SIXX:A.M. – Coltivare la bellezza

Pubblicato il 01/07/2016 da

Con “Prayers For The Damned Vol.1” i Sixx:A.M. non solo hanno confermato l’innata capacità di scrivere inni hard rock radiofonici, drammatici e saettanti di energia, ma hanno ammantato il tutto di un forte alone oscuro, suonando metallici come non mai. Una svolta stilistica, non stravolgente rispetto al passato, che potrebbe averli avvicinati, o lo farà in futuro, al mondo dei metallari tutti d’un pezzo. Va da sé che risulta ancora più logica di prima, allora, la presenza della band di Nikki Sixx al Gods Of Metal, primo appuntamento europeo in assoluto nella storia dei Sixx:A.M., andato in scena con successo il 2 giugno. Nell’occasione, abbiamo avuto il piacere di avere un fitto dialogo con il simpatico frontman James Michael, oltre che grande cantante produttore di grido e rinomato songwriter sia in ambito rock che pop. Un artista mosso dal cosiddetto ‘sacro fuoco’, desideroso di esporre al prossimo la sua visione artistica e che non finirebbe mai di parlare dei Sixx:A.M. e di tutto quello che vi gravita attorno. Quello che segue è il resoconto fedele di questo incontro con lui, nel quale il frontman non si è fatto pregare per approfondire alcuni dei temi chiave legati al gruppo.

sixx am - band - 2016

 VISTO CHE OGGI SUONERETE PER LA PRIMA VOLTA IN EUROPA, MI PIACEREBBE SAPERE PERCHÉ ABBIAMO DOVUTO ATTENDERE COSÌ TANTO PER VEDERVI NEL VECCHIO CONTINENTE. INOLTRE, VORREI SAPERE QUALI SIANO LE VOSTRE EMOZIONI A RIGUARDO.
“Non è per mancanza di volontà che non siamo venuti prima a suonare in Europa. Purtroppo, tutti i nostri impegni precedenti ce lo impedivano. Nikki suonava nei Motley Crue, DJ Ashba nei Guns’n’Roses, io ero occupato con molti lavori di produzione… Non c’era materialmente la possibilità che riuscissimo a recarci in Europa. Ora siamo ben contenti di poter colmare questa lacuna e siamo eccitati al pensiero di essere finalmente davanti all’audience europea. Per molte persone siamo un gruppo nuovo, ci stimola l’idea di suonare davanti a gente che nemmeno ci conosce, nonostante siamo in giro da una decina d’anni. Questo ci migliora come artisti e persone, perché dobbiamo farci conoscere da chi non sa nulla di noi”.

IL SUONO DELL’ULTIMO ALBUM È PIÙ DURO E METALLICO DI QUELLO DI “MODERN VINTAGE”, CREDO SIA IN ASSOLUTO QUELLO PIÙ DURO E CUPO DI TUTTA LA VOSTRA CARRIERA. QUALI SONO LE RAGIONI DI QUESTO CAMBIAMENTO, QUANDO “MODERN VINTAGE” SI RICOLLEGAVA PIUTTOSTO A CERTE ATMOSFERE DEL ROCK ANNI ’50 E ’60?
“Ci sono essenzialmente due ragioni che hanno portato alle grosse differenze che esistono fra i nostri ultimi due album. La prima, è quella che ‘Modern Vintage’ è stato per noi un album esplorativo, dove andavamo a scavare nelle nostre influenze della giovinezza. Quelle che ci hanno portato a scoprire la musica rock e poi avviato alla carriera di musicisti. In quel periodo ascoltavamo molto Queen, Elton John, T-Rex, Thin Lizzy, cose di questo tipo. Il disco è diventato quindi una celebrazione di quel tipo di rock. Quando siamo andati in tour, è accaduta una cosa interessante: le persone desideravano soprattutto sentire il materiale più duro, canzoni come ‘This Is Gonna Hurt’, ‘Lies Of The Beautiful People’. Così anche noi ci siamo convinti a scrivere brani più heavy e abbiamo realizzato ‘Prayers For The Damned’. Nonostante al loro interno vi siano atmosfere cupe e molto dense, i testi, nonostante spesso i soggetti siano molto pesanti, difficili, in fondo sono pieni di speranza e vi è in essi una costante ricerca della bellezza. Questi temi ci sono sempre stati nella nostre liriche e sono rimasti anche stavolta, per quanto ‘Prayers For The Damned’ sia più concentrato sull’impatto delle chitarre e riff oriented. Questa era la direzione che volevamo perseguire, anche per riuscire a suonare in festival come il vostro Gods Of Metal, accanto a gruppi metal del calibro di Korn e Megadeth”.

IL CAMBIAMENTO STILISTICO APPARE PIÙ EVIDENTE IN EPISODI COME “PRAYERS FOR THE DAMNED” E “RISE OF THE MELANCHOLY EMPIRE”, DOVE LA STRATIFICAZIONE DEL SUONO E LA RICERCATEZZA DEGLI ARRANGIAMENTI VI AVVICINA PER CERTI VERSI A MEAT LOAF O AI SAVATAGE, RIVISTI NELL’OTTICA DEI SIXX:A.M.. COME SONO NATI QUESTI DUE PEZZI?
“Prendi ‘Rise Of The Melancholy Empire’. In questo caso è nata prima la musica dei testi. Quando l’abbiamo composta, Nikki era in tour in Europa coi Motley Crue, io e DJ eravamo chiusi in studio a Los Angeles a lavorare sul nuovo disco dei Sixx:A.M.. Quando abbiamo scritto ‘Rise Of The Melancholy Empire’, DJ mi ha detto: ‘Questa è diversa, è speciale, è unica’. Ci siamo subito accorti che avesse un’atmosfera differente da quella solita dei nostri pezzi, che ci fosse un altro tipo di suono, di struttura.  L’abbiamo mandata a Nikki per avere il suo parere. Lo stesso giorno che gli abbiamo inviato il file, è avvenuto l’attacco terroristico a Parigi. Se non ricordo male in quel momento Nikki era a Milano, ma non ha importanza. Il testo che ne è scaturito è stato direttamente influenzato da quei terribili fatti. Nelle lyrics si riflettono lo sgomento e l’orrore per aver saputo quello che era accaduto e l’impotenza di fronte a un avvenimento di tale portata. Ma al suo interno, puoi anche trovare la necessità di essere forti di fronte a un evento del genere, di reagire di fronte al terrore e al dolore. Esprimiamo in ‘Rise Of The Melancholy Empire’ l’idea che dobbiamo restare uniti e non scomporci, non farci distruggere da quello che ci minaccia. Questo sentimento è divenuto una delle pietre angolari dell’album. Lo puoi ritrovare anche in una canzone come ‘Rise’, che ci chiama a una grossa responsabilizzazione delle nostre azioni, ad alzarci e lottare per ciò in cui crediamo, a non farci fermare da un sistema di potere che cerca di schiacciarci e non farci respirare. Si è diffuso in ogni canzone un sentimento di eroismo e di tragicità, un feeling drammatico che lascia infine scaturire un’idea di positività anche quando i temi di una traccia sono difficili e negativi”.

LA TITLETRACK ASSUME UNA FORTE CONNOTAZIONE SPIRITUALE, PARLANDO DI UN’ANIMA TORMENTATA, PERSA NELLA SUA SOLITUDINE IN PREDA AI SUOI DEMONI INTERIORI. A CHI SONO RIVOLTE LE SUE PREGHIERE, QUAL È IL LORO SIGNIFICATO? 
“Questa canzone, come significato, si ricollega da vicino all’opener, ‘Rise’. Questa parla di come le cose si stiano muovendo nel mondo e di quello che sta accadendo in particolare in America. Noi, come americani, lasciami dire che siamo imbarazzati da queste elezioni presidenziali, che stanno prendendo una piega assurda, assolutamente senza senso. Ci vergogniamo di come si sia ridotto il nostro paese e abbiamo una gran voglia di reagire, di avere qualcuno che ci rappresenti veramente e non i candidati che abbiamo in questo momento. Desideriamo sollevarci contro chi ci opprime e mostrare la nostra forza, tutti assieme. Le persone possono e devono ribellarsi, unendosi e lavorando assieme per il bene comune. Sentiamo che abbiamo questa possibilità, siamo in grado di unirci in una voce sola e cambiare quello che non ci piace di questo mondo e di chi lo governa. Noi, da questo punto di vista, abbiamo lanciato una campagna sui social network chiamata ‘Reason To Rise’. Tutti e tre ci siamo impegnati in prima persona per delle cause che ci stessero a cuore. Ci siamo concentrati su alcune delle più grandi tragedie che stanno avvenendo attualmente, prima fra tutte la tratta degli esseri umani. Ognuno di noi si è focalizzato su un tema specifico e le persone che seguono questa campagna possono raccontare quali siano i temi che più toccano la loro sensibilità. Il raccogliere così tanti individui per combattere queste battaglie ha un che di edificante, permette davvero di ripulire la coscienza e guardare al futuro con maggiore positività. Tutte le volte che suoniamo ‘Rise’, ‘Prayers For The Damned’ o ‘Rise Of The Melancholy Empire’, ci viene da pensare che avevamo proprio bisogno di scrivere canzoni del genere, con questa forza ed energia”.

SPERANZA, RISCATTO E RINASCITA SONO CONCETTI DA SEMPRE PRESENTI NELLA MUSICA DEI SIXX:A.M.. LI AVETE AFFRONTATI IN MODO PROFONDO E SFACCETTATO FIN QUI, COMPONENDO TESTI DI GRANDE SENSIBILITÀ PSICOLOGICA. CREDI CHE LA MUSICA POSSA DARE DAVVERO UNA MANO ALLE PERSONE A REAGIRE E AFFRONTARE I LORO PROBLEMI, O SERVA SOLTANTO COME SPUNTO DI RIFLESSIONE?
“Non abbiamo mai cercato di scrivere canzoni allo scopo di far reagire le persone, di portarle  ad avere determinati comportamenti. Non ci siamo posti l’obiettivo ora o in passato di avere testi che portassero chi le ascolta a un cambiamento nelle loro vite, non ci siamo spinti a pensare una cosa del genere. Se poi un individuo scova quel tipo di significato nelle lyrics, se gli fa scattare dentro un certo tipo di reazione, è perché nel suo cuore c’era già la risposta e la musica non ha fatto altro che permetterle di venir fuori. D’altronde, l’interpretazione che posso dare io di alcune parole non sarà la stessa che potrai dare tu, quindi non ci può essere un testo scritto apposta per causare precise dinamiche emozionali in chi ci ascolta. Pensiamo a ‘Life Is Beautiful’: è un canzone che parla chiaramente della disintossicazione dall’abuso di droghe pesanti. Molte persone hanno abbracciato totalmente il mood del pezzo, l’hanno fatto proprio, anche se non hanno mai avuto alcun problema con le droghe nella loro vita. Costoro hanno trovato in ‘Life Is Beautiful’ qualcosa che li ha toccati in profondità, con motivazioni differenti da quelle per cui il brano era stato originariamente scritto. Per me alcune parole possono dare un certo messaggio, per te un altro, ma l’effetto finale è lo stesso: permette di guardare alla tua vita sotto una luce diversa da quella consueta. Puoi chiedere a un milione di persone di ascoltare ‘Life Is Beautiful’ e riceverai da esse altrettante reazioni emotive, perché la cosa più bella è che alla musica ognuno risponde alla sua maniera, non c’è un modo univoco di viverla e interpretarla”.

DAL PUNTO DI VISTA VOCALE, MI PARE ABBIATE SPERIMENTATO MOLTO, USANDO APPROCCI FINORA POCO O MAI UTILIZZATI. DESIDERO SAPERE COME HAI LAVORATO SU QUESTO ASPETTO E QUALI ESPERIMENTI TI SEI SPINTO A PROPORRE.
“Fin dall’inizio io, Nikki e DJ avevamo l’intenzione di offrire un disco con grandi arrangiamenti vocali. Negli anni ci siamo sempre immaginati cosa avremmo potuto creare se avessimo lavorato insieme come una vera band e per diversi motivi non ci siamo mai potuti spingere così avanti come accaduto in questa occasione. ‘Prayers For The Damned Vol.1’ è l’album che avremmo sempre voluto scrivere da quando ci siamo formati, mi sento di dire che a livello vocale ci siamo superati e abbiamo dato agli arrangiamenti delle voci un’attenzione che in passato non eravamo mai riusciti a dare così bene. È stato fondamentale in questo caso l’apporto delle due coriste, che ora hanno un ruolo ben definito nei Sixx:A.M. e hanno lavorato insieme a noi a stretto contatto in studio di registrazione. Così siamo potuti arrivare a un’idea di suono che in precedenza non eravamo riusciti a ottenere compiutamente”.

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