Gli statunitensi Shinedown sono una delle band di punta della scena alternative metal/rock e, freschi del loro ultimo successo discografico, quel “Attention Attention” pubblicato giusto un paio di mesi fa, la band è stata invitata ad aprire la terza giornata del Firenze Rocks per scaldare con la propria potenza ed attitudine, il numeroso pubblico presente. Subito dopo lo show abbiamo avuto la possibilità di andare dietro le quinte del festival ad intercettare il batterista Barry Kerch che si è dimostrato una persona molto disponibile e alla mano, rispondendo con simpatia ad alcune domande su passato e presente del gruppo americano.
CIAO BARRY, E’ UN PIACERE INCONTRARTI. NONOSTANTE L’ORARIO DIREI CHE LA VOSTRA ESIBIZIONE OGGI E’ STATA INFUOCATA. QUALI SONO LE VOSTRE SENSAZIONI A CALDO?
– E’ stato super! Certo suonare così presto non è il massimo e avendo solamente quaranta minuti a disposizione siamo stati un po’ penalizzati, ma vedere tutta quella gente è sempre un piacere e noi adoriamo il pubblico italiano.
IL NUOVO ALBUM “ATTENTION ATTENTION” SUONA MOLTO PIU’ ELETTRONICO ED ALTERNATIVO RISPETTO AI PRIMI QUATTRO DISCHI DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA E SEGUE IL CAMMINO INIZIATO CON “THRED TO SURVIVAL”. CI PUOI DIRE QUALCOSA A RIGUARDO?
– Certo, non abbiamo mai voluto fare lo stesso disco due volte di seguito. Ogni volta che scriviamo un disco è un momento diverso delle nostre vite e rispecchia i sentimenti di quel preciso istante. Scriviamo canzoni che raccontano storie vere che abbiamo vissuto o che ci circondano e questo lavoro racconta le emozioni dei nostri ultimi quattro anni. Vogliamo essere musicisti capaci di fare cose diverse, Sarebbe molto noioso pubblicare sempre lo stesso disco. Insomma scriviamo ciò che sentiamo e con l’ingresso di Eric nella band, che ha anche prodotto il disco, abbiamo potuto contare su dei nuovi spunti. Lui proviene da una famiglia di musicisti, suona molti strumenti e si è inserito alla grande portando nuove idee alla band.
“ATTENTION ATTENTION” E’ UN CONCEPT ALBUM CHE TRATTA I CAMBIAMENTI NELLA MENTE DI UN INDIVIDUO. COME SI E’ SVOLTO IL SONGWRITING? AVETE PRIMA SCRITTO LA MUSICA E POI PENSATO AD UN CONCEPT CHE SI ADATTASSE AL MOOD DEL DISCO O AVETE PRIMA SCELTO I TEMI DA TRATTARE E IN BASE A QUELLI AVETE BUTTATO GIU’ I BRANI?
– E’ iniziato tutto dalla musica. I brani hanno iniziato ad essere composti ed è stato un processo naturale scriverci sopra questo concept. Come ti dicevo, rappresenta i nostri ultimi quattro anni delle nostre vite e li abbiamo concentrati in una singola persona. Sono delle storie vere che abbiamo vissuto. Non è un segreto che Erik abbia avuto problemi di depressione, Zach ha attraversato dei momenti difficili con il fratello e poi le dipendenze di Brent… insomma questo concept racchiude tutte queste emozioni nella stessa persona.
HO LETTO CHE DURANTE LA FASE DI SONGWRITING DEL VOSTRO ULTIMO LAVORO AVEVATE A DISPOSIZIONE OLTRE VENTI PEZZI PRONTI. COSA DOBBIAMO ASPETTARCI DA TUTTE QUELLE SONGS SCARTATE DALLA TRACKLIST? AVETE PENSATO AD UNA EXPANDED EDITION, LE RIUTILIZZERETE IN FUTURO O RESTERANNO CHIUSE NEL CASSETTO?
– Onestamente non abbiamo pensato ad altre versioni del disco, siamo concentrati su questo lavoro ora. Forse qualche canzone sarà utilizzata come colonna sonora di qualche film, alcune di queste mi piacciono ma ad essere onesti non tutte sono buone, è normale (risate, ndr). Insomma tra questi brani c’è qualcosa di interessante ma per la maggior parte no, quindi non credo troveranno spazio in futuro.
MENTRE CON “THREAD TO SURVIVAL” AVETE LAVORATO CON DIVERSI PRODUTTORI, QUESTA VOLTA AVETE AUTOPRODOTTO IL DISCO. E’ STATO UN MODO PER CONCENTRARSI MEGLIO SUL CONCEPT CHE ACCOMPAGNA IL NUOVO ALBUM?
– E’ stato naturale per noi. Erik è il nostro bassista ma ha anche prodotto il disco. Quando lo abbiamo incontrato, prima di unirsi alla band, era un produttore ma ha scritto e prodotto altro materiale e successivamente ha lavorato come produttore per alcuni nostri brani. Ha avuto un ruolo importante su come questo disco sarebbe dovuto suonare e quindi è stato un processo naturale. Così piuttosto di far impazzire qualche altro produttore per ottenere ciò che lui aveva in mente abbiamo preferito che impazzisse lui stesso (risate, ndr) visto che Eric sapeva bene il risultato che volevamo ottenere. E alla fine dei conti sono convinto che sia stata una mossa azzeccata affidarci a lui.
TUTTI I TITOLI DEI BRANI DI “ATTENTION ATTENTION” SONO SCRITTI IN GRASSETTO TRANNE PER IL BRANO “SPECIAL”. C’E’ UNA RAGIONE PER QUESTO?
– Certo che c’è. Pensiamo che nessuno sia più speciale di qualcun’altro. Anche noi, magari ci considerano rockstar ma non siamo più speciali di te o di altri, nessuno si deve sentire superiore. Insomma il messaggio è che anche la canzone “Special” non è più speciale di altre.
CI SONO DELLE DIFFERENZE TRA IL SUONARE AD UN FESTIVAL COME OGGI ED ESIBIRSI IN UNO SHOW DA HEADLINER IN UN CLUB, ANCHE PER QUELLO CHE RIGUARDA LA SETLIST. IN QUALE SITUAZIONE PREFERISCI ESIBIRTI?
– Ci piace suonare in entrambe le situazioni, ma ci sono chiaramente delle differenze. Esibirsi nei grandi festival è bellissimo perchè suoni davanti a tanta gente ma spesso si è costretti ad orari strani o ad avere poco tempo a disposizione, come oggi. Insomma non è facile. Negli show da headliner c’è un sacco da divertirsi perchè sei a contatto col pubblico e hai a disposizione tanto tempo per una scaletta intera, ma non ti trovi certo quaranta mila persone di fronte a te. Magari quando siamo a casa, negli Stati Uniti, riusciamo comunque a suonare davanti a tanta gente mentre qui in Italia dobbiamo esibirci in club più piccoli. Ma è in questi posti che possiamo tirare fuori tutta la nostra energia con il pubblico che conosce e canta tutti i nostri testi. Insomma ci sono pro e contro in qualsiasi cosa, ma io preferisco i concerti nei posti più piccoli.