Niklas Kvarforth è un uomo intenso, non ci sono dubbi. Non abbiamo usato ‘personaggio’ perché, come traspare dall’intervista, non ci sono sovrastrutture o maschere nel suo – pur complesso – approccio alla vita e alla musica, due mondi che peraltro coesistono e coincidono quasi in toto nella sua tormentata esistenza.
È stato quindi inevitabile che il lungo scambio che abbiamo avuto a fine agosto prendesse una piega ad ampio spettro, non solo basata su commenti e osservazioni in merito al nuovo disco, ma anche – e forse soprattutto – sulla sua dimensione umana. Che ha rivelato, col passare dei minuti, un uomo anche in grado di esprimere molta ironia… Oltre a un piccolo, grande scoop su un nuovo album di una band non proprio prolifica.
Come noterete, peraltro, la trascrizione dell’intervista si apre con una serie di convenevoli e di domande sulla salute di Niklas, cosa piuttosto inconsueta, almeno fuori dall’ambito delle fanzine; ma ci è sembrato corretto riportare questa parte del nostro scambio per darvi un’idea più chiara dello stato fisico e mentale in cui Kvarforth si trovava al momento della telefonata, e di come certe risposte apparentemente contradditorie, o provocatorie, rientrino inevitabilmente in un quadro psicologico con cui il musicista svedese convive da sempre.
CIAO NIKLAS, IL TUO PROMOTER MI HA AVVISATO CHE SEI IN UNA STRUTTURA PSICHIATRICA, AL MOMENTO. COME STAI? O PREFERISCI NON PARLARE DI QUESTO?
– No, dipende solo da cosa mi chiederai. Sto migliorando, ma ho dovuto sottopormi nuovamente all’elettroterapia, sono conciato male. Magari non lo sai, ma soffro di schizofrenia e di bipolarismo, e se non bastasse dopo che abbiamo girato il video promozionale per l’album ho avuto un crollo.
Pare abbia avuto un attacco di cuore, o qualcosa del genere, essenzialmente avevo fatto salire troppo il livello di stress e mi è stata diagnosticata una sindrome da stress post-traumatica grave. Aggiungi a questo che ho vissuto gli ultimi due anni in uno stato di psicosi acuta senza averne piena contezza, avevo decisamente bisogno di farmi ricoverare.
DIREI CHE È DURA, SÌ. SONO CONTENTO, ALMENO, DI SENTIRTI DIRE CHE TI STAI RIPRENDENDO.
– E perché sei felice?
PERCHÉ SEI UN ESSERE UMANO CHE HA SEMPRE MOSTRATO UN LATO FRAGILE E DI CUI AMO LA MUSICA, POSSIAMO DIRE COSÌ? NON VOLEVO SEMBRASSE UNA FRASE FATTA!
– Beh, per ora sono ancora in ospedale, vedremo come va. Mi spiace perché in queste condizioni non è facile fissare le interviste, ma ti ringrazio del supporto.
CI MANCHEREBBE, COME DETTO, HO SEMPRE APPREZZATO MOLTO LA TUA MUSICA E QUELLO CHE TRASMETTI.
– Grazie, per me significa molto.
PARTIREI CON LA PRIMA DOMANDA, ORA, CHE IN QUALCHE MODO È LEGATA AL MOMENTO CHE STAI VIVENDO. LA TUA BAND È STATA FRA GLI ASSOLUTI PRECURSORI IN AMBITO DEPRESSIVE BLACK METAL. MI CHIEDEVO COME METTI IN CORRELAZIONE IL TUO STATO E LA TUA PATOLOGIA CON LA TUA MUSICA, E SE CREDI CHE UN ONESTO APPROCCIO A QUESTO SOTTOGENERE NECESSITI, PER CERTI VERSI, DI SOFFRIRE REALMENTE DI DETERMINATI PROBLEMI PSICHIATRICI.
– L’unica cosa che so per certo è che non mi sento bene, o meglio, a fare quello che faccio, a scrivere e suonare la mia musica; è quello che faccio da una vita, ma continua a colpirmi di riflesso ogni volta.
Ma allo stesso tempo, è la cuccia che mi sono costruito e sono costretto a sdraiarmici dentro. È già un miracolo che non sia andata peggio e non sia morto, ma è così che va la mia vita. Poi, sai, in una conversazione con gente ‘normale’, molti pensano “perché non si è ancora ammazzato?”, ma non è così che funziona, non ho mai detto che penso di suicidarmi; molti non capiscono questa cosa, si limitano alla notizia ad effetto, senza pensare al contesto.
ANCHE PERCHÉ, MAGARI, NON HANNO MAI AVUTO A CHE FARE CON PERSONE CHE HANNO PROBLEMI DI SALUTE MENTALE, O CONTINUANO A ESSERE VISTI COME UNO STIGMA, DIVERSO DA UN PROBLEMA FISICO.
– Sì, esatto. A parte che nel 2023 TUTTI ne abbiamo, e la vedo come te. Ovviamente i miei disturbi li vivo orribilmente, ma al tempo stesso gli Shining sono il modo per far capire alla gente come mi sento. Magari è questa la chiave: io mi sento peggio, e così anche chi mi ascolta. Non sono una ‘beautiful mind’, ecco.
SICURAMENTE TI SENTI COSÌ, MA BELLA O BRUTTA CHE SIA LA TUA TESTA, SEI IN GRADO DI TRASMETTERE MOLTA CONSAPEVOLEZZA AGLI ALTRI, ED È QUALCOSA DI FORTE. SICURAMENTE HAI UNA TESTA INTENSA, E QUESTO FA DI E ANCHE UN GRANDE COMPOSITORE, FORSE.
– Sì, mi reputo un buon compositore, e anche arrangiatore. Non sono un grande musicista, non ho mai avuto una formazione vera e propria, ed è il motivo per cui gli Shining suonano così, dato che non compongo in maniera ‘classica’. Ma per me ha senso così.
NON CREDO SERVA GRAN TECNICA PER PROPORRE MUSICA INTERESSANTE. DEL RESTO PARLIAMO DI BLACK METAL, CHE HO SEMPRE RITENUTO PIÙ VICINO AL PUNK DI ALTRI SOTTOGENERI METAL, COME ATTITUDINE.
– Non saprei, comparare black metal e punk è strano, ma in effetti credo che molto punk sia perfetto per i fan del black metal, così come troverei paradossalmente più coerente un’attitudine come quella dei gangsta rapper alla scena black, rispetto a ‘ste stronzate di farsi fotografare nelle foreste e non essere mai, realmente, conflittuali.
ORA PASSEREI A PARLARE DEL DISCO. C’È INNANZITUTTO QUALCHE NOVITÀ DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI?
– Per parlare di questo devo partire da come ho composto il disco. Non ho toccato una chitarra per anni, finché un amico mi ha chiesto quando pensavo di scrivere il nuovo disco degli Shining, e mi sono reso conto che nemmeno avevo più una chitarra a casa. Al che mi ha prestato lui un’acustica, dicendomi di muovere il culo. Sono stato fermo per un altro paio di settimane, poi ho scritto tutto in due/tre giorni netti. Che poi è come faccio di solito, anche se a questo giro erano passati quattro anni di stop assoluto, e in un periodo veramente intenso.
A quel punto sono stato un po’ in difficoltà coi testi, perché di solito parto da quelli. Comunque, qualche anno fa ho scritto questo libro, “When Prozac No Longer Helps”, che è ormai alla sesta edizione e preferisco che siano i testi a parlare per se stessi, ma posso dirti che questo album è quasi una raccolta di liriche d’amore, non è un’invocazione al dio della Morte. Per me si tratta sempre di usare elementi della mia vita, ribaltarli e trasformarli in maniera tale che, quando canto certe cose, mi senta sanguinare nel profondo. Più Paolo Coelho che “Vaffanculo” (detto in italiano, ndr), diciamo.
Di certo negli anni successivi al disco precedente ho passato brutti momenti. Ero stato condannato per tortura, con una sentenza di diciotto mesi di libertà vigilata, il tutto con il mio solito stato mentale in corso. Avevo ripreso a fare qualche show, poi è arrivato il Coronavirus, che per certi versi, però, mi ha anche salvato. Sicuramente mi ha anche incasinato parecchio, ma mi ha costretto ad affrontare la realtà, a pensare un sacco, e comunque ero imbottito di droghe.
MA QUINDI, NEL COMPLESSO, CREDI CHE SCRIVERE MUSICA ABBIA UN QUALCHE RUOLO TERAPEUTICO, O CATARTICO, PER TE?
– Assolutamente no, è più il contrario, anzi. Molti credono che quando sei depresso creare ti faccia stare meglio, ma col cazzo: quando sei depresso non riesci a creare un bel niente, è solo oscurità. Di fondo, quando riesco a scrivere un album, poi resto in stasi per sei mesi, ho come un handicap generale, tutta l’energia è fluita via. Ma in qualche modo ne vale la pena.
DIREI PROPRIO DI SÌ. CON QUESTO SIAMO AL TUO UNDICESIMO DISCO, E ANCHE QUESTO MI PARE UN GRAN RISULTATO; COME MAI HAI SCELTO DI INTITOLARLO SEMPLICEMENTE “SHINING”? LO VEDI COME UN NUOVO INIZIO, O COME UN PUNTO DI ARRIVO, PER CASO?
– Avevo un sacco di idee per il titolo, così come su come avrei proceduto per registrarlo. Mi sono trovato male con un sacco di gente, in tutti questi anni, quindi avevo deciso di lavorare con veri professionisti, gente di almeno quarant’anni e che fosse esperta, invece dei soliti ragazzini.
Tra l’altro, se non sbaglio è stato Nick Barker a fare il conto, ho licenziato novantadue persone da quando ho iniziato con gli Shining, peccato non essere arrivato a cifra tonda! Vabbè, questo per dire che dopo anni di amicizia ho coinvolto Charles (alias Ghul dei Mayhem, ndr) e mi ha detto “chiamalo semplicemente ‘Shining’”, e mi è sembrata una gran scelta; magari suona un po’ arrogante, specie dopo tanti dischi che, senza un titolo così immediato, hanno significato molto, anche per chi mi ascolta; ma così posso rimarcare anche il fatto di aver coinvolto musicisti che hanno lasciato un segno importante: è come dire, “possiamo fare quello che ci va”, anche se poi, diversamente a quanto avevo sperato, né Charles, né Nick e gli altri hanno contribuito in fase di scrittura.
Quanto all’undicesimo disco, non so che dire. L’undici è un numero importante per me, ma ti risparmio storie poco interessanti.
E COSÌ HAI INTRODOTTO IL TEMA DEL CAMBIO DI LINE-UP. COME SEI ARRIVATO A COINVOLGERE NICK BARKER E ALEX FRIBERG, VISTO CHE DI CHARLES HAI GIÀ DETTO?
– Sono amico anche di Nick da anni, e abbiamo sempre pensato di far qualcosa assieme, semplicemente mi è sembrato il momento giusto. Per questo disco volevo un batterista nuovo, uno di sostanza e he amasse lo stesso tipo di musica che amo io, per dirti abbiamo anche registrato assieme una cover di Phil Collins. E così è bastato proporglielo perché accettasse di suonare sull’intero disco; e per la prima volta, proprio con gli Shining, ha registrato con un set di batteria acustico in presa diretta.
Con Alex è andata diversamente, anche perché non è che ci piacessimo molto, ma penso sia un gran bassista e negli Shining il basso è sempre stato fondamentale.
ED È SEMPRE STATA UNA COSA RARA NEL BLACK METAL, ALMENO FINO A QUALCHE ANNO FA.
– Ti ringrazio molto, anche perché scrivo sempre io le partiture di basso.
IN GENERALE, MI SEMBRA CHE IL DISCO ABBIA TUTTO QUELLO CHE CI SI PUÒ ASPETTARE DA UN TUO ALBUM, RIFF AGGRESSIVI, PASSAGGI INTENSI, MA ANCHE UNA MAGGIOR ATTITUDINE MELODRAMMATICA, CON MOLTE CHITARRE ACUSTICHE E PERSINO UN INTERO BRANO SUONATO AL PIANOFORTE, CHE SE NON SBAGLIO È UNA RESTITUZIONE DA ERIK SATIE, GIUSTO?
– Conosci Satie? Bene! Era veramente un uomo interessante, che mi viene da accostare agli Shining
PROPRIO COME TE, NON SI È MAI FATTO INCASELLARE, COME ARTISTA.
– Ah, certo. Era bello incasinato, anche nel rapporto con i giornalisti, ma forse era un idiota, e lo sono anch’io (ride, ndr).
DICIAMO CHE SIETE DUE AVANGUARDISTI, DAI.
– Non capisco una minchia (nuovamente in italiano, ndr)!
PARLI DECISAMENTE BENE ITALIANO, ALMENO PER LE COSE IMPORTANTI, CHI TI HA INSEGNATO? ROBERTO (MAMMARELLA, NDR) AI TEMPI DELLA COLLABORAZIONE CON AVANTGARDE?
– Abbastanza per far ridere, dai. No, ho vissuto per un po’ in Sicilia, a Mazara del Vallo, ero molto giovane, e poi in effetti ho firmato con Avantgarde. I Monumentum sono sempre stati una delle mie band preferite, soprattutto “Ad Nauseam”, e Roberto ha iniziato ad apprezzare il mio stile vocale. A dirla tutta, stiamo provando a lavorare su un nuovo album dei Monumentum assieme.
WOW, QUESTO È UNO SCOOP. UN NUOVO ALBUM DEI MONUMENTUM È VERAMENTE UN EVENTO.
– Forse non ne dovrei parlare e Roberto si incazzerà, ma mi piace l’idea, scrivilo, per favore! Abbiamo parlato per anni di collaborare a un nuovo disco della sua band, anche con Phil A. Cirone, che ha suonato a lungo con me negli Shining.
Sì, sicuro che Roberto si arrabbierà, ma scrivilo e scrivi che ti ho detto io di farlo.
Comunque, a parte questo, Roberto è uno dei pochi musicisti che ho sempre ammirato e una grande fonte d’ispirazione; probabilmente, senza di lui, oggi gli Shining non sarebbero quello che sono diventati. Anche perché è sempre stato una persona in grado di farmi ragionare e riflettere, e mi spiace che sia stato fregato da tante band. Il problema di persone come noi è che ci fidiamo degli altri, poi le cose vanno a rotoli ed è tremendo.
Devo davvero tanto alla sua etichetta e soprattutto a lui, lo considererò sempre un amico stretto; spero davvero di uscire in fretta da qui, venire in Italia e lavorare con lui: il mondo ha bisogno di un nuovo album dei Monumentum.
SPERO TANTO CHE AVVENGA PRESTO, SIGNIFICHEREBBE ANCHE CHE STARAI MEGLIO E POTRAI GODERTI UN PO’ DI TEMPO DA QUESTE PARTI.
– Non so quanto me lo godrò, ma almeno sarò fuori da una struttura. Peccato non poter più andare a piedi dal vecchio Soundcave (il negozio di dischi di Roberto Mammarella, ndr) al Midnight Pub!
ORA MI COMMUOVO, STAI CITANDO TUTTI I LUOGHI DOVE HO SEMPRE BAZZICATO, VISTO CHE SONO DI MILANO!
– Ah, sei di Milano? Mi dispiace, cazzo (ridiamo insieme, ndr).
A PARTE IL LEGAME CON ROBERTO, E IL RICORDO DEGLI ANNI CON AVANTGARDE, TI SENTI ANCORA LEGATO ALLA SCENA BLACK METAL?
– Ovviamente sì, perché il black metal ha un luogo speciale nel mio cuore, ma al tempo stesso non ci sto più molto dietro, e finisco per ascoltare gli stessi dischi di venti-venticinque anni fa.
Mi suggeriscono nuove band e cose da scoprire, ma francamente non le capisco: l’ultima ‘novità’ che mi ricordo sono i Deathspell Omega, anche perché loro e gli Antaeus sono stati i primi a promuovere gli Shining in Francia, ancora prima che pubblicassi qualcosa, e capivo le loro scelte e quello che facevano. Così come, sempre in Francia, Les Légions Noires, almeno finché non mi sono reso conto che non erano diversi d auna setta buddista.
Ovvio che gli Shining sono stati ispirati dal genere black, e forse siamo più black metal di tante band, ma tutto è diventato ridicolo, un trend. È tutto ‘strano’, ma non disturbante, è qualcosa di infantile: hanno tutti un passamontagna indosso e si limitano a omaggiare il black originale del 1993: ti rende ‘più’ black metal capire che devi portare avanti un cambio di paradigma, e farlo bene.
Credo sempre molto in questo genere, ma per me si è esaurito nel 1994, davvero ascolto sempre gli stessi dischi.
CONCORDO SU MOLTE COSE CHE DICI, MA FORSE STIAMO SOLO INVECCHIANDO?
– È bello invecchiare e sbattersene il cazzo dei giovani e delle mode, che ci saranno sempre, ma sinceramente non le capisco. Tipo quelli che mi chiedono perché usiamo i nostri veri nomi, negli Shining: il mio vero nome è questo, Nicholas Kvarforth e non Olsson, a dispetto di quello che scrivono su internet. Olsson era il cognome di mio padre, ma ho sempre usato quello di mia madre. Siamo rimasti solo in due ad avere questo cognome, io e mio zio.
Anzi, ti racconto un aneddoto su di lui; eravamo al rinfresco funebre dopo il funerale di mia madre e lui ha deciso di cogliere l’occasione per dire alla moglie e ai suoi tre figli che è omosessuale. E indovina come si chiama mio zio? Gay! Ma non ti racconto questo solo per la battuta, è che un altro segno che mi fa pensare di invecchiare è che prima di questi ultimi anni non ho mai ritenuto necessario parlare della sessualità di ciascuno di noi, non comprendo sempre bene il mondo che cambia.
E, per chiarezza, mi chiedono spesso se sono gay, sono molto amico di Gaahl e ancor più del suo ragazzo… Ho baciato un uomo in uno dei video che abbiamo girato in passato, e lo rifarei ogni volta che notassi degli stronzi skinhead o nazi a un mio concerto, solo per farli arrabbiare. Semplicemente non me ne frega un cazzo della sfera sessuale delle persone. Ecco, forse l’attitudine non la troverei cambiata, se tornassi a Mazara del Vallo.
NO, NON MOLTO, CREDO. AVREI VOLUTO CHIEDERTI DEI TUOI PROGETTI FUTURI, MA A PARTE CHE MI HAI RACCONTATO DEI MONUMENTUM, IMMAGINO CI VORRÀ DEL TEMPO PRIMA DI UN TOUR.
– No, non avverrà mai più, sto troppo male. Cercheremo di fare qualche festival ogni anno, ma compatibilmente con il prendermi cura di me, tra medicine e trasfusioni di sangue. Non voglio dire che sono troppo vecchio, ma non me la sento più di stare in giro su un tour bus per settimane. L’ho fatto a lungo, con il mio tour solista ho fatto diciannove date di fila con due concerti nella stessa sera, e al tempo degli Shining anche più sere di seguito, ma al tempo ero così fatto che non mi sarei riconosciuto allo specchio. Insomma, ci si vedrà a qualche festival, e spero sinceramente di tornare in Italia.
BEH, CHE DIRE? SPERO TI RIPRENDA PRESTO E TI RINGRAZIO DEL TEMPO CHE MI HAI DEDICATO. OLTRE CHE PER L’ENNESIMO, INTENSO DISCO CHE HAI SFORNATO.
– Mi dispiace, non era mia intenzione. Ma forse era un complimento… Scusa, ho difficoltà con l’autostima, in questi giorni. No scherzo, grazie davvero del supporto!