SKYEYE – Oltre i muri digitali

Pubblicato il 13/10/2024 da

Gli sloveni Skyeye, dopo essersi fatti notare con l’ottimo “Soldiers Of Light”, hanno alzato ulteriormente l’asticella con “New Horizons”, un lavoro che porta avanti la loro maturazione artistica e li rende sempre di più una realtà da tenere d’occhio nell’universo del metallo tradizionale.
La band continua ad amare incondizionatamente i grandi classici degli anni Ottanta, dagli Iron Maiden a Ronnie James Dio, ma la loro reinterpretazione del Verbo metallico riesce comunque ad essere moderno e contemporaneo. Abbiamo raggiunto il cantante Jan Leščanec, per approfondire meglio con lui questo nuovo importante passo nella storia della band.

CIAO JAN, INIZIAMO QUESTA INTERVISTA FACENDO UN PASSO INDIETRO: “SOLDIERS OF LIGHT” È STATO MOLTO BEN ACCOLTO. POTETE DIRCI COSA È SUCCESSO ALLA BAND DOPO LA SUA USCITA?
– Con l’uscita dell’album “Soldiers of Light” abbiamo ottenuto un maggiore riconoscimento internazionale. Siamo stati considerati una band molto promettente dalla rivista Metal Hammer e siamo saliti per la prima volta su un palco tedesco nel 2022. Era un sogno che si realizzava e da allora abbiamo fatto altri concerti in Germania.

PASSIAMO A “NEW HORIZONS”. COME AVETE AFFRONTATO IL PROCESSO DI SCRITTURA QUESTA VOLTA? AVETE STABILITO OBIETTIVI DIVERSI O CAMBIATO IL VOSTRO METODO DI LAVORO IN QUALCHE MODO?
– Il processo di scrittura non è stato molto diverso dai lavori precedenti. Io e Grega (Stalowsky, chitarrista della band, ndr) abbiamo avuto le idee e poi abbiamo dato gli ultimi ritocchi durante le prove suonando i brani.
Le restrizioni legate al Covid non hanno aiutato, ma siamo riusciti a superare tutti gli ostacoli e siamo molto orgogliosi e soddisfatti del risultato finale.

NEL NUOVO ALBUM AVETE AMPLIATO LE VOSTRE INFLUENZE, CHE SONO COMUNQUE PERCEPIBILI, VISTO CHE SI TRATTA DI METAL CLASSICO, MA IN MODO MENO EVIDENTE. AVETE SCRITTO UN ALBUM PIÙ PERSONALE. COSA NE PENSI?
– Sì. Abbiamo volutamente cercato di usare alcune tecniche ‘moderne’, abbassando più spesso l’accordatura delle chitarre. Ma alla fine suoniamo heavy metal e non stiamo cercando di reinventare l’acqua calda.

NEGLI ULTIMI ANNI HA PRESO VITA UN MOVIMENTO PER RIPORTARE IN AUGE IL METAL TRADIZIONALE, CON MOLTI GIOVANI CHE FORSE NON ERANO NEMMENO NATI NEGLI ANNI OTTANTA, EPPURE CERCANO DI RECUPERARE QUEL MODO DI FARE MUSICA. VI SENTITE PARTE DI QUESTO MOVIMENTO?
– A essere completamente onesto, non ho visto ancora un grande impatto di questo movimento per rivitalizzare il metal tradizionale. Sicuramente è un periodo migliore per l’heavy metal rispetto agli anni Novanta, ad esempio, ma il metal sta comunque progredendo verso territori più estremi e si allontana dall’heavy metal tradizionale, che è considerato dai fan più giovani più come hard rock che come metal.

VORREI CHIEDERVI DI DUE CANZONI IN PARTICOLARE: LA PRIMA È “THE VOICE FROM THE SILVER MOUNTAIN”. SEMBRA EVIDENTE CHE SIA UN TRIBUTO A RONNIE JAMES DIO.
– Sì. È un tributo al più grande cantante metal, Ronnie James Dio. Purtroppo, Ronnie non è più con noi, ma finché saremo in grado di fare nuova musica, la sua eredità continuerà a vivere. Personalmente, mi considero un suo discepolo.

POI VORREI CHIEDERVI DI “1917”. DA ITALIANO, IMMAGINO CHE PARLI DI UN EVENTO STORICO CHE, IN QUALCHE MODO, CI COINVOLGE, OVVERO LA BATTAGLIA DELLA BAINSIZZA. È COSÌ?
– Sì, hai ragione. La canzone “1917” parla della Prima Guerra Mondiale, della battaglia tra l’impero austro-ungarico e l’Italia sul suolo sloveno – il Fronte dell’Isonzo. La battaglia prende il nome dal fiume Soča, uno dei fiumi montuosi più belli d’Europa.
Simon Gregorčič, un famoso poeta sloveno, ha scritto una splendida poesia sul fiume Soča e sulla guerra, molti anni prima che accadesse. Questa poesia è considerata la seconda più importante in lingua slovena, subito dopo lo “Zdravljica”, l’inno nazionale sloveno. La canzone parla dell’assurdità della guerra e di quanto dobbiamo essere felici di vivere in pace ora, sperando che la guerra non accada più.

ANCORA UNA VOLTA, LA COPERTINA PRESENTA L’IMMAGINE DI UNA TORCIA. COSA SIGNIFICA PER VOI QUESTO SIMBOLO?
– La torcia è un simbolo di ribellione e illuminazione. La torcia e la sua luce ci hanno illuminato e ci hanno guidato fuori dalla ‘caverna/prigione digitale’ alla ricerca di ‘nuovi orizzonti’, che offrono uno spiraglio di speranza in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e le entità digitali sono già entrate nelle nostre vite dalla porta principale. Dobbiamo aprire le finestre, perché la vera bellezza si trova dietro i muri digitali.

OGGI MOLTE BAND HANNO BISOGNO DI UNA FORTE IMMAGINE O, COMUNQUE, DI SCENOGRAFIE E COSTUMI PER TRASMETTERE MEGLIO LA LORO MUSICA. QUAL È LA VOSTRA POSIZIONE SU QUESTO?
– La musica, e l’industria musicale in generale, sta diventando sempre più teatrale con tutti questi effetti speciali e scenografie nei concerti: a volte ho la sensazione che l’immagine sul palco sia più importante della musica stessa e che le persone stiano diventando sempre più esigenti a livello visivo. Non sono sicuro che sia una buona direzione per il futuro.
Certo, se avremo mai i mezzi per mettere in scena una produzione più grande, lo faremo, ma non credo ci sia bisogno di nasconderci dietro agli effetti speciali, perché la nostra musica dovrebbe parlare da sola.

AVETE IN PROGRAMMA UN TOUR PER SUPPORTARE IL NUOVO ALBUM?
– Ci piacerebbe andare in tour in futuro, ma per ora purtroppo non è stato possibile. comunque sì, andare in tour è uno dei nostri obiettivi principali per il futuro.

CI SONO ALTRI SVILUPPI IN PROGRAMMA PER GLI SKYEYE? STATE GIÀ PENSANDO AL NUOVO MATERIALE?
– Stiamo preparando un grande concerto di lancio nella nostra città natale, Lubiana, l’8 novembre 2024. Per quanto riguarda il nuovo materiale, ci sono già un paio di demo pronti e stiamo cercando di programmare alcune registrazioni pre-produzione nel 2025.

UN’ULTIMA CURIOSITÀ: DOPO L’USCITA DI “SOLDIERS OF LIGHT”, ABBIAMO REALIZZATO UN’INTERVISTA CON VOI, E IN QUELL’OCCASIONE AVETE BREVEMENTE MENZIONATO UN CONCERTO BIZZARRO CHE AVETE FATTO SU UNA TERRAZZA IN ITALIA MENTRE LE PERSONE CENAVANO. DIVERSI LETTORI, DOPO LA PUBBLICAZIONE, CI HANNO CHIESTO DETTAGLI! POTETE DIRCI DI PIÙ SU COSA È SUCCESSO? DOVE VI TROVAVATE E COME SIETE FINITI A SUONARE IN UN RISTORANTE ITALIANO?
(Ride, ndr) Abbiamo suonato circa a cinquanta chilometri a nord di Trieste, in una cittadina molto piccola di cui non ricordo il nome. E’ stato uno dei nostri primi concerti come band (probabilmente il quinto) e abbiamo suonato come opener per una band slovena in quello che doveva essere una specie di festival.
Alla fine, abbiamo suonato senza palco, su una strada accanto a una specie di ristorante e c’erano alcuni turisti anziani seduti al ristorante che si chiedevano cosa diavolo stesse succedendo quando i Marshall hanno iniziato a sparare le nostre canzoni, il tutto mentre cercavano di godersi una cena tranquilla! È stata comunque una grande esperienza, divertente, e tutti sono stati amichevoli, non c’è stato alcun rancore nei nostri confronti!

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