SHRIEKING DEMONS – Cervelli compromessi dal death metal

Pubblicato il 26/02/2025 da

Si trova a Bologna il quartier generale degli Shrieking Demons, realtà tricolore devota alle forme più putride e classiche del death metal. Ma non pensiate che la modalità Autopsy, da sempre mentori del combo italiano, sia stata presa, assimilata e messa in atto con tanto di pilota automatico.
Tutt’altro: come già dimostrato nel primissimo EP del 2021 (“Diabolical Regurgitations”), gli Shrieking Demons hanno dimostrato di saper andare oltre certi schemi collaudati, e con il full-length di debutto “The Festering Dwellers”, rilasciato a fine gennaio, hanno ampiamente sviluppato il concetto, complice anche un ampliamento della band stessa.
Ne abbiamo parlato con Giorgio Trombino e Gabriele ‘Gabri’. rispettivamente chitarrista e voce del quintetto veneto-emiliano. Buona lettura.

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI. PARTIAMO CON LE CANONICHE PRESENTAZIONI: CHI SONO E COME NASCONO GLI SHRIEKING DEMONS?
Giorgio: – L’idea del gruppo è venuta a David, il nostro batterista, nel 2019, non molto tempo dopo lo scioglimento della nostra precedente band death grind Haemophagus. Ed il proposito è stato lo stesso di altri gruppi che abbiamo formato o in cui siamo stati coinvolti (Morbo, Undead Creep, Gravesite), ovvero quello di suonare ciò che riteniamo essere la forma più ancestrale e autentica di death metal.
Gabri si è inserito subito nel progetto e nel 2021 è stato rilasciato l’EP “Diabolical Regurgitations” per la Caligari Records. E da quel momento abbiamo cominciato a pensare ad una formazione con cui poter suonare dal vivo: da lì ecco l’ingresso sia di Valentina alla chitarra che di Nino al basso.

COME HAI DETTO BENE, SIN DAL PRIMO ASCOLTO DEL VOSTRO PRIMO EP “DIABOLICAL REGURGITATIONS”, UNA CERTA DEVOZIONE NEI CONFRONTI DELLA VECCHIA SCUOLA DEATH METAL ERA APPARSA EVIDENTE. QUALI SONO QUINDI LE VOSTRE INFLUENZE?
Giorgio: – Al di là di una vera e propria ossessione per gli Autopsy, gruppo che ci ha letteralmente rapito l’anima molto tempo fa, e per il doom vecchia scuola, siamo tutti ascoltatori onnivori nel quotidiano ma selettivi per quanto riguarda il suono degli Shrieking Demons.
Alcuni dei nostri punti di riferimento sono Pungent Stench, Divine Eve, Morgue, Acrostichon, Slaughter, Death, Repulsion, primi Unleashed, Grotesque, Monastery, primissimi My Dying Bride (era “Towards the Sinister” e “God is Alone”) e altre migliaia di gruppi di quell’epoca. I nostri riff lenti a chitarre armonizzate sono riconducibili all’amore viscerale per i Trouble, alfa e omega di quelle atmosfere.
Gabri: – Confermo e sottoscrivo le influenze che ha citato Giorgio, alle quali aggiungerei, per ciò che riguarda il mio approccio vocale, Nihilist/Entombed, Decomposed, Corrupted, Grief, Dystopia, Rippikoulu, Sorrow, Necro Schizma, Goatlord, Doom Snake Cult, primi Cathedral e, soprattutto, i primi Paradise Lost.

IN OCCASIONE DELL’EP, AVEVAMO SPERATO CHE QUELLO APPENA INIZIATO SAREBBE DIVENTATO QUALCOSA DI PIU’ DI UN SEMPLICE PROGETTO PARALLELO. OGGI, CON “THE FESTERING DWELLERS”, POSSIAMO PARLARE DI UNA REALTA’ ORMAI ASSODATA?
Giorgio: – Sì! Cerchiamo di dare sempre il massimo in ciascuno dei gruppi in cui siamo coinvolti, Shrieking Demons compresi. Al momento viviamo in quattro città diverse, la nostra ‘base’ è a Bologna e io abito a un passo dalla provincia di Belluno, dunque le pure e semplici prove richiedono spostamenti non indifferenti.
Gabri: – Parlando dal mio punto di vista, non ho mai considerato gli Shrieking Demons come un progetto parallelo o temporaneo, bensì come a una band vera e propria. Se ai tempi dell’EP eravamo per forza di cose limitati e impossibilitati a suonare dal vivo essendo un terzetto, oggi siamo una vera e propria band sotto ogni aspetto, compreso quello live che speriamo di approfondire il prima possibile non appena il disco sarà fuori fisicamente (l’intervista si è svolta nello scorso gennaio, ndr).

UNA BAND A CINQUE ELEMENTI, QUINDI: POTETE PARLARCI DEI ‘NUOVI’ ARRIVATI?
Giorgio: – L’ingresso di Valentina e Nino ci ha consentito di portare dal vivo il materiale dell’EP e dell’album. Questi pezzi richiedono l’uso delle due chitarre, condizione essenziale per una buona metà degli arrangiamenti. Il punto di forza della nostra formazione è una fortissima passione per il genere che suoniamo. Nel 98% dei casi non fai soldi con questo tipo di musica, dunque è davvero importante avere una gran voglia di tuffarsi nel vuoto insieme.

PARLIAMO ORA DEL NUOVO ALBUM: DOPO LA CHIARA MANIFESTAZIONE OLD-SCHOOL DI “DIABOLICAL REGURGITATIONS”, QUAL ERA IL VOSTRO OBIETTIVO IN VISTA DI “THE FESTERING DWELLERS”?
Giorgio: – L’idea era quella di scrivere i migliori pezzi possibili e di affinare una formula già elaborata nel primo EP. I riff devono funzionare, deve restarti in testa qualcosa e ciascuna canzone deve avere il proprio colore. L’offerta di death metal e dintorni, negli anni, ha assunto proporzioni inaudite con una valanga di sottogeneri e sfumature più o meno cosmiche, dissonanti o old-school a portata di click. In un contesto tanto smisurato, il minimo che un gruppo possa fare è cercare di mettere sul piatto qualcosa di autentico, vitale e onesto.

QUANDO SONO INIZIATE LE REGISTRAZIONI DEL NUOVO DISCO E COME SI SONO SVOLTE?
Giorgio: – L’album è stato registrato con l’approccio più diretto possibile e seguendo una prassi tipica dei primordi del genere. Tutti i pezzi sono stati suonati insieme in diretta in una sala degli Art Distillery studios di Modena.
Gli unici elementi sovraincisi sono stati voce, assoli e una serie di chitarre elettriche e acustiche per lo strumentale “Garden of the Headless Dead”. L’editing è pressoché nullo e ciò che senti è il frutto del lavoro di un gruppo presente in contemporanea nella stessa stanza. Abbiamo anche minimizzato le compressioni e il volume di uscita del disco per mantenere il più alto range dinamico possibile.
Claudio Mulas, produttore ed engineer, è stato un grande e ci ha messi in una condizione di grande relax nonostante i tempi strettissimi; il disco è stato concluso in cinque/sei giorni. Il mix è opera di Nino mentre io mi sono occupato del mastering. Puoi sentire tutti gli errori, gli incastri e le ‘grezzate’ tipiche di un disco suonato alla vecchia maniera.

PARLATECI DELLE TEMATICHE AFFRONTATE NEL DISCO: LA COVER DELL’ALBUM CI FA DA APRIPISTA PER RAGGIUNGERE LE PROFONDITA’ DI UNA MORBOSA E FOLLE SCHIERA MORTIFERA.
Gabri: – In effetti la splendida copertina realizzata dal mitico Roberto Toderico è perfetta sia per quanto riguarda la nostra volontà di rifarci, anche a livello visuale e concettuale, ai dischi storici death e doom metal anni ’80/’90 con cui siamo cresciuti, sia nel creare un’immagine che rappresentasse il più possibile gli abomini sonori e lirici del nostro disco.
Parlando di questi ultimi, devo dire che non c’è un vero e proprio concept che colleghi tutti i pezzi, se non un mood mortifero e ‘death-obsessed’ e un’attitudine spontaneamente blasfema e anticristiana da un lato, e oscura e malevola dall’altro.
Niente pipponi esoterici che vanno tanto di moda comunque, anzi ho volutamente scelto di non pormi limiti di sorta e scrivere tutto ciò che i pezzi di Giorgio mi ispiravano via via che li ascoltavo; nel mentre il mio background forgiato da anni e anni di lettura di testi di dischi death metal, letture blasfeme, trattati di demonologia, film horror/gore e tutto ciò di oscuro e disturbante che la mia mente malata ha potuto assorbire come una spugna e rivomitare fuori filtrato dalla mia persona, ha praticamente fatto il resto. Per il resto non credo che ci sia troppo da spiegare – sono testi abbastanza immediati da capire, quindi non mi resta che invitare chiunque sia interessato ad immergersi nel pantano di questo vomito mentale con il nostro disco sullo stereo in sottofondo.

UNO DEGLI ELEMENTI CHE SPICCANO IMMEDIATAMENTE ALL’ORECCHIO ASCOLTANDO IL NUOVO LAVORO E’ COME L’INGRESSO DI NUOVE FORZE ABBIA RESO ANCORA PIU’ CORPOSO E COMPLETO IL SOUND DELLA BAND, RENDENDOLO ANCORA PIU’ PESANTE DA UN LATO MA ANCHE PIU’ VARIO E AVVOLGENTE DALL’ALTRO. CONFERMATE?
Giorgio: – Confermo. Valentina è una chitarrista solidissima e affidabile. Nino sostiene gli arrangiamenti con il suono giusto e, talvolta, trovando linee alternative che arricchiscono certe parti di alcuni pezzi.
Gabri: – Assolutamente, penso che il modo migliore per accorgersene sia venire a vederci dal vivo quando ce ne sarà occasione: sul palco il marciume sonoro amplificato dalla line-up a cinque valorizza al meglio i pezzi di questo nuovo full-length, per la gioia di chi starà sotto il palco a fare headbanging.

UNO DEI BRANI CHE MEGLIO RAPPRESENTA QUANTO SCRITTO SOPRA E’ SICURAMENTE “SORROWFUL DISMAL BLISS”. SIETE D’ACCORDO? VI E’ UN PEZZO CHE VI PIACE MAGGIORMENTE?
Giorgio: – Non è il mio pezzo preferito del disco, sarò sincero, però capisco ciò che intendi. Quelli che mi piacciono di più e che credo funzionino meglio sono senza dubbio “Abstract Hallucinating”, “Devour My Wicked Soul” e “Apostasy, Sodomy and Sacrilege”.
Gabri: – Io invece adoro il pezzo in questione per vari motivi: da un lato è il primo a cui abbiamo iniziato a lavorare dopo i pezzi dell’EP, quindi accolto con un certo entusiasmo, almeno da me (ride, ndr); inoltre ho sempre amato i riff death/doom delle parti lente e midtempo che mi ricordano gruppi che adoro come Divine Eve, Dream Death e Crimson Relic. Inoltre, anche il testo è piuttosto particolare rispetto agli altri: per una volta ho messo da parte horror, blasfemia e oscurità per scrivere qualcosa di più personale, che a mio avviso non stona affatto nel contesto del resto del disco, anzi.

UN ALTRO PUNTO A FAVORE E’ SICURAMENTE QUELLO CHE UNISCE LA VOLONTA’ DI SEGUIRE LE LEZIONI DEL PASSATO, IMPRIMENDOGLI CONVINZIONE E FRESCHEZZA, RENDENDO COSI’ IL LAVORO FINALE A SUO MODO SINGOLARE E, SE VOGLIAMO, UNICO. COME SPIEGATE QUESTO RISULTATO?
Giorgio: – Questo è un grande complimento. Nonostante gli ovvi riferimenti stilistici di cui sopra, ci teniamo a non copiare pedissequamente nessuno e credo che in futuro la nostra visione sonora individuale emergerà con più forza.

IL DEBUTTO SULLA LUNGA DISTANZA FA RIMA CON IL DEBUTTO PER LA TRASCENDING OBSCURITY, ORMAI MARCHIO FABBRICA PER IL DEATH METAL. COM’E’ NATO IL RAPPORTO CON LA LABEL INDIANA?
Giorgio: – Abbiamo semplicemente mandato un po’ di mail a varie etichette e Kunal, il capo di Transcending Obscurity, è stato quello che ci ha risposto con più entusiasmo e con l’offerta migliore. Lui aveva lavorato alla promozione del terzo e ultimo album degli Haemophagus, “Stream of Shadows”, quindi conoscevamo già sia lui che l’etichetta. Mi sembra che anche stavolta stia facendo il possibile per diffondere il nostro schifoso messaggio!

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