostro pubblico intero”.

STARE SU UNA MAJOR LABEL: CONSIDERANDO QUANTO QUESTE STIANO RIDUCENDO STAFF E BAND SOTTO CONTRATTO PENSATE SIA UNA COSA BUONA O CATTIVA?
Barry: “Gli ultimi avvenimenti dell’industria discografica non ci hanno danneggiato. La nostra etichetta non ha cessato di supportarci appieno e non è cambiato sostanzialmente nulla. Mi preoccupo però per i gruppi nuovi. Per loro non sarà così facile, abbiamo schivato questo fenomeno per un pelo, ci sentiamo fortunati ad avere un team che si prende tanto ben cura di noi”.

“THE SOUND OF MADNESS” E’ USCITO GIA’ DA UN ANNETTO NEGLI STATES, SIETE ANCORA ENTUSIASTI DI PROMUOVERLO, QUESTA VOLTA IN EUROPA DOVE E’ STATO APPENA PUBBLICATO?
Barry: “Assolutamente si, siamo quasi un gruppo nuovo da queste parti, per noi è come un nuovo inizio. Ed è facile perché siamo del tutto innamorati delle canzoni che l’album contiene, e allo stesso tempo il pubblico tiene vivo questo fuoco dentro di noi con tutta l’energia che ci danno. Infine ci aspettano ancora svariati mesi di tour… quindi ci conviene essere entusiasti o sarà una cosa invivibile”.

COSA VI E’ NECESSARIO PER CONQUISTARE L’EUROPA?
Barry: “La stessa cosa che ci serve per conquistare qualche area degli Stati Uniti, quello che stiamo facendo da tempo: tour su tour. Che siano date di supporto ad altre band, festival, da headliner nei club, abbiamo bisogno di farci conoscere e il modo migliore è farlo suonando dal vivo. Di conseguenza è quello che faremo”.

PERCHE’ IL PUBBLICO ITALIANO DOVREBBE DARE UNA CHANCE A AL VOSTRO ALBUM?
Barry: “E’ un ottimo disco. E’ Rock n’ Roll, è onesto, viene dal cuore, contiene alcuni dei pezzi più heavy che abbiamo mai scritto così come alcuni dei pezzi più delicati. Se vi piace il rock vi piacerà anche il nostro album”.
Brent: “E’ il miglior disco al mondo. Scrivilo bene e mettici il mio nome a fianco”.

LA VOSTRA COVER DI ‘SIMPLE MAN’ DEI LYNYRD SKYNYRD E’ DIVENTATA UN SUCCESSO ENORME: COME L’AVETE SCELTA?
Barry: “C’è un motivo ben preciso: il nostro ex-chitarrista Jasin era sposato con Melody, la figlia di Ronnie Van Zant, voce della formazione originale dei Lynyrd Skynyrd. La vedova di Ronnie ha un locale, chiamato Free Bird Live, dove ci siamo esibiti e dove, per Jasin, abbiamo dedicato questa cover a Melody e a sua madre. Successivamente è stata riproposta in più occasioni fino alla registrazione vera e propria”.
Brent: “Ora, anche se Jasin non fa più parte del gruppo, continuiamo a riproporre questa cover perché la sentiamo oramai nostra, senza mancare di rispetto al nostro ex collega. Siamo anche dei grandi fan dei Lynyrd, e ci riteniamo onorati di aprire per delle leggende del rock questa sera a Milano”.

COME AFFRONTERETE IL LORO PUBBLICO?
Brent: “Con i pugni in alto! L’80% delle persone che ci saranno stasera realisticamente non avranno mai sentito il nostro nome, e questo ci motiva tantissimo, è una sfida per noi tutti. Saremo noi stessi, come sempre, anche se abbiamo solo 30 minuti a disposizione”.

QUANDO AVETE INIZIATO ANNI FA DOVE SPERAVATE DI ARRIVARE CON GLI SHINEDOWN?
Barry: “Al livello in cui siamo adesso. In una parola: longevità. Abbiamo già raggiunto l’importante traguardo del terzo album, ma vogliamo crescere ancora, e con noi speriamo che cresca anche il nostro pubblico”.

SE DOVESTE ESSERE RICORDATI PER UNA SOLA COSA, QUALE VORRESTE CHE FOSSE?
Barry: “L’umiltà”.
Eric: “La longevità, unita al nostro incondizionato amore per la musica”.
Brent: “Dicono che scrivere testi sia più economico che andare in terapia. Penso ci sia un motivo per cui la gente si identifica con noi, e voglio che gli Shinedown siano ricordati per quello”.
Zack: “Vorrei che gli Shinedown fossero ricordati come una grande live band”.

 

  

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