Squadra che vince non si cambia… un adagio che si applica perfettamente al sorridente Slash che stiamo incontrando oggi, in un lussuoso albergo del milanese. Finalmente felice con i propri compagni di cammino, il riccioluto e leggendario ex-chitarrista dei Guns n Roses pare aver trovato in questa forse inattesa stabilità a livello di organico anche una certa stabilità pure a livello caratteriale. Lungi dall’archetipo della rockstar umorale che fai irritare col primo commento fuori posto, il simpatico Saul Hudson si rivela invece un anfitrione molto accomodante e simpatico, pur se sottoposto al fuoco di fila di diversi giornalisti italiani…
NOTIAMO UNA SORTA DI TRATTO D’UNIONE TRA IL NUOVO “WORLD ON FIRE” E IL PRECEDENTE “APOCALYPTIC LOVE”, ALMENO DAL PUNTO DI VISTA CONCETTUALE. PUOI CONFERMARCI QUESTA IMPRESSIONE?
“No. Non è così… si tratta proprio di un altro disco (ride, ndR). In realtà il titolo dell’album ‘World On Fire’ è semplicemente il titolo della canzone omonima, una canzone basata sul caro vecchio concetto di Sesso, Droga e Rock’n’Roll. Anche se come tematica ha una certa similarità con ‘Apocalyptic Love’, si tratta di canzone diverse, e l’idea del ‘mondo che brucia’ non deve necessariamente richiamare la parola ‘apocalittico’ o esserne collegata concettualmente. Tutto qui.
MA PERCHÉ È GIUNTO IL MOMENTO DI ‘DARE FUOCO AL MONDO’?
“Beh…. Non era proprio quella l’intenzione… ma è una buona domanda. Mettere a fuoco il mondo non deve essere inteso solo come pensiero distruttivo, può anche essere collegato ad un sentimento più bello. Come voler registrare un album dannatamente buono, amando ciò che stiamo facendo. Con questi ragazzi penso ci siamo riusciti… e quindi ‘mettiamo a fuoco il mondo’! Questo è un po’ il concetto che sta dietro al titolo…”.
A PROPOSITO DEI TUOI COMPAGNI… SI TRATTA DEL SECONDO ALBUM CON LA STESSA LINE-UP. LA COSA È STATA DI AIUTO NELLO SBOZZARE LE NUOVE CANZONI?
“Sì! Quando ho cominciato a lavorare con loro, nel 2010 (in occasione del disco omonimo di quell’anno, ndR), non è che li conoscessi bene. Sapevo proprio poco di loro. Semplicemente è successo che abbiamo lavorato a qualche canzone, senza sapere che alla fine questa soluzione si sarebbe rivelata come la migliore combinazione di musicisti con la quale abbia mai avuto a che fare in passato. Una volta capito ciò, ho deciso di registrare un intero disco con loro. Siamo poi partiti per un lungo e bellissimo tour a supporto di ‘Apocalyptic Love’, e io ho cominciato a scrivere i brani per questo album proprio mentre eravamo on the road. Trovandomi così bene con loro tutti i giorni… non riuscirei ad immaginare nessun altro con cui avrei potuto lavorare a ‘World On Fire’. Davvero”.
IL TIRO DI MOLTI BRANI DI “WORLD ON FIRE” È CLASSICO DI QUELLE CANZONI SCRITTE IN OTTICA LIVE, MOLTO IMMEDIATE E CANTABILE. QUESTA CARATTERISTICA È STATA PIANIFICATA O SI È TRATTATO DI UN EVOLUZIONE NATURALE?
“E’ stata una cosa naturalissima. Dopotutto, prima di ogni altra cosa sono un musicista dal vivo, quindi non potrei mai forzarmi a comporre una canzone che poi su di un palco non possa funzionare. Quindi, hai ragione, ognuna delle canzoni di ‘World Of Fire’ è stata composta sapendo poi di doverla proporre dal vivo almeno una volta”.
CI SEMBRI VERAMENTE IN FORMA! POSSIAMO DIRE CHE DOPO L’ERA DEI GUNS N ROSES, QUESTO È IL MOMENTO PIÙ ALTO DELLA TUA CARRIERA? SAPRESTI DIRCI PERCHÉ?
“Potrei dirti che l’intero periodo passato a lavorare fuori dai Guns, da quando cioè ho cominciato a fare musica in proprio, possa essere il miglior momento della mia carriera. Non ho dovuto avere a che fare con cantati fuori di testa e con problemi di ego… si, direi che me la sto passando decisamente bene. Questo per me è parlare di un ottimo momento”.
BEH, A BEN VEDERE ORA TU RIEMPI I PALAZZETTI, QUELLO CHE RESTA DEI TUOI VECCHI SUONA IN POSTI MOLTO PIÙ PICCOLI…
“Non mi piace comparare quello che faccio io con la situazione dei miei ex compagni… Io so solo che ho lavorato duro, e sono felice di quello che raccolgo”.
“WORLD ON FIRE” È UN ALBUM LUNGO… PUOI DIRCI SE CI SONO DELLE TRACCE CHE HAI INSERITO ALL’ULTIMO MOMENTO O, AL CONTRARIO SE, NONOSTANTE LA LUNGHEZZA QUALCOSA È RIMASTO FUORI?
Quando siamo entrati in fase di pre-produzione, avevamo diciassette brani pronti. Era tutto quello che ci serviva e non ci sembrò di aver bisogno di altro. Di queste ognuna alla fine si è rivelata all’altezza ed è stata registrata”.
CI SPIEGHERESTI IL TITOLO DI “SAFARI INN”, L’UNICO STRUMENTALE PRESENTE?
“Molto spesso, quando si scrive musica per lavoro, si tende ad assegnare un titolo provvisorio alla bozza di brano cui stai lavorando per individuarlo. Di solito questa denominazione provvisoria cambia quando si scrivono le liriche… ma questo è uno strumentale e quindi il titolo è rimasto quello. Si tratta tra l’altro di un hotel in cui sono stato, nient’altro”.
DURANTE LA FASE DI SCRITTURA DELL’ALBUM, C’È STATO ALMENO UN ASPETTO CHE HAI RITENUTO IL PIÙ IMPORTANTE, UN ASPETTO CHE VOLEVI VERAMENTE EMERGESSE? NON SO, LA PRODUZIONE, IL SUONO DELLA CHITARRA, I TESTI…
“Direi che ogni parte in un album è importante… ogni elemento deve amalgamarsi bene con gli altri per avere un buon risultato. Pero, per ‘World On Fire’, oltre ovviamente a un buon groove e a un bel suono di chitarra, penso che il songwriting sia stata una parte molto importante. Su quest’album io e Miles abbiamo davvero curato molto questo aspetto, quindi direi che nell’economia del disco il buon songwriting è stato un elemento essenziale”.
TI SEMBRA PIÙ FACILE SCRIVERE UNA CANZONE ADESSO, CON L’AIUTO DEL BAGAGLIO DI ESPERIENZA CHE TI SEI COSTRUITO, OPPURE IL PENSIERO DELLE ASPETTATIVE DEI FAN TI RENDE IL LAVORO DIFFICILE?
“Decisamente più facile. Però non è che mi metto a ‘scrivere’ nel senso che forse intendi tu. Vedi, io suono tutto il tempo, e quando trovo una buona idea la salvo per usarla poi. Non è che dico mai: ‘ok, adesso mi metto a scrivere’. Da questo punto di vista l’esperienza maturata aiuta la mia creatività. Non so poi dirti delle aspettative dei fans… però devo tenere conto delle mie. E queste aumentano di volta in volta, e mi ci devo confrontare”.
LA COPERTINA CI HA COLPITO, È MOLTO… CAOTICA! COSA VOLEVI COMUNICARE?
“Sai, le ultime cose alle quali ho lavorato sono state proprio il titolo e la copertina… Ancora nella fase di mixing eravamo senza entrambi. Ho pensato e ripensato a quale strofa o verso potesse rappresentare al meglio l’album, e da qui è venuto fuori il titolo. A seguito di questo, sapevo che ci voleva una copertina in linea con il concetto, molto caotica e rumorosa… Ho cominciato allora a guardare le opere di pittori e artisti, cercando qualcosa che facesse al caso giusto. Questo mi ha portato a Ron English, che ha curato pure la cover del mio primo album solista, perché avevo visto un po’ di roba folle sua (‘crazy shit’, ndR) su Instagram. Gli ho detto chiaramente se poteva disegnare qualcosa di veramente incasinato. Dei sei o sette disegni che mi ha inviato, ho scelto questo qui, che aveva il titolo ‘Cerebral Celebration’. Perfetto. Comunque tieni a mente che la copertina rappresenta solo metà del dipinto. Nella versione fisica del CD potrai invece vedere l’intera opera, senza peraltro scritte o titoli. Quelli saranno presenti in una sleeve esterna. E’ un disegno fighissimo! Puoi guardarlo per mezzora, e non avrai ancora colto ogni particolare nascosto in essa…”.
“APOCALYPTIC LOVE” ERA STATO REGISTRATO IN STUDIO IN PRESA LIVE… “WORLD ON FIRE” CI SEMBRA PIÙ PRODOTTO. COME MAI AVETE CAMBIATO APPROCCIO?
“’Apocalyptic Love’ era il primo album che registravamo come band, e semplicemente volevamo vedere cosa riuscivamo a fare noi quattro suonando assieme. Per questo album non volevo restrizione, e quindi mi sono assicurato di avere tutto il necessario per realizzare la mia idea. Comunque, abbiamo lo stesso registrato tutto dal vivo, solo che poi abbiamo aggiunto delle parti in post-produzione”.
IL BRANO “NOTHING LEFT TO FEAR” È TITOLO ANCHE DI UN FILM CHE HAI PRODOTTO… CE NE PARLI?
“Ho lavorato a quel film l’anno scorso. Il brano è stato scritto proprio in relazione al film. Per le liriche, ho semplicemente detto a Myles che il brano si intitolava così e che riguardava quel film… e ho lasciato che lui si ispirasse partendo da ciò”.
“CUT THROATS NINE” È UN ALTRO FILM AL QUALE HAI LAVORATO… HAI UNA CARRIERA DA PRODUTTORE?
“Sai, da piccolo oltre che con la musica sono cresciuto con i film horror. Quando si è presentata l’opportunità sono passato da usufruitore a produttore. ‘Cut Throats Nine’ ha una trama fantastica, parla di nove condannati selvaggi, brutali e totalmente fuori di testa! Questi folli devono essere trasportati dalla prigione al tribunale per la messa a morte, ma ad un certo punto, nel mezzo del nulla, la cosa degenera e questi si liberano. E’ un western, ma assolutamente violento, non la classica storia di indiani e cowboy. Comunque, è il remake di un vecchissimo B-movie…”.
A LUGLIO TI VEDREMO IN GIRO CON GLI AEROSMITH… FELICE?
“E’ di sicuro un tour molto gratificante! Sono stato molto influenzato da quella band quando ho cominciato a suonare la chitarra. Tra l’altro negli Anni ’80 avevamo già fatto un tour con loro, ed è stato proprio il tour con il quale abbiamo veramente fondato come Guns. Ricordi a parte, gli Aerosmith rappresentano appieno il rock che voglio fare io, e quindi sono molto legato a loro. Sarà un tour fantastico!”
PUBBLICHERETE QUALCHE TESTIMONIANZA LIVE PER QUESTO TOUR?
“So per certo che pubblicheremo almeno un DVD. Penso proprio però che registreremo anche qualche concerto da Luglio fino alla prossima estate… e poi vedremo cosa farne. Non è sempre così immediato lavorare su prodotti di questo tipo”.
MAGARI REGISTRERETE LA DATA ITALIANA, A NOVEMBRE…
“Boh, forse! L’ultimo live l’ho registrato a Stoke (Stoke-on-Trent, ndR), ma essendo un po’ il mio paese di origine è stata una scelta un po’ scontata. Come ti dicevo, però, è difficile sapere con anticipo certe cose…”.
UN’ULTIMA DOMANDA, SEMPRE LEGATA ALL’ASPETTO TOUR… NEGLI ANNI ’80, LA DEVASTAZIONE DI ALBERGHI, E LE SORDIDE STORIE DI PROSTITUTE E DROGA ERANO LA BASE DEL ROCK COME IL VOSTRO. ADESSO, SEMBRA CHE LA VITA NELLA SCENA ROCK’N’ROLL NON SIA PIÙ COSÌ ESTREMA. CHE MODO HA UNA ROCKSTAR DI ESSERE ‘ESTREMA’ ADESSO, NEL 2014?
“Sai, ora penso che tutta l’aura di distruzione che si associa alla scena rock Anni ’80 sia solo una scemenza. Non ha a che vedere con la musica suonata. Anzi, mi fa tristezza pensare che la gente veda tuttora il rock’n’roll come una serie infinita di camere d’albergo distrutte, di coca e di baldracche. Non è musica. Sono cambiate tante cose, e forse ora il modo di divertirsi è diverso. Per rispondere alla tua domanda, però, penso che ora ci siano molti modi diversi per essere ancora estremi nel rock’n’roll…”.