SKID ROW – Per amore della musica

Pubblicato il 17/10/2022 da

Famosi per due album folgoranti – il debutto omonimo e il seguente “Slave To The Grind” – gli Skid Row come molti altri colleghi non sono riusciti a mantenere la stessa popolarità quando i gusti del pubblico, nei primi anni ’90, hanno cominciato a cambiare. L’hard rock metallizzato, divertito e sfavillante del decennio precedente lasciava posto a umori ben più tristi e un modo di intendere il rock che poco si conciliava con le atmosfere da party e le frivolezze che andavano prima per la maggiore. In tutto questo pandemonio che avrebbe azzerato un’intera scena, gli Skid Row non sono veramente scomparsi. Negli anni 2000 sono riapparsi con nuova musica, senza riscuotere grandi consensi, lontani dai fasti del passato ma soprattutto considerati un oggetto demodé, anacronistico, fuori dal tempo. Hanno tenuto duro, sperimentando, cambiando cantanti, provando infine a riavvicinarsi alle sonorità che li avevano resi celebri, . Con l’entrata in formazione dell’ex H.E.A.T Erik Grönwall, ecco preparata la rivincita, da compiersi in grande stile: ed è quello accaduto con “The Gang’s All Here”, un disco generoso nel dispensare nuovamente un hard rock scatenato, pieno di feeling, voglia di lasciarsi andare e non stare troppo a pensare a grandi temi, problemi, disagi, il mondo che va a rotoli. Abbiamo raggiunto una delle colonne portanti della band, il chitarrista Dave ‘Snake’ Sabo, per farci raccontare di questo momento e di questa ‘riscossa’ per una formazione forse messa in disparte troppo in fretta.

SONO TRASCORSI SEDICI ANNI DAL VOSTRO PRECEDENTE ALBUM “REVOLUTIONS PER MINUTE” E OTTO DALL’ULTIMO EP “RISE OF THE DAMNATION ARMY – UNITED WORLD REBELLION: CHAPTER TWO”. COME MAI È PASSATO TUTTO QUESTO TEMPO PER AVERE UN NUOVO ALBUM DEGLI SKID ROW? E PERCHÉ ARRIVA PROPRIO ADESSO?
– Sai, in questi anni abbiamo comunque suonato dal vivo, accumulando tour su tour. E per noi comporre durante i tour è molto complicato. Non ci siamo concessi nemmeno pause così lunghe da una serie di date e l’altra, così i piani per un nuovo album sono rimasti sostanzialmente fermi. La pandemia, costringendoci a fermarci, ci ha portato a organizzarci per scrivere nuova musica. È stato fondamentale lavorare con Nick Raskulinecz, il nostro produttore; sapevamo di avere per le mani dell’ottima musica, ma lui ci ha indirizzato al meglio nel trovare un suono che si riallacciasse ai nostri primi lavori. Ha cercato di tirare fuori l’essenza degli Skid Row, la loro anima, era veramente entusiasta di poter lavorare con noi e dare un contributo per far rendere al meglio la nostra musica. Ci ha chiesto di decostruire e ricostruire tutte le canzoni che gli abbiamo portato; ci siamo fidati di lui e l’abbiamo seguito, mantenendo un approccio il più aperto possibile ad altre idee esterne a quelle che avevamo noi in quel momento. È stata una splendida esperienza, Nick è un nostro fan, conosce benissimo la nostra storia e tutto quello che ci riguarda da vicino, ci ha visto spesso dal vivo. Aveva una chiara visione di cosa volesse ottenere da noi, un classico album degli Skid Row, che suonasse come un disco di oggi ma che fosse inconfondibile nell’identificare il gruppo. Era sempre con noi quando provavamo in studio, ci dava opinioni molto dettagliate su quello che stavamo suonando, dicendoci cosa gli piaceva e cosa secondo lui andava tolto o modificato. Ha compiuto un lavoro maniacale, ci ha portato a riflettere in profondità su quanto stavamo facendo e ad aprirci a soluzioni che non avevano immaginato. Per tutti i brani di “The Gang’s All Here” siamo andati avanti a perfezionare ogni dettaglio finché Nick non pensava che fosse tutto perfetto e non ci fosse bisogno di fare altro. È stato duro e sfidante, ma nella maniera migliore possibile.

PER QUESTO DISCO AVETE UN NUOVO CANTANTE, ERIK GRÖNWALL, CONOSCIUTO PER I SUOI TRASCORSI NEGLI H.E.A.T.. COSA HA PORTATO NELLA BAND E COME SI È INTEGRATO CON IL RESTO DELLA LINE-UP?
– Siamo fortunati ad averlo tra le nostre fila, è una forza della natura, un cantante estremamente talentuoso. È inoltre un’ottima persona, uno con cui è un piacere avere a che fare. È positivo, ha un buon senso dell’umorismo, e sul piano musicale sa far sua sia la musica recente, quella di “The Gang’s All Here”, che quella dei nostri album più datati. È anche un ottimo performer, si è integrato benissimo con il resto della band.

COME SIETE ARRIVATI A ERIK, COME VI SIETE ACCORTI CHE SAREBBE POTUTO ESSERE IL CANTANTE IDEALE PER GLI SKID ROW?
– Era nei nostri radar già da qualche tempo. Lo conoscevamo già, da prima che facesse l’audizione per noi cantando “18 And Life”. Gli H.E.A.T avevano aperto per noi in un tour nel 2018-19, quindi conoscevamo le sue caratteristiche. Volevamo un cambiamento, qualcosa di diverso dal tipo di cantante che avevamo avuto nell’ultimo periodo. Ad orientare definitivamente la nostra scelta sono stati alcuni video dove Erik interpretava alcuni classici di Ronnie James Dio e gli Iron Maiden. Lì siamo rimasti davvero colpiti. Così lo abbiamo contattato e gli abbiamo chiesto di provare a cantare su un paio di pezzi; in quel momento non avevamo parlato né di una concreta ipotesi di entrare nella band, né di registrare un album. Nel giro di ventiquattrore ci ha risposto e inviato i brani che gli avevamo chiesto: il risultato era strabiliante! Gli abbiamo mandato un altro paio di canzoni, per essere sicuri della nostra scelta, e ha confermato pienamente le prime impressioni. Ci siamo risentiti e quando gli abbiamo chiesto se volesse unirsi a noi, non ha mostrato alcun tentennamento: ci ha risposto che sarebbe stato onorato di diventare il cantante degli Skid Row. A quel punto è entrato pienamente nei meccanismi del lavoro per il nuovo disco. Le tracce su cui ha iniziato a lavorare erano ancora in fase grezza in quel momento, la sua interpretazione ci ha sorpreso, perché in larga parte differiva da come ci saremmo aspettati che i brani suonassero una volta aggiunta la linea vocale. Ripeto, è un ragazzo molto positivo, ci ha dato tanto finora, in un tempo in fondo piuttosto limitato.

AVETE MODIFICATO QUALCOSA NELLE CANZONI QUANDO ERIK È ENTRATO NELLA BAND?
– No, gli abbiamo dato un’idea generale di come avrebbero dovuto funzionare le melodie vocali. Poi, seguendo il consiglio di Nick, abbiamo fatto un passo indietro e lasciato che facesse tutto da solo, senza dargli ulteriori suggerimenti. La sua prima interpretazione ci ha convinto, non c’è stato bisogno di toccare nulla e abbiamo tenuto tutto quello che ha cantato, senza dover rifare nulla.

L’IMPRESSIONE È CHE “THE GANG’S ALL HERE” SI AVVICINI PARECCHIO AI VOSTRI PRIMI DUE ALBUM. VOLEVO CHIEDERTI QUALE TIPO DI EMOZIONI E DI VIBRAZIONI VI COMUNICA, E SE A TUO PARERE QUEST’ULTIMO È UN DISCO CHE SI AVVICINA PIÙ AL VOSTRO ESORDIO, OPPURE A “SLAVE TO THE GRIND”.
– Sì, anche per noi questo disco è un ritorno al passato, ci fa riaffiorare le sensazioni che provavamo ai nostri esordi. Certo, “The Gang’s All Here” ha un suo suono e un suo carattere distintivo, ma a tutti noi della band riporta in mente come eravamo nei primi anni di attività, quando stavamo iniziando a plasmare la nostra musica.

UNA DELLE CANZONI CHE COLPISCE AI PRIMI ASCOLTI È “NOT DEAD YET”. POSSIAMO INTERPRETARLA COME UNA DICHIARAZIONE DI INTENTI DA PARTE VOSTRA, IL VOLER AFFERMARE CHE CI SIETE ANCORA, SIETE QUA PER LOTTARE PER LA VOSTRA MUSICA?
– Una cosa bella della musica è che lascia all’ascoltatore la libera interpretazione di quello che significa. Qualcosa di quello che affermi c’è, nella canzone: siamo un gruppo che non si è mai fermato, quello che facciamo lo facciamo perché ci piace, lo amiamo, non c’è altra ragione che ci spinge ad andare avanti. Non è una questione di soldi, riguarda l’amore che abbiamo per la musica. Qualcuno pensa che siamo finiti da un pezzo, che non ne abbiamo più, ma ci importa poco di queste opinioni. Crediamo in noi stessi e nella nostra musica, rifiutiamo di mollare. La canzone che ha citato rispecchia sicuramente l’attitudine della band.

IN EFFETTI MOLTI APPASSIONATI DI HARD ROCK PENSANO CHE SIATE ‘FINITI’ COI VOSTRI PRIMI DUE ALBUM. INVECE DA ALLORA LA VOSTRA STORIA È ANDATA AVANTI E, COME HAI DETTO PRIMA, NON VI SIETE PRATICAMENTE MAI FERMATI. SECONDO TE PERCHÉ MOLTE PERSONE SI FERMANO AL VOSTRO ESORDIO E A “SLAVE TO THE GRIND”, E NON PRENDONO GRANCHÈ IN CONSIDERAZIONE QUELLO CHE È ARRIVATO DOPO?
– I gusti delle persone cambiano, dopo un certo tempo si rivolgono ad altri gruppi, ad altri stili. È il ciclo della vita, è quello che avviene normalmente in tutti i settori. È importante per un gruppo restare creativi, per fortuna un certo interesse è rimasto, perché in molti hanno continuato ad aver voglia di sentire la nostra musica, infatti siamo stati spesso in tour. Con quest’ultimo disco speriamo di avvicinare qualche nuovo fan agli Skid Row, rafforzare il nostro seguito.

IN TUTTI QUESTI ANNI TU, RACHEL BOLAN E SCOTT HILL SIETE RIMASTI PUNTI FERMI NEGLI SKID ROW. COME SIETE RIUSCITI A MANTENERVI COSÌ UNITI IN TUTTO QUESTO TEMPO E COME DESCRIVERESTI IL VOSTRO RAPPORTO?
– Siamo come fratelli, rappresentiamo una famiglia e sappiamo che possiamo sempre contare uno sull’altro. Conosco questi ragazzi meglio di qualsiasi altra persona a questo mondo. Ci frequentiamo anche al di fuori dell’attività della band, c’è sempre stato e c’è tutt’ora grande rispetto tra di noi e la volontà di essere collaborativi. Adesso posso dirti che abbiamo un alto grado di elettricità ed eccitazione all’interno degli Skid Row, sentiamo che stiamo vivendo un momento importante, e la sintonia tra di noi è completa.

NEGLI ULTIMI ANNI AVETE AVUTO COME CANTANTE ZP THEART, GIÀ NOTO PER ESSERE STATO IL CANTANTE DEI DRAGONFORCE, UN PERSONAGGIO CHE HA PORTATO UNA CERTA ATTENZIONE SU DI VOI ANCHE DA PARTE DI CHI SOLITAMENTE NON SEGUE MOLTO LE VICENDE DEGLI SKID ROW. VOLEVO SAPERE COME GIUDICHI QUESTO PERIODO CON ZP THEART ALLA VOCE E QUALI SONO I MOTIVI CHE VI HANNO PORTATO A INTERROMPERE LA COLLABORAZIONE.
– È stato un periodo positivo, quello con lui alla voce. Tanti ottimi show, tanti bei momenti assieme, ho un buon ricordo di tutto quello che abbiamo fatto assieme. A un certo punto, semplicemente, le nostre strade non sono più andate in parallelo. Avevamo idee diverse su come andare avanti, abbiamo cercato un punto di incontro, ma ci siamo accorti che non eravamo più in grado di proseguire assieme. Non ci sono stati particolari conflitti o grossi problemi a dividerci, è solo subentrata la volontà di un cambiamento. ZP è un grande cantante e una persona con la quale ci siamo trovati benissimo, gli auguro il meglio per il futuro.

PROPRIO CON ZP THEART, NEL 2021, AVETE OMAGGIATO “SLAVE TO THE GRIND” DEDICANDOGLI ALCUNE DATE AMERICANE, DOVE SUONAVATE IL DISCO PER INTERO. VOLEVO SAPERE COME SONO STATI ACCOLTI QUESTI CONCERTI E SE IN QUALCHE MANIERA VI ABBIA FORNITO ULTERIORE ISPIRAZIONE PER LA COMPOSIZIONE DI “THE GANG’S ALL HERE”.
– È andata bene, il pubblico era entusiasta e noi pure, alcune canzoni le avevamo suonate davvero poco dal vivo ed è stato un piacere poterle rispolverare. Si è trattato inoltre di qualcosa di ristretto, giusto un paio di concerti, niente di più, ma è stato speciale, sia noi che chi è venuto a vederci si è divertito e si è emozionato.

NEL 2021 AVETE VISSUTO ANCHE MOMENTI DOLOROSI, CON LA MORTE DEL VOSTRO PRECEDENTE CANTANTE JOHNNY SOLINGER. COME AVETE VISSUTO QUESTO LUTTO? CHE RICORDO HAI DI JOHNNY, COME ARTISTA E COME PERSONA?
– Era un ragazzo molto divertente e un cantante talentuoso. Anche se non era da tempo il nostro cantante, è pur sempre stato con noi quindici anni, un periodo lungo e intenso. Se ne è andato troppo presto, ancora giovane, è stata una vera tragedia la sua morte. Ha lasciato tre splendidi bimbi, è difficile prendere consapevolezza che sia accaduto davvero e ora non ci sia più.

VORREI ADESSO FARE UN SALTO NEL PASSATO E CHIEDERTI, A DISTANZA DI ANNI, COSA PENSI SIA ANDATO STORTO CON IL VOSTRO TERZO DISCO “SUBHUMAN RACE”, CHE NON EBBE LO STESSO SUCCESSO DEI PRIMI DUE ALBUM E RIMASE SOSTANZIALMENTE INCOMPRESO E POCO CONSIDERATO. RIPENSANDO A QUEL DISCO, QUALI SONO I TUOI PENSIERI AL RIGUARDO?
– Quel disco mi piace, sono convinto sia un buon lavoro, purtroppo devo riconoscere che la band all’epoca aveva delle crepe al suo interno, non eravamo affatto uniti. C’erano forti divergenze dentro gli Skid Row, fummo in grado di completare l’album ma non fu una passeggiata. In effetti due anni dopo ci separammo, eravamo al limite. In “Subhuman Race” puoi sentire il sound di una band che sta andando in pezzi.

SIETE QUINDI RITORNATI IN ATTIVITÀ NEGLI ANNI 2000, QUANDO AVETE ASSUNTO UNO STATUS PIÙ UNDERGROUND. PER UNA BAND COME LA VOSTRA CHE AVEVA ‘ASSAGGIATO’ IL SUCCESSO SU VASTA SCALA, COME È STATO RIPARTIRE DAL BASSO, SENZA AVERE UN GROSSO PUBBLICO A SOSTENERVI E COME SIETE RIUSCITI A NON SCORAGGIARVI IN UNA SITUAZIONE SIMILE?
– Siamo semplicemente andati avanti perché ci piaceva suonare e scrivere nuova musica, senza stare troppo a preoccuparci di quanto riscontro commerciale avremmo ottenuto, di quanta gente sarebbe venuta a vederci in concerto. L’amore per la musica ci ha sostenuto, senza di esso avremmo già smesso da tempo. Per fortuna uno zoccolo duro di affezionati è rimasto, non ci ha mai abbandonato, senza di loro sarebbe stato difficile continuare così a lungo. È rimasta intatta la voglia di essere una band, di suonare assieme: la passione per questo lavoro non è mai venuta meno. Considero gli Skid Row una famiglia, sono affezionato anche a quei musicisti che sono stati con noi per poco tempo, il solo fatto che abbiano contribuito agli Skid Row li mette per me sotto una luce speciale.

PROPRIO RIPENSANDO ALLE VOSTRE USCITE DISCOGRAFICHE DAL 2000 AD OGGI, ESCLUDENDO “THE GANG’S ALL HERE”, VORREI CHIEDERTI QUALI PENSO SIANO LE LORO QUALITÀ MIGLIORI E QUALI SONO LE TUE CANZONI PREFERITE.
– Le mie preferite di quel periodo sono “One Light” da “Thickskin” e “Disease” da “Revolutions Per Minute”. Mi piace di quei dischi che abbiamo cercato di progredire e di fare qualcosa di diverso da quello per cui eravamo conosciuti. E difficilmente, non ci fossero stati questi album, saremmo potuti arrivare fino a “The Gang’s All Here”.

CICLICAMENTE EMERGONO VOCI DI UNA POSSIBILE REUNION CON IL VOSTRO PRIMO CANTANTE, SEBASTIAN BACH. C’È STATO VERAMENTE UN MOMENTO IN CUI SIETE ANDATI VICINI ALLA REUNIONI, OPPURE SI È SEMPRE TRATTATO DI DICERIE SENZA ALCUN FONDAMENTO?
– Non si è mai andati veramente vicini a una reunion con Sebastian. Qualche volta in passato se ne è parlato, senza portare avanti granché il discorso. Giusto qualche ipotesi molto vaga, mai nulla di concreto.

RESTANDO IN TEMA: HAI SEGUITO SEBASTIAN BACH NELLA SUA CARRIERA DA SOLISTA? TI PIACE QUELLO CHE HA FATTO DOPO L’ESPERIENZA CON GLI SKID ROW?
– A dire il vero non ci ho mai prestato molta attenzione, il mio focus è sugli Skid Row.

GUARDANDO ALLA SCENA HARD ROCK ODIERNA, QUALI SONO I TUOI ASCOLTI PREFERITI TRA I GRUPPI CONTEMPORANEI.
– Mi è piaciuto l’ultimo Halestorm ma, se devo essere sincero, tendo ad ascoltare maggiormente gruppi come Exodus o Testament, cose simili. Mi è di ispirazione vedere come hanno portato avanti la loro musica e sono riusciti a rimanere ad alti livelli.

COME ULTIMA DOMANDA, TI CHIEDO QUALI SONO I VOSTRI PIANI FUTURI E COME INTENDETE PROMUOVERE “THE GANG’S ALL HERE”.
– Ci sarà un piccolo tour nel Regno Unito in ottobre-novembre, mentre nel 2023 cercheremo di tornare per un tour europeo più esteso.

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