SKILLET – La culla della civiltà

Pubblicato il 02/05/2023 da

A prescindere da come si valuti la musica degli Skillet – comunque uno degli esponenti di maggiore successo del Christian rock nel ventunesimo secolo – è difficile non provare simpatia per il frotnman John Cooper, sorta di moderno templare in missione per conto di Dio con al posto della spada un sorriso a trentadue denti e una parola buona per tutti, anche quando il discorso si sposta dalla musica all’attualità politica. In attesa di rivederli tra pochi giorni a Milano, dove ci attendiamo il consueto spettacolo pirotecnico, a voi il resoconto della chiacchierata, per una volta meno ‘politically correct’ di quanto si potrebbe pensare…

SARA’ LA TERZA VOLTA IN CIRCA DIECI ANNI CHE VENITE IN ITALIA: COM’E’ PASSARE DALLE ARENE IN MADREPATRIA AI CLUB NEL VECCHIO CONTINENTE?
– Sì, l’ultima volta è stata nel 2019 ed è stata davvero fantastica la reazione dei fan italiani, quindi non vedo l’ora di poter venire a suonare da voi, anche perché in questi anni molti mi hanno scritto per chiedermi quando saremmo tornati. In America in realtà facciamo un po’ di tutto, dagli stadi ai club, dipende da con chi suoniamo; a prescindere da questo amo davvero venire in Europa, e qui abbiamo tenuto alcuni dei nostri migliori tour di sempre.

QUAL E’ L’AUDIENCE PIU’ GRANDE DAVANTI A CUI AVETE SUONATO?
– Il pubblico più numeroso probabilmente è stato a Mosca: abbiamo davvero tantissimi fan sia in Russia che in Ucraina, e l’idea di non poter tornare lì è davvero triste, così come di quello che sta succedendo ai nostri amici ucraini. In Italia credo la nostra data più grossa sia stata durante un festival con gli Iron Maiden, ed ho un ricordo pazzesco del pubblico. Abbiamo suonato con tante grandissime band, dai Metallica ai Black Sabbath, ma è difficile superare la passione del pubblico degli Iron Maiden!

CREDI SIA PIU’ COMPLICATO, PER UNA BAND, COMINCIARE OGGI A SUONARE?
– Da un lato è sicuramente più facile raggiungere la gente con la musica liquida, ma al tempo stesso è davvero difficile farsi notare in mezzo al mare di uscite odierne. Quando abbiamo cominciato noi era più difficile firmare un contratto, ma una volta superato quello scoglio avevi una macchina promozionale che si metteva in moto per farti conoscere. Per chi comincia oggi comunque l’unico consiglio che posso dare è quello di essere se stessi creando il proprio sound, il resto verrà da sé.

QUAL E’ LA VOSTRA MAGGIORE FONTE DI GUADAGNO, OLTRE AI TOUR?
– L’attività dal vivo resta la nostra principale fonte di sostentamento, anche grazie al merchandising. Per quanto riguarda i dischi è vero che se ne vendono sempre di meno, ma al tempo stesso lo streaming è diventato comunque una discreta fonte di reddito, oltre ad essere molto democratico perchè alla portata di tutti. Credo poi le due cose si influenzino: lo streaming aiuta a farci conoscere da chi poi ci viene a vedere e a finanziare i tour, e allo stesso modo un’esperienza ottimale dal vivo invoglierà più spettatori a seguirci sulle varie piattaforme.

SIETE DA SEMPRE NEL FILONE CHRISTIAN-ROCK: QUANTO E’ IMPORTANTE PER VOI AL GIORNO D’OGGI?
– In genere dico che suono in una rock band, al massimo che faccio un rock moderno. Per quanto riguarda l’accezione cristiana del genere non è un mercato grande come si può pensare, soprattutto sul versante più rock. Io ho sempre voluto suonare questa musica e non ho mai fatto mistero della mia fede, ma questo non vuol dire che voglia suonare solo per fan cristiani o cattolici: voglio suonare per tutti a prescindere dalla fede che possono o meno avere, ma al tempo stesso nei miei testi c’è la mia fede, quindi ad esempio durante la pandemia ero sereno dato che la Bibbia mi ha insegnato ad avere sempre fiducia in Dio, ma è solo la mia opinione; ovviamente ognuno è libero di pensarla come meglio crede, proprio perché la mia musica vuole essere inclusiva.

QUINDI NESSUN PROBLEMA A SUONARE CON UN GRUPPO BLACK METAL…
– Assolutamente, suoniamo con ogni genere di band perchè la musica deve unire le persone, non dividere in base a religione, politica o altro: è normale avere opinioni diverse, ma il potere della musica e dello sport è proprio quello di unire persone che la vedono diversamente.

QUAL E’ IL TUO SOGNO NEL CASSETTO? LA TUA PAURA PIU’ GRANDE?
– Sono davvero felice del percorso fatto finora e di poter continuare a suonare in giro per il mondo, ma è incredibile vedere quanta gente ci ha conosciuto di recente: spesso sento dire “Vi seguo da quando avete iniziato cinque anni fa” oppure “Ho tutti i vostri tre dischi”, quando in realtà siamo in giro dagli anni Novanta e siamo ormai arrivati in doppia cifra discografica. Credo quindi la mia ambizione sia quella di avere sempre più airplay ad esempio in radio, dato che in molti paesi abbiamo ancora poca diffusione da quel punto di vista. Per quanto riguarda la mia paura più grande (ci pensa un po’, ndr) se devo essere completamente onesto credo sia il declino del modello occidentale, che trovo meraviglioso per la libertà che ci contraddistingue e per il progresso che la cultura occidentale ha saputo portare nel resto del mondo.

IMMAGINO TI RIFERISCA ALL’ASCESA DELLA CINA…
– Sì, ma anche in America credo la situazione stia sfuggendo di mano, e temo che anche i cosidetti ‘rivoluzionari’ non abbiano davvero idea di cosa vogliano. Tutto ciò mi preoccupa perché credo davvero nel libero arbitrio di ciascun individuo, ma a prescindere dall’orientamento (politico, religioso o altro) mi sembra che tutto questo stia venendo meno in favore di un più generale disinteresse e dissenso generalizzato, ed è questo che mi appassiona (come studioso del comportamento umano) e spaventa (come cittadino) allo stesso tempo.

SE TRUMP O BIDEN TI CHIEDESSE UNA CANZONE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE, COSA RISPONDERESTI?
– Questa è davvero una domanda difficile. Dieci anni fa ti avrei risposto che sarei stato onorato se un candidato alle presidenziali, democratico o repubblicano che fosse, mi avesse fatto questa richiesta e avrei accettato, perchè ho sempre creduto al sogno americano e come dicevo la musica per me deve unire le persone, non dividere. Proprio per questo motivo però ora sono sicuro che, a prescindere da chi me lo chiedesse, avrei metà del paese contro se accettassi, per cui a malincuore dovrei dire di no per non espormi politicamente in un senso o nell’altro.

ULTIMAMENTE VANNO DI MODA I BIOPIC A TEMA MUSICALE, DAI QUEEN AI MOTLEY CRUE PASSANDO PER ELVIS E TANTI ALTRI: A QUANDO UN VOSTRO LIBRO O FILM?
– Quest’anno speriamo di far uscire un libro per celebrare il nostro venticinquesimo anniversario raccontando la storia della band e i retroscena dei nostri album, sperando sia una lettura d’ispirazione per i nostri fan. Per il resto qualche anno fa facevamo un video podcast con un discreto seguito, quindi siamo stati contattati da alcuni network televisivi che ci avevano proposto di fare un reality tipo gli “Osbournes” ma incentrato su due ragazzi semplici diventati rockstar; alla fine non se n’è fatto nulla perchè i produttori volevano ci fosse del dramma, tipo gente che litiga o che si mena, ma ovviamente non è il nostro modo di fare, dato che siamo prima di tutto una famiglia ed è quello che i nostri fan apprezzano. Tutto sommato meglio così, visto che non amo le finte litigate che si vedono nei reality, ma per il futuro si vedrà; intanto speriamo veda presto la luce il nostro libro.

SO CHE SEI UN GRANDE FAN DEL PROGRESSIVE…
– Sì, la mia band preferita sono gli Yes, anche se quando ho cominciato ad ascoltare musica rock da ragazzo ne apprezzavo soprattutto l’energia, quindi i miei primi amori sono stati Bon Jovi, Motley Crue, Ratt e Metallica. Poi crescendo ho iniziato ad apprezzare la musica magari meno heavy ma ricca di sfumature, come appunto gli Yes.

QUALCHE NOVITA’ SUL FRONTE SIDE PROJECT?
– In realtà no, la pandemia ha bloccato tutto e poi quando siamo ripartiti abbiamo trovato un rinnovato interesse verso gli Skillet, quindi per adesso questa è la nostra priorità live. Per il resto si vedrà, mi piacerebbe prima o poi fare qualcosa con i Ledger (progetto parallelo con la batterista Jen Ledger, ndr).

QUAL E’ LA BAND CON CUI TI SEI DIVERTITO DI PIU’?
– (Ci pensa, ndr) la più impressionante da vedere dietro le quinte sono i Rammstein, con cui abbiamo suonato in qualche festival. Per il resto ho un ricordo davvero bello del nostro primo tour europeo, in cui abbiamo aperto per i Nickelback: sono stati veramente tutti gentili con noi e abbiamo passato tre settimane fantastiche!

QUAL E’ STATO IL PUNTO DI SVOLTA PER LA BAND?
– Credo siano stati due momenti: il primo con “Comatose”, quando il nostro nome ha cominciato davvero a girare tra i ragazzi anche se non avevamo ancora copertura dalle radio. Poi è arrivato “Awake”, nel 2009, ed è stato un ulteriore passo avanti grazie soprattutto all’airplay di “Monster”, singolo di lancio dell’epoca: da allora la gente ha iniziato a fermarmi per strada, quindi lì ho capito che avevamo svoltato, tanto che tuttora è il nostro album più venduto.

HO VISTO SU INSTAGRAM CHE SPONSORIZZI “HAWK & HATCHET”: CI VUOI DIRE QUALCOSA DI PIU’?
– Sì, è una linea di prodotti per capelli e barba, per uomini e donne anche se la parte maschile va per la maggiore. Sono coinvolto sia come imprenditore che come creatore, e devo dire che soprattutto le creme da barba sono fantastiche, e così aiuto tutte le nostre fan che non sanno mai cosa regalare ai propri compagni/mariti (risate, ndr)!

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