Nella vasta scena alternative a stelle e strisce pochi nomi hanno saputo emergere nel terzo millennio come gli Shinedown, capaci di piazzare diciassette singoli al numero uno delle Billboard Rock Chart (un record al momento imbattuto). A differenza dei loro illustri predecessori, a partire dai Creed, la band della Florida negli ultimi anni è partita anche alla conquista del vecchio continente, rendendosi protagonista di show infuocati alle nostre latitudini sia da headliner che di spalla agli Alter Bridge. Dopo due anni di fermo ai box è dunque tempo di apprezzarli di nuovo (sia su disco che questo autunno dal vivo) con “Planet Zero”, ambizioso concept che parte dal futuro del pianeta facendosi portatore del messaggio di speranza di cui gli Shinedown sono da sempre profeti. Ne abbiamo parlato qualche mese fa (il disco sarebbe originariamente dovuto uscire ad aprile) con Brent Smith, animale non solo da palcoscenico ma anche da talk show visto come si lascia andare soprattutto quando il discorso si sposta sull’attualità e la politica…
AI CONCERTI SEI SOLITO DARE LA MANO AI FOTOGRAFI: COME MAI?
– Il più delle volte dopo tre canzoni abbiamo un momento ‘rompighiaccio’ per cui chiedo al pubblico di dare il cinque al proprio vicino/a, così da socializzare gli uni con gli altri. Per quanto mi riguarda le persone più vicine al palco sono i fotografi e i ragazzi della security, per cui mi viene naturale dare loro la mano per dare il buon esempio.
COME NASCE LA SCELTA DEL CONCEPT?
– L’album è tutto quello che c’è dentro è un po’ la somma degli ultimi due anni assurdi che abbiamo vissuto, dopodiché la canzone che da il titolo al disco prende spunto dalla responsabilità di chi sta al potere di dire sempre la verità alle persone, compreso il fatto di non sapere cosa dire quale sia la situazione reale. Credo negli ultimi anni ci siano state parecchie difficoltà in questo senso, non solo negli Stati Uniti, ma per effetto della bolla in cui viviamo tramite i Social Media ritengo sia difficile avere una visione chiara dello stato delle cose. Qualcuno dice che Internet è indistruttibile, ma la verità è che la natura è indistruttibile. Facendo un esempio specifico, se due persone hanno un’idea diversa è giusto che si confrontino e ciascuno ascolti l’altro, mentre vedo sempre più la tendenza a parlare sopra l’altro per sopraffarlo, una tendenza esasperata dai socia media. E’ incredibile vedere quello che sta succedendo in Ucraina e in Russia, pensare che qualcuno al potere prenda le decisioni per la sua volontà e non ascoltando quello che davvero la gente vuole, che non è la guerra.
COSA CI PUOI DIRE INVECE DI “NO SLEEP TONIGHT”?
– Anche stavolta il disco è stato prodotto da Eric Bass, il nostro bassista che per l’occasione si è costruito uno studio casalingo, e a livello di produzione/songrwiting abbiamo cercato di spingerci ancora più in là in termini di aggressività, arrivando in alcuni passaggi (come nel caso specifico) al limite del thrash. E’ qualcosa di cui i fan sentivano il bisogno, per avere una botta di energia, e al tempo stesso non ci piace scrivere lo stesso disco per due volte, quindi su questo pezzo abbiamo deciso di usare un approccio più ‘in your face’.
APPROCCIO OPPOSTO INVECE PER “WHAT YOU WANT”…
– C’è una storia divertente su questo brano, che è uno dei primi che abbiamo composto. Stavo giocando con Garage Band sul mio iPhone e trovato una melodia che mi piaceva, quando poi gli altri l’hanno sentita non sapevano nemmeno che fosse possibile suonare così bene con uno smartphone, quindi alla fine quella che è finita su disco è proprio la melodia originale suonata con il mio iPhone (risate, ndR)!
CHE SIGNIFICATO HANNO GLI INTERMEZZI RECITATI?
– L’idea era di avere dei pezzi recitati a supporto del concept, che come dicevo è stato ispirato da quanto è successo negli ultimi anni nel mondo. Le voci che sentite sono quindi quelle di Siren, che funge da anfitrione per chi arriva su Planet Zero, con una progressione psicologica nel corso dell’album che testimonia la sua crescita come coscienza. Anche qui c’è un aneddoto divertente, dato che tutte le voci che sentite sono state composte e registrate nel giro di settantadue ore, dato che dovevamo consegnare il master e avevamo solo tre giorni di tempo!
CHE RAPPORTO HAI TU COI SOCIAL?
– Personalmente non ho niente contro i social, ovviamente li usiamo a livello di band per promuovere la nostra musica e così fa ognuno di noi a livello personale, che sia Tik Tok, Instagram, Facebook o le varie piattaforme di streaming. Quello che cerchiamo di fare però, sia nella vita vera che sui social media, è di farci portavoce di uno sguardo più ottimista al futuro, aiutando la gente portando là dove possibile energia positiva.
USATE ANCHE PATREON (SORTA DI FAN CLUB VIRTUALE CON CONTENUTI DIVERSO A SECONDA DELLA QUOTA VERSATA)?
– (Ci pensa, ndR) lo conosco di nome ma ammetto di non sapere come funziona. In generale ci capita di avere dei bundle per l’uscita dei dischi ma per quanto possibile preferiamo evitare troppa segmentazione ai nostri show, preferiamo essere uguali con tutti sia durante i concerti che nel condividere quello che succede dietro le quinte. Fino a un paio d’anni fa cercavamo anche di fare meet & great coi fan in modo spontaneo, anche se ora è più complicato dopo il Covid, ma torneremo.
CON LO STREAMING A FARLA DA PADRONE E DUE ANNI SENZA LIVE DEV’ESSERE DURA ANCHE PER UNA BAND FAMOSA COME VOI…
– Guarda, ad inizio anno abbiamo ricominciato a fare qualche show con Smith & Myers (il side project con il chitarrista Zach Myers, NdR), e la risposta del pubblico è stata fantastica con una serie di sold-out. Quest’estate come Shinedown torneremo in Europa per dei festival e in autunno saremo nei club, quindi non vediamo l’ora e per quanto visto finora credo la gente abbia davvero voglia di musica dal vivo. Per quanto ci riguarda abbiamo un sacco di sorprese per voi… Non mancate!
IL MEGLIO E IL PEGGIO DI ESSERE UNA ROCKSTAR?
– Non mi sono mai sentito una rockstar, al massimo un performer per un paio d’ore a sera. Detto questo la cosa più bella è il contatto con il pubblico, anche perchè siamo soliti dire che abbiamo un solo boss: il pubblico. L’aspetto negativo sicuramente è la mancanza di mio figlio, dato che sono quasi sempre in tour e lo vedo davvero poco: ormai ha quattordici anni ed alcune volte riesco a portarlo con me on the road, ma ovviamente mi spiace non poterlo vedere per molti mesi all’anno.
E’ ANCHE LUI UN MUSICISTA?
– No davvero, questa è la cosa bella. E’ interessato a quello che facciamo, ed ovviamente è un nostro fan, ma per il resto non suona nessuno strumento ed al contrario è appassionato molto più di sport che di musica, il che va bene perchè è giusto segua le sue passioni e non quelle di suo padre.
QUALE SARA’ SECONDO TE IL DISCO PER CUI SARANNO RICORDATI GLI SHINEDOWN?
– È una domanda difficile perchè ogni nostro disco riflette il momento in cui è stato scritto. Ovviamente oggi come oggi il mio preferito è “Planet Zero”, ma quando qualcuno mi chiede di scegliere una canzone per descrivere gli Shinedown in genere scelgo “The Sound Of Madness”. Evidentemente rappresenta un lato della band diverso da quello più intimo, ma credo sia rappresentativo del nostro modo di suonare.
COSA NE PENSI DEL DISSING TRA NIKKY SIXX ED EDDIE VEDDER (POLEMICA NATA RISPETTO ALLA FIGURA DELLA DONNA NEI VIDEO DEI MOTLEY CRUE DEGLI ANNI ’80, NDA)?
– Onestamente preferisco non schierarmi: i Motley Crue hanno sicuramente fatto la storia, ma allo stesso modo anche i Pearl Jam sono una band storica. Credo a volte un po’ di sana competizione possa fare bene a tutti: probabilmente non saranno mai migliori amici ma a conti fatti è tutta pubblicità per entrambi. Alla fine poi come dice da sempre Mick Jagger “It’s only rock ’n roll”.
LIMP BIZKIT, MUDVAYNE E KORN SEMBRANO TORNATI DI MODA: COSA NE PENSI DEL NU-METAL REVIVAL?
– In tutta onestà gli Shinedown si sono formati proprio in quel periodo, quindi anch’io alla fine degli anni ’90 ero un grande fan di Limp Bizkit, Papa Roach, Korn e via discorrendo. Credo questo ritrovato interesse sia un mix tra gli adolescenti dell’epoca che vogliono sentirsi ancora giovani e chi invece in quelli anni era troppo piccolo, quindi vuole recuperare ora.