SKYCLAD – The folkmasters!

Pubblicato il 22/09/2004 da


“Una parvenza di normalità”: tale è il significato del titolo del nuovo disco degli Skyclad, “A Semblance Of Normality” appunto…e nelle parole del (nuovo) leader della storica band, Kevin Ridley, sembra quasi che quell’astratta parvenza diventi qualcosa di davvero tangibile e consistente, tanta è l’educazione, la logica e la semplicità delle risposte del maturo singer britannico. Giunti ad un’importante tappa – se non la più importante – della loro carriera musicale, i cinque folk-metaller stanno cercando di far dimenticare ai fedelissimi fan, il caro, buon vecchio Martin Walkyier, tramite un album sorprendente e, per certi versi, sperimentale. Una manciata di ottime canzoni, quattro pennellate a mo’ di cover, testi pungenti e sagaci e tanta, tanta classe. A voi, con vero piacere, mastro Kevin Ridley…e non dimenticate, quale obbligatorio contorno, almeno tre barilotti di birra schiumante!!


CIAO KEVIN, BENVENUTO A METALITALIA.COM! INIZIAMO L’INTERVISTA PARLANDO DI QUESTI ULTIMI QUATTRO ANNI: NELLA VITA DEGLI SKYCLAD SONO SUCCESSE DAVVERO MOLTE COSE; TI VA DI FARE UN BREVE SUNTO DI CIO’ CHE E’ CAMBIATO IN SENO ALLA BAND?
“In effetti è vero, negli ultimi anni la band è passata attraverso vari cambiamenti. Martin (Walkyier, ex-cantante di Sabbat e Skyclad, nda) ha lasciato il gruppo e certamente ciò ha rappresentato un evento di grande importanza; infatti, per noi altri si è trattato di decidere se valesse davvero la pena continuare a fare musica come Skyclad, oppure rigenerarci del tutto. Dopo parecchi mesi trascorsi a pensare e riflettere, ci siamo infine detti che Martin era solamente un elemento del meccanismo: Steve e Graeme (Ramsey ed English, chitarrista e bassista, nda) hanno sempre scritto la musica e io ho prodotto tutti i nostri dischi, senza tener conto della mia militanza nella band da qualche anno a questa parte. Fatte queste considerazioni, ci siamo ritenuti in diritto di continuare a suonare e portare avanti il discorso Skyclad, anche se tutto sarebbe risultato di certo un minimo diverso. Siamo stati oltretutto fortunati ad aver trovato un bravo e giovane drummer, Arron Walton…e, per quanto riguarda le main vocals, il resto dei ragazzi ha accettato di buon grado la mia promozione a lead singer. La line-up è stata così ricompletata in fretta e, quasi del tutto, internamente. Inoltre, per una volta, siamo tutti originari del Nord-Est inglese…e questo aspetto, probabilmente, ci rende ancora più uniti e organizzati nel programmare gli incontri per le prove e per le sessioni di composizione”.

TORNIAMO UN ATTIMO AL DOLOROSO ABBANDONO DI MARTIN: LA SUA DIPARTITA AVRA’ DI CERTO DELUSO E SORPRESO LA MAGGIOR PARTE DEI VOSTRI FAN (E IO AMMETTO DI ESSERE FRA I PRIMI). QUALI SONO STATE LE LORO REAZIONI?
“Ovvio, anche noi eravamo piuttosto preoccupati di come la gente avrebbe reagito al cambio di cantante…ma sono davvero felice di poter dire, oggi, che la stragrande maggioranza dei fan fornisce completo ed entusiasta supporto alla nuova formazione e alla nuova musica!”.

MA C’E’ STATO UN MOMENTO PARTICOLARE IN CUI AVETE DAVVERO PENSATO DI DOVER SCIOGLIERE LA BAND?
“Mah…credo che lo split-up non sia mai passato realmente per la testa di Steve e Graeme, in quanto mi sono sempre sembrati vogliosi di continuare. Io, invece, mi sentivo più insicuro riguardo la situazione creatasi: credevo infatti che fossero alla ricerca di un nuovo singer metal-oriented e, nel qual caso, probabilmente io me ne sarei andato; per fortuna, le cose erano ben diverse e mi hanno presto proposto di diventare il lead vocalist e di occuparmi delle lyrics. Tutti noi abbiamo pensato che quella situazione fosse una ghiotta opportunità di rinnovamento, magari spostando anche di poco il tiro della nostra musica”.

TI ANDREBBE DI SPIEGARE PIU’ IN DETTAGLIO LE RAGIONI DELLA TUA SCELTA QUALE NUOVO VOCALIST? E QUAL E’ STATO IL TUO APPROCCIO IN QUESTO RUOLO?
“Be’, come ti ho appena detto, la scelta era decisamente la più logica e conveniente…una sorta di evoluzione naturale delle cose. La mia partecipazione vocale, negli scorsi album, così come quella di Steve, è sempre andata in crescendo, e, anche per fare una cosa ‘fatta in famiglia’, abbiamo deciso che era la mossa migliore. Dopo dieci anni di lavoro con gli Skyclad, credo di conoscere bene l’entità…e questo è stato sicuramente un vantaggio per me. Inoltre, di aiuto mi/ci è stata la difficoltà di trovare un rimpiazzo valido e dall’approccio vocale simile a quello di Martin. In definitiva, è stato quasi obbligatorio, per me, rispondere ‘presente’ e cercare di portare il mio personale contributo alla causa, senza copiare lo stile di nessuno ed essendo il più possibile me stesso”.

OK, SPOSTIAMO LO SGUARDO FINALMENTE SU “A SEMBLANCE OF NORMALITY”: COME MAI QUESTO TITOLO? E CHE MI DICI DEL NUOVO, E PARECCHIO DIVERSO DAL PASSATO, ARTWORK REALIZZATO?
“Dunque, chiaramente le cover dei nostri vecchi album ci piacciono ancora moltissimo, ci mancherebbe…ma nostra voluta intenzione è stata quella di apportare alcune modifiche in diversi aspetti che concernono la band (e, fra questi, l’artwork), affinché l’attenzione e l’interesse per gli Skyclad non calasse. Tutti avevamo la sensazione che, avendo mantenuto lo stesso logo ed avendo proposto la stessa musica per molti anni, fossimo diventati sì famosi, ma anche troppo prevedibili e scontati; volevamo quindi scoprire, cambiando alcune cose, cosa la gente in realtà si aspetta da noi. Per quanto concerne il titolo, invece, è più che altro un giochetto di parole, incentrato sull’idea che ora tutto per noi è tornato normale e tranquillo…cosa che, al contrario, non è affatto vera (ride, nda)”.

E COSA TI VA DI DIRCI DI INTERESSANTE RIGUARDO ALLA REALIZZAZIONE E ALLA COMPOSIZIONE DEL NUOVO ALBUM?
“Ti posso dire che una delle mire principali del disco, per quanto mi è dato sapere, era quella di scrivere canzoni più pesanti e metalliche, ma, allo stesso tempo, renderle più folk, soprattutto in termini di strumentazione usata. Credo che queste aspirazioni siano state realizzate, e quale risultato si può dire che ‘A Semblance Of Normality’ è per noi un successo, in quanto abbiamo creato ciò che volevamo creare. Ad esempio, Steve è davvero contento di aver potuto usufruire di un’orchestra (e niente meno che la Royal Philharmonic Orchestra poi!) per dare spessore alle sue canzoni…per lui è un sogno divenuto realtà e quelle recording session, svoltesi a Londra, sono state davvero memorabili! Questa accuratezza negli arrangiamenti ci ha portato via molto tempo e lavoro, in quanto non è stato facile predisporre le parti per i violini, le percussioni, le cornamusa, ecc….credo anche, però, che ne sia valsa davvero la pena!”.

E APPUNTO…LA ROYAL PHILHARMONIC ORCHESTRA: COM’E’ NATA QUESTA COLLABORAZIONE?
“Come ti ho detto, la possibilità di suonare con un’orchestra è stato per anni il chiodo fisso di Steve; l’etichetta spingeva molto in questa direzione e ha fornito il budget necessario, quindi…quindi abbiamo dovuto registrare le parti orchestrali! Invece del solo violino, oppure dei sintetizzatori, da noi sempre usati in passato, questa volta si trattava di maneggiare ‘suoni veri’ e sicuramente superiori. La collaborazione ha dato alle song un sapore diverso, spesso più classic rock…e del resto esse sono state scritte e pensate con l’intenzione di inserire le parti orchestrali; non è stata assolutamente un’idea secondaria, bensì nostra precisa scelta. E di questo si deve ringraziare soprattutto Georgina (Biddle, violinista, nda), la quale ha preparato tutti i sample e i demo…”.

UNO DEGLI ASPETTI PIU’ ESALTANTI DELL’ALBUM, A MIO AVVISO, E’ IL CONTRASTO TRA LA TUA VOCE ULTRA-PULITA E LE CHITARRE, PIU’ CATTIVE DEL SOLITO…SEI D’ACCORDO?
“E’ vero, per questo disco abbiamo deciso di abbassare l’accordatura delle chitarre e di utilizzare amplificatori diversi (soluzione che ci ha portato ad avere diversi problemi in termini di pitching). Come spiegato prima, volevamo che i brani risultassero più pesanti del solito, così come mantenere un buon senso della melodia, grazie al cantato, alle linee vocali e all’interazione degli strumenti folk. Ciò, come tu dici, ha creato un accattivante contrasto tra potenza e melodia…sebbene io non sia così sicuro di avere una voce ultra-pulita…”.

COSA MI PUOI RACCONTARE RIGUARDO I GIORNI TRASCORSI IN ITALIA, A VENTIMIGLIA, ASSIEME A DARIO MOLLO?
“Be’, li ho apprezzati tantissimo, davvero…e Dario ha svolto un lavoro fantastico. E’ davvero un mago della tecnica, quel ragazzo! Ed è anche riuscito a dare vita e corpo alle mie registrazioni, solitamente piuttosto elementari… Mi sono così divertito in quei giorni, tanto da ritornare a Ventimiglia per sistemare un paio di mixaggi, sebbene il primo non fosse poi male! No, a parte gli scherzi, mi piacerebbe davvero tornare in Italia in futuro”.

AFFRONTIAMO ORA L’ARGOMENTO LYRICS: NON MI SEMBRANO MOLTO CAMBIATE. CE NE VUOI PARLARE?
“A differenza di quanto ti dicevo prima, riguardo alcuni cambiamenti che abbiamo voluto fare, uno degli aspetti che più abbiamo trattato con le pinze è stato proprio quello delle lyrics: non volevamo assolutamente perdere la nostra identità e, senza nessuna falsa modestia, penso che i testi siano sempre stati il punto di forza principale della band (e come dargli torto, del resto?, nda). Ovvio, per cui, che mi faccia molto piacere sentirti dire che l’approccio lirico della band non sia cambiato…è ormai parecchio tempo che conosco le caratteristiche e le peculiarità della band, per cui sapevo bene cosa scrivere e cosa non scrivere! E’ chiaro che, non essendo Martin, scrivo in modo diverso e cerco di lasciare il mio marchio in ogni singola canzone…è comunque mio scrupolo mantenere un certo flavour di quanto è stato fatto negli scorsi dieci anni, sotto questo particolare aspetto. ‘A Semblance Of Normality’, principalmente, parla di ‘radici’ – chi noi siamo, da dove veniamo, ecc. – e della nozione di ‘Inglesità’ (usa il termine ‘Englishness’, nda) nel Ventunesimo secolo, soprattutto in termini social-politici”.

TOGLIMI UNA CURIOSITA’, KEVIN: LA SONG “NTRWB” HA QUALCHE RIFERIMENTO ALLA NEW WAVE OF BRITISH HEAVY METAL?
“No, assolutamente no…non c’entra niente con la NWOBHM (per questo, chiedi a Steve e ai suoi Satan!)! Quel pezzo è praticamente la risposta ad un poema intitolato ‘Roman Wall Blues’, scritto nel 1930 da Auden, del quale noi stessi abbiamo fatto una versione, realizzata per un singolo. Tale poema, comunque, dipinge una visione negativa del Nord dell’Inghilterra e, sebbene le condizioni climatiche non siano la nostra migliore attrattiva, prove recenti hanno dimostrato come non sia brutto così come scriveva Auden (rimarcherei l’umorismo tipicamente inglese, nda)”.

LA MIA CANZONE PREFERITA E’ “ANOTHERDRINKINGSONG”: COSA MI DICI A PROPOSITO DELLE LYRICS DI QUESTO BRANO? (SEGUE RISATA DELL’INTERVISTATORE)
“Certo, anche noi amiamo moltissimo quel brano…suonarlo dal vivo è davvero uno spasso! Dunque, ogni folk-band che si rispetti, fra le proprie song, DEVE averne almeno una che parli di bevute… La storia dell’English pub è senza ombra di dubbio molto affascinante ed interessante; ho fatto ricerche, quindi, nel passato più o meno recente, e le ho incorporate nel testo di ‘Anotherdrinkingsong’: ad una lettura superficiale, le lyrics sembrano essere impostate interamente sul divertimento, ma non è così, in quanto esiste un feeling più oscuro, se vai a scavare nelle parole. Eh sì, credo ci sia anche una buona dose di tristezza a pervadere i locali di bevitori…mi piacciono, in particolare, le citazioni da J. Earle, risalenti al Diciassettesimo secolo, le quali fanno capire che poco è cambiato da allora ad oggi…”.

UNA DOMANDA UN PO’ SCOMODA, CONSIDERATA LA VOSTRA SEMPLICITA’: VI CONSIDERATE GLI INVENTORI DEL FOLK-METAL? E C’E’ QUALCUNO IN GRADO DI USURPARVI IL COSIDDETTO TRONO?
“Penso di poterti tranquillamente dire che nessuno di noi si considera inventore di niente. E’ la gente che è portata ad inventare etichette e nomee per le band. Noi abbiamo cercato semplicemente di sviluppare e far progredire il nostro sound dai primi giorni ad oggi…ed è bello sapere che molta gente ci considera come un gruppo che ha creato una musica nuova e diversa. Del resto, sono sicuro che esistono tantissime band, là fuori, in grado di ‘usurparci il cosiddetto trono’ (ben vengano!). Noi siamo gli Skyclad, un gruppo che, in quanto tale, ha sempre fatto quello che voleva, senza mai mostrarci troppo elitari e senza mai porre in primo piano la tradizione; questo è quello che ci differenzia un po’ dalle altre formazioni, credo. Non ci sono mai stati progetti o pensieri riguardo al ‘folk-metal’ e, anche adesso, ritengo noi non si debba essere legati alle sue regole e/o convenzioni…cosa che, spero, ‘A Semblance Of Normality’ vada a dimostrare”.

DOPO L’IMPORTANTE CAMBIO DI LINE-UP, CONSIDERI GLI SKYCLAD RINATI O SEMPRE ANIMATI DALLO STESSO SPIRITO DEL PASSATO?
“Allora, molta gente considera gli attuali Skyclad proprio come un’altra band, una sorta di Skyclad 2…ma, se dovessimo stare a contare tutti i cambi di line-up avvenuti nel corso degli anni, saremmo ormai arrivati a Skyclad 7, suppongo! Fatto sta che Steve, Graeme, Georgina e io siamo infatuati del gruppo così come lo siamo sempre stati – ecco perché abbiamo continuato, a dispetto dei molti cambi di formazione. Per cui, lo spirito è sempre lo stesso, certo! Ma le cose cambiano, si sa, e noi cerchiamo sempre di migliorarci e sviluppare nuove idee. E questo, per ‘A Semblance Of Normality’ è avvenuto tramite l’utilizzo dei session player”.

GUARDANDO INDIETRO AL PASSATO, POTRESTI INDICARMI UNA DELLE VOSTRE MIGLIORI ESPERIENZE ED UNA DELLE PEGGIORI?
“Be’, mi fa molto piacere dirti che, durante questi dieci anni, ci sono state certamente più ‘migliori esperienze’ che altro. Alcune delle serate dell’Irish Pub Tour, ad esempio, sono state semplicemente magiche, oppure in Italia, il vostro Gods Of Metal…i momenti belli sono davvero troppi da menzionare! Di contrasto, gli abbandoni di Martin e Jay (Graham, ex-drummer, nda) sono stati molto dolorosi…ma con questi alti e bassi bisogna saper convivere – la vita continua”.

AVETE IN PROGRAMMA TOUR O SINGOLI CONCERTI PER PROMUOVERE A DOVERE IL NUOVO ALBUM?
“E’ ancora da vedere. Di certo, abbiamo una curiosa partecipazione ad un festival in Svezia, verso fine settembre, che si terrà su di un battello – speriamo sia divertente! Per il resto, eravamo in attesa di conoscere le reazioni della gente verso il disco, prima di pianificare altri show. Ebbene, sembra che i primi responsi siano positivi, per cui ora ci metteremo di buona lena ad organizzare qualcosa”.

BENE KEVIN, TI RINGRAZIO DAVVERO MOLTISSIMO PER LA CORTESIA E LA DISPONIBILITA’…TERMINA PURE L’INTERVISTA COME DESIDERI!
“Penso che la cosa più importante da dire ora sia farvi sapere che gli Skyclad hanno composto questo album spendendo molto tempo ed energia nel farlo. Dobbiamo ringraziare tutti quelli che hanno mostrato pazienza e continuo interesse nei nostri riguardi. Ora che è stato realizzato, speriamo che tutti voi abbiate la possibilità di ascoltarlo senza alcun pregiudizio ed appassionarvi alle nuove song, affinché la band possa continuare ad andare in tour…e magari venirvi a trovare! Infine, come si dice in giro, cheers and beers!!”.

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