SLIPKNOT – Sette sfumature di grigio

Pubblicato il 16/10/2014 da

Dopo sei anni dall’ultima pubblicazione, il circo orrorifico si è messo di nuovo in moto. Gli Slipknot non si sono fermati realmente a lungo, garantendo l’attività live anche nel 2013, ma la loro presenza sui notiziari è stata relativa a fattori puramente extra musicali. Come accade spesso, però, dai peggiori momenti di crisi si può uscire forgiati. “.5” non fa trasparire alcuna reazione emotiva, e anche il nostro interlocutore Jim Root preferisce gettarsi alle spalle quello che è stata una vera e propria discesa all’inferno andata e ritorno. L’imponente management ascolta la nostra conversazione, e prima di collegarci col musicista ci impone “niente domande su Joey Jordison e niente domande sugli Stone Sour”; successivamente lo stesso Root dimostra di voler chiudere brevemente il discorso sui progetti a lungo termine del gruppo. Andiamo dunque ad esaminare la genesi di una delle pubblicazioni più importanti del 2014, la novità dei nuovi elementi (la cui vera identità probabilmente non verrà mai confermata) e il discusso Knotfest. Jim Root ci appare comunque rilassato, spiritoso e molto confidente del nuovo lavoro, per nulla preoccupato delle chiacchere sul capitolo che molti dipingono come troppo vicino al sound degli Stone Sour…

slipknot - band - 2014

AVETE GIA’ INIZIATO A PROVARE?
“Sì, sono volato a Los Angeles un paio di giorni fa e ora sono qui in California, assieme agli altri, per toglierci di dosso un po’ di ruggine”.

DOPO LA MORTE DI PAUL E L’USCITA DI JOEY SIAMO QUASI SORPRESI CHE “.5” ESISTA DAVVERO. E’ QUESTO IL DISCO DEGLI SLIPKNOT PIU’ DIFFICILE NELLA SUA GESTAZIONE?
“Sembrerà difficile crederci dall’esterno, ma non lo penso affatto. Dopo la lunga attesa dovuta ai fatti che hai appena citato direi che il processo di scrittura di ‘The Gray Chapter’ è stato uno dei più facili della nostra storia come gruppo, almeno per quanto concerne scrivere la musica, portarla su nastro e metterla insieme nel prodotto finale. E’ stato molto difficile a livello emozionale, per il resto il disco è nato in maniera molto semplice e molto scorrevole, in un processo produttivo senza troppe soluzioni di continuità”.

HO AVUTO LA POSSIBILITA’ DI ASCOLTARE UNA VERSIONE ADVANCED. MI HA COLPITO MOLTO IL FATTO CHE LA SEZIONE RITMICA SIA STATA IN GRADO DI SEGUIRE UN PATTERN DAVVERO SIMILE A QUELLO DI JORDISON E GRAY. COM’E’ STATO POSSIBILE?
“Gli Slipknot hanno un suono che, nel corso degli anni, si è definito in maniera precisa. Il nuovo bassista ha suonato su otto tracce, sono io ad aver composto e registrato le rimanenti. Ho imparato moltissimo da Paul come musicista. Prima di suonare il basso lui suonava la chitarra, in qualche modo si approcciava al basso come un chitarrista. Il nostro suono è qualcosa di unico, già lo sapete, sappiamo a memoria il ruolo del basso e come deve funzionare il tutto a livello generale”.

PAUL E’ PRESENTE NEL TITOLO DEL DISCO, MA A QUANTO HO SENTITO LO E’ ANCHE IN GRAN PARTE DEI TESTI…
“Non ho mai avuto molto a che fare con la dimensione lirica degli Slipknot, le vocals sono territorio di Corey, ma posso garantire che si parla moltissimo di Paul, in maniera diretta ed indiretta. La sua presenza è stata ed è ancora oggi fortissima negli Slipknot, è presente in tutte le canzoni dell’album”.

CIO’ CHE COLPISCE MOLTO, AL PRIMO ASCOLTO, E’ L’INTRODUZIONE DELLA MELODIA, SOPRATTUTTO A LIVELLO VOCALE, IN UNA DOSE MOLTO PIU’ CONSISTENTE RISPETTO AL VOSTRO PASSATO. CI SONO MAI STATE DISCUSSIONI IN MERITO ALL’INTERNO DEL GRUPPO?
“Non direi, è stata una decisione organica e naturale. Nel processo di scrittura cerchiamo sempre di scrivere senza un obiettivo preciso, impegnando le nostre forze per la canzone stessa, a servizio della canzone. Come gruppo a volte abbiamo deciso di seguire gli input delle linee vocali, talvolta invece accadeva l’opposto. Non c’è una regola definita, dipende da cosa si ha la volontà di fare o di comunicare. In ultima analisi posso dirti che il ‘tasso’ di melodia presente nei brani è estremamente soggettivo, non mi va di fare paragoni assoluti”.

E’ VERO CHE TU E SHAWN AVETE INIZIATO PER PRIMI A SCRIVERE, ASSIEME AL NUOVO BATTERISTA?
“Sono stato il primo a proporre del materiale, scrivendo 15-16 arrangiamenti nel novembre 2013. A dicembre provammo il batterista e con lo stesso batterista iniziai a lavorarci sopra, trasferendomi in studio di registrazione, buttando giù la batteria per le demo. Su queste basi io lui e Shawn abbiamo lavorato per circa un mese, prima che il resto della band ci raggiungesse”.

E’ STATO COMPLICATO COINVOLGERE IL NUOVO ARRIVO DAL PRIMO INIZIO?
“Non è stato complicato, sapevamo cosa volevamo ottenere e come ottenerlo, direi piuttosto che siamo stati molto fortunati a provare un musicista e a trovarci subito sulla stessa lunghezza d’onda. Per il resto il processo compositivo è stato identico al passato”.

I BRANI SONO MOLTO DIVERSI L’UN L’ALTRO. TRA I VOSTRI OBIETTIVI C’ERA ANCHE USCIRE DALLA VOSTRA ZONA DI COMFORT?
“In qualche misura sì. Uscire dalla zona di comfort significa obbligare se stessi ad approcciarsi alla scrittura in modo diverso. E’ un obbligarsi ad evolvere, a non ripetersi, a non fermarsi. Penso sia importante sforzarsi in questo senso non solo confrontando canzone con canzone, ma anche album con album. Siamo in giro da parecchio ormai, è tempo di iniziare ad evolvere, esplorare le nostre menti, sperimentare quali tipi di sound siamo in grado di creare”.

ANCHE LA COPERTINA E’ DIVERSA DA QUELLO CHE MI ASPETTAVO. COSA NE PENSI?
“Oh lo è sicuramente. Clown è un fotografo, e quella è una sua creazione, quella che ha scelto per rappresentare il disco. Come sempre si occupa lui del concept artistico della copia fisica, delle foto oltre che dell’artwork di copertina, gli si deve dar credito. E’ un’immagine potente, attraente e disturbante allo stesso tempo, ci ha convinto immediatamente. Ovviamente non è un caso che sia in bianco e nero”.

PARLIAMO DI KNOTFEST: PENSI SIA POSSIBILE PORTARLO IN EUROPA, DOPO LE TAPPE IN ASIA E NEGLI STATI UNITI?
“Abbiamo pensato a varie possibili evoluzioni del nostro festival. L’America non ha festival paragonabili a quelli che ci sono in Europa. Da voi la gente si sposta per andare ad un grande ritrovo musicale, da noi il concetto è esattamente l’opposto. Il fine del Knotfest, tra le altre cose, è anche quello di creare un’esperienza simile ai festival europei. Per ora l’esperimento sembra funzionare, ed è nostra volontà impegnarci per poterlo rendere un appuntamento fisso, sempre più grande e sempre più caratterizzato. Non so, in tutta sincerità, se ci possa essere spazio per il Knotfest in Europa”.

MOLTI METALLARI EUROPEI NON ACCETTANO DI VEDERE CARCASS E ANTHRAX SOTTO VOLBEAT E FIVE FINGER DEATH PUNCH NEL CARTELLONE…
“Sono arrabbiati per quello? Non ha alcun senso. Non puoi posizionare una band in scaletta solo perchè tu pensi che è quello il posto in cui deve stare. Dipende da una serie di circostanze, prima tra tutte quante persone vogliono vedere la band. C’è poi il discorso territoriale: non puoi mettere in cartellone una band più in alto di un’altra in una zona dove la seconda è più popolare, nessun organizzatore vuole che la gente se ne vada prima della fine dello show. Che ha in testa certa gente? E’ una questione elementare”.

ORA CHE LA BAND E’ DI NUOVO ATTIVA DIRESTI CHE GLI SLIPKNOT SONO QUI PER RIMANERE? VEDI LA BAND PORTARE AVANTI LA TORCIA DOPO IL RITIRO INEVITABILE DEI MOSTRI SACRI CHE HANNO INVENTATO IL METAL?
“Aspetta, aspetta (non lascia nemmeno finire la frase, ndR). Non so cosa faremo in futuro. A parer mio ogni disco che produciamo potrebbe essere il nostro ultimo disco. Non mi piace parlare per tutti o esternare un un ventaglio di emozioni davvero troppo ampio per essere analizzato al telefono. Siamo davvero in tanti in questa band, ci sono molti ego fortissimi, molte personalità ingombranti. Mi piace pensare che potremo continuare a far musica ed evolverci, e fin quando riusciremo a stare insieme ci saranno altri album ed altri tour. Se non sarà così vaffanculo, la smetteremo”.

PUOI PARLARCI DELLA TUA RELAZIONE CON CRISTINA?
“Posso, ma non lo farò (ride, ndR)!”.

AVETE MAI PENSATO DI SUONARE ASSIEME?
“Non saprei… non lo facciamo abitualmente. I nostri gusti sono diversi, molta della musica che piace a lei è monnezza insomma (ride, ndR)! Scherzo, ci prendiamo molto in giro su questa cosa. Non so, forse sarà la lontananza, fino ad ora abbiamo tenuto la nostra relazione separata dalla sfera musicale. Non sto dicendo che non lo faremo mai in ogni caso. Non lo sanno in molti ma ai tempi di ‘All Hope Is Gone’, quando stavo scrivendo con Clown del materiale per il disco, abbiamo scritto una canzone assieme. Non vedrà mai la luce, ma è accaduto una volta”.

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