Numerosi cambi di line-up e una pandemia in corso non hanno impedito agli Skeletal Remains di confezionare e dare alle stampe il loro album più competitivo. “The Entombment Of Chaos”, da poco uscito per Century Media Records, ha infatti visto i giovani californiani concentrarsi ulteriormente su un progetto che già agli esordi aveva fatto intravedere numeri molto promettenti e realizzare un gioiellino di death metal classico che ha tutte le carte in regola per reggere la prova del tempo. Il chitarrista/cantante Chris Monroy è prima di tutto un fan e cultore di tutto ciò che è death metal vecchio stampo e questa sua passione anima ogni aspetto della sua band, la quale è solita presentarsi ad ogni nuovo appuntamento mossa da un entusiasmo e da una dedizione sempre più palpabili. Una carriera in netta ascesa che ha ora trovato in “The Entombment Of Chaos” il suo capitolo di maggior pregio. Ne parliamo con il giovane musicista statunitense, raggiunto via Skype qualche settimana fa…
“THE ENTOMBMENT OF CHAOS” È IL VOSTRO ALBUM PIÙ CUPO E PESANTE. SAPEVI CHE SAREBBE VENUTO IN QUESTA MANIERA O È STATA UNA SORPRESA ANCHE PER TE?
– Devo dire che me lo aspettavo. Puoi notare una progressione in questo senso, a partire dal nostro primo album. Ogni uscita si è rivelata più aggressiva e, tutto sommato, più tecnica della precedente. Era solo questione di tempo prima che arrivassimo alla formula che puoi sentire sul nostro nuovo lavoro. Mi piace pensare che con il passare degli anni il gruppo sia maturato sotto ogni aspetto: qualche anno fa non saremmo stati in grado di comporre e suonare le canzoni di “The Entombment of Chaos”, ma oggi questo tipo di partiture sono pienamente alla nostra portata. Sono molto soddisfatto: abbiamo realizzato un disco che va ascoltato dall’inizio alla fine per essere del tutto compreso, è un vero e proprio viaggio. Inoltre, sembra che i fan e il pubblico lo stiano apprezzando: sta già vendendo più copie del disco precedente e siamo solo al principio.
PURTROPPO NON POTRETE PROMUOVERLO DAL VIVO, ALMENO PER IL MOMENTO…
– Sì, è una grande seccatura. In tempi normali saremmo già in tour, mentre ora ci tocca restare a casa. Ovviamente non siamo gli unici: l’intera industria musicale sta soffrendo. Dovremo essere pazienti e sperare che la situazione migliori. Non so se riusciremo a comporre musica nell’attesa, ma nel frattempo mi sto tenendo impegnato promuovendo il disco. Non ho mai fatto così tante interviste in vita mia.
“THE ENTOMBMENT OF CHAOS” ESCE PER CENTURY MEDIA RECORDS IN TUTTO IL MONDO. SUPPONGO CHE NON ABBIATE MAI GODUTO DI UNA SIMILE SPINTA A LIVELLO PROMOZIONALE.
– Sì, i primi due album uscirono per una piccola etichetta tedesca, mentre “Devouring Mortality” venne pubblicato dalla Century Media solo in alcuni territori, mentre la Dark Descent curò il mercato nordamericano. Questo è il primo album a uscire su Century Media ovunque e non ho potuto fare a meno di notare un netto miglioramento sul fronte promozionale. Resto dell’idea che oggigiorno, almeno nel nostro campo, spetti soprattutto ad una band farsi notare, suonando live il più possibile, ma avere alle spalle una casa discografica importante rappresenta senz’altro un bel vantaggio. Siamo molto soddisfatti del loro operato e siamo felici che il nostro primo album per loro sia così competitivo. Ci siamo trovati e abbiamo iniziato a lavorare insieme in quello che è un grande momento per noi.
TORNIAMO ALLA MUSICA DEL DISCO: PARLAVAMO DI UN SUONO PIÙ DENSO E MASSICCIO. HO PENSATO PIÙ AI MORBID ANGEL CHE AI DEATH QUESTA VOLTA…
– E’ un paragone che ci sta. L’idea era quella di sfruttare al massimo il nostro miglioramento a livello tecnico: la nuova line-up mi ha messo nelle condizioni di pensare a brani più articolati e alla fine è stato naturale ritrovarsi a suonare su trame influenzate dai Morbid Angel. La loro progressione nei primi tre o quattro album è una grossa fonte di ispirazione per me. E’ stato però importante mantenere un’impronta più diretta in certi frangenti e ricorrere qua e là a formule che ormai potremmo definire tipicamente Skeletal Remains: dopo tutto, siamo influenzati da una vasta gamma di band e correnti death metal e non siamo qui per rinchiuderci in una nicchia. Il nostro sound si è incupito, ma si è anche fatto più versatile.
AI VOSTRI ESORDI SI SPRECAVANO I PARAGONI CON PRIMI DEATH, PESTILENCE, OBITUARY…
– Sì, il gruppo è in effetti partito come un omaggio a quelle formazioni. Io all’epoca venivo da thrash e suonavo ancora con i Fueled By Fire: gli Skeletal Remains – inizialmente noti come Anthropophagy – erano un passatempo. Mi divertivo a coverizzare vecchi brani death metal con degli amici in sala prove. Poi le cose hanno preso il volo, ma in principio l’impronta era sostanzialmente quella di un tributo ai primi gruppi death metal come Death e Obituary, al suono dei Morrisound Studios e ai primi album dei Pestilence. Amo l’approccio diretto e senza fronzoli di quei dischi: puoi infatti notare come i miei pezzi nei Fueled By Fire sfiorassero spesso territori death metal. Poi, suonando sempre più spesso, gli Skeletal Remains sono diventati una vera band e il tutto ha preso una piega più seria. Siamo migliorati come musicisti e abbiamo abbracciato altre influenze. Certi punti di riferimento tuttavia rimangono: oltre a Death, Pestilence e Obituary, mi preme citare i primi Morgoth e i Gorguts dei primi due album. Infine non vanno dimenticati i Demolition Hammer, i quali sono spesso stati a cavallo tra thrash e death. Entrambi i nomi del gruppo – Anthropophagy e Skeletal Remains – derivano da testi delle loro canzoni. Sono una band importante per noi.
PERCHÈ FRA TUTTE LE CORRENTI DEATH METAL TI SEI AFFEZIONATO AL TIPICO SUONO DEI VECCHI MORRISOUND? PERCHÈ DEATH E OBITUARY E NON ENTOMBED O INCANTATION?
– Amo praticamente ogni sottogenere death metal, ma ho una passione spiccata per i classici floridiani e band a loro accostabili, come appunto i primi Pestilence. Mi piacciono le dinamiche delle canzoni, il riffing pulito e tagliente, oltre al desiderio di progredire tecnicamente e di affrontare nuove sfide. Non credo però che noi approderemo mai su lidi propriamente techno-death, come fecero alcuni di questi maestri: abbiamo raggiunto un buon compromesso fra tecnica e linearità e credo che vi sia ancora molto da esplorare con questa formula. Per me è importante che un nostro brano sia vagamente orecchiabile, quindi non penso che andremo a incorporare elementi troppo bizzarri. Tornando alla tua domanda, sono un fan della scuola svedese e ascolto regolarmente i suoi classici, così come adoro gli Incantation e band come i Dead Congregation, i quali possono essere visti come i loro eredi più credibili. Come Skeletal Remains tuttavia vogliamo restare su questo suono più agile e dinamico, senza mai perdere di vista una certa pulizia del suono.
NON A CASO, PER IL MIXAGGIO E IL MASTERING VI SIETE AFFIDATI A DAN SWANÖ…
– Esatto. Lui è un maestro nel donare ai dischi su cui lavora un suono tanto heavy quanto chiaro. Le chitarre sono spesse e pesanti, ma puoi sentire benissimo tutte le evoluzioni degli strumenti. Trovo che oggigiorno ci siano troppe band che giocano a estremizzare il suono degli Incantation. La cosa sta diventando noiosa. Noi in questo senso sposiamo un’altra linea. Siamo più ‘musicali’, in un certo senso, anche se sempre di death metal si tratta.
LA COPERTINA È OPERA DI UN’ALTRA FIGURA LEGGENDARIA DEL MONDO DEATH METAL: IL FAMOSO DAN SEAGRAVE…
– Sì, lavorare con Dan è sempre un onore. Ha disegnato le copertine di moltissimi album iconici e potere accostare il suo nome al nostro è un sogno che diventa realtà. Per “The Entombment Of Chaos” abbiamo dovuto commissionargli la copertina molto prima che il disco venisse completato, in quanto non volevamo arrivare lunghi con i tempi, ma Dan è praticamente riuscito a leggerci nel pensiero: i toni cupi che ha utilizzato si sposano alla perfezione con la musica del disco. Siamo davvero soddisfatti.
“THE ENTOMBMENT OF CHAOS” È IL VOSTRO PRIMO ALBUM CON IL CHITARRISTA MIKE DE LA O E IL BASSISTA NOAH YOUNG. RICOLLEGANDOMI A QUANTO DICEVI PRIMA, PRESUMO CHE REPUTI QUESTA LINE-UP LA MIGLIORE PER GLI SKELETAL REMAINS…
– Sì, e di recente abbiamo accolto anche il nuovo batterista Pierce Williams. Non ha suonato sul disco, ma siamo buoni amici e sono convinto che con lui cresceremo ulteriormente. In particolare, sono molto felice di avere Mike accanto a me: non tutti lo sanno, ma faceva parte della band già agli inizi. Ha scritto il demo e metà dei brani del primo album con me. Poi è stato costretto a prendere altre strade, ma adesso abbiamo finalmente riformato la coppia di chitarristi originale. Con lui sono stato in grado di completare il materiale che avevo abbozzato per il nuovo album in poco più di un mese. Siamo davvero affiatati.
SUL DISCO È PRESENTE UNA COVER DI “STENCH OF PARADISE BURNING” DEI DISINCARNATE. UNA SCELTA PER INTENDITORI…
– Sì, tutto si riduce al discorso che ti facevo prima: adoro quel suono death metal americano dei primi anni Novanta. Praticamente tutte le uscite dal 1988 al 1993, i classici Roadrunner Records, ecc. Questa cover è stata sulla rampa di lancio per anni, ma ogni volta che decidevamo di registrarla accadeva qualcosa in seno alla band, costringendoci a rimandare. Sono felice che finalmente abbia visto la luce. E’ il nostro personale tributo a quel genio di James Murphy e a uno dei maggiori cult album di questo genere.
SI AVVICINA IL DECENNALE DELLA VOSTRA FONDAZIONE: SODDISFATTO DI QUANTO OTTENUTO SINORA?
– Puoi dirlo forte. Abbiamo pubblicato quattro album e ognuno è andato meglio del precedente, sia dal punto di vista artistico che commerciale. Abbiamo un grande affiatamento in seno alla band in questo momento e, Covid permettendo, siamo pronti a toglierci ulteriori soddisfazioni. Quando guardo agli ultimi dieci anni mi vengono in mente molti bellissimi ricordi: dal conoscere Marc Grewe dei Morgoth e Martin van Drunen degli Asphyx al Party.San festival in Germania – con Grewe che ci raggiunge poi sul palco – ad andare in tour con Obituary e Hatebreed. Entrambe queste band ci hanno trattato benissimo nonostante fossimo gli ultimi arrivati. Jamey Jasta ci ha voluto fortemente con loro e ogni giorno ha fatto in modo che avessimo tutto quello di cui avessimo bisogno. E’ una bella sensazione sapere che questi personaggi così importanti sono ancora umili e genuinamente appassionati alla musica e alla crescita del movimento. Non possiamo che prendere esempio da loro.