SKILLET – Fede per la vittoria

Pubblicato il 05/09/2019 da

Dopo il clamoroso “Unleashed”, le aspettative per il ritorno discografico degli Skillet erano altissime, e possiamo dire che, pur essendo un gradino sotto il suo predecessore, il nuovo “Victorious” ha tutti i trigliceridi in regola per compiacere gli appassionati del rock-metal più p(l)atinato. A pochi mesi dall’attesa calata italica, abbiamo colto al volo l’occasione per fare due chiacchiere con il lider maximo John Cooper, palesemente entusiasta della nuova fatica e non solo…

QUAL E’ IL SIGNIFICATO DI “VICTORIOUS”?
– ‘Victorious’ è riferito al combattere le difficoltà della vita di ogni giorno e vincerle: sai, tutti vogliono essere vincitori ma non tutti abbiamo sempre voglia combattere, quindi questa vuole essere una collezione di canzoni d’incoraggiamento per la battaglia.

ANCHE STAVOLTA AVETE MESCOLATO I VOSTRI STILI, DALL’ALTERNATIVE METAL  AL POP DA CLASSIFICA…
– Sì, Credo questo disco mostri in maniera ancora più marcata le nostre differenti vesti: abbiamo sempre avuto un po’ di elettronica mescolata alle chitarre, ma stavolta abbiamo cercato di spingerci un po’ più in là, sempre partendo da quello che era il nostro trademark.

E’ ANCHE LA PRIMA VOLTA CHE REGISTRATE DA SOLI: COM’E’ ANDATA?
– In realtà abbiamo sempre messo lo zampino dietro alle produzioni, ma al tempo stesso in passato volevo ci fosse qualcuno di esterno che ci ‘controllasse’. Stavolta invece abbiamo voluto provare a fare tutto da soli in modo da non darci limiti; inoltre ci ha permesso di registrare anche mentre eravamo in tour, e questo ci ha portato ad incorporare diversi elementi ‘locali’, che magari stando in uno studio di registrazione sarebbero andati un po’ perduti.

COME GIA’ IN “UNLESAHED”, ANCHE STAVOLTA LA TRACCIA DI CHIUSURA HA UNA CODA STRUMENTALE: STA DIVENTANDO UN TRADEMARK?
– Avevamo quasi finito di registrare “Back To Life”, e già pensavo fosse perfetta come chiusura del disco visto che è un pezzo potente, dopodiché ho pensato di aggiungere una coda strumentale come avevamo fatto per “The Resistance”, esperimento che ai nostri fan era piaciuto molto. Credo il motivo sia perchè è una specie di jam session che ricorda molto il nostro approccio live, dove siamo soliti improvvisare in questo modo.

MENTRE IN MADREPATRIA SIETE MULTIPLATINO, IN ALCUNE ZONE D’EUROPA SIETE RELATIVAMENTE POCO NOTI: COME MAI SECONDO TE?
– Al di là del supporto di etichette o radio, credo sia una questione di quanto ti fai conoscere dal vivo: quando un po’ di anni fa abbiamo iniziato a fare qualche data in Europa, abbiamo visto che in Germania e in UK c’era un buon riscontro per la nostra proposta, al punto che abbiamo suonato in posti molto grossi, mentre in altri paesi non era così.

SICURAMENTE L’ITALIA ERA NELLA SECONDA FASCIA, MA SAPREMO FARCI PERDONARE A DICEMBRE…
– In Italia credo abbiamo suonato una-due volte, di cui sicuramente una in un festival, per cui non vediamo l’ora di poter tornare con uno show da headliner, e siamo rimasti supercontenti di sapere che le prevendite erano state talmente buone da spostare in una venue più grande. Per la scaletta faremo sicuramente dei pezzi nuovi, ma non mancheranno anche i vecchi classici, quindi non mancate!

DOPO TUTTI QUESTI ANNI, VI RICONOSCETE ANCORA NELLA DEFINIZIONE ‘CHRISTIAN-ROCK’?
– Ognuno è libero di definirci come meglio crede: rock, christian-rock, alternative…Onestamente non mi importa particolarmente, l’unica cosa che mi sta a cuore è suonare la musica che più mi piace, e se nel fare questo posso ispirare le persone meglio ancora. Sicuramente sono cresciuto in una famiglia religiosa e lo sono a mia volta, ma l’ultima cosa che voglio è fare musica solo per chi condivide la mia fede, proprio perchè la musica deve unire, non dividere.

COM’E’ CONDIVIDERE LETTO E PALCO CON LA STESSA PERSONA?
– Sicuramente ha molti lati positivi perchè così siamo sempre insieme e possiamo crescere i nostri figli on the road: ad esempio li abbiamo portati in giro in Europa, e con la nostra prossima data in Italia li porteremo a vedere Roma. Al tempo stesso è importante tenere separata vita personale e professionale: a volte dobbiamo dirci in faccia che ci stiamo parlando non come marito e moglie ma come compagni di band, ma non sempre è facile scindere le due cose.

SO CHE SEI UN FAN DEGLI ANNI ’80: COSA NE PENSI DI QUESTO REVIVAL, DA STRANGER THINGS A READY PLAYER ONE?
– E’ vero, amo tutto quello che è anni ’80, per cui sì, Stranger Things mi è piaciuto fin da subito (anche prima del successo mainstream), più che altro perchè mi ha ricordato i vecchi film come “Goonies”, “IT” o “Stand By Me”, con cui sono cresciuto. Inoltre, credo sia un bel modo per far conoscere questo periodo alle nuove generazioni.

VISTA QUESTA TUA PASSIONE, COME MAI NON AVETE MAI REGISTRATO UNA COVER DI QUELLI ANNI?
– (Ci pensa, ndR), Non lo abbiamo fatto probabilmente perchè non siamo mai stati dei grandi fan delle cover, preferendo più scrivere nostro materiale. Detto questo, magari una volta dovremmo provarci, anche solo per gioco, anche se non saprei quale pezzo scegliere… forse qualcosa dei Metallica!

A PROPOSITO DI ANNI ’80, PARE STIANO TORNANDO DI MODA ANCHE LE AUDIOCASSETTE…VEDREMO MAI UN VOSTRO ALBUM IN QUESTO FORMATO?
– Onestamente non lo sapevo e non credo abbia molto senso: sono un grande fan del vinile per l’artwork più grande e la qualità che ha, ma la cassetta proprio non la capisco…

QUANDO NON SEI IMPEGNATO CON GLI SKILLET, COME PASSI IL TEMPO?
– Più che altro con i mie figli, per il resto leggo molto (romanzi, saggi, filosofia) e mi tengo informato su quello che succede nel mondo. Questo mi aiuta anche nel songrwiting, per esempio sapere che il tasso di depressione/suicidi è in crescita nonostante le condizioni di vita attuali siano molto migliori rispetto a qualche decennio fa mi ha fatto riflettere ed ispirato per “Victorious”.

VISTA LA TUA FEDE, COME REAGIRESTI SE I TUOI FIGLI ASCOLTASSERO BLACK METAL O MUSICA SATANISTA?
– Ovviamente ho educato i miei figli nel rispetto della religione, ma al tempo stesso sono liberi di decidere come comportarsi e cosa fare da grandi: fortunatamente abbiamo un bel rapporto, quindi non è questione di mettere barriere ma semmai di spiegare loro il significato delle cose e il perchè di certe scelte. Detto questo, nel caso specifico il problema non si pone, dato che i miei figli ascoltano soprattutto rap ed hip-hop (oltre agli Skillet ovviamente), quindi non credo diventeranno dei blackster (Risate, Ndr)!

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