Abbiamo incontrato il principe gentiluomo dell’hardcore, il leader carismatico della band che a tutt’oggi, dopo ben vent’anni di impeccabile carriera, costituisce il simbolo del movimento e dello stile hardcore, quello delle origini, della violenza ponderata, della ribellione con una causa: direttamente dalle strade della sua splendida e sporca New York, eccovi Lou Koller, voce, anima e cuore dei Sick Of It All!
CIAO, LOU, TI VA DI PRESENTARE BREVEMENTE IL VOSTRO NUOVO DISCO, “DEATH TO TYRANTS”, AI LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Be’, tanto per cominciare, è il nostro miglior album, naturalmente (ride sonoramente, ndR)! Scherzi a parte, ‘Death To Tyrants’, che è il nostro nono lavoro, ha un significato molto importante, visto che segna il ventesimo compleanno dei Sick Of it All. Ragazzi, stiamo davvero diventando vecchi!”.
COSA SIETE RIUSCITI A MESCOLARE, DI NUOVO E DI VECCHIO, NEL NUOVO DISCO? QUANTO AVETE MANTENUTO FEDE ALLE VOSTRE TRADIZIONI E QUANTO SPAZIO AVETE DATO ALLA SPERIMENTAZIONE?
“Guarda, le nostre radici e tutto ciò che ha sempre costituito la base della nostra musica ci sono tutti. Credo che chiunque, ascoltandolo anche per pochi secondi, sia in grado di riconoscere che siamo sempre noi. Ciò che è cambiato rispetto agli album passati è stato il fatto che, siccome la nostra ferma intenzione era quella di far uscire il disco proprio in occasione del nostro ventesimo compleanno, ci siamo presi tutto il tempo possibile, per perfezionarlo, mettere a posto ciò che ci convinceva meno, mentre di solito il processo creativo che stava dietro ai nostri passati lavori era molto più brutale e grezzo: buttavamo giù tutte le idee come venivano, più di getto. Comunque credo che questo metodo non abbia tolto nulla alla genuinità ed alla coerenza che fa di noi i Sick Of It All”.
SAI, LA COPIA PROMOZIONALE DI “D.T.T.” CHE MI E’ STATA RECAPITATA ERA SUDDIVISA IN BEN NOVANTANOVE PEZZI, PER SCORAGGIARE LA POSSIBILITA’ DI COPIARLA ILLEGALMENTE. UN ESPEDIENTE PIUTTOSTO FASTIDIOSO, PER UN ASCOLTATORE. PERSONALMENTE, COSA PENSI A PROPOSITO DELLA FOBIA SOLLEVATA NEGLI ULTIMI ANNI A PROPOSITO DEL “PERICOLO” DELLA PIRATERIA?
“Davvero? Non sapevo nulla di questa cosa! Per me è assurdo. Voglio dire, non siamo certo i Metallica! Una band come la nostra, pur avendo, certo, una cospicua nicchia di fedelissimi, di sicuro non muove un mercato discografico miliardario, tale da temere flessioni dovute alla pirateria. E comunque, c’è poco da fare, con il prezzo che ha raggiunto al giorno d’oggi la musica è più che comprensibile che un fenomeno come la pirateria si stia sviluppando sempre di più. Come fa un ragazzino appassionato a permettersi di spendere 20-25 dollari per il CD della sua band preferita?! Che poi non è praticamente mai una sola. E’ più che normale che si attacchi a internet e scarichi musica a scrocco, che masterizzi CD e cerchi di farsi una cultura musicale senza doversi svenare!”.
E TU, AD ESEMPIO, SCARICHI MUSICA DALLA RETE?
“Naaa! Sono completamente ignorante su queste cose…Vado ancora a caccia di vinili! Essere ricco e famoso ha i suoi vantaggi, no (ride di nuovo, ndR)?”.
TORNIAMO A QUESTIONI PIU’ DIRETTE: VOI SIETE LA DIMOSTRAZIONE VIVENTE CHE IN UNA BAND, ANCHE DOPO INDISCUTIBILI SUCCESSI E TRAGUARDI, LA VOGLIA DI FARSI SENTIRE E’ ANCORA FORTISSIMA. DOPO VENT’ANNI, COS’E’ CHE ANCORA MUOVE I VOSTRI PROCESSI CREATIVI? LA RABBIA DI UN TEMPO BRUCIA ANCORA?
“Be’, la rabbia è un sentimento molto forte, veramente duro a morire, specialmente perché gli elementi che la alimentano non finiscono mai: per noi americani, senza andare troppo lontano, basta guardare cosa abbiamo in casa: gli ultimi sette anni hanno visto forse la peggiore amministrazione del Paese, sotto il caro, vecchio G.W. Bush, eppure lo abbiamo rivotato senza battere ciglio. L’aspetto positivo dell’essere arrabbiati è che un simile stato d’animo non ti permette di adagiarti, di addormentarti sugli allori delle tue conquiste. Il lavoro di noi Sick Of It All è la dimostrazione che la rabbia positiva non viene mai a mancare: l’importante è essere in grado di canalizzarla, di focalizzarla. La musica, ed in particolare quella viscerale, come l’hardcore o il metal, è senz’altro un modo costruttivo per farlo”.
COSA NE PENSATE DELLA NEW WAVE DELL’HARDCORE, CHE STA SATURANDO LA SCENA MUSICALE IN QUESTI ULTIMI ANNI?
“Quando ci si trova davanti alle cosiddette ‘ondate’, e intendo i fenomeni di massa di ogni genere, non solo musicali, la parola d’ordine è discernimento: a guidare una massa che si muove ci sono sempre degli elementi dotati di carisma, di idee più o meno rivoluzionarie. Il movimento musicale neo-hardcore, o ‘fashion-core’ come lo chiamano i detrattori, e anche noi quando scherziamo, non è differente, in questo senso: ci sono parecchie band veramente valide che vengono generalmente accorpate in questo ‘nuovo’ filone, ma c’è anche una massa informe ed insulsa di gregari più o meno incapaci, in grado solamente di scimmiottare i maestri: hai per caso sentito quanti cloni degli Hatebreed ci sono in giro? E vendono pure!”.
C’E’, AD ESEMPIO, QUALCHE BAND EMERGENTE SU CUI STATE METTENDO GLI OCCHI?
“Certamente! Ci piace tenerci aggiornati, ci fa sentire meno vecchi! Raramente, però, si tratta di band universalmente riconosciute come modaiole: ultimamente seguiamo molto i With Honor, già abbastanza affermati, e i Charge, una band relativamente emergente, che viene da vicino casa nostra, dal New Jersey. Poi una nostra vecchia passione sono i Comeback Kid. Insomma, come avrai capito, di certo non gente che si trucca la faccia ed indossa pantaloni aderenti”.
DOMANDA SEMPRE DIFFICILE PER UNA BAND STORICA E CHE HA PRATICAMENTE CREATO UN GENERE, COME VOI: QUALI SONO, INVECE, I GRUPPI CHE VI ISPIRANO E CHE VI HANNO ISPIRATO?
“Be’, ai tempi delle nostre lontane origini la scena inglese era quella che aveva più da insegnare a noi giovincelli d’oltreoceano: gente come Raw Power, GBH e i miei adorati Discharge. Qualche anno dopo, naturalmente, le eroiche band che si stavano spezzando le ossa per creare la seminale scena hardcore, proprio lì a casa nostra, a New York: Bad Brains, Cro Mags, Murphy’s Law e naturalmente gli Agnostic Front. E non dimentichiamo neanche quei pazzi e geniali dei Misfits!”.
MA SAI CHE ROGER MIRET DEGLI AGNOSTIC FRONT, CHE HO AVUTO L’ONORE DI INTERVISTARE L’ANNO SCORSO, PARLANDO DEI SUOI PRINCIPALI ISPIRATORI MI HA DETTO LO STESSO CITANDO VOI?
“Non posso crederci! Mi stai prendendo in giro, vero!? (si fa l’ennesima, sonora risata, ndR)”.
QUAL E’ IL SEGRETO DELLA VOSTRA LONGEVITA’? SIAMO ABITUATI A VEDERE BAND CHE SI SFALDANO E/O SI RIMESCOLANO CONTINUAMENTE, MENTRE VOI, IN BEN VENT’ANNI, NON AVETE PRATICAMENTE MAI CAMBIATO FORMAZIONE!
“La nostra fortuna è stata la capacità di separare sempre le questioni professionali da quelle personali. O meglio, la band era sì una vera e propria ‘famiglia’ a sé, che non andava intaccata dai problemi personali. Ognuno lasciava a casa il proprio ego, e tutti siamo sempre stati, e saremo sempre, lì davvero solo per la band.. Inoltre, e non è cosa da poco, ci conosciamo da così tanto tempo che ormai il rapporto tra noi è totalmente confidenziale: ci prendiamo in giro, litighiamo anche, ma senza mai prenderci troppo sul serio!”.
E IL QUAL E’ IL TUO, DI SEGRETO: COME FAI AD AVERE, SEMPRE, TATUATO SUL VOLTO IL TUO FAMOSO E SARDONICO SORRISO, DURANTE I VOSTRI FURIOSI CONCERTI?
“Be’, è normale, sorridere, quando si sta facendo la cosa che ti piace di più in assoluto! Quando canto dal vivo, mi diverto davvero. Ci sono poche cose che mi danno altrettanta soddisfazione e gratificazione: il live è davvero il nostro, il mio elemento! Quando vedi che i tuoi dischi piacciono, incontrano consensi, vendono, sei certamente felice che la gente ti apprezzi; ma dal vivo è tutta un’altra dimensione: è lì che tocchi con mano che tutti quei ragazzi sono davvero lì per te, conoscono ogni parola dei tuoi pezzi, si arrabbiano sulle tue parole, le vivono”.
LA DIROMPENTE OFFICINA SICK OF IT ALL HA ANCORA DEI MARGINI DI MIGLIORAMENTO OD ORMAI AVETE RAGGIUNTO IL PERFETTO EQUILIBRIO?
“Ma scherzi?! Equilibrati noi?! Abbiamo ancora un sacco da imparare! I veri artisti, i veri musicisti sono altri. Ogni album è un passo su un cammino di crescita, che speriamo non finisca mai. Se ripenso ad uno dei nostri maggiori successi, ‘Life On The Ropes’, al momento della sua creazione sembrava perfetto, e invece, guarda quanta strada abbiamo ancora fatto, sotto tutti i punti di vista…”.
I TUOI NUMEROSI FAN QUI IN ITALIA ASPETTANO TUTTI IL VOSTRO RITORNO; AL MOMENTO AVETE PIANI PER UN TOUR ITALIANO?
“Purtroppo l’attuale tour europeo è soltanto una puntatina promozionale: suoneremo solo qui in Germania ed in alcuni paesi dell’Est europeo (al momento Lou ci parla da Dortmund, ndR) ma non verremo lì da voi…abbiamo ancora così tante cose da fare, purtroppo”.
QUAL E’ LA TUA IMPRESSIONE A PROPOSITO DEL PUBBLICO EUROPEO? IN COSA E’ DIFFERENTE DA QUELLO AMERICANO? ED, IN PARTICOLARE, TI HA COLPITO QUALCOSA DEI TUOI FAN ITALIANI?
“Un aspetto sicuramente positivo del pubblico del Vecchio Continente è senza dubbio l’apertura mentale. L’esempio lampante di questa caratteristica l’ho notato soprattutto in occasione dei grandi festival europei ai quali abbiamo avuto il piacere di partecipare: nella massa festosa che si accalcava durante quei concerti, si poteva vedere gente di ogni tipo, dai metallari più puristi ai punk, skinhead e rastamen mescolati senza problemi. In America il pubblico tende ad essere molto più diviso in sorte di ‘tribù’, spesso molto chiuse e settoriali. Hai presente la frase ‘noi siamo hardcore – o qualsiasi altro genere – e voi no!’? Gli italiani, poi, sono veramente passionali, e non è un luogo comune! Mi sorprende sempre vedere ragazzi che parlano una lingua così diversa dall’inglese che però conoscono ogni parola delle mie canzoni, e le cantano, insieme a me, sentendole proprie”.
LOU, A QUESTO PUNTO SIAMO AL MOMENTO DEI SALUTI: GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA! TI VA DI DIRE QUALCOSA AI I LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Ma grazie a voi per l’ospitalità! Vedi, come dicevo, è bello che anche un portale specializzato in un altro genere rispetto al nostro si interessi ad altre voci. Spero davvero di riuscire a venire in Italia al più presto per un bel po’ di concerti!”.