Pubblichiamo questa nuova intervista ai nostrani Shores Of Null nel bel mezzo del loro attesissimo tour europeo in compagnia di Swallow The Sun, Draconian (prima parte) ed Avatarium (seconda parte): giunta probabilmente, almeno a livello concertistico, al suo momento più alto in carriera, la compagine romana/pescarese dà seguito all’uscita del nuovo “The Loss Of Beauty” sfiancandosi in un giro d’Europa praticamente non-stop, che di certo accrescerà la fanbase di Davide Straccione e soci, oltretutto esposti al severo ma attento ed esperto giudizio di un’audience adattissima alla loro proposta, quel blackened doom-gothic metal che con i Nostri ha elevato lo standard italico del genere. Qualche giorno prima della partenza, gli Shores hanno risposto alle nostre domande, al solito con gentilezza, decisione ed una presenza di spirito e attitudine esemplari: lo stesso Davide, voce della band, ed il chitarrista Gabriele Giaccari sono stati gli interlocutori di Metalitalia.com. A voi!
CIAO RAGAZZI, AL SOLITO BENTORNATI SULLE NOSTRE PAGINE! SARÀ RIPETITIVO E FORSE NOIOSO, MA LA PRIMA DOMANDA VERTE PER FORZA SUL RECENTE PASSATO, OVVERO GLI ESITI DELLA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO ACCLAMATO ONE-TRACK ALBUM, “BEYOND THE SHORES (OF DEATH AND DYING)”. DISCUTEMMO ALL’EPOCA DELL’IMPORTANZA CHE EBBE IL SUO VIDEO IN SEDE PROMOZIONALE, MA VOLETE INVECE OGGI RIASSUMERE COME VI SIETE COMPORTATI SUL PIANO LIVE? PROPORLO PER INTERO HA FRUTTATO, IN DEFINITIVA?
Davide: – Ciao Marco, grazie ancora una volta per lo spazio qui su Metalitalia.com. Il video di “Beyond The Shores (Of Death And Dying)”, realizzato da Sanda Movies, è stato apprezzato moltissimo oltre ad aver vinto diversi premi in alcuni film festival in giro per il mondo. Un video di quasi quaranta minuti per un solo brano/album è un’operazione piuttosto rara e siamo ancora molto soddisfatti del risultato ottenuto. Proporre “Beyond The Shores…” dal vivo è stato estremamente liberatorio, sia perché ci ha portati a calcare i palchi dopo due anni di pausa, sia perché si è trattato di un set immersivo, in cui le emozioni nostre e quelle del pubblico sono state le vere protagoniste. Salvo rarissime eccezioni, abbiamo suonato esclusivamente il brano dall’inizio alla fine, con il video proiettato alle nostre spalle, e questo ha fatto sì che il pubblico entrasse dentro al tutto in maniera molto intensa. C’è stato un duro lavoro dietro a quel set, ma siamo felici di essere stati in grado di portarlo a termine con successo; all’inizio non eravamo neanche sicuri di poterlo riuscire a riproporre live, ma col senno di poi posso tranquillamente dirti che ricorderò quei concerti come alcune tra le più belle esperienze della mia vita.
VOGLIAMO SPENDERE DUE PAROLE ANCHE SUL LIVE ALBUM DIGITALE ACUSTICO CHE AVETE PUBBLICATO ALLA VIGILIA DI NATALE 2021, “QUIET WHISPERS”? COME HA FUNZIONATO QUESTA PUBBLICAZIONE NON ACCOMPAGNATA DAL SUPPORTO FISICO? DA DOVE È NATA L’IDEA? E LO RIFARESTE, AD ESEMPIO PER UN FULL DI INEDITI NORMALI?
Davide: – Nel 2020 tutti siamo stati duramente colpiti dal Covid-19 e le nostre vite sono cambiate drasticamente, all’improvviso i concerti sono venuti meno e c’erano diversi tipi di restrizioni che rendevano di fatto impossibile svolgere concerti nella maniera a cui eravamo abituati. Per cui, il 5 giugno 2021, abbiamo deciso di tenere un concerto al Traffic Club di Roma, nella sua veste estiva, all’aperto e con posti a sedere. In queste condizioni non avrebbe avuto senso un set elettrico, quindi abbiamo riarrangiato la nostra scaletta interamente in acustico, suonando principalmente brani dai primi due dischi, oltre ad un piccolo estratto, sempre riarrangiato con strumenti acustici, di “Beyond The Shores…” con ospite Elisabetta Marchetti degli Inno, presente anche sul disco. Ne è venuta fuori una serata molto partecipata ma intima, e in compagnia di amici che non vedevamo da tempo. In passato avevamo già fatto alcuni concerti in acustico ed è una dimensione che ci piace molto, permette di mettere a nudo i brani donando loro una luce diversa; è una sfida riarrangiare, ad esempio, canzoni che hanno in origine un cantato in growl. Abbiamo deciso di registrare il concerto più per archivio personale che altro, ma poi riascoltando il mix fatto da Claudio Spagnuoli (Klimt 1918, Divenere) ci siamo resi conto che il materiale era abbastanza buono da essere pubblicato. Abbiamo optato per il solo supporto digitale perché è stata una scelta non premeditata, e l’abbiamo pubblicato alla vigilia di Natale in modo da fare un regalo ai nostri fan, che spero abbiano gradito. Se scriveremo mai un disco acustico di inediti? Questo non so dirtelo, ma non lo escludo a priori.
VENIAMO ORA AL NUOVO DISCO, “THE LOSS OF BEAUTY”. COME GIÀ ANTICIPATO NELL’ULTIMA VOSTRA INTERVISTA CON NOI, LA SUA COMPOSIZIONE È ORMAI PIUTTOSTO DATATA; RISALE INFATTI ALL’ESTATE 2019, SE NON ERRO. SONO PASSATI QUASI QUATTRO ANNI, DECISAMENTE INTENSI SOTTO MOLTEPLICI ASPETTI. MI VIENE SPONTANEO CHIEDERVI SE LO SENTIATE ANCORA FRESCO, RAPPRESENTATIVO DEGLI SHORES OF NULL ANCORA OGGI. E, INOLTRE, SE AVETE RITOCCATO, RIARRANGIATO, RISCRITTO QUALCOSA PRIMA DI PUBBLICARLO, OPPURE SIETE RIMASTI FEDELI A QUANTO FATTO ALLORA, PER FOSSILIZZARE IL MOMENTO?
Davide: – Strano da dire ma sì, lo sentiamo ancora estremamente fresco. Sarà perché dopo la registrazione ci siamo concentrati esclusivamente su “Beyond The Shores…” promuovendo e suonando solo quel disco per quasi tre anni, se consideriamo anche i mesi precedenti all’uscita. Voglio ricordare che entrambi i dischi erano pronti già a fine 2019/primi mesi del 2020. Quindi riprendere quei brani è stato come scoprire dei pezzi nuovi; e ti dirò di più, riprenderli è stato piacevole e pensiamo ancora che quelle canzoni siano validissime e assolutamente in linea con la nostra produzione. A parte qualche accortezza in fase di missaggio e l’aggiunta di alcune parti di contrabbasso, non è stato toccato assolutamente nulla.
“THE LOSS OF BEAUTY”, A QUANTO HO POTUTO LEGGERE DAI VOSTRI COMUNICATI STAMPA RIGUARDO L’USCITA DEI SINGOLI, È UN LAVORO LIRICAMENTE INCENTRATO SULLA CADUCITÀ DELLA VITA, SULLA TRANSITORIETÀ DELLE COSE, SULL’APPREZZAMENTO DELL’IMPERFEZIONE IN QUANTO ANCH’ESSA BELLEZZA. DEVO DIRE CHE AD UN OCCHIO SUPERFICIALE PAIONO TEMI SCONTATI IN AMBITO GOTHIC, DOOM E DEATH METAL, MA IN REALTÀ SONO CONCETTI MOLTO PROFONDI E CHE NON HANNO MAI NULLA DI SUPERFICIALE. CE NE VOLETE PARLARE, ANCHE MAGARI CITANDO QUALCHE CANZONE PIÙ RAPPRESENTATIVA?
Davide: – ‘Beauty’ e ‘loss’ sono due termini piuttosto ricorrenti nel genere, hai ragione, e forse è proprio il motivo per cui suona così bene: perché descrive l’album prima ancora di schiacciare ‘play’ e ti fa entrare nel giusto mood, così come la copertina. Una malinconia serena, una tristezza nostalgica, un occhio disilluso al futuro ma con la voglia di difendere la bellezza con le unghie e con i denti. Buona parte dei testi di “The Loss Of Beauty” prende ispirazione dall’estetica wabi-sabi, concetto molto comune nella cultura giapponese e che si basa sull’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione delle cose. In un mondo dove si cerca la perfezione a tutti i costi e dove si cerca il ‘per sempre’, è bene fermarsi un attimo e accettare le cose per ciò che sono, apprezzando la bellezza nelle cose effimere, fragili e imperfette.
C’è anche una sottotrama ‘ecologista’ (passami il termine) in particolare in “The Last Flower” e “A Nature In Disguise”. La prima parla di un mondo in cui è rimasto un solo fiore in vita che va salvato a tutti i costi per poter permettere la vita sul pianeta; se morisse questo ultimo fiore, anche tutto il resto sarebbe destinato a scomparire, è una metafora molto forte che mira a far riflettere sul nostro impatto sul pianeta. Questo concetto è espresso più in dettaglio su “A Nature In Disguise”, che vede Selvans come guest agli scream e che parla della vita che riprende dopo un disastro nucleare, in particolare della vegetazione e degli animali che si riappropriano dei propri spazi dopo che l’uomo è andato via. “Darkness Won’t Take Me” parla invece di una persona che ha vissuto la propria esistenza appieno e che ha scampato la morte tantissime volte, ma che continua a trascinarsi con le ultime forze in quanto fortemente attaccato alla vita. Il video è ispirato ad un quadro di Verdirosi in cui un uomo anziano traina un carretto con sopra la morte, come se la morte fosse in paziente attesa del momento giusto per prendersi l’uomo. Musicalmente non saprei scegliere una preferita sinceramente, ma ci sono pezzi che credo funzioneranno molto dal vivo, come ad esempio “The Last Flower” e “Destination Woe”…ma anche la stessa “Darkness Won’t Take Me”.
SUL PIANO STILISTICO, INVECE, L’ALBUM PARE ESSERE QUELLO CHE È. MI SPIEGO: SI ALLONTANA ANCORA DAL VOSTRO DEBUTTO (CHE RESTA PIÙ MALINCONICO E IN UN CERTO SENSO RETRÒ) ED È PIÙ SIMILE INVECE A “BLACK DRAPES FOR TOMORROW” (STRUTTURE PIÙ COMPLESSE E MENO IMMEDIATE, VOCI SEMPRE FONDAMENTALI), DI CUI DEL RESTO È CRONOLOGICAMENTE IL SUCCESSORE. MA CI SONO ANCHE ELEMENTI NUOVI O PROGREDITI ULTERIORMENTE, COME AD ESEMPIO IL RIFFING DI CHITARRA, CON UN MAGGIOR USO DEL TREMOLO PICKING, MELODIE CHE UN PO’ RICORDANO BAND COME HARAKIRI FOR THE SKY, IMPERIUM DEKADENZ, WYNTERFILLETH. ED INFINE ABBIAMO ANCHE IL FATTO PARADOSSALE DI SENTIRCI DENTRO ANCHE QUALCOSA DI “BEYOND THE SHORES…”, COMPOSTO DOPO MA USCITO PRIMA. DA PARTE VOSTRA COME LO AVETE STUDIATO IN FASE DI COMPOSIZIONE?
Gabriele: – Questo album ha avuto una composizione più ‘classica’ rispetto a “Beyond The Shores…”. I brani sono stati scritti nell’arco di un paio d’anni da me e Raffaele (Colace, l’altro chitarrista, ndR), lavorando un po’ da soli e un po’ insieme, e poi arrangiati alla fine con Davide per le voci ed Emiliano e Matteo (Cantiano e Capozucca, ndR) rispettivamente per batteria e basso. Come giustamente osservi, a livello di influenze risente di tutto il nostro percorso, i tour fatti, le band con cui abbiamo condiviso i palchi (come gli Harakiri For The Sky). Sicuramente volevamo fare un ennesimo step per il nostro tipo di atmosfere e sound in generale, però abbiamo cercato di ritrovare qualcosa di “Quiescence” e anche di comporre brani un po’ più immediati rispetto a “Black Drapes…”. Per il fatto di sentirci qualcosa di “Beyond The Shores” hai totalmente ragione, ma è accaduto il contrario: è “Beyond The Shores” che ha ripreso, volutamente, delle cose che si trovavano già in questo disco, per dare un senso di continuità. Tra le varie idee iniziali, in effetti, c’era anche quella di fare uscire i due dischi insieme, magari in un album doppio. Non avrebbe avuto senso però farlo durante il Covid, quindi le cose si sono evolute diversamente.
DUE BRANI CHE MI HANNO COLPITO PIÙ DI ALTRI SONO “OLD SCARS” E “A NATURE IN DISGUISE”. IL PRIMO CONTIENE, A MIO PARERE, IL RITORNELLO MIGLIORE DEL DISCO, CHE RIMANDA UN PO’ A “QUIESCENCE” IN QUANTO AD ATMOSFERA; IL SECONDO È INVECE FAUTORE DI PARTITURE UN PO’ PIÙ ATIPICHE SE PARAGONATO AL RESTO DELLA TRACKLIST. ANCHE QUI, CE NE RACCONTATE UN PO’ LA GENESI?
Gabriele: – Come per il resto del disco, i brani nascono sempre da riff e bozze di strutture indistintamente mie o di Raffaele, che poi vengono arrangiate e modificate insieme. “Old Scars” nasce proprio da un input di Raffo ed è stato uno dei primi pezzi a essere composto. Anche la parte di Davide sul ritornello è stata molto ispirata, in effetti. “A Nature In Disguise” invece era nata inizialmente insieme a “The Last Flower”, pensate come una sorta di suite di dodici minuti. Poi le cose sono evolute in altro modo, ma i due brani restano comunque molto collegati a livello di atmosfere e anche di tematiche. Per le partiture più atipiche… Non ci avevo ragionato, ma posso essere d’accordo. Qui abbiamo usato soluzioni molto ‘black metal’, anche se chiaramente meno veloci, e con una voce estremamente melodica sopra.
UNO DEI VOSTRI PUNTI DI FORZA MAGGIORI, A MARGINE DELLA MUSICA STESSA, È STATO SEMPRE QUELLO DI SPOSARE I SUONI A DELLE SPLENDIDE IMMAGINI. “RUINS ALIVE”, “QUIESCENT”, “DONAU”, “BEYOND THE SHORES…” SONO ACCOMPAGNATE DA VIDEO STUPENDI. ANCHE QUELLO DI “NOTHING LEFT TO BURN”, IL PRIMO SINGOLO TRATTO DA “THE LOSS OF BEAUTY”, È AD OPERA DI SANDA MOVIES E L’IDEA DEL CIRCO ‘A DOPPIA FACCIA’ È INCREDIBILE. POI AVETE COLLABORATO CON UN ALTRO STUDIO, L’UNDERROOM, PER IL FILMATO DI “MY DARKEST YEARS”, OTTIMO ANCHE QUESTO. VI LASCIO ANCORA IL COMPITO DI APPROFONDIRE LA DOMANDA CON LA VOSTRA RISPOSTA.
Gabriele: – Grazie delle tue parole, come sempre dobbiamo ringraziare Martina L. McLean e Sanda Movies per gli splendidi video. Sono contento che ti sia piaciuto “Nothing Left To Burn”, è stato effettivamente un video impegnativo e un lavoro pazzesco di Sanda, di cui siamo totalmente soddisfatti. Quel video è stato girato nel 2019, preparando già la promozione del disco, insieme ad altre immagini di playback da cui poi abbiamo estratto “The Last Flower” e “Destination Woe”, pensati inizialmente in modo diverso. Avremmo voluto fare anche altre cose, ma poi è arrivato il Covid e tutto è andato diversamente. Per fortuna quel materiale è rimasto semplicemente ‘a riposo’ per tre anni, e ora può infine vedere la luce. Abbiamo aggiunto invece in questi mesi, per completare la promozione, il video di “My Darkest Years”, affidato come dici ad Underrom Studio, già autori di ottime visual per altre band e del bellissimo video ufficiale del Frantic Fest. Dobbiamo veramente ringraziarli per il tantissimo impegno che ci hanno dedicato. Infine, il 23 marzo in occasione dell’uscita del disco (l’intervista è stata raccolta appena qualche giorno prima dell’uscita dell’album, ndR), uscirà il quinto e ultimo singolo,”Darkness Won’t Take Me”, che ha un video sempre di Sanda Movies girato stavolta poche settimane fa e che promette ancora una volta di essere memorabile, mi dirai poi che ne pensi quando lo vedrai!
AVETE IN PROGRAMMA A BREVE UN LUNGO TOUR EUROPEO CHE VI PORTERA’ IN MOLTISSIMI PAESI COME SUPPORTO AGLI SWALLOW THE SUN, OVVERO UN NOME PIÙ CHE IMPORTANTE PER LA VOSTRA SCENA DI RIFERIMENTO. LE ASPETTATIVE SARANNO ELEVATISSIME, COME VI STATE PREPARANDO?
Gabriele: – Esatto, con gli Swallow The Sun saremo insieme per tutto un lungo tour europeo che inizierà il 2 aprile in Norvegia e si concluderà il 7 maggio in Germania, per un totale di 36 concerti toccanti praticamente tutti i paesi d’Europa. Nella prima parte ci saranno anche i Draconian a completare quella che per noi è una line-up veramente da sogno, e nella seconda parte gli Avatarium, altra ottima band svedese. Con loro passeremo anche al Legend Club di Milano il 25 aprile. Puoi immaginarti che un tour del genere sia per noi un’occasione veramente unica per promuovere il nostro album appena uscito, e gli STS sono senza dubbio una delle band che ci ha maggiormente ispirato, oltre all’amicizia nata con Mikko Kotamaki (cantante dei Swallow The Sun, ndR) in occasione del nostro precedente album, nel quale è stato uno degli apprezzati guest.
PER QUANTO RIGUARDA INVECE IL RESTO DELL’ATTIVITÀ LIVE, COSA C’È ALL’ORIZZONTE? CON TUTTE LE DIFFICOLTÀ DEL CASO E SOPRATTUTTO ORA ECONOMICHE, VOI CHE SIETE COMUNQUE NEL GIRO DELL’ORGANIZZAZIONE CONCERTI E FESTIVAL (RICORDIAMO CHE BUONA PARTE DI VOI PRESIEDE O È IN QUALCHE MODO COINVOLTO NEL SEMPRE PIÙ APPREZZATO FRANTIC FEST), PENSATE CHE LA SITUAZIONE DEI CONCERTI PRECIPITATA A CAUSA DELLA PANDEMIA SI POSSA RIALZARE, SI STIA RIALZANDO, OD ORMAI IL CIELO È SEMPRE PIÙ PLUMBEO?
Gabriele: – In occasione di questo disco abbiamo iniziato anche una promettente collaborazione con Alessandro di K2 Music, che sta lavorando sui nostri prossimi live e festival europei, e ha già annunciato la nostra partecipazione al Manor Fest in UK a fine maggio con My Dying Bride, Overkill e molti altri, al Metal Gates in Romania a fine settembre con Katatonia e Rotting Christ, e c’è ancora molto altro da annunciare, contando pure le date in Italia che faremo in autunno e il release party ufficiale del disco a Roma. Anche per via di tutto ciò, forse sarò controcorrente ma io vedo le cose in modo positivo, e secondo me tutto sta ripartendo. Chiaro che è difficile, soprattutto per chi organizza concerti, e ti confermo che il Frantic non è affatto una passeggiata, serve veramente il sostegno di tutti per valerne la pena. Ma d’altra parte c’è sempre stato. Per il resto io vedo band italiane che finalmente iniziano a emergere come la nostra scena merita. I Fleshgod Apocalypse che girano il mondo facendo sold-out ovunque e come headliner insieme a Obscura e Wolfheart: una band tedesca e una finlandese in apertura a una italiana! Non ne faccio una questione campanilistica ovviamente, ma non è una cosa che si vede spesso. E poi i Master Boot Record, i Messa, gli Hideous Divinity, Lili Refrain e molti altri. Mi sembra un momento piuttosto florido. Anche il tour con gli Swallow The Sun ha già diversi sold-out. Insomma, nonostante il gothic-doom, io sono positivo e credo nei metallari!
CHIUDIAMO L’INTERVISTA CON UN’ALTRA DOMANDA BANALE, MA MAI QUANTO ORA OBBLIGATA: IN PRATICA NON EDITATE MATERIALE FRESCO DA PARECCHIO TEMPO, POSSO IMMAGINARE ABBIATE ACCUMULATO UN BEL PO’ DI IDEE IN QUESTI ULTIMI ANNI. DOVE PENSATE SI ORIENTERÀ LA VOSTRA ARTE, STILISTICAMENTE PARLANDO, NEL PROSSIMO FUTURO?
Gabriele: – Sono stati anni molto particolari e in verità non abbiamo scritto tantissima nuova musica, anche se c’è già abbastanza materiale per le basi di un disco nuovo. Io credo che sicuramente le atmosfere lente e funeree di “Beyond The Shores…” torneranno a essere presenti, ma allo stesso tempo proseguiremo con il sound di “The Loss Of Beauty”. Credo che il prossimo disco si troverà proprio lì nel mezzo. Poi insomma, le influenze sono sempre tantissime, dal black metal al math-rock, noi limiti non ce ne mettiamo, quindi per il prossimo album è ancora tutto aperto. Addirittura, se ne parlava sopra, potremmo fare brani acustici o delle cover. Vedremo. Grazie mille come sempre per la vostra ospitalità e il supporto, speriamo di vederci anche con tutti i lettori al Legend Club il 25 aprile, o in qualche altra data del prossimo tour! E sicuramente ci si vede sottopalco al Frantic ad agosto!