Il binomio Skid Row e Sebastian Bach pare sia indissolubile per molti fan nostrani, che da tre lustri bramano una reunion che fortunatamente (per chi scrive) ad oggi appare come un miraggio nel deserto. In questi giorni è stato ufficializzato un tour europeo in compagnia degli Ugly Kid Joe che non prevede purtroppo alcuna tappa in Italia, confermando il differente approccio tra il pubblico nostrano (spesso conservatore) e quello nord europeo (generalmente progressista). E’ un peccato che questo pregiudizio diffuso impedisca di apprezzare con la necessaria onestà intellettuale un lavoro fresco ed ispirato come “United World Rebellion – Chapter One”. Il cantante texano Johnny Solinger risponde con genuina disponibilità e precisione alle nostre domande, rendendo così estremamente piacevole la nostra conversazione, imperdibile per chiunque sia convinto che la band nativa del New Jersey abbia ancora qualcosa di valido da offrire. Tutti gli altri possono tranquillamente consolarsi con i primi due studio album…
CI PUOI SVELARE IL CONCEPT CHE SI CELA DIETRO “UNITED WORLD REBELLION”? EFFETTIVAMENTE LA SCELTA DI PUBBLICARE TRE EP DISTINTI DA PARTE VOSTRA E’ PIUTTOSTO CURIOSA, SOPRATTUTTO IN UN PERIODO STORICO NEL QUALE NON SI VENDONO PIU’ TANTI DISCHI…
“Concettualmente questo progetto rappresenta parecchie cose, ma preferiamo lasciare ai fan la libertà assoluta di interpretare il nostro messaggio, come peraltro dovrebbe avvenire in ogni forma d’arte. Dal mio punto di vista ‘United World Rebellion’ simboleggia la tolleranza, ma in questo mondo oramai ne è rimasta ben poca, così come la stima ed il rispetto nei confronti del prossimo. Stiamo ancora lavorando sui testi e sulla musica che faranno parte del secondo capitolo; questo non è un lavoro preconfezionato suddiviso in tre parti per comodità, ma rappresenta una sorta di ‘work in progress’ che si evolve passo dopo passo. Tutto ciò è molto eccitante e interessante, per noi come per gli altri, perché non sappiamo esattamente cosa ne verrà fuori. Abbiamo voluto far emergere la qualità del nuovo materiale, cercando di mantenere il suono più fresco ed attuale possibile, mantenendo un occhio di riguardo per i costi di produzione. La crisi dell’economia mondiale ha giocato una parte in questa decisione, ma non è stato il fattore determinante che ci ha spinto a ridurre le spese. In passato una band pubblicava un disco contenente una dozzina di canzoni e nel migliore dei casi intraprendeva un tour promozionale che durava circa due anni. Abbiamo deciso di separare la nostra visione in tre capitoli, ognuno dei quali vedrà la luce a distanza di circa otto mesi. Questo approccio ci aiuta nel processo creativo, possiamo stare in tour costantemente, mantenendo costi bassi e qualità alta. La parola d’ordine è: ‘no filler’! Credo sia un approccio raramente sperimentato prima, e lo amo”.
DI SOLITO COMPONETE I BRANI INIZIANDO DA UN RIFF O DAI TESTI?
“Il tutto parte semplicemente da un’idea, che sia un testo o una melodia poco importa. Si evolve, ed appena prende una forma concreta registriamo una demo e valutiamo se sia opportuno includerla nel nostro prossimo lavoro”.
CHI E’ IL PRODUTTORE E DOVE AVETE REGISTRATO QUESTO PRIMO EP?
“E’ stato prodotto da Snake e Rachel (Dave Sabo e Rachel Bolan, rispettivamente chitarrista e bassista della band, ndR) ed è stato registrato in alcuni studi sparsi negli States. Una parte è stata incisa nella cantina di Rachel, un’altra ai Cock Of The Walk ad Atlanta, ed un’altra ancora agli Open Sky in Georgia”.
QUAL E’ LA TUA CANZONE PREFERITA DI QUESTO PRIMO CAPITOLO?
“Come un bambino, ogni giorno ne ho una diversa. Semplicemente le amo tutte!”.
SONO PASSATI BEN SETTE ANNI DALLA PUBBLICAZIONE DI “REVOLUTIONS PER MINUTE”. AVETE QUALCHE TIMORE SU COME IL PUBBLICO ACCOGLIERA’ LA VOSTRA PROPOSTA?
“Assolutamente no. Siamo sempre stati in tour in tutto questo periodo ed ognuno di noi ha sviluppato alcuni progetti personali indispensabili per alimentare la nostra creatività. Successivamente abbiamo deciso di fare qualcosa di veramente speciale, globale, su scala epica. Il risultato è ‘United World Rebellion’. Credo che verrà apprezzato in tutto il mondo e noi saremo in grado di usarlo come trampolino per suonare ovunque. Diamo il meglio di noi stessi sul palco, è la nostra linfa vitale”.
COME SEI ENTRATO A FAR PARTE DEGLI SKID ROW?
“Ero al lavoro con i Solinger a Dallas in Texas, la mia città natale. Ho pubblicato alcuni CD indipendenti, che hanno ottenuto un discreto successo locale, grazie anche al supporto delle radio e ad una buona affluenza del pubblico ai nostri concerti. Presumo che questo sia bastato per essere notato da qualcuno del loro staff ed essere contattato per un’audizione. Ho ricevuto una mail nel 1999 da Rachel, il quale mi ha semplicemente detto che la carriera degli Skid Row sarebbe proseguita con un nuovo cantante. Dopo quattordici anni sono ancora qui”.
HAI UNA VOCE MOLTO POTENTE. HAI QUALCHE SEGRETO PER MANTENERLA TALE?
“Oh, grazie! A dire il vero non ne ho idea! Non fumo e questo sicuramente mi aiuta. Prima di ogni concerto faccio un po’ di esercizi che mi permettono di riscaldare la voce e limito gli alcolici fino alla fine di ogni performance”.
C’E’ QUALCHE CANZONE DELLA ‘BACH ERA’ CHE TI E’ RISULTATA OSTICA DA INTERPRETARE?
“L’intero catalogo della line up classica rappresenta una sfida per me, ma sono ben attrezzato per affrontarla (utilizza il termine gergale ‘tacklebox’, sinonimo della cassetta degli attrezzi, ndR). Il mio obiettivo principale è quello di personalizzare ogni brano e credo di esserci riuscito. Onestamente non sento più la necessità di ascoltare quanto fatto dal mio predecessore”.
COME TI SENTI AD ANDARE IN TOUR CON GLI SKID ROW?
“Mi sento a casa e totalmente a mio agio con gli altri ragazzi. E’ il mio ambiente naturale, sono vivo ed appagato”.
QUALI SONO I CANTANTI CHE HANNO INFLUENZATO IL TUO STILE?
“Amo svariati generi musicali ed ognuno mi influenza a modo suo. Per me i migliori sono Freddie Mercury e Willie Nelson”.
SEI ANCORA SODDISFATTO DEI DUE PRECEDENTI ALBUM, “THICKSKIN” E “REVOLUTIONS PER MINUTE”?
“Assolutamente sì! Sono orgoglioso di ogni cosa che ho fatto”.
A TUO MODO DI VEDERE, QUALI SONO LE PRINCIPALI DIFFERENZE TRA IL PUBBLICO AMERICANO E QUELLO EUROPEO?
“Penso che gli appassionati della musica rock siano simili in tutto il mondo. E’ come un linguaggio universale che ci unisce. Credo che l’Europa sia un posto meraviglioso e molto ricettivo per andare in tour, la amo particolarmente ed assaporo ogni momento che ci trascorro”.
COSA NE PENSI DELL’ATTUALE SCENA ROCK E METAL? C’E’ QUALCHE BAND PROMETTENTE CHE STAI ASCOLTANDO IN QUESTO PERIODO?
“Sono convinto che il rock sopravviverà sempre alle mode imposte dal mainstream. E’ impossibile sostituire il sound aggressivo di una chitarra, di un basso e di una batteria. Spesso mi capita di incontrare ai nostri concerti tantissimi ragazzi sempre più giovani, e ciò mi fa capire che nei loro sogni non ci sono soltanto pop band. E’ meraviglioso esserne testimone”.
C’E’ QUALCHE POSSIBILITA’ DI VEDERVI DAL VIVO A BREVE IN ITALIA?
“Man, me lo auguro di cuore. Ho un sacco di ricordi meravigliosi della vostra terra. Mentre stavo guidando attraverso il vostro ‘countryside’ (probabilmente si riferisce al concerto tenutosi a Barletta, in Puglia nel 2010, ndR), sono rimasto affascinato dal paesaggio, dagli oliveti e dai vigneti. Adoro la gente, la cucina, ed ho assaggiato alcuni dei migliori vini al mondo. Ah, dimenticavo: la birra Peroni è il massimo con la pizza!”.