Quasi a sorpresa, dal calderone del black metal atmosferisco di una certa qualità a cui la Avantgarde Music ci ha abituato negli ultimi anni emergono gli Skaldr, formazione americana praticamente al debutto (un solo precedente disco all’attivo, quasi del tutto autoprodotto) che con questo nuovo “Samsr” ci riporta invece al black metal melodico di matrice svedese del tempo che fu, citando Dawn, Windir o Dissection senza apparirne dei cloni.
Gli Skaldr infatti sono americani, piuttosto giovani e seriamente intenzionati ad intraprendere un percorso ben lontano dal semplice omaggio di una tradizione. Il chitarrista Brent, insieme agli altri due membri Harry e Carey, ci fornisce le coordinate principali del progetto e le prossime mosse degli Skaldr.
LA PRIMA PARTE DELLA STORIA DEGLI SKALDR SI INCROCIA ANCHE CON QUELLA DELLE ASAGRAUM (BLACK METAL BAND PROVENIENTE DALL’OLANDA, IN GRANDE SPOLVERO NEGLI ULTIMI ANNI), È CORRETTO? AVENDO FATTO PARTE DELLA FORMAZIONE DAL VIVO DELLE ASAGRAUM PER UN PO’, PER CASO GLI SKALDR HANNO PRESO FORMA IN QUELLE OCCASIONI?
– No, noi ci conoscevamo già, però abbiamo effettivamente incontrato Amber e Hanna delle Asagraum il giorno del live che gli Skaldr avrebbero dovuto aprire per loro a Washington. Sapevamo che fino a quel momento sarebbero state in tour negli Stati Uniti come duo, quindi le abbiamo contattate per chiedere se fossero interessate ad utilizzarci come chitarre ritmiche e basso per lo spettacolo che avremmo tenuto insieme e, sorprendentemente, hanno detto di sì!
Mancava poco più di una settimana, quindi avevamo poco tempo per imparare tutte le loro parti, ma le abbiamo studiate ogni giorno e alla fine è andato tutto incredibilmente bene. Dopo che la serata a Washington è andata per il meglio, ci hanno invitato a suonare con loro la data successiva a Philadelphia. Sono state solo due serate, ma siamo diventati subito amici delle Asagraum. È stata un’esperienza incredibilmente gratificante.
PERCIÒ, QUANDO È NATA L’IDEA DI SKALDR?
– La prima formazione degli Skaldr, così come la conosciamo, è nata come progetto secondario tra Tommy (batteria) e Harry (chitarra) che condividevano entrambi l’interesse per la musica black metal. Carey si è unito al gruppo nei mesi successivi per fornire la voce, imbracciando anche il basso. La band ha reclutato anche un altro amico comune per suonare la chitarra solista, anch’egli di nome Tommy.
Questi quattro ragazzi hanno realizzato un primo demo senza ancora un moniker – demo che all’epoca era molto più thrash come direzione. A quel punto Tommy (chitarra) ha dovuto abbandonare il progetto e Carey, con cui vivevo da molti anni, mi ha chiesto se fossi interessato a unirmi a loro nel dicembre 2018. Il resto, come si dice, è storia.
A quel punto, il gruppo ha iniziato a prendere un po’ più sul serio l’idea di suonare dal vivo e di registrare un album. questo ha portato al nome della band – Skaldr – all’inizio del 2019 e alla rielaborazione di diverse canzoni esistenti, in modo da trasformare alcuni elementi thrash e consolidare di più l’atmosfera melodica del black metal scandinavo, le fondamenta con cui la gente è ora in grado di identificarci.
VENITE DAGLI STATI UNITI, UN LUOGO CON UNA SCENA E UN SUONO BLACK METAL ORMAI CARATTERISTICI E ‘PROPRI’. NEL VOSTRO CASO PERO’, SUONATE MOLTO PIÙ VICINI AL BLACK METAL EUROPEO DELLA SECONDA ONDATA, ORMAI ‘CLASSICO’. DOVE VI SENTITE DI COLLOCARVI NELLA TRADIZIONE DEL BLACK METAL?
– Ciò che ci fai notare ci è stato detto molto spesso dall’uscita di “Saṃsṛ”. È innegabile che si senta un’ampia influenza da parte di una lunga lista di band scandinave, principalmente quelle che vengono considerate black metal band della ‘seconda ondata’, provenienti da Svezia e Norvegia: Dissection, Dawn o Windir, solo per citarne alcune.
Le connessioni globali create da internet hanno davvero abbattuto le barriere che un tempo separavano un gruppo da un altro. La musica ora può trascendere il proprio punto di origine, grazie al fatto che i musicisti hanno accesso abbastanza libero a qualsiasi tipo di musica. In questo senso, il black metal nel suo complesso è molto meno underground di un tempo.
Tornando alla tua domanda, gli Skaldr continuano a portare avanti la fiaccola che i titani del black metal melodico e folk hanno portato prima di noi. Come band cerchiamo di prestare la nostra voce ad un coro più ampio, quello dell’eredità della musica black metal. In fin dei conti, facciamo musica che ci piace e che ascolteremmo anche noi se fossimo semplicemente degli estranei ascoltatori. Anche solo il considerare di collocarci nello spettro dell’eredità del black metal è intimidatorio, per noi, è una grande responsabilità!
C’È UN VOSTRO DISCO PRECEDENTE A “SAMSR”, IN GRAN PARTE AUTOPRODOTTO. ALL’EPOCA È STATA UNA SCELTA AUTOPRODURSI? COME CONSIDERATE ORA QUELLE CANZONI?
– All’epoca non conoscevamo altro modo per uscire sul mercato, se non quello di autoprodurci, quindi tutto è nato più per necessità che altro. Ci siamo appoggiati molto all’esperienza del nostro tecnico di registrazione (Tony dei Trepan Studios), che ha anche mixato e masterizzato “Scythe Of Our Errors”.
Questa è stata la prima esperienza di registrazione di un album completo che ognuno di noi ha avuto e Tony è stato fondamentale nell’assicurarsi che fossimo a nostro agio e in grado di avere successo con il disco.
Ci sono sicuramente dei momenti di “Scythe” che hanno un grande valore per noi, sia per nostalgia, sia perché spaccano ancora, come si dice. Ma quando proviamo insieme siamo più inclini a voler suonare il nostro materiale più recente.
IL NUOVO DISCO È UN GRANDE PRODOTTO CHE RIESCE AD ESSERE ALLO STESSO TEMPO SIA COMPLESSO CHE DIRETTO. LE STRUTTURE DELLE CANZONI NON SONO LINEARI, MA LE MELODIE DELLE CHITARRE E ALCUNI RITORNELLI NON HANNO BISOGNO DI MOLTI ASCOLTI PER ESSERE RICORDATI. CHE NE DITE?
– Grazie! Tutto ciò che dici è stato del tutto intenzionale. Pensavamo che gran parte del nostro primo disco soffrisse un po’ della sensazione che tutto risultasse come un insieme di riff incollati insieme, piuttosto che canzoni scritte e pensate come ‘complete’ sin dal principio.
La nostra visione per “Saṃsṛ” è stata più chiaramente definita fin dall’inizio, ovvero strutture di canzoni relativamente dirette in cui le complessità derivano dalla stratificazione delle singole parti. Naturalmente, anche melodie orecchiabili che hanno la tendenza ad essere immediate per l’ascoltatore.
UN ALTRO GRANDE ELEMENTO DI “SAMSR” È L’USO DI CHITARRE ACUSTICHE. PERCHÉ VI PIACE INSERIRLE, OLTRE A SEGUIRE UNA TRADIZIONE DEL BLACK METAL? QUAL È IL LORO SCOPO, NELLA VOSTRA IDEA?
– Harry ha una formazione in chitarra classica ed è un musicista molto dotato. È anche il principale autore dei pezzi. Quindi l’inclusione e l’uso di chitarre acustiche è sempre stato destinato a far parte dell’identità degli Skaldr.
Una parte importante del nostro processo di scrittura è sentire come suonano le idee fondamentali espresse nelle nostre canzoni siano esse melodiche, dissonanti o di altro tipo: intendo proprio nella loro forma più elementare e non amplificata o eccessivamente arrangiata. Da lì costruiamo il resto e spesso questo fa sì che, come hai detto tu, i pezzi non richiedano molti ascolti per emergere.
Un altro aspetto importante dell’espressione di noi stessi attraverso la musica black metal è dimostrarne la bellezza con una sorta di contrasto dinamico. Uno dei modi principali in cui riusciamo a raggiungere questo obiettivo è attraverso le chitarre classiche e acustiche.
GLI ARTWORK DI ENTRAMBI GLI ALBUM SI CONCENTRANO SUI PAESAGGI, MA CON UN EVIDENTE TOCCO SPIRITUALE. È QUESTO IL CONCETTO ALLA BASE DEI TESTI E, PIÙ IN GENERALE, DELLA BAND?
– I paesaggi di entrambi gli album sono certamente rappresentativi delle idee espresse nella scrittura. In “Scythe” è più una rappresentazione allegorica di un punto d’arrivo, determinato dai percorsi che abbiamo scelto di intraprendere come gruppo. In “Saṃsṛ” è più una rappresentazione delle varie fasi personali di un viaggio ed in questo senso, potrebbero essere interpretati come spirituali.
“Scythe” è un lamento su come il concetto di umanità potrebbe essere giustapposto a ciò che siamo in realtà e a dove stiamo andando, mentre “Saṃsṛ” è una sorta di immersione profonda nell’esperienza di alcuni dei dolori più profondi della vita e dei sentieri percorsi per comprenderli e contestualizzarli. Entrambi esplorano temi di etica esistenziale personale o sociale, ma chiamarli spirituali significherebbe sovvertire il senso di nichilismo di fondo che definirei molto più vicino a quello che vogliamo esprimere.
La spiritualità serve come espediente per spiegare e confortare, ma i nostri testi non guardano al mondo in questo modo: tutte le cose finiscono e, se c’è un conforto, è nel fatto che nasce sempre qualcosa di nuovo per ricominciare.
È PREVISTA ATTIVITÀ DAL VIVO REGOLARE IN FUTURO?
– Assolutamente sì. Stiamo pianificando la partecipazione ad almeno un festival in Europa nel 2026 e speriamo di avere spettacoli dal vivo da proporre anche nel 2025. Al momento non abbiamo un batterista a tempo pieno, quindi dobbiamo decidere con molta attenzione quali spettacoli dal vivo accettare. Per lo più stiamo aspettando che si presentino le occasioni giuste.
IN UN MERCATO SOMMERSO DI GRUPPI E IN UNA SCENA MUSICALE SEMPRE PIÙ ORIENTATA VERSO LE USCITE DIGITALI, COSA VI ASPETTATE PER LA MUSICA DEGLI SKALDR?
– Il black metal è un genere che ha una fanbase particolarmente fedele e gran parte di questa scena nutre un profondo amore e apprezzamento per l’arte dei supporti fisici. Essendo noi stessi collezionisti e appassionati, abbiamo lavorato duramente per garantire che tutto il merchandise fisico di Skaldr possa guidare l’ascoltatore attraverso il viaggio dell’album insieme a noi. Saremo profondamente grati a chiunque faccia di tutto per acquistare uno dei nostri album.
Detto questo, lo streaming non solo è molto più conveniente, ma è anche inevitabile. Non abbiamo assolutamente alcuna remora a che qualcuno scelga un mezzo digitale per consumare la nostra musica. Siamo felici che qualcuno si diverta ad ascoltare gli Skaldr, indipendentemente da come e dove.
COSA SIGNIFICANO PER VOI LE PAROLE BLACK METAL? IN QUALSIASI SENSO LE POSSIATE CONCEPIRE…
– Brent: Questa è una domanda davvero interessante alla quale, a dire il vero, non ho mai pensato molto. Se dovessi distillare i miei sentimenti in parole, credo che comincerei con il dire che il black metal non è solo la musica che ascoltiamo quando mettiamo su un disco che è stato classificato da qualcuno come ‘musica black metal’, ma anche tutta un’etica collegata.
Esplora la rabbia, il dolore, la collera, il disgusto, la disperazione, la mancanza di speranza, tutte parti oscure e scomode dell’umanità che gli esseri umani spesso faticano ad articolare. Il black metal ci dà uno sfogo per farlo. Questa espressione oscura è davvero qualcosa di catartico e bellissimo.
Inoltre, il black metal è una comunità di persone: amo molti generi musicali e non ho mai visto una fanbase più devota e sinceramente attenta di quella dei fan del black metal. È davvero speciale e merita di essere celebrato.
– Carey: Sono pienamente d’accordo con tutti i pensieri di Brent. Credo che nel corso del tempo il black metal sia diventato ciò che è, c’è sempre stato un ampio grado di rabbia e ribellione e molta repulsione espressa per il modo in cui l’umanità è sempre stata.
Oltre a un’osservazione delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti più oscuri, direi che questa nozione di forza dell’io e il suo desiderio di trascendere le tendenze più brutte e basse della società nel suo complesso sono particolarmente intrinseci al significato del black metal. Il che comporta certamente una certa ironia, dato che a un certo punto si nota la velocità con cui le idee si conglomerano e si trasformano nella loro stessa forma di conformità e isolamento ma ehi, forse questo sta diventando un discorso troppo metafisico!
– Harry: Per me il black metal è in netto contrasto con la maggior parte della mia vita.
Di giorno devo essere accessibile, professionale e in generale attento a come mi presento nella vita di tutti i giorni. Il black metal è la ribellione a tutto questo. È forte, abrasivo, crudo e disposto a esplorare i temi e i paesaggi sonori più inavvicinabili di quasi tutti i generi musicali.
C’è catarsi nel permettere apertamente al dolore, al disagio, alla rabbia e all’oscurità di guidare il processo creativo senza preoccuparsi di ciò che il resto del mondo ha da dire al riguardo.
Inoltre, la comunità del black metal è rimasta fedele a se stessa nonostante le torsioni e i cambiamenti della cultura in generale, e anche se alcuni settori della comunità del black metal hanno ideologie che non sposeremo mai, trovare un così forte senso di comunità e di appartenenza all’interno della scena generale non è comune.